Afrânio Peixoto

politico brasiliano

Afrânio Peixoto, pseudonimo di Júlio Afrânio Peixoto (Lençóis, 17 dicembre 1876Rio de Janeiro, 12 gennaio 1947), è stato uno scrittore, storico e critico letterario brasiliano, oltre che medico e politico; ha occupato la cattedra 7 dell'Accademia Brasiliana di Lettere, alla quale è stato eletto il 7 maggio 1910, e la cattedra 2 dell'Accademia Brasiliana di Filologia, di cui è stato il fondatore.

Afrânio Peixoto

Biografia modifica

Figlio di Francisco Afrânio Peixoto e Virgínia de Morais Peixoto, ha trascorso la sua infanzia all'interno di Bahia, nella città di Canavieiras (dove c'è una biblioteca e una strada a lui dedicata), vivendo situazioni e paesaggi che hanno influenzato molti dei suoi romanzi. Si laureò in Medicina, a Salvador, nel 1897. La sua tesi intitolata "Epilessia e criminalità", suscitò grande interesse negli ambienti scientifici del paese e all'estero.

Numerose furono le sue attività svolte in 70 anni di vita: si mise in evidenza come critico letterario, come studioso dei classici brasiliani, da Luís de Camões, Castro Alves ed Euclides da Cunha, dei quali scrisse pregevoli saggi.[1]

I protagonisti dei suoi romanzi furono per lo più figure femminili, descritte accuratamente con uno stile simbolista e impreziosite da una profonda analisi psicologica; le sue opere possono essere catalogate tra quelle che sono ambientate in campagnia, come ad esempio Maria Bonita (1914); Fruta do mato (1920); Bugrinha (1922); Sinhazinha (1929), oppure quelle che hanno come sfondo la città, ad esempio A esfinge (1911); As razões do coração (1925); Uma mulher como as outras (1928).[1]

Ma sia le cittadine sia le campagnole si caratterizzarono per l'espressione del mistero e del senso dell'anima e della vita umana.[2]

Questi personaggi, simili a Sfingi, guidano misteriosamente l'esistenza delle persone che le affiancano, nel segno di una sorte spesso dolorosa e sfortunata.[2]

Tra le sue opere più riuscite si può menzionare A Esfinge, che narra l'incertezza della protagonista che è interessata sia all'amore sia a realizzare le sue ambizioni; sposerà dapprima un uomo ricco, per poi innamorarsi di un poveretto che per lei abbandonerà la sua carriera artistica.[2]

Maria Bonita è un'altra opera eccellente, la cui protagonista è talmente bella e affascinante, da innescare attorno a sé ammirazione ma anche tragedie.[2]

Opere modifica

  • Rosa mística - dramma (1900);
  • Lufada sinistra - novella (1900);
  • A esfinge - romanzo (1911);
  • Maria Bonita - romanzo (1914);
  • Minha terra e minha gente - opera storica (1915);
  • Poeira da estrada - critica (1918);
  • Trovas brasileiras (1919);
  • Parábolas (1920);
  • José Bonifácio, o velho e o moço - biografia (1920);
  • Fruta do mato - romanzo (1920);
  • Castro Alves, o poeta e o poema (1922);
  • Bugrinha - romanzo (1922);
  • Ensinar e ensinar (1923);
  • Dicionário dos Lusíadas - filologia (1924);
  • Dinamene (1925);
  • Arte poética - saggio (1925);
  • As razões do coração - romanzo (1925);
  • Camões e o Brasil - critica (1926);
  • Uma mulher como as outras - romanzo (1928);
  • Sinhazinha (1929);
  • Miçangas (1931);
  • Viagem Sentimental (1931);
  • História da literatura brasileira (1931);
  • Castro Alves - saggio bibliografico (1931);
  • Panorama da literatura brasileira (1940);
  • Pepitas - saggio (1942);
  • Amor sagrado e amor profano (1942);
  • Despedida (1942);
  • Obras completas (1942);
  • Indes (1944);
  • É (1944):
  • Breviário da Bahia (1945);
  • Livro de horas (1947).

Note modifica

  1. ^ a b Afrânio Peixoto, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 27 dicembre 2021.
  2. ^ a b c d Peixoto, Afrânio, in le muse, IX, Novara, De Agostini, 1967, p. 76.

Bibliografia modifica

  • Josué de Castro e E. Cerchiari, Una zona esplosiva: il Nordest del Brasile, Torino, Giulio Einaudi editore, 1966.
  • Antonio Olinto, La letteratura brasiliana, Milano, Jaca book, 1993.
  • (PT) Leonídio Ribeiro, Afrânio Peixoto, Rio de Janeiro, Edições Conde, 1950.
  • Luciana Stegagno Picchio, Storia della letteratura brasiliana, Torino, Giulio Einaudi editore, 1997.

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