Agrippino di Como

vescovo italiano
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Agrippino (VI secolo617) fu il tredicesimo vescovo di Como. È venerato come santo, in particolare nella diocesi di Como, sebbene durante lo scisma dei tre capitoli fosse schierato dalla parte che aveva interrotto la comunione col papa. La sua memoria si celebra il 17 giugno.

Sant'Agrippino di Como

Vescovo

 
NascitaVI secolo
Morte617
Venerato daTutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Ricorrenza17 giugno
Agrippino
vescovo della Chiesa cattolica
Incarichi ricopertiVescovo della diocesi di Como dal 607 al 617
 
NatoVI secolo
Deceduto617
 

Biografia modifica

La sua vicenda umana ed episcopale si svolse in un periodo di fermenti politico-militari, la fase iniziale della dominazione longobarda, e di torbidi religiosi nel pieno dello scisma tricapitolino.

Scelse come centro della sua attività missionaria ed episcopale l'Isola Comacina dove fece erigere prima della sua morte avvenuta probabilmente nel 616[1] o nel 617[2] la plebana basilica di Sant'Eufemia dove ebbe prima sepoltura.[3]

In seguito alla distruzione dell'isola ed alla demolizione della basilica, avvenute nel 1169, le sue spoglie - ritrovate nel 1717[4] - furono traslate dapprima all'Abbazia dell'Acquafredda a Lenno (1721[5]) ed in seguito, con la soppressione della stessa Abbazia, nella chiesa di Santa Domenica a Delebio (1785[5]) suo (presunto) paese natale.

È probabile che fosse un monaco, ma non sappiamo con certezza se si trovasse a Como come esule tricapitolino o vi fosse giunto, alla fine del VI secolo, già vescovo, inviato dal patriarca di Aquileia.[6]

Agrippino fu un tenace assertore dello scisma dei tre capitoli e fu il primo vescovo scismatico di Como. Venne consacrato nel 607, non dal metropolita di Milano che in quegli anni era in esilio a Genova ed aveva accettato la condanna dei tre capitoli riappacificandosi con Roma, ma dal Patriarca di Aquileia Giovanni, rimasto fedele allo scisma.[7] Lo scisma si risolse con il Sinodo di Pavia del 699, ma la diocesi di Como rimase suffraganea della sede di Aquileia fino al 1751, e, dal 1751 al 1790 di quella di Gorizia, erede della giurisdizione metropolitana aquileiese per le terre imperiali, per poi rientrare sotto la giurisdizione metropolitana milanese, da cui comunque derivava, data la fondazione riconducibile a S. Ambrogio.

 
Santa Giustina, resti

L'epigrafe modifica

Aiuta, anche se non dirada del tutto l'incertezza storica che circonda la figura di Agrippino, la sua epigrafe tombale inizialmente nella basilica di Sant'Eufemia sull'Isola Comacina, oggi conservata nella parrocchiale omonima sulla sponda del lago ad Isola di Ossuccio.

«HIC PATRIA LINQVENS PROPRIAM KAROSQVE PAREntes
PRO SCA STVDVIT PEREGER ESSE FIDE
HIC PRO DOGMA PATRVM TANTOS TVLERARE LAbores
NOSCITVR VT NVLLVS ORE REFERRE QVEAT
HIC HVMILIS MILITARE DO DEVOTE CVPIVIt
»

Questi versetti ci parlano di un esule che abbandona la propria patria e i propri affetti per affermare e divulgare la santa fede, di un appartenente a una famiglia nobile e potente che si rende umile pro dogma patrum.

Agrippino appare come un monaco rigoroso e zelante missionario fautore dei Tre Capitoli

«[...]desideroso di portare il Vangelo agli abitanti dell'agro, dove l'evangelizzazione era stata tardiva.»

Santa Giustina di Piona modifica

Tutto ciò renderebbe più facile spiegare la costruzione di quell'edificio cultuale, dedicato a Santa Giustina, di cui rimangono alcuni resti dietro la chiesa di San Nicola nell'abbazia di Piona, come desiderio di eremitaggio, ma rimaniamo, tuttavia, nell'ambito delle congetture.

L'unica certezza è data dal cippo,

«AGRIPPINUs
FAMULUS Xpi
COM CIVITATis
EPS HUNC HORAto
RIUM SCTAE Ius
TINAE MARTYRis
ANNO X ORDINa
TIONIS SUAE A Fon
DAMENTIS FABri
CAVIT ET SEPOLtu
RA SIBI ORDENA
BIT ET IN OMNI
EXPLEBIT ADQue
DEDICABI»

sistemato sotto i portici dell'abbazia del priorato di Piona, che testimonia la costruzione per sua volontà, di quello che avrebbe potuto essere un asceterio o forse un monastero femminile.

Note modifica

  1. ^ Gianoncelli, 1973.
  2. ^ Caprioli et alii, 1986, 302.
  3. ^ Belloni et al., p. 148.
  4. ^ Bartolini, p. 225.
  5. ^ a b Bartolini, p. 227.
  6. ^ Marcora, 1972, 12,
  7. ^ Lo scisma dei tre capitoli e le sue ripercussioni sul territorio comacino (PDF), su lazzatim.net. URL consultato il 02-04-2008.

Bibliografia modifica

  • Siro Borrani, Il Ticino Sacro. Memorie religiose della Svizzera Italiana raccolte dal sacerdote Siro Borrani prevosto di Losone, Tipografia e Libreria Cattolica di Giovanni Grassi, Lugano 1896.
  • Ugo Monneret de Villard, Iscrizioni cristiane della provincia di Como anteriori al secolo XI, Como, 1912.
  • Rodolfo Maiocchi, Storia dei vescovi di Como, Società editrice Vita e pensiero, Milano, 1929.
  • Lidia Cerioni, AGRIPPINO, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 1, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960. URL consultato il 16 agosto 2017.  
  • Carlo Marcora, Il Priorato di Piona. Lecco, BPL, 1972.
  • Matteo Gianoncelli, Note storiche su l'Isola Comacina, in «Archivio Storico Lombardo», Como 1973.
  • Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi, Luciano Vaccaro (a cura di), Diocesi di Como, Editrice La Scuola, Brescia 1986.
  • Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
  • Luciano Vaccaro, Giuseppe Chiesi, Fabrizio Panzera, Terre del Ticino. Diocesi di Lugano, Editrice La Scuola, Brescia 2003.
  • Franco Bartolini, I segreti del Lago di Como e del suo territorio, Cermenate, New Press Edizioni, 2016 [2006].

Voci correlate modifica

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