Alberto Castelli (arcivescovo)

anglista e arcivescovo cattolico italiano (1907-1971)

Alberto Castelli (Siziano, 19 agosto 1907Roma, 7 marzo 1971) è stato un arcivescovo cattolico, critico letterario e traduttore italiano.

Alberto Castelli
arcivescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
Nato19 agosto 1907 a Siziano
Ordinato presbitero20 settembre 1930
Nominato vescovo28 gennaio 1953 da papa Pio XII
Consacrato vescovo25 marzo 1953 dal cardinale Adeodato Piazza, O.C.D.
Elevato arcivescovo19 gennaio 1961 da papa Giovanni XXIII
Deceduto7 marzo 1971 (63 anni) a Roma
 

Biografia modifica

Nato a Siziano nel 1907, Alberto Castelli proveniva da una famiglia molto religiosa e nello specifico venne fortemente influenzato dalla figura dello zio, il salesiano Luigi Maria Olivares, vescovo di Nepi e Sutri, oggi dichiarato venerabile, che lo condusse sulla via della carriera ecclesiastica e lo fece entrare in seminario, da dove uscì sacerdote il 20 settembre 1930.[1] Per parte paterna era inoltre nipote del vescovo Ettore Castelli.[2]

Dal 1934 al 1953, per quasi un ventennio, fu docente presso l'Università Cattolica di Milano ove si occupò di anglistica, realizzando opere monografiche e traduzioni su autori inglesi e poeti tra il Trecento ed il Seicento. Nel 1938 fu il primo a tradurre in italiano l'Autobiografia di Gilbert Keith Chesterton unitamente ad una revisione critica dei Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer del 1946. Nel 1934, inoltre, era divenuto noto per aver tradotto la biografia redatta da Christopher Hollis sulla figura di sir Thomas More, uscita appena qualche mese prima che Pio XI dichiarasse More santo il 19 maggio 1935. Nell'opera il Castelli riportò alla luce anche un poemetto in ottave di Zenobio Ceffino composto nel 1543 che ad oggi è la più antica testimonianza italiana della vicenda di More.

Chiamato presso gli ambienti della curia romana in un primo momento per stare accanto allo zio, il quale era vescovo di Sutri e Nepi, divenne in seguito segretario del cardinale Adeodato Piazza.

Di quest'ultimo porporato, vescovo della sede suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto, venne nominato, da Pio XII, il 28 gennaio 1953, ausiliare, nonché vescovo titolare di Gerico, e consacrato, il successivo 25 marzo, dallo stesso cardinal Piazza, coadiuvato da Norberto Perini, arcivescovo di Fermo, e da Domenico Bernareggi, vescovo titolare di Famagosta ed ausiliare di Milano.

Alla morte del cardinal Piazza, nel 1957, non venne confermato nell'ufficio dal suo successore, il cardinale Marcello Mimmi.

Il 19 gennaio 1961 fu promosso arcivescovo titolare di Rusio, legandosi sempre più alla curia pontificia.

Partecipò a tutte le sessioni del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Nel 1966 venne nominato vicepresidente della Pontificio Consiglio dei Laici, carica che lasciò nel 1970 per motivi di salute che andò sempre più aggravandosi e lo portò alla morte a Roma, il 7 marzo 1971.

Alla morte dello zio nel 1943, si distinse come uno dei principali promotori della causa di riconoscimento della personalità pia e devota che l'Olivares era stato in vita e, in segno di devozione, donò la stola che lo zio vescovo gli aveva lasciato in occasione del suo venticinquesimo anno di episcopato, al Santuario di Corbetta. Tale stola è oggi conservata nel museo del Santuario locale.[3][4]

Genealogia episcopale modifica

La genealogia episcopale è:

Note modifica

  1. ^ Pegoraro, Balzarotti, Redaelli, pp. 39-40.
  2. ^ Pegoraro, Balzarotti, Redaelli, pp. 40-41.
  3. ^ Pegoraro, Balzarotti, Redaelli, pp. 122-123.
  4. ^ Giuseppe Buttafava, Il Santuario Arcivescovile della Madonna dei Miracoli di Corbetta - Brevi cenni storici in occasione del IV centenario dell'apparizione, 17 aprile 1955, Corbetta, 1955.

Bibliografia modifica

  • Bruno Pegoraro, Andrea Balzarotti e Luciano Redaelli, Profumo di santità - S. E. Mons. Luigi Maria Olivares, vescovo di Sutri e Nepi, Corbetta, ed. Parrocchia di Corbetta, 2020.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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