Alessandro Montagna

marinaio e militare italiano

Alessandro Montagna (La Spezia, 4 agosto 1893Tobruch, 22 gennaio 1941) è stato un marinaio e militare italiano. Capo silurista di 1ª classe, imbarcato dell'incrociatore corazzato San Giorgio durante le fasi iniziali della seconda guerra mondiale, fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare per il coraggio dimostrato durante le fasi dell'autoaffondamento dell'unità, avvenuto a Tobruk nel gennaio 1941.

Alessandro Montagna
NascitaLa Spezia, 4 agosto 1893
MorteTobruk, 22 gennaio 1941
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Anni di servizio1909-1941
GradoCapo silurista di 1ª classe
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Guerra civile spagnola
Seconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
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Biografia modifica

Nacque a La Spezia il 4 agosto 1893, si arruolò volontario nella Regia Marina all'età di sedici anni, iniziando la sua carriera militare in qualità di apprendista mozzo cannoniere e torpediniere. Prese parte alla guerra italo-turca (1911-1912) e a partire dal maggio 1915, con l'entrata in guerra dell'Italia, fu imbarcato su unità siluranti di superficie e sommergibili. Il 1º maggio 1921 conseguì la promozione a Capo silurista di 2ª classe, e nel 1924 ottenne quella di capo silurista di 1ª classe. Fu imbarcato sui sommergibili per lunghi anni, e durante la guerra civile spagnola[1] prese parte ad alcune missioni speciali imbarcato sul sommergibile Enrico Toti.[1] A partire dal marzo 1938 si imbarcò sull'incrociatore corazzato San Giorgio utilizzato con il compito di nave scuola. Poco prima dell'entrata in guerra dell'Italia, avvenuta poi il 10 giugno 1940, l'unità fu trasferita presso la base navale di Tobruk, in Africa settentrionale italiana con compiti di difesa aeronavale.[2] Nel gennaio 1941 la piazzaforte di Tobruk fu investita dall'attacco inglese, e il 22 dello stesso mese il comandante Stefano Pugliese chiese invano di poter salpare per affrontare le forze nemiche, ottenendo un netto rifiuto.[3] Predisposto tutto per l'autoaffondamento della nave,[4] egli si trovava già a terra quando all'ora prestabilita le cariche non esplosero.[5] Ritornato a bordo insieme ad alcuni altri membri dell'equipaggio, tra cui Pugliese e Buciuni, riaccesero le micce delle torri da 254/45 mm, ma fu sorpreso dalla deflagrazione delle cariche esplosive delle torri da 190/45 mm.[5] Calatosi in mare a prora, scomparve nelle acque della rada di Tobruk ricoperte di nafta incendiata, ed il suo corpo non fu mai ritrovato.[5] Fu decorato[6] di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Il Centro Sportivo della Marina Militare di La Spezia, adiacente all'Ospedale militare "Bruno Falcomatà", porta il suo nome.

Onorificenze modifica

«Capo-carico silurista di incrociatore dislocato per la difesa fissa antinave e contraerea di Piazzaforte Marittima, continuamente battuta con ogni mezzo offensivo dalle vicine basi avversarie, partecipava a tutte le azioni di guerra svolte dalla nave nelle acque della rada, esempio e sprone ai dipendenti per il determinato coraggio, il profondo senso del dovere e la manifesta fermezza di propositi. Investita la Piazzaforte da forze soverchianti, tornava con pochi animosi sulla nave da poco sgombrata per accelerarne la distruzione già predisposta. Benché l'incendio sviluppatosi presso la "Santa Barbara" centrale ne rendesse imminente l'esplosione, con eroica perseveranza assicurava l'innescamento del deposito munizioni anteriore per rendere totale la distruzione. Sorpreso al lavoro dall'esplosione che trasformava la nave in immane rogo, si attardava per compiere le ultime operazioni e riuscito ancora a salire in coperta scompariva fra le esplosioni e le fiamme che oramai si distendevano sul mare. Esempio di leggendario eroismo. Tobruk, 10 giugno 1940-22 gennaio 1941
— Decreto del Capo Provvisorio dello Stato 7 marzo 1947.
«Capo armamento della lancia palombari dell'unità, mediante instancabile prestazione della sua intelligente ed appassionata attività, assicurava il ricupero del materiale subacqueo di unità sinistrate nella rada di Tobruk. Durante la snervante e rischiosa opera che si protraeva per oltre due mesi, sorpreso innumerevoli volte dalla incursioni aeree nemiche, si preoccupava solo di condurre a buon termine il compito affidatogli e dava prova di costante serenità, di alto senso del dovere e di sprezzo del pericolo. Tobruk, 20 settembre 1940
— Regio Decreto, 29 gennaio 1942.

Note modifica

  1. ^ a b Bagnasco, Brescia 2014, p. 131.
  2. ^ Gay 1998, p. 18.
  3. ^ Gay 1998, p. 25.
  4. ^ Gay 1998, p. 26.
  5. ^ a b c Gay 1998, p. 27.
  6. ^ Insieme a lui ricevettero tale decorazione l'incrociatore San Giorgio, il comandante Pugliese e il sottotenente C.R.E.M. Buciuni.

Bibliografia modifica

  • (EN) Gordon E. Hogg, Steve Wiper, Italian Heavy Cruiser of World War II, Tucson, Classic Warship Publishing, 2004, ISBN 0-9710687-9-8.
  • Ubaldo Virginio Rossi, Arremba San Zorzo: vita e morte dell'incrociatore San Giorgio, Milano, Ugo Mursia editore, 1976.
  • Erminio Bagnasco, Maurizio Brescia, I sommergibili italiani 1940-1943. Parte 1, in Storia Militare Dossier, n. 11, Roma, Ermanno Albertelli Editore, novembre-dicembre 2013.
  • Erminio Bagnasco, Maurizio Brescia, I sommergibili italiani 1940-1943. Parte 2, in Storia Militare Dossier, n. 12, Roma, Ermanno Albertelli Editore, gennaio-febbraio 2014.
  • Franco Gay, Il San Giorgio a Tobruk, in Storia Militare, n. 63, Parma, Ermanno Albertelli Editore, dicembre 1998, pp. 18-27.