Michele Amari

storico, politico e arabista italiano (1806-1889)
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Michele Benedetto Gaetano Amari (Palermo, 7 luglio 1806Firenze, 16 luglio 1889) è stato uno storico, politico e arabista italiano, Ministro della pubblica istruzione del Regno d'Italia.

Michele Amari

Ministro della pubblica istruzione del Regno d'Italia
Durata mandato8 dicembre 1862 –
24 marzo 1863
MonarcaVittorio Emanuele II di Savoia
Capo del governoLuigi Carlo Farini
PredecessoreCarlo Matteucci
LegislaturaVIII

Durata mandato24 marzo 1863 –
28 settembre 1864
Capo del governoMarco Minghetti
SuccessoreGiuseppe Natoli

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato18 febbraio 1861 –
16 luglio 1889
Legislaturadalla VIII
Tipo nominaCategoria: 20
Incarichi parlamentari
Cariche:
  • Vicepresidente (3 marzo 1878-1º febbraio 1880)

Commissioni:

  • Membro della Commissione sul progetto di legge per l'istruzione primaria (23 marzo 1866) in surrogazione del senatore Cadorna
  • Membro della Commissione sul progetto di legge per l'istruzione pubblica (27 giugno 1867)
  • Membro della Commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori (23 novembre 1876-23 gennaio 1878) (11 marzo 1878-1º febbraio 1880), (19 febbraio-2 maggio 1880) (19 novembre 1887-4 gennaio 1889) (30 gennaio-20 luglio 1889)

Deputazioni:

  • Nominato Membro della Deputazione per felicitare SM sulla nascita del Duca di Puglia (14 gennaio 1868)
Sito istituzionale

Dati generali
ProfessioneDocente universitario

Biografia

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Tomba di Michele Amari in San Domenico a Palermo

Figlio di Ferdinando e di Giulia Venturelli, dopo aver preso parte col genitore ai moti siciliani degli anni venti del XIX secolo ed essere stato graziato dal regime per la sua minore età (mentre il padre venne condannato all'ergastolo), fu poi impiegato della Segreteria di Stato sotto il regime borbonico. Amari fu dichiarato sgradito dal governo di Napoli e costretto a riparare in Francia a seguito della pubblicazione della sua opera La Guerra del Vespro, cui fu imposto dalla censura il titolo neutro e generico di Un periodo delle istorie siciliane del XIII secolo. Questa opera mette in luce tutti gli aspetti del Vespro Siciliano e soprattutto documenti storici che chiariscono le dinamiche dell'episodio.[1]

Giunto a Parigi ai primi degli anni Quaranta del XIX secolo, Amari continuò nella capitale francese i suoi studi, al fine di avvicinarsi alle fonti arabe, indispensabili per tracciare la storia della Sicilia sotto i musulmani,[2] di cui tutto s'ignorava. Intraprese quindi, con coraggio scientifico e metodologico, a 37 anni, lo studio della lingua araba sotto la guida del grande arabista Joseph Toussaint Reinaud, guadagnandosi presto l'amicizia e la schietta stima di studiosi di vaglia quali Quatremère e il barone de Slane per la sua eccezionale indole di uomo e di ricercatore. In funzione dell'approccio diretto alle fonti bizantine, Amari si diede anche allo studio del greco sotto la guida di Carl-Bénédict Hase.

Interruppe l'esilio francese in occasione dei primi moti della Rivoluzione siciliana del 1848 e, rientrato in Patria, fu eletto deputato al Parlamento siciliano e fu vicepresidente del Comitato di guerra e marina.[3] Tornato in Francia dopo la sfortunata conclusione dell'esperimento di autogoverno della Sicilia, si avvicinò notevolmente a Giuseppe Mazzini, partecipando alla diffusione delle sue idee politiche[4].

Fu professore di Lingua e storia araba all'Università di Pisa (Governo provvisorio toscano) dal 4 maggio 1859. Tornato in Sicilia, nel 1860 fu ministro nel governo dittatoriale di Garibaldi, dell'istruzione e dei lavori pubblici (dal 10 luglio) poi, ad interim, degli esteri fino al 14 settembre.

Partecipò quindi alla vita politica dell'Italia unita e fu nominato senatore del Regno il 20 gennaio 1861 insediandosi il 18 febbraio. Nei governi Farini e Minghetti ricoprì l'incarico di Ministro dell'Istruzione Pubblica dal 1862 al 1864, anno in cui riprese l'insegnamento della lingua araba a Firenze, tenendo una cattedra presso l'Istituto di Studi Superiori sino al 1873. Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei dal 1875, fu membro della Massoneria[5].

Il 2 gennaio 1862 divenne socio dell'Accademia delle scienze di Torino.[6]

Fu vice presidente del Senato (3 marzo 1878-1º febbraio 1880)

Non abbandonò mai i suoi diletti studi storici che miravano a colmare il vuoto che si estendeva fra la fine della dominazione bizantina dell'isola e il periodo dell'occupazione angioina. In questo lo aiutò il suo non comune talento linguistico che nel XX secolo permise la pubblicazione del capolavoro storico sulla Sicilia islamica.

Morì a Firenze il 16 luglio 1889.[7]

Produzione scientifica

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Considerato il fondatore della moderna organizzazione degli studi orientali in Italia, fu studioso della Sicilia musulmana e dei Vespri siciliani, e autore di varie opere letterarie di rilevanza internazionale.

Razionalista e positivista, fu dotato di un fortissimo afflato etico, tutto ispirato al laicismo e alle "virtù civili", del tutto insensibile alle tensioni religiose.

Del suo magistero si sono avvalsi tutti gli storici dell'Islam di età successive e, in Italia, Leone Caetani, Francesco Gabrieli, Umberto Rizzitano e Paolo Minganti.

L'arabista Heinrich Leberecht Fleischer, dell'Università di Lipsia, nel pubblicare due supplementi alla Biblioteca arabo-sicula, ha definito Michele Amari il rigeneratore degli studi orientalistici tra i suoi compatrioti.[2]

La sua Storia dei Musulmani di Sicilia è stata tradotta in arabo nel 2004 da uno staff egiziano coordinato dal prof. Moheb Sa'd Ibrahim, dell'Università di 'Ayn Shams (Il Cairo, Egitto),[8] grazie a un finanziamento del Ministero degli Affari Esteri, al fine di onorare la plurisecolare collaborazione fra Italia ed Egitto.

  • Elogio di Francesco Peranni, in Componimenti in morte di Francesco Peranni generale d'artiglieria, Palermo, Gabinetto tip. all'insegna di Meli, 1833.
  • Un periodo delle istorie siciliane del secolo XIII (1845), Palermo, Poligrafia Empedocle, 1842.
  • La guerra del vespro siciliano, o Un periodo delle istorie siciliane del sec. XIII, 2 voll., Parigi, Baudry, 1843.
  • Conforti politici, traduzione dei Sulwan al-muta‘ di Ibn Zafar. 1851.
  • Storia dei Musulmani di Sicilia, 3 voll., Firenze, Le Monnier, 1854-1872 (riveduta dall'Autore e commentata da C. A. Nallino, 3 voll. in 5 tomi, Catania, Romeo Prampolini, 1933-39).
  • Biblioteca arabo-sicula - testi e traduzioni. 1857-1887.
  • Epigrafi arabiche di Sicilia, in tre parti. 1875-1885.
  • Racconto popolare del Vespro siciliano, Roma, Forzani e C. Tip. del Senato, 1882.
  • A. D'Ancona [a cura di], Carteggio di Michele Amari, raccolto e postillato, 3 voll., Torino, Roux Frassati (poi STEN), 1896-1907.
  • Diari e appunti autobiografici inediti. Edizioni Scientifiche Italiane, 1981.
  • Studii su la storia di Sicilia dalla metà del XVIII secolo al 1820 , postumo, a cura di Amelia Crisantino, in "Edizione Nazionale Delle Opere e Dei Carteggi Di Michele Amari", Quaderni Mediterranea, n. 15, Accademia nazionale di scienze lettere e arti - Palermo, 2010, ISSN 1828-1818.

Onorificenze

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Targa commemorativa del bicentenario della nascita di Michele Amari. Palazzo Isnello, Palermo.

Onorificenze italiane

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Onorificenze straniere

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Incarichi di Governo

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  • Segretario di Stato dell'Istruzione e dei Lavori Pubblici e poi, ad interim, degli Esteri (Governo dittatoriale di Garibaldi in Sicilia) (10 luglio-14 settembre 1860)
  • Ministro della pubblica istruzione (Regno d'Italia) (8 dicembre 1862-24 settembre 1864)
  1. ^ Fra questi i documenti che si riferiscono alla non adesione al Vespro Siciliano da parte di Sperlinga e dell'omonimo castello, vedi Castello di Sperlinga, su castellodisperlinga.it., dove i soldati di Petro de Lemanno si rifugiarono, resistendo all'assedio per 13 mesi.
  2. ^ a b Geneviève Humbert, "Amari, Michele", in François Pouillon (a cura di), Dictionnaire des orientalistes de langue française, Karthala Editions, 2008 ISBN 978-2-84586-802-1 (p. 13)
  3. ^ Amari, Michele*, su Senato.it. URL consultato il 10 agosto 2012.
  4. ^ Dizionario Biografico degli Italiani.
  5. ^ Aldo A. Mola, "Storia della Massoneria in Italia", Bompiai/Giunti, firenze-Milano, 2018, p. 19.
  6. ^ Michele AMARI, su accademiadellescienze.it. URL consultato il 9 luglio 2020.
  7. ^ Michele Amari, su retesicilia.it. URL consultato il 19 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2006).
  8. ^ Introduzione di Franco Cardini e di Claudio Lo Jacono.
  9. ^ (EN) Pour le Mérite (Peace class).

Bibliografia

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  • Oreste Tommasini, "La vita e le opere di Michele Amari", in: Memorie della R. Accademia dei Lincei, Classe di Scienze morali, ser. IV. vol. VI, 1890, pp. 340–376.
  • Alessandro D'Ancona, Elogio di Michele Amari, letto nell'adunanza pubblica (21 dicembre 1890) della R. Accademia della Crusca.
  • Hartwig Derenbourg, "Notice biographique sur Michele Amari", in: Opuscules d'un arabisant., Parigi, 1905, pp. 87–242.
  • Francesco Gabrieli, La storiografia arabo-islamica in Italia. Napoli, Guida, 1975.
  • Francesco Gabrieli, Rosario Romeo, Michele Amari, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 2, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960. URL consultato il 3 febbraio 2017.
  • Fulvio Tessitore, Schizzi e schegge di storiografia arabo-islamica italiana. Bari, Palomar, 1995
  • Denis Mack Smith, Cavour and Garibaldi, 1860: A Study in Political Conflict. Cambridge University Press, 1954.
  • Bianca Marcolongo, Le idee politiche di Michele Amari, in Documenti per servire alla storia di Sicilia (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2007). a cura di Andrea Borruso, Rosa D'Angelo e Rosa Scaglione Guccione. Società Siciliana per la Storia Patria, 1991.
  • Antonio Carrannante, "Michele Amari (1806-1889) nella storia della nostra scuola", in I Problemi della pedagogia, gennaio-giugno 2002, pp. 29–53.
  • Denis Mack Smith, Modern Italy: A Political History. Yale University Press, 1997.
  • Antonio Carrannante, "Note sull'uso di 'galantuomo' nell'Ottocento", in Otto/Novecento, maggio/agosto 2010, pp. 33–79; particolarmente pp. 41–44.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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