Andesiana lamellata

Andesiana lamellata Gentili, 1989[1] è un lepidottero appartenente alla famiglia Andesianidae, diffuso in America meridionale.[2]

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Andesiana lamellata
Immagine di Andesiana lamellata mancante
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Incurvariina
Superfamiglia Andesianoidea
Famiglia Andesianidae
Genere Andesiana
Specie A. lamellata
Nomenclatura binomiale
Andesiana lamellata
Gentili, 1989

Descrizione modifica

Si tratta di una falena di media grandezza, alquanto primitiva, solo apparentemente simile ai Cossidae, con nervatura alare di tipo eteroneuro e apparato riproduttore femminile provvisto di un'unica apertura, funzionale sia all'accoppiamento, sia all'ovodeposizione.[2][3][4][5][6]

L'apertura alare può variare dai 32 a 45 mm nei maschi, e da 47,4 a 61 mm nelle femmine, facendo di questa specie la più grande falena non appartenente ai Ditrysia.[2]

Adulto modifica

Capo modifica

Fronte e vertice sono ricoperti da fitte scaglie bianco-giallastre, che in corrispondenza di quest'ultimo si sollevano a formare una sorta di cresta. I chaetosemata sono assenti. Gli occhi sono grandi e gli ocelli laterali sono assenti.[2][7]

Le antenne sono lunghe poco più della metà dell'ala anteriore in entrambi i sessi, con 66-93 antennomeri nei maschi e 64-88 nelle femmine; sono dimorfiche (bipettinate nel maschio e filiformi nella femmina), caratteristica che rappresenta un'anomalia all'interno degli Heteroneura non Ditrysia, e presente solo nei maschi di alcuni Incurvariidae, come ad esempio Incurvaria masculella; tuttavia, nel caso di Andesiana, il carattere risulta più pronunciato, con ramificazioni laterali che raggiungono 4,5-5 volte la lunghezza dell'antennomero. Lo scapo è cupoliforme, rivestito di scaglie bianche e privo di pecten. Lo sclerite intercalare appare grosso modo triangolare. Il pedicello assume la forma di un cilindro lievemente globulare, mentre i flagellomeri sono cilindrici, ciascuno con due rami laterali nel maschio; i rami sono collocati ventralmente, in vicinanza dell'estremità prossimale dell'articolo. Si nota anche la presenza di un'area rigonfia, opposta rispetto al punto di inserzione dei rami, ricca di sensillae. Il tentorio è dotato di bracci anteriori ben sviluppati.[2]

Il labrum è fortemente ridotto a formare un largo sclerite triangolare. I lobi piliferi sono indistinguibili. Le mandibole sono vestigiali e membranose. L'haustellum è molto ridotto e grosso modo lungo quanto il primo segmento dei palpi labiali. I palpi mascellari sono ben sviluppati e costituiti da cinque segmenti, con rapporti di lunghezza tra loro, a partire dalla base, di circa 1 : 1 : 1,6 : 2,5 : 0,5; i palpi labiali sono invece trisegmentati, con rapporti di lunghezza, a partire dalla base, di circa 1 : 3,5 : 1,08 nel maschio, e circa 1 : 6,3 : 1,2 nella femmina; il segmento distale termina con una fossetta sensoriale: l'organo di Vom Rath, spesso osservabile rovesciato verso l'esterno negli esemplari conservati, che può occupare al massimo la metà della lunghezza del segmento stesso.[2]

Torace modifica

Il torace e le tegulae appaiono bruno grigiastre.[2][7]

L'ala anteriore risulta quasi rettangolare (rapporto lunghezza/ampiezza = 2,5), mentre la posteriore appare più squadrata (rapporto = circa 2). I microtrichi sono presenti quasi esclusivamente nella regione anale dell'ala anteriore. L'accoppiamento alare è di tipo frenato: nel maschio il retinaculum è costituito da un'ampia plica triangolare subcostale, con un apice munito di scaglie fitte, in cui si inserisce un singolo frenulum robusto. Il frenulum della femmina è invece costituito da cinque o sei setole che partono, in serie separate, dal margine costale dell'ala posteriore, in modo affine a quanto osservabile ad esempio nei Palaephatidae.[2][8]

L'ala anteriore misura 15,7-26,1 mm nel maschio e 21,5-26,1 mm nella femmina; ha un colore di fondo grigiastro, con riflessi metallici, attraversato da un reticolo bruno-rossastro; la tonalità si inscurisce lungo la costa a formare tre macchie irregolari (una sub-basale, più o meno quadrata, una mediana e una sub-terminale); un'ulteriore zona scura è osservabile nella regione anale oltre a due nette bande molto scure sul limitare della cellula discale. Il sistema radiale ha cinque ramificazioni, con R che parte dal terzo basale della cellula discale e i rami terminali che si originano dall'areola (cellula accessoria).[2][7]

L'ala posteriore appare grigio-brunastra, più chiara nella regione basale, con le nervature in evidenza e una lieve banda scura alla fine della cellula discale; nella femmina, la colorazione generale dell'ala risulta più chiara ed Rs è ramificato a partire dall'apice della cellula discale.[2][7]

Nel maschio, così come in A. similis si può osservare un organo androconiale alquanto complesso, rappresentato da una struttura allungata, a sua volta costituita da numerose setae filamentose; esso parte dal femore, in posizione subapicale, e si estende per uno o due terzi della lunghezza della tibia.[2]

Le zampe sono allungate, con epifisi appiattita e lunga circa la metà della tibia; gli speroni tibiali hanno formula 0-2-4, sono asimmetrici, cilindrici ma con apice acuto, e rivestiti da corti peli. Nel maschio, le tibie delle zampe posteriori sono provviste di una sacca rovesciabile, che a riposo ospita l'estremità di un fascio di peli che partono dalla superficie interna del femore. Il tarso e la metà apicale della tibia rivelano una grande quantità di spine disposte lungo la superficie ventrale. La struttura del pretarso è quella tipica della maggior parte delle famiglie di lepidotteri: le unghie sono allungate e decisamente uncinate, mentre arolio e pseudempodio sono ben sviluppati; i pulvilli sono triangolari, alquanto ricchi di setole, e più corti delle unghie.[2]

Il protorace è munito di uno sclerite laterale ricurvo, affine a quello riscontrabile in Crinopteryx familiella.[4] Il metafurcasternum è munito di ampie e affusolate braccia furcali.[2]

Addome modifica

L'addome è grigiastro. Il primo sternite addominale è assente. Il secondo sternite è suddiviso in due sezioni, definite S2a ed S2, e presenta un paio di fenestrae ovali, simili a quelle osservabili nei Micropterigidae. Il margine caudale di S2a è a forma di "U". Una connessione tergosternale è presente posteriormente rispetto al primo stigma addominale. I coremata sono assenti nel maschio. L'ottavo spiracolo è ben sviluppato e funzionante nella femmina, ma vestigiale nel maschio.[2]

Nell'apparato genitale maschile, a livello del nono urite, il vinculum è lungo, ampio e squadrato, simile a quello di molte specie di Adeloidea e Nepticulidae, mentre il tegumen risulta nettamente più stretto; la metà anteriore del vinculum appare svasata; gli angoli laterali del tegumen rivelano coppie di processi laterali triangolari, corti e acuti; il decimo tergite (uncus) è grosso modo triangolare e fuso con il tegumen, benché la sutura tra i due elementi sia ancora alquanto distinguibile; l'apice dell'uncus è acuminato, lievemente ricurvo ventralmente e munito di una doppia fila di tozze spine; lo gnathos è assente; i socii sono ridotti a piccole protuberanze membranose, poste latero-ventralmente rispetto al tegumen; si osserva nella valva uno sviluppato lobo sacciforme, che regge un'appendice setosa subapicale all'interno di una cavità non molto profonda, la juxta è scutiforme e ristretta al centro;[4] l'estremità distale della juxta risulta ventralmente connessa con l'edeago tramite una membrana ad anello; l'anellus mostra un paio di aree latero-dorsali, dense di piccole spine; l'edeago è relativamente corto e tozzo, lungo tanto quanto la valva; i cornuti della vesica sono fortemente ridotti e disposti in ordine sparso.[2]

Il genitale femminile non assomiglia a quello di alcuna famiglia di Heteroneura non Ditrysia. L'ovopositore è breve e di tipo non perforante, a differenza di quanto riscontrabile negli altri Incurvariina, e risulta in gran parte incluso all'interno dell'VIII segmento addominale; ano e ovidotto convergono a formare una breve cloaca, affine a quella osservabile nei Trichoptera, che si apre a livello del X segmento addominale; il IX e il X segmento sono fusi tra loro a costituire un paio di piccole papille anali (qui più sviluppate che nei Palaephatidae), site posteriormente all'apertura della cloaca;[9] nel corpus bursae mancano completamente i signa;[2] nel punto di convergenza tra rectum e vagina, si nota una coppia di apodemi a struttura tendinea, caratteristica riconducibile a quanto si osserva negli Adelidae.[4] Le apofisi posteriori sono sottili e più o meno della lunghezza dell'ottavo segmento, mentre quelle anteriori, che partono dall'ottavo sternite, sono circa una volta e mezza più lunghe delle posteriori.[2]

Uovo modifica

Dati non disponibili.[2]

Larva modifica

Dati non disponibili.[2]

Pupa modifica

Dati non disponibili.[2]

Biologia modifica

Ciclo biologico modifica

La biologia di questa specie è ancora sconosciuta, ma per analogia con le famiglie considerate più affini, si ipotizza che le larve possano essere minatrici fogliari.[2]

L'adulto è attirato dalla luce ultravioletta.[2]

Periodo di volo modifica

Gli adulti di A. lamellata sono stati visti volare tra la primavera e l'inizio dell'estate, ed in particolare tra il tardo settembre e la metà di gennaio, con isolati rinvenimenti a febbraio e aprile.[2]

Alimentazione modifica

Non si è ancora in possesso di dati riguardo alle piante ospiti di questa specie; il solo dato certo è che gli adulti sono stati campionati in foreste caratterizzate dalla presenza di Nothofagus pumilio e Nothofagus antarctica (Nothofagaceae).[2]

 
Río Negro, la più estesa tra le quattro province di Cile e Argentina in cui è stata rinvenuta A. lamellata

Distribuzione e habitat modifica

La specie è diffusa esclusivamente in America meridionale, e in particolare nel tratto di cordigliera delle Ande compreso tra le province cilene di Malleco e Valdivia e quelle argentine di Neuquén e Río Negro, a latitudini comprese tra 38°40' e 42°S e a quote altimetriche comprese tra 100 e 1.750 m s.l.m.[2].

L'habitat è costituito da foreste contraddistinte dalla presenza di specie di Nothofagus (Nothofagaceae), con un sottobosco ricco in Chusquea culeou (Poaceae).[2]

Tassonomia modifica

Andesiana lamellata Gentili, 1989 - Revta Soc. ent. argent. 45(1-4): 21 - locus typicus: non indicato.[2][10]

Sottospecie modifica

Non sono state individuate sottospecie.[2]

Sinonimi modifica

Non sono stati riportati sinonimi.[2]

Conservazione modifica

La specie non è stata inserita nella Lista rossa IUCN.[11]

Note modifica

  1. ^ (ES) Gentili, P., Revisión sistemática de los Cossidae (Lep.) de la Patagonia andina, in Revista de la Sociedad Entomologica Argentina, vol. 45, n. 1-4, Buenos Aires, 1989, pp. 3-75, ISSN 0373-5680 (WC · ACNP), LCCN unk83087601, OCLC 67618817.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac (EN) Davis, D. R. and Gentili, P., Andesianidae, a new family of monotrysian moths (Lepidoptera:Andesianoidea) from austral South America (PDF), in Invertebrate Systematics, vol. 17, n. 1, Collingwood, Victoria, CSIRO Publishing, 24 marzo 2003, pp. 15-26, DOI:10.1071/IS02006, ISSN 1445-5226 (WC · ACNP), OCLC 441542380. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  3. ^ (EN) Kristensen, N. P., Morphology and phylogeny of the lowest Lepidoptera-Glossata: Recent progress and unforeseen problems (PDF), in Bulletin of the Sugadaira Montane Research Centre, vol. 11, University of Tsukuba, 1991, pp. 105-106, ISSN 0913-6800 (WC · ACNP), OCLC 747190906. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  4. ^ a b c d (EN) Davis, D. R., The Monotrysian Heteroneura, in Kristensen, N. P. (Ed.) - Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, Kükenthal, W. (Ed.), Fischer, M. (Scientific Ed.), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, ristampa 2013, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. 65 - 90, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  5. ^ (EN) Common, I. F. B., Heteroneurous Monotrysian Moths / Incurvarioidea, in Moths of Australia, Slater, E. (fotografie), Carlton, Victoria, Melbourne University Press, 1990, pp. 160-168, ISBN 9780522843262, LCCN 89048654, OCLC 220444217.
  6. ^ (EN) Dugdale, J. S., Female Genital Configuration in the Classification of Lepidoptera (PDF), in New Zealand Journal of Zoology, vol. 1, n. 2, Wellington, 1974, pp. 127-146, DOI:10.1080/03014223.1974.9517821, ISSN 1175-8821 (WC · ACNP), OCLC 60524666. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  7. ^ a b c d (EN) Andesiana lamellata, su BOLD Systems - Barcode of Life Data Systems, Ontario, Canada, Biodiversity Institute of Ontario, OCLC 73870591. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  8. ^ (EN) Davis, D. R., A New Family of Monotrysian Moths from Austral South America (Lepidoptera: Palaephatidae), with a Phylogenetic Review of the Monotrysia (PDF), in Smithsonian Contributions to Zoology, vol. 434, Washington, Smithsonian Institution Press, 1986, pp. iv, 202, LCCN 85600307, OCLC 12974725. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  9. ^ (EN) Davis, D. R., Generic revision of the Opostegidae, with a synoptic catalog of the world's species (Lepidoptera:Nepticuloidea) (PDF), in Smithsonian contributions to zoology, vol. 478, Washington, D.C., Smithsonian Institution Press, 1989, pp. 1-97, DOI:10.5479/si.00810282.478, ISSN 0081-0282 (WC · ACNP), LCCN 89600066, OCLC 19589705. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  10. ^ (EN) Watson, G., Andesiana, su The Global Lepidoptera Names Index, Londra, Natural History Museum, 10 ottobre 2003, ISSN 2405-8858 (WC · ACNP), OCLC 223993023. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  11. ^ (EN) International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, IUCN Red List of Threatened Species. Version 2016-3, su IUCN 2016, Cambridge, IUCN Global Species Programme Red List Unit, ISSN 2307-8235 (WC · ACNP), OCLC 943528404. URL consultato il 26 febbraio 2017.

Bibliografia modifica

Pubblicazioni modifica

Testi modifica

Voci correlate modifica

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