Anton Uran

Membro austriaco dei Testimoni di Geova

Anton Uran (Techelsberg am Wörther See, 22 febbraio 1920Brandeburgo sulla Havel, 23 febbraio 1943) è stato un predicatore e operaio austriaco[1] membro dei Testimoni di Geova, nonché obiettore di coscienza come renitente alla leva riguardo il nazionalsocialismo della Germania nazista.

Biografia modifica

Nato nel villaggio di Karl, al confine linguistico tra sloveno e tedesco, Anton inizia a parlare sin da piccolo entrambe le lingue. La famiglia, di fede cattolica, gestiva una piccola azienda agricola e l'unica locanda dei dintorni, il Karlerwirt[2], con annessa sala da ballo e pista da bowling.
All’età di 6 anni inizia a frequentare la scuola a San Martino sul Techelsberg[2], che abbandonerà nel 1936 dopo aver conseguito la licenza scolastica[2]. Nello stesso anno, con l'aiuto del padre falegname, apprese i primi rudimenti di carpenteria, disboscamento e falegnameria, lavorando poi per alcuni anni come taglialegna.

La conversione di fede modifica

Anton iniziò a mostrare interesse per i dettami della Bibbia nel 1938, quando lavorava nelle foreste limitrofe. Lì ebbe occasione di conoscere alcuni studenti biblici tra cui Johann Stossier[3][4] e Matthäus Pibal[4][5], anche loro taglialegna. Poco dopo il giovane abbandonò la religione Cattolica per convertirsi alla dottrina dei testimoni di Geova[6]. Ricevette il battesimo nel settembre 1938, presso il lago Forstsee[7] in Austria.

Obiezione di coscienza al servizio militare modifica

Verso la fine del 1939, quando la Germania del Terzo Reich era già impegnata da alcuni mesi nella Seconda Guerra Mondiale, e dopo l'annessione dell'Austria, l'occupazione della Cecoslovacchia e il successivo attacco alla Polonia, fu chiamato al servizio di leva obbligatorio ma si rifiutò dichiarando alle autorità militari della Wehrmacht, che per lui non era possibile prestare il servizio militare a causa della sua fede. Fu accusato di renitenza alla leva e arrestato nel febbraio del 1940[8].
Come riferiscono le numerose lettere inviate alla famiglia da Anton, fu costretto a svolgere lavori forzati in diversi campi di concentramento. Nella corrispondenza non scrive quasi mai una parola sul trattamento degradante subito, o sull' immane sforzo fisico, né sulla pressione psicologica, chiedendo al contrario di avere tutt’al più qualche articolo per la pulizia personale e offrendo invece incoraggiamento e conforto ai familiari[1].

Condanna a morte modifica

L'11 febbraio del 1943 Anton informò la famiglia che il suo processo si era svolto il 22 gennaio precedente di fronte la Corte marziale del Terzo Reich di Berlino, e che l’esito del giudizio era la pena capitale[9] per obiezione di coscienza riguardo l'obbligo della leva militare. Nella lettera scrisse[10]

«daß meine Verhandlung am 22. Jänner stattgefunden hat. Das Urteil, das über mich gesprochen wurde, ist der Tod. Ich habe dieses Urteil auch unter-schrieben. Bitte weinet nicht über dieses Geschehen, da es Gottes Wille ist, daß alles so geschehen soll.»

ovvero : «[...] il mio processo ha avuto luogo il 22 gennaio. La sentenza pronunciata nei miei confronti è la morte. Anch'io ho firmato questa sentenza. Per favore, non piangete per questo, perché è volontà di Dio che tutto avvenga in questo modo».

L’appena ventitreenne Anton Uran venne giustiziato un mese dopo nel penitenziario di Brandeburgo[1], il 23 febbraio del ‘43[11].

La riabilitazione modifica

 
Particolare della targa nel cimitero di Annabichl, Klagenfurt (Austria)

Nel giugno del 1997[1], dopo 52anni dalla resa incondizionata della Wehrmacht, e 54 dall’esecuzione di Anton, il giudizio fu annullato dal tribunale di Vienna su richiesta del fratello Erasmus Uran. Questo caso, e quello del tedesco Franz Jägerstätter il cui verdetto venne ribaltato dal tribunale regionale di Berlino nello stesso anno, diedero origine al dibattito sul ripensamento di alcune leggi che erano ancora in atto nella politica giuridica dell'Austria e della Germania[12], che tuttavia in Austria vennero abrogate solo nel dicembre del 2009.
A Techelsberg, città natale di Anton, il 19 maggio 2017 ebbe luogo la commemorazione delle vittime austriache del posto[13].

Note modifica

  1. ^ a b c d (DE) Uran, Anton (1920–1943), Arbeiter und Widerstandskämpfer (XML), su biographien.ac.at. URL consultato il 21 gennaio 2024.
  2. ^ a b c Nadja Danglmaier e Werner Koroschitz, Nationalsozialismus in Kärnten Opfer. Täter. Gegner, Innsbruck, StudienVerlag, 2021. URL consultato il 19 gennaio 2024.
  3. ^ (EN) JOHANN STOSSIER, su encyclopedia.ushmm.org. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  4. ^ a b (DE) Jehovas Zeugen in Europa Albanien, Bulgarien, Deutschland, Jugoslawien, Liechtenstein, Österreich, Polen, Schweiz, Tschechoslowakei und Ungarn, Berlin, LIT, 2018, p. 430, OCLC 1077766716.
  5. ^ (EN) Concentration camp uniform jacket with a purple triangle worn by a Jehovah’s Witness inmate, su portal.ehri-project.eu. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  6. ^ (DE) WER WAR ANTON URAN?, su memorial.at. URL consultato il 21 gennaio 2024.
  7. ^ (DE) Vinzenz Jobst, Reinhard Moos e Institut für die Geschichte der Kärntner Arbeiterbewegung, Anton Uran: persecuted - forgotten - executed, Klagenfurt, Kitab, 2011, p. 30, OCLC 933448458.
  8. ^ (DE) Franz Aigner e Rolf Steininger, Vergessene Opfer des Nationalsozialismus, Innsbruck, Studien-Verl, 2000, p. 41, OCLC 231876214.
  9. ^ (DE) Jehovas Zeugen in Europa Albanien, Bulgarien, Deutschland, Jugoslawien, Liechtenstein, Österreich, Polen, Schweiz, Tschechoslowakei und Ungarn, Berlino, LIT, 2018, p. 430.
  10. ^ (DE) HINRICHTUNG, su memorial.at. URL consultato il 23 gennaio 2024.
  11. ^ (DE) 1940-1945 Vollzug der Todesstrafe in Brandenburg-Görden, su brandenburg-zuchthaus-sbg.de. URL consultato il 22 gennaio 2024.
  12. ^ (DE) Reinhard Kohlhofer e Reinhard Moos, Österreichische Opfer der NS-Militärgerichtsbarkeit Rehabilitierung und Entschädigung, Vienna, Verlag Österreich, 2003, p. 75, OCLC 723195121.
  13. ^ Città austriaca dedica una targa commemorativa a 31 testimoni di Geova vittime del regime nazista, su jw.org. URL consultato il 23 gennaio 2024.

Bibliografia modifica

  • (DE) Wilhelm Baum, Das Buch der Namen die Opfer des Nationalsozialismus in Kärnten, Klagenfurt, Kitab, 2010, pp. 31-297-787, OCLC 634385022.
  • (DE) Vinzenz Jobst, Reinhard Moos e Institut für die Geschichte der Kärntner Arbeiterbewegung, Anton Uran: verfolgt - vergessen - hingerichtet, Klagenfurt am Wörthersee, Kitab, 2011, OCLC 769628199.
  • Vinzenz Jobst, Anton Uran: perseguitato - dimenticato - giustiziato, Calco, Azzurra7 Editrice, 2015. qui
  • (DE) Jehovas Zeugen in Europa. Band 3, Albanien, Bulgarien, Deutschland, Jugoslawien, Liechtenstein, Österreich, Polen, Schweiz, Tschechoslowakei und Ungarn, Berlino, LIT, 2018, p. 430, OCLC 1077766716.
  • (DE) Nadja Danglmaier e Werner Koroschitz, Nationalsozialismus in Kärnten Opfer. Täter. Gegner, Innsbruck, StudienVerlag, 2021, OCLC 1323253154.

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