Apollo 12
Apollo 12 fu la sesta missione con equipaggio nell'ambito del programma Apollo della NASA e la seconda ad atterrare sulla Luna, dopo l'Apollo 11. Decollò dal John F. Kennedy Space Center il 14 novembre 1969 alle 16:22 UTC. Durante la missione, il comandante Charles "Pete" Conrad e il pilota del modulo lunare Alan Bean soggiornarono poco più di un giorno e sette ore sulla superficie lunare mentre il pilota del modulo di comando Richard Gordon rimaneva in orbita selenocentrica.
Apollo 12 | |||||
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Emblema missione | |||||
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Dati della missione | |||||
Operatore | NASA | ||||
NSSDC ID | 1969-099A | ||||
SCN | 04225 | ||||
Nome veicolo | Apollo 12 Command and Service Module e Intrepid | ||||
Modulo di comando | CM-108 | ||||
Modulo di servizio | SM-1 | ||||
Modulo lunare | LM-6 | ||||
Vettore | Saturn V SA-507 | ||||
Codice chiamata | modulo comando: Yankee Clipper modulo lunare: Intrepid | ||||
Lancio | 14 novembre 1969 16:22:00 UTC | ||||
Luogo lancio | John F. Kennedy Space Center, Rampa 39A | ||||
Allunaggio | 19 novembre 1969 06:54:35 UTC oceano delle Tempeste 3° 0' 44,60" S, 23° 25' 17,65" W | ||||
Durata EVA lunare | 1°: 3 h 56 min 03 s 2°: 3 h 49 min 15 s Tot: 7 h 45 min 18 s | ||||
Tempo su superficie lunare | 31 h 11,6 min | ||||
Ammaraggio | 24 novembre 1969 20:58:24 UTC oceano Pacifico 15°47′S 165°09′W / 15.783333°S 165.15°W | ||||
Sito ammaraggio | Oceano Pacifico | ||||
Nave da recupero | USS Hornet | ||||
Durata | 10 d 4 h 36 min 24 s | ||||
Peso campioni lunari | 34,35 kg | ||||
Proprietà del veicolo spaziale | |||||
Costruttore | North American Aviation e Grumman | ||||
Parametri orbitali | |||||
Orbita | orbita selenocentrica | ||||
Numero orbite lunari | 45 | ||||
Tempo in orbita lunare | 88 h 58 min 11,52 s | ||||
Apoapside lunare | 122,42 km | ||||
Periapside lunare | 101,1 km | ||||
Periodo | 88.16 min | ||||
Inclinazione | 32,54° | ||||
Equipaggio | |||||
Numero | 3 | ||||
Membri | Charles Conrad Richard Gordon Alan Bean | ||||
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Programma Apollo | |||||
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Se la precedente missione Apollo 11 avesse fallito il tentativo di allunaggio, all'Apollo 12 sarebbe toccato il compito di riprovarci, tuttavia il successo riportato dalla missione comandata da Neil Armstrong permise di posticipare il lancio di Conrad e il suo equipaggio di due mesi e di applicare all'intero programma Apollo un calendario meno frenetico. Il maggior tempo a disposizione fu in parte impiegato per fornire agli astronauti un maggior addestramento riguardante la geologia rispetto a quello riservato ai loro predecessori: Conrad e Bean ebbero così modo di compiere diverse escursioni geologiche in preparazione della loro missione. La navicella spaziale Apollo e il veicolo di lancio saturno V dell'Apollo 12 erano quasi identici a quelli utilizzati dall'Apollo 11. Un'aggiunta fu l'installazione di una sorta di amaca nel modulo lunare per consentire a Conrad e Bean di riposare più comodamente durante la loro permanenza sulla Luna.
Poco dopo essere stato lanciato in una giornata piovosa, l'Apollo 12 venne colpito due volte da un fulmine, ciò causò alcuni problemi alla strumentazione di bordo ma pochi danni seri. Il passaggio all'alimentazione ausiliaria risolse il problema della ritrasmissione dei dati, salvando così la missione dall'annullamento. Nel prosieguo del viaggio di andata verso la Luna l'equipaggio non dovette affrontare ulteriori problemi di rilievo. Il 19 novembre, Conrad e Bean perfezionarono un allunaggio preciso nella posizione prevista, a pochi passi dalla sonda robotica Surveyor 3, atterrata in quel punto il 20 aprile 1967. Tale precisione permise di dimostrare che la NASA era in grado di pianificare le missioni future potendo scegliere il punto di allunaggio in base al loro interesse scientifico. Sulla superficie lunare, Conrad e Bean trasportarono l'Apollo Lunar Surface Experiments Package (ALSEP), un gruppo di strumenti scientifici ad alimentazione nucleare, così come una telecamera a colori anche se la sua funzionalità venne meno dopo che Bean la puntò accidentalmente verso il Sole danneggiando così irrimediabilmente il suo sensore. Durante la loro seconda attività extraveicolare sulla Luna, si visitarono il Surveyor 3 rimuovendone alcune parti per riportarle sulla Terra.
Terminato il loro periodo di permanenza previsto, il modulo lunare Intrepid decollò dalla superficie lunare il 20 novembre per poi ricongiungersi al modulo di comando, che successivamente fece ritorno sulla Terra. La missione Apollo 12 si concluse il 24 novembre con un ammaraggio di successo nell'oceano Pacifico.
Contesto Modifica
Nel 1961, il presidente degli Stati Uniti John Kennedy annunciò che la sua nazione avrebbe mandato degli astronauti sulla Luna, entro la fine del decennio, facendoli tornare sulla Terra in sicurezza.[1] La NASA lavorò intensamente per raggiungere questo obiettivo attraverso diverse tappe, prima con i voli dei programmi preliminari Mercury e Gemini e poi con il programma Apollo.[2] Il fine ultimo era dimostrare la superiorità degli Stati Uniti sull'Unione Sovietica nella cosiddetta "corsa allo spazio", una questione politica nel contesto più ampio della Guerra Fredda.[3][4]
L'obiettivo venne raggiunto con la missione Apollo 11, allunata il 20 luglio 1969, in cui gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin hanno camminato sulla superficie lunare mentre il collega Michael Collins orbitava attorno alla Luna nel modulo di comando e servizio Columbia. La missione fece ritorno sulla Terra il 24 luglio successivo. Ora toccava all'equipaggio di Apollo 12 replicare il successo.[1]
Equipaggio Modifica
Ruolo | Astronauta | |
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Comandante | Charles Conrad | |
Pilota del CSM | Richard Gordon | |
Pilota del LM | Alan Bean |
Come comandante della missione Apollo 12 venne nominato Charles "Pete" Conrad, che al momento della missione aveva 39 anni. Conrad, dopo aver conseguito una laurea in ingegneria aeronautica presso la Princeton University nel 1953, aveva servito come pilota della marina statunitense diplomandosi successivamente come pilota collaudatore alla United States Naval Test Pilot School presso la Patuxent River Naval Air Station. Venne selezionato dalla NASA nel secondo gruppo di astronauti nel 1962 compiendo il suo primo volo nello spazio nella missione Gemini 5 nel 1965 per poi prendere il comando della Gemini 11 l'anno successivo. Come pilota del modulo di comando venne scelto Richard Gordon, 40 anni all'epoca della missione, anche lui pilota della marina nel 1953 dopo aver conseguito la laurea in chimica presso l'Università di Washington e completato la scuola per piloti collaudatori a Patuxent River. Selezionato come astronauta del Gruppo 3 nel 1963, volò con Conrad su Gemini 11.[5][6]
Originariamente il ruolo di pilota di Gemini 11 era stato conferito a Clifton Williams che tuttavia rimase ucciso nell'ottobre del 1967 quando il Northrop T-38 Talon su cui stava viaggiando si schiantò nei pressi di Tallahassee.[7] Quando venne formato l'equipaggio, Conrad avrebbe voluto con sé Alan Bean, un suo ex studente alla scuola di piloti collaudatori, ma Deke Slayton, direttore delle operazioni degli equipaggio di volo, lo informò che non era disponibile a causa di un incarico all'Apollo Applications Program. Dopo la morte di Williams, Conrad chiese di nuovo che gli fosse assegnato Bean, e questa volta Slayton dovette assecondarlo.[8] Bean, 37 anni al momento della missione, si era laureato all'Università del Texas nel 1955 in ingegneria aeronautica. Anche lui pilota della marina, venne selezionato come astronauta insieme a Gordon nel 1963 e la missione Apollo 12 rappresentò la sua prima esperienza nello spazio.[5][9] I tre membri dell'equipaggio dell'Apollo 12 avevano svolto il ruolo di equipaggio di riserva della missione Apollo 9 nel 1969.[10]
Equipaggio di riserva e di supporto Modifica
Ruolo | Astronauta | |
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Comandante | David Scott | |
Pilota del CSM | Alfred Worden | |
Pilota del LM | James Irwin |
L'equipaggio di riserva dell'Apollo 12 era composto da David Scott nel ruolo di comandante, Alfred Worden pilota del modulo di comando e James Irwin pilota del modulo lunare; questi divennero successivamente l'equipaggio della missione Apollo 15.[11]
Per ogni missione dei programmi Mercury e Gemini veniva nominato un equipaggio principale e uno di riserva. Per il programma Apollo, su proposta del comandante dell'Apollo 9 James McDivitt, venne aggiunta una terza squadra di astronauti, conosciuta come equipaggio di supporto. A questi veniva demandato la stesura del piano di volo, delle liste di controllo e le procedure di base della missione. Inoltre, erano responsabili di assicurare che gli astronauti dell'equipaggio principale e di riserva fossero informati di eventuali modifiche. L'equipaggio di supporto sviluppava le procedure nei simulatori, in particolare quelle dedicate ad affrontare le situazioni di emergenza, cosicché gli equipaggi principale e di riserva si potessero allenare con i simulatori, permettendo loro di fare pratica e padroneggiarli.[12] Per l'Apollo 11, l'equipaggio di supporto fu composto da Gerald Carr, Edward Gibson e Paul Weitz.[13]
Centro di controllo missione Modifica
Per quanto riguarda il personale del centro di controllo missione, i direttori di volo furono Gerry Griffin, primo turno, Pete Frank, secondo turno, Clifford Charlesworth, terzo turno, e Milton Windler, quarto turno.[14] I compiti dei direttori di volo durante le missioni del programma Apollo potevano essere riassunti in una frase: "Il direttore di volo può intraprendere qualsiasi azione necessaria per la sicurezza dell'equipaggio e il successo della missione."[15] I capsule communicator (CAPCOM), ovvero gli astronauti a terra incaricati di tenere il contatto radio con l'equipaggio, furono Scott, Worden, Irwin, Carr, Gibson, Weitz e Don Lind.[16]
Preparazione Modifica
Scelta del sito di allunaggio Modifica
Il processo che portò alla scelta del sito di allunaggio per l'Apollo 12 venne fortemente influenzato dalla scelta di quello per l'Apollo 11. Vi erano stante rigide regole per selezionare i possibili siti di allunaggio per la missione comandata di Armstrong e in questi l'interesse scientifico non rappresentava un fattore importante: dovevano essere vicini all'equatore lunare e non alla periferia della porzione di superficie lunare visibile dalla Terra; dovevano essere relativamente lisci e senza grossi ostacoli lungo il percorso che il modulo lunare (LM) avrebbe sorvolato per raggiungerli, la loro idoneità doveva essere confermata dalle fotografie ottenute delle sonde Lunar Orbiter. Inoltre era auspicabile la presenza di un altro sito adatto poco più a ovest nel caso in cui la discesa avesse avuto dei ritardi o il sole fosse sorto troppo in alto nel cielo nel sito originale per le condizioni di illuminazione desiderate. Dal momento che l'Apollo 12 avrebbe tentato il primo sbarco lunare nel caso che Apollo 11 avesse fallito, entrambi i gruppi di astronauti si addestrarono per gli stessi siti.[17]
Con il successo dell'Apollo 11, inizialmente si pensò di far allunare l'Apollo 12 i un sito posto più ad ovest del Mare della Tranquillità, il sito di Apollo 11, nel Sinus Medii. Tuttavia, il coordinatore della pianificazione della NASA Jack Sevier e gli ingegneri del Manned Spaceflight Center di Houston proposero un atterraggio abbastanza vicino al cratere in cui la sonda Surveyor 3 si era posata nel 1967 per consentire agli astronauti di prelevarne delle parti per riportarle sulla Terra. Dato che l'Apollo 11 aveva toccato la superficie della Luna diversi chilometri a distanza dal punto previsto, alcuni dirigenti della NASA temevano che anche l'Apollo 12 sarebbe atterrato abbastanza lontano da impedire agli astronauti di raggiungere la sonda e l'agenzia avrebbe colto un insuccesso. Tuttavia, la capacità di eseguire allunaggi precisi era un punto essenziale affinché il programma di esplorazione lunare potesse proseguire e, il 25 luglio 1969, il responsabile del programma Samuel Phillips designò quello che divenne noto come il "cratere Surveyor" come sito di atterraggio, nonostante l'opposizione unanime dei membri di due commissioni di selezione del sito.[18][19]
Addestramento Modifica
Mezzi e strumentazioni Modifica
Veicolo di lancio Modifica
Per Apollo 12 non vi furono modifiche significative al veicolo di lancio Saturno V,[20] modello SA-507, rispetto a quello utilizzato dalla precedente missione Apollo 11, a parte l'aggiunta di 17 sensori che ne portò il totale a 1 365.[21] L'intero veicolo, inclusa la navicella spaziale, pesava 2 942 790 kg al momento del lancio, un peso maggior rispetto ai 2 938 315 kg di Apollo 11. Da sola, la navicella di Apollo 12 pesava 49 915 kg, rispetto ai 49 735 kg della missione precedente.[22]
Dopo la separazione del modulo lunare, era previsto che il terzo stadio del Saturn V, l'S-IVB, dovesse essere inserito in orbita solare aiutato dalla gravità della Luna. A causa di un errore, l'S-IVB sorvolò la Luna a un'altitudine troppo elevata per raggiungere la velocità di fuga dalla Terra e, dunque, rimase in un'orbita terrestre semi-stabile fino a quando non riuscì finalmente ad uscirne nel 1971 ma poi fece ritorno nell'orbita terrestre 31 anni dopo. Ciò venne scoperto dall'astronomo dilettante Bill Yeung che gli conferì la designazione provvisoria J002E3 prima che fosse riconosciuto come un oggetto artificiale. Di nuovo in orbita solare nel 2021, potrebbe essere nuovamente catturato dalla gravità terrestre, ma non prima del 2040.[23][24] Gli S-IVB utilizzati nelle successive missioni lunari vennero fatti deliberatamente schiantare sulla Luna per creare eventi sismici che sarebbero stati registrati dai sismometri lasciati sulla Luna per fornire dati sulla struttura lunare.[25]
Modifica
La navicella spaziale utilizzata da Apollo 12 era composta dal modulo di comando e di servizio 108 (CSM-108), dal modulo lunare 6 (LM-6), un sistema di fuga dal lancio (LES) e adattatore per il modulo lunare 15 (SLA-15). Il LES era dotato di tre motori a razzo in grado di portare in salvo il modulo di comando con gli astronauti in caso di interruzione della missione nei minuti successivi al lancio, mentre nell'adattatore SLA era collocato il modulo lunare fornendo un collegamento strutturale tra il rezzo Saturn V e il modulo.[26][27] Lo SLA era identico a quello dell'Apollo 11, mentre il LES differiva solo per avere a disposizione un sistema di accensione dei motori maggiormente affidabile.[20]
Al CSM era stato dato il nominativo Yankee Clipper, mentre il LM era stato chiamato Intrepid.[28] Questi nomi, relativi al mare, erano stati selezionati dall'equipaggio tra le diverse migliaia di proposte presentate dai dipendenti dei principali appaltatori dei rispettivi moduli.[29] George Glacken, un ingegnere di volo presso la North American Aviation, costruttore del CSM, propose Yankee Clipper poiché tali navi avevano "maestosamente navigato in alto mare con orgoglio e prestigio per una nuova America". Intrepid proveniva da un suggerimento di Robert Lambert, un progettista di Grumman, costruttore del LM, come evocativo della "risoluta determinazione di questa nazione per la continua esplorazione dello spazio, sottolineando la forza d'animo dei nostri astronauti e la resistenza alle difficoltà".[30]
Le differenze tra CSM e LM dell'Apollo 11 e quelli dell'Apollo 12, erano poche e minori.[20] Un ulteriore separatore di idrogeno era stato aggiunto al CSM per impedire al gas di entrare nel serbatoio dell'acqua potabile, poiché all'equipaggio della missione precedente l'idrogeno gassoso nell'acqua aveva provocato fastidi.[31] Altre modifiche includevano il rafforzamento dell'anello di recupero attaccato dopo l'ammaraggio, il che significa che i nuotatori che recuperavano il CM non avrebbero dovuto collegare un anello ausiliario.[32] Le modifiche al LM includevano una modifica strutturale che permetteva che i pacchetti di esperimenti scientifici potessero essere trasportati per il dispiegamento sulla superficie lunare.[33] Sono state aggiunte due amache per un maggiore comfort degli astronauti durante il riposo sulla superficie lunare e una telecamera a colori sostituì quella in bianco e nero utilizzata durante l'Apollo 11.[34]
ALSEP Modifica
Parametri della missione Modifica
- Massa: CSM 28838 kg; LM 15235 kg
- Perigeo: 185 km
- Apogeo: 189,8 km
- Inclinazione: 32,54°
- Periodo: 88,16 minuti
- Perilunio: 115,9 km
- Apolunio: 257,1 km
- Periodo: 120 minuti
- Luogo dell'allunaggio: nssdc.gsfc.nasa.gov, http://nssdc.gsfc.nasa.gov/planetary/lunar/lunar_sites.html .
- Tempo in orbita lunare: 88 ore e 58 minuti
- Numero di orbite lunari: 45
- Durata della missione: 10 giorni, 4 ore, 36 minuti e 24 secondi
Agganci tra LM - CSM Modifica
- Separazione: 19 novembre 1969 - 04:16:02 UTC
- Riaggancio: 20 novembre 1969 - 17:58:20 UTC
Passeggiata lunare Modifica
Inizio EVA 1: 19 novembre 1969 - 11:32:35 UTC Modifica
- Conrad - EVA 1
- Contatto con il suolo lunare: 11:44:22 UTC
- Ingresso nell'LM: 15:27:17 UTC
- Bean - EVA 1
- Contatto con il suolo lunare: 12:13:50 UTC
- Ingresso nell'LM: 15:14:18 UTC
Fine EVA 1: 19 novembre 1969 - 15:28:38 UTC Modifica
- Durata: 3 ore, 56 minuti, 3 secondi
Inizio EVA 2: 20 novembre 1969 - 03:54:45 UTC Modifica
- Conrad - EVA 2
- Contatto con il suolo lunare: 3:59:00 UTC
- Ingresso nell'LM: 7:42:00 UTC
- Bean - EVA 2
- Contatto con il suolo lunare: 4:06:00 UTC
- Ingresso nell'LM: 7:30:00 UTC
Fine EVA 2: 20 novembre 1969 - 07:44:00 UTC Modifica
- Durata: 3 ore, 49 minuti, 15 secondi
Fasi principali della missione Modifica
Lancio Modifica
Alla presenza del presidente Richard Nixon, la prima volta che un presidente degli Stati Uniti in carica assisteva a un lancio spaziale con equipaggio,[35] e del vicepresidente Spiro Agnew,[36] l'Apollo 12 decollò come previsto alle ore 11:22:00 del 14 novembre 1969 (16:22:00 UTC) dal Kennedy Space Center. L'orario corrispondeva all'inizio di una finestra di lancio della durata di tre ore e quattro minuti che avrebbe permesso di raggiungere la Luna con condizioni di illuminazione ottimali nel punto di allunaggio pianificato.[37][38] Al momento del lancio, il cielo era completamente nuvoloso e piovoso e il razzo incontrò venti che arrivavano a soffiare a 280,9 km/h durante la salita, il più forte registrato in qualsiasi missione del programma Apollo.[39] La NASA aveva stabilito una regola che prevedeva di non autorizzare un lancio nel caso si fosse dovuto attraversare un cumulonembo, tuttavia si decise di non rispettarla in questa occasione.[40] Se la missione fosse stata posticipata, la successiva finestra di lancio sarebbe avvenuta il 16 novembre ma questa avrebbe previsto un allunaggio in un sito di riserva che non avrebbe permesso agli astronauti di visitare la sonda Surveyor; ma poiché la pressione dovuta alla scadenza per raggiungere l'obiettivo del primo allunaggio entro la fine dell'anno era svanita a seguito del successo dell'Apollo 11, la NASA avrebbe potuto aspettare fino a dicembre per cogliere la successiva opportunità di allunare nei pressi del Surveyor.[41]
Subito dopo la partenza da Cape Canaveral, esattamente a 36 secondi e mezzo e a 52 secondi dal lancio, come poi venne appurato solo alla fine della missione, il razzo Saturn V venne attraversato da due fulmini, generati dalla ionizzazione prodotta dal veicolo Saturn mentre attraversava l'alta atmosfera, scaricandoli a terra. Questo causò un transitorio di tensione che mise fuori uso tutte e tre le celle a combustibile: gli strumenti del Modulo di Comando andarono off-line e l'alimentazione elettrica passò automaticamente alle batterie back-up di emergenza che tuttavia permettevano un'autonomia di circa un'ora e non sopportavano i 75 ampere necessari per soddisfare le esigenze della navetta. I dati di telemetria ricevuti dal Centro Controllo Missione erano confusi ma il razzo continuava correttamente la sua traiettoria poiché i malfunzionamenti non avevano compromesso il sistema di guida del Saturn V, che funzionava indipendentemente dal CSM. Agli astronauti era comparso un inaspettato messaggio di avvertimento e cautela, ma non erano in grado di capire cosa non andasse.[42][43][44]
Quasi ogni sistema segnalava una disfunzione critica e il direttore della missione Gary Griffin, dopo aver consultato tutti gli esperti presenti, stava discutendo sulla procedura per intimare l'aborto della missione, che consisteva nell'espulsione della capsula Launch Escape System dal Saturn prima dell'esplosione del vettore e il rientro di emergenza degli astronauti, quando un operatore responsabile dell'EECOM, John Aaron, ricordando una remota procedura usata per un'altra differente disfunzione che apparentemente però provocava lo stesso effetto, fece una chiamata dicendo "Flight, EECOM. Try SCE to Aux" (Volo, qui EECOM. Provare SCE su AUX - ovvero tentare di commutare un interruttore denominato SCE in posizione AUX). Né il direttore della missione né gli astronauti capirono che cosa fosse da azionare e perché, con esclamazioni di sgomento mentre l'operatore ripeteva il consiglio scandendo bene le parole e poi le lettere più volte, fino a quando il pilota Alan Bean ricordò qualcosa di simile nelle simulazioni e riuscì a trovare l'interruttore; azionandolo sulla posizione AUX, tutti i sistemi tornarono online e l'equipaggio di Apollo scoppiò in una risata liberatoria.
L'alimentazione delle celle a combustibile riprese a funzionare regolarmente. Quando arrivarono all'orbita di parcheggio, le analisi evidenziarono che fortunatamente si erano guastati solamente 9 sensori di minore importanza e ciò non influenzò la missione in quanto la restante strumentazione funzionava regolarmente.
Allunaggio Modifica
A differenza dell'Apollo 11, che compì un atterraggio quasi imbarazzante per quanto riguarda la precisione dell'area di allunaggio prevista, il secondo atterraggio lunare di sempre fu molto preciso. La discesa fu automatica e furono fatte solo piccole correzioni manuali da parte di Conrad. All'allunaggio, avvenuto nell'oceano delle tempeste (Oceanus Procellarum), portò il Modulo Lunare "Intrepid" a piccola distanza (182,88 metri) da un lander (il Surveyor 3) atterrato sulla Luna due anni e mezzo prima dell'Apollo 12.
«Whoopie! Man, that may have been a small one for Neil, but that's a long one for me.»
«Whoopie! Quello sarà stato piccolo per Neil, ma è un gran passo per me»
Conrad scese per primo sul suolo e pronunciò una frase che si era preparato per una scommessa da 500$ con la reporter/scrittrice Oriana Fallaci: "Whoopie! Men, that may have been a small one for Neil, but that's a long one for me." - ehi gente, sarà anche stato uno piccolo per Neil, ma è uno grande per me (in riferimento a ciò che aveva detto Neil Armstrong). In seguito Conrad disse in un'intervista che comunque non aveva mai avuto dalla Fallaci i soldi vinti.
Conrad e Bean presero delle parti del Surveyor 3 e le riportarono sulla Terra per compiere delle analisi. Inoltre i due astronauti fecero due passeggiate lunari di quasi 4 ore ciascuna. Collezionarono molte rocce lunari e misero a punto degli esperimenti scientifici sulla sismicità lunare, sul flusso del vento solare e sul campo magnetico. Intanto Gordon, a bordo del "Yankee Clipper" in orbita lunare, fece delle fotografie multispettrali della superficie lunare.
Per migliorare la qualità delle immagini televisive della Luna, a bordo dell'Apollo 12 fu trasportata una telecamera a colori (anziché quella monocromatica che aveva avuto in dotazione l'Apollo 11). Sfortunatamente, quando Bean trasferì la telecamera nel luogo dove doveva essere installata (vicino al Modulo Lunare) inavvertitamente la puntò contro la luce diretta del Sole, distruggendo la superficie sensibile del tubo Vidicon. Così la copertura televisiva di questo evento venne interrotta quasi subito.
In totale gli astronauti collezionarono in questa missione 31 ore di permanenza sulla Luna.
Rientro Modifica
Il 20 novembre Intrepid lasciò il suolo lunare seguendo le normali procedure e i due astronauti Conrad e Bean si riunirono a Gordon che stazionava in orbita. Il Modulo Lunare abbandonato impattò contro la Luna un'ora dopo nel luogo di coordinate lunari 3,94 S, 21,20 W e fu registrata la lieve onda sismica. Dopo un'ulteriore rotazione attorno al satellite, durante la quale scattarono numerose fotografie, il giorno seguente cominciarono con la fase di rientro verso la Terra. Nel viaggio di ritorno fu osservata un'eclissi di Terra del Sole; dopo 3 giorni Clipper arrivò in prossimità della fase di ammaraggio nel Pacifico, nella zona delle Samoa Americane.
Nell'impatto di ammaraggio, avvenuto alle 20:58 a 800 km a est delle Samoa, una videocamera da 16 mm sganciandosi dal suo supporto provocò una ferita al capo e una commozione cerebrale a Bean, che perse conoscenza senza subire gravi conseguenze; in seguito gli furono applicati 6 punti di sutura in fronte.
Il Modulo di Comando e l'equipaggio dell'Apollo 12 furono recuperati dalla portaerei statunitense USS Hornet e trasportati a Pago Pago dove per via aerea raggiunsero Honolulu con un cargo C-141.
La nave Hornet è oggi in esposizione in un museo ad Alameda, in California. Il Modulo di Comando è invece al Virginia Air and Space Center, a Hampton.
Esiti della missione Modifica
Al ritorno dalla missione spaziale fu rinvenuto un batterio (precisamente uno Streptococcus mitis di origine terrestre), all'interno di una guarnizione del Surveyor 3, controllato durante una passeggiata spaziale. Secondo alcuni tale batterio è sopravvissuto per oltre due anni alle condizioni ambientali lunari[45], ma secondo altre fonti la sua presenza è dovuta alle improprie modalità di manipolazione dei materiali a terra, durante le analisi. Si veda: (EN) D.P. Glavin, Jason P. Dworkin, Mark Lupisella, G. Kminek e John D. Rummel, Biological contamination studies of lunar landing sites: Implications for future planetary protection and life detection on the Moon and Mars (abstract), in International Journal of Astrobiology, Cambridge University Press, luglio 2004, pp. 265-271, DOI:10.1017/S1473550404001958. URL consultato il 25 agosto 2023.
Note Modifica
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- ^ Hacker & Grimwood, 2010, p. 382.
- ^ Pasco, 1997, pp. 82-83.
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- ^ Press Kit, pp. 75–78.
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- ^ Orloff e Harland, 2006, p. 614.
- ^ Orloff e Harland, 2006, p. 566.
- ^ Mike Williams, A legendary tale, well-told, Rice University Office of Public Affairs, 13 settembre 2012. URL consultato il 5 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2020).
- ^ Orloff e Harland, 2006, p. 577.
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- ^ K. Jorgensen, A. Rivkin, R. Binzel, R. Whitely, C. Hergenrother, P. Chodas, S. Chesley e F Vilas, Observations of J002E3: Possible Discovery of an Apollo Rocket Body, in Bulletin of the American Astronomical Society, vol. 35, maggio 2003, p. 981, Bibcode:2003DPS....35.3602J.
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- ^ Harland, 2011, pp. 105–107.
- ^ repubblica.it, 16 luglio 2009, http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/scienze/anniversario-luna/anniversario-luna/anniversario-luna.html .
Bibliografia Modifica
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- Apollo 12 Press Kit, Washington, D.C., NASA, 1969.
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- Andrew Chaikin, A Man on the Moon: The Voyages of the Apollo Astronauts, Foreword by Tom Hanks, New York, Penguin Books, 1995, ISBN 978-0-14-024146-4.
- David M. Harland, Apollo 12—On the Ocean of Storms, Chichester, UK, Praxis Publishing Company, 2011, ISBN 978-1-4419-7607-9.
- Dick Lattimer, All We Did Was Fly to the Moon, Foreword by James A. Michener, History-alive series, vol. 1, 1st, Gainesville, FL, Whispering Eagle Press, 1985, ISBN 978-0-9611228-0-5.
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- Richard W. Orloff e David M. Harland, Apollo: The Definitive Sourcebook, Chichester, UK, Praxis Publishing Company, 2006, ISBN 978-0-387-30043-6.
- William C. Phinney, Science Training History of the Apollo Astronauts (PDF), NASA, 2015, SP-2015-626.
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Voci correlate Modifica
Altri progetti Modifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla missione Apollo 12
Collegamenti esterni Modifica
- Mappa dell'attività sulla superficie lunare (JPG), su astrogeology.usgs.gov. URL consultato il 13 novembre 2004 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2011).
- (EN) Apollo 12, su astronautix.com, Encyclopedia Astronautica. URL consultato il 25 agosto 2023 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2014).
- Catalogo NASA NSSDC, su nssdc.gsfc.nasa.gov. URL consultato il 13 novembre 2004 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2007).
- history.nasa.gov, http://history.nasa.gov/SP-4029/Apollo_00a_Cover.htm .
- hq.nasa.gov, https://web.archive.org/web/20171209084600/https://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4009/cover.htm . URL consultato il 29 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2017).
- history.nasa.gov, http://history.nasa.gov/apsr/apsr.htm .
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