Apollo 12

missione del programma spaziale statunitense Apollo

Apollo 12 fu la sesta missione con equipaggio nell'ambito del programma Apollo della NASA e la seconda ad atterrare sulla Luna, dopo l'Apollo 11. Decollò dal John F. Kennedy Space Center il 14 novembre 1969 alle 16:22 UTC. Durante la missione, il comandante Charles "Pete" Conrad e il pilota del modulo lunare Alan Bean soggiornarono poco più di un giorno e sette ore sulla superficie lunare mentre il pilota del modulo di comando Richard Gordon rimaneva in orbita selenocentrica.

Apollo 12
Emblema missione
Dati della missione
OperatoreNASA
NSSDC ID1969-099A
SCN04225
Nome veicoloApollo 12 Command and Service Module e Intrepid
Modulo di comandoCM-108
Modulo di servizioSM-1
Modulo lunareLM-6
VettoreSaturn V SA-507
Codice chiamatamodulo comando:
Yankee Clipper
modulo lunare:
Intrepid
Lancio14 novembre 1969
16:22:00 UTC
Luogo lancioJohn F. Kennedy Space Center, Rampa 39A
Allunaggio19 novembre 1969
06:54:35 UTC
oceano delle Tempeste
3° 0' 44,60" S,
23° 25' 17,65" W
Durata EVA lunare1°: 3 h 56 min 03 s
2°: 3 h 49 min 15 s
Tot: 7 h 45 min 18 s
Tempo su superficie lunare31 h 11,6 min
Ammaraggio24 novembre 1969
20:58:24 UTC
oceano Pacifico
15°47′S 165°09′W / 15.783333°S 165.15°W-15.783333; -165.15
Sito ammaraggioOceano Pacifico
Nave da recuperoUSS Hornet
Durata10 d 4 h 36 min 24 s
Peso campioni lunari34,35 kg
Proprietà del veicolo spaziale
CostruttoreNorth American Aviation e Grumman
Parametri orbitali
Orbitaorbita selenocentrica
Numero orbite lunari45
Tempo in orbita lunare88 h 58 min 11,52 s
Apoapside lunare122,42 km
Periapside lunare101,1 km
Periodo88.16 min
Inclinazione32,54°
Equipaggio
Numero3
MembriCharles Conrad
Richard Gordon
Alan Bean
Da sinistra a destra: Conrad, Gordon, Bean
Programma Apollo
Missione precedenteMissione successiva
Apollo 11 Apollo 13

Se la precedente missione Apollo 11 avesse fallito il tentativo di allunaggio, all'Apollo 12 sarebbe toccato il compito di riprovarci, tuttavia il successo riportato dalla missione comandata da Neil Armstrong permise di posticipare il lancio di Conrad e il suo equipaggio di due mesi e di applicare all'intero programma Apollo un calendario meno frenetico. Il maggior tempo a disposizione fu in parte impiegato per fornire agli astronauti un maggior addestramento riguardante la geologia rispetto a quello riservato ai loro predecessori: Conrad e Bean ebbero così modo di compiere diverse escursioni geologiche in preparazione della loro missione. La navicella spaziale Apollo e il veicolo di lancio Saturn V dell'Apollo 12 erano quasi identici a quelli utilizzati dall'Apollo 11. Un'aggiunta fu l'installazione di una sorta di amaca nel modulo lunare per consentire a Conrad e Bean di riposare più comodamente durante la loro permanenza sulla Luna.

Poco dopo essere stato lanciato in una giornata piovosa, l'Apollo 12 venne colpito due volte da un fulmine, ciò causò alcuni problemi alla strumentazione di bordo ma pochi danni seri. Il passaggio all'alimentazione ausiliaria risolse il problema della ritrasmissione dei dati, salvando così la missione dall'annullamento. Nel prosieguo del viaggio di andata verso la Luna l'equipaggio non dovette affrontare ulteriori problemi di rilievo. Il 19 novembre, Conrad e Bean perfezionarono un allunaggio preciso nella posizione prevista, a pochi passi dalla sonda robotica Surveyor 3, atterrata in quel punto il 20 aprile 1967. Tale precisione permise di dimostrare che la NASA era in grado di pianificare le missioni future potendo scegliere il punto di allunaggio in base al loro interesse scientifico. Sulla superficie lunare, Conrad e Bean trasportarono l'Apollo Lunar Surface Experiments Package (ALSEP), un gruppo di strumenti scientifici ad alimentazione nucleare, così come una telecamera a colori anche se la sua funzionalità venne meno dopo che Bean la puntò accidentalmente verso il Sole danneggiando così irrimediabilmente il suo sensore. Durante la loro seconda attività extraveicolare sulla Luna, si visitarono il Surveyor 3 rimuovendone alcune parti per riportarle sulla Terra.

Terminato il loro periodo di permanenza previsto, il modulo lunare Intrepid decollò dalla superficie lunare il 20 novembre per poi ricongiungersi al modulo di comando, che successivamente fece ritorno sulla Terra. La missione Apollo 12 si concluse il 24 novembre con un ammaraggio di successo nell'oceano Pacifico.

Contesto modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Corsa allo spazio e Programma Apollo.

Nel 1961, il presidente degli Stati Uniti John Kennedy annunciò che la sua nazione avrebbe mandato degli astronauti sulla Luna, entro la fine del decennio, facendoli tornare sulla Terra in sicurezza.[1] La NASA lavorò intensamente per raggiungere questo obiettivo attraverso diverse tappe, prima con i voli dei programmi preliminari Mercury e Gemini e poi con il programma Apollo.[2] Il fine ultimo era dimostrare la superiorità degli Stati Uniti sull'Unione Sovietica nella cosiddetta "corsa allo spazio", una questione politica nel contesto più ampio della Guerra Fredda.[3][4]

L'obiettivo venne raggiunto con la missione Apollo 11, allunata il 20 luglio 1969, in cui gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin hanno camminato sulla superficie lunare mentre il collega Michael Collins orbitava attorno alla Luna nel modulo di comando e servizio Columbia. La missione fece ritorno sulla Terra il 24 luglio successivo. Ora toccava all'equipaggio di Apollo 12 replicare il successo.[1]

Equipaggio modifica

Ruolo Astronauta
Comandante Charles Conrad
Pilota del CSM Richard Gordon
Pilota del LM Alan Bean

Come comandante della missione Apollo 12 venne nominato Charles "Pete" Conrad, che al momento della missione aveva 39 anni. Conrad, dopo aver conseguito una laurea in ingegneria aeronautica presso la Princeton University nel 1953, aveva servito come pilota della marina statunitense diplomandosi successivamente come pilota collaudatore alla United States Naval Test Pilot School presso la Patuxent River Naval Air Station. Venne selezionato dalla NASA nel secondo gruppo di astronauti nel 1962 compiendo il suo primo volo nello spazio nella missione Gemini 5 nel 1965 per poi prendere il comando della Gemini 11 l'anno successivo. Come pilota del modulo di comando venne scelto Richard Gordon, 40 anni all'epoca della missione, anche lui pilota della marina nel 1953 dopo aver conseguito la laurea in chimica presso l'Università di Washington e completato la scuola per piloti collaudatori a Patuxent River. Selezionato come astronauta del Gruppo 3 nel 1963, volò con Conrad su Gemini 11.[5][6]

Originariamente il ruolo di pilota di Gemini 11 era stato conferito a Clifton Williams che tuttavia rimase ucciso nell'ottobre del 1967 quando il Northrop T-38 Talon su cui stava viaggiando si schiantò nei pressi di Tallahassee.[7] Quando venne formato l'equipaggio, Conrad avrebbe voluto con sé Alan Bean, un suo ex studente alla scuola di piloti collaudatori, ma Deke Slayton, direttore delle operazioni degli equipaggio di volo, lo informò che non era disponibile a causa di un incarico all'Apollo Applications Program. Dopo la morte di Williams, Conrad chiese di nuovo che gli fosse assegnato Bean, e questa volta Slayton dovette assecondarlo.[8] Bean, 37 anni al momento della missione, si era laureato all'Università del Texas nel 1955 in ingegneria aeronautica. Anche lui pilota della marina, venne selezionato come astronauta insieme a Gordon nel 1963 e la missione Apollo 12 rappresentò la sua prima esperienza nello spazio.[5][9] I tre membri dell'equipaggio dell'Apollo 12 avevano svolto il ruolo di equipaggio di riserva della missione Apollo 9 nel 1969.[10]

Equipaggio di riserva e di supporto modifica

Ruolo Astronauta
Comandante David Scott
Pilota del CSM Alfred Worden
Pilota del LM James Irwin

L'equipaggio di riserva dell'Apollo 12 era composto da David Scott nel ruolo di comandante, Alfred Worden pilota del modulo di comando e James Irwin pilota del modulo lunare; questi divennero successivamente l'equipaggio della missione Apollo 15.[11]

Per ogni missione dei programmi Mercury e Gemini veniva nominato un equipaggio principale e uno di riserva. Per il programma Apollo, su proposta del comandante dell'Apollo 9 James McDivitt, venne aggiunta una terza squadra di astronauti, conosciuta come equipaggio di supporto. A questi veniva demandato la stesura del piano di volo, delle liste di controllo e le procedure di base della missione. Inoltre, erano responsabili di assicurare che gli astronauti dell'equipaggio principale e di riserva fossero informati di eventuali modifiche. L'equipaggio di supporto sviluppava le procedure nei simulatori, in particolare quelle dedicate ad affrontare le situazioni di emergenza, cosicché gli equipaggi principale e di riserva si potessero allenare con i simulatori, permettendo loro di fare pratica e padroneggiarli.[12] Per l'Apollo 11, l'equipaggio di supporto fu composto da Gerald Carr, Edward Gibson e Paul Joseph Weitz.[13]

Centro di controllo missione modifica

Per quanto riguarda il personale del centro di controllo missione, i direttori di volo furono Gerry Griffin, primo turno, Pete Frank, secondo turno, Clifford Charlesworth, terzo turno, e Milton Windler, quarto turno.[14] I compiti dei direttori di volo durante le missioni del programma Apollo potevano essere riassunti in una frase: "Il direttore di volo può intraprendere qualsiasi azione necessaria per la sicurezza dell'equipaggio e il successo della missione."[15] I capsule communicator (CAPCOM), ovvero gli astronauti a terra incaricati di tenere il contatto radio con l'equipaggio, furono Scott, Worden, Irwin, Carr, Gibson, Weitz e Don Lind.[16]

Preparazione modifica

Scelta del sito di allunaggio modifica

 
Luogo di allunaggio di Apollo 12 e della successiva missione Apollo 14

Il processo che portò alla scelta del sito di allunaggio per l'Apollo 12 venne fortemente influenzato dalla scelta di quello per l'Apollo 11. Vi erano state rigide regole per selezionare i possibili siti di allunaggio per la missione comandata di Armstrong e in questi l'interesse scientifico non rappresentava un fattore importante: dovevano essere vicini all'equatore lunare e non alla periferia della porzione di superficie lunare visibile dalla Terra; dovevano essere relativamente lisci e senza grossi ostacoli lungo il percorso che il modulo lunare (LM) avrebbe sorvolato per raggiungerli, la loro idoneità doveva essere confermata dalle fotografie ottenute delle sonde Lunar Orbiter. Inoltre era auspicabile la presenza di un altro sito adatto poco più a ovest nel caso in cui la discesa avesse avuto dei ritardi o il sole fosse sorto troppo in alto nel cielo nel sito originale per le condizioni di illuminazione desiderate. Dal momento che l'Apollo 12 avrebbe tentato il primo sbarco lunare nel caso che Apollo 11 avesse fallito, entrambi i gruppi di astronauti si addestrarono per gli stessi siti.[17]

Con il successo dell'Apollo 11, inizialmente si pensò di far allunare l'Apollo 12 i un sito posto più ad ovest del Mare della Tranquillità, il sito di Apollo 11, nel Sinus Medii. Tuttavia, il coordinatore della pianificazione della NASA Jack Sevier e gli ingegneri del Manned Spaceflight Center di Houston proposero un atterraggio abbastanza vicino al cratere in cui la sonda Surveyor 3 si era posata nel 1967 per consentire agli astronauti di prelevarne delle parti per riportarle sulla Terra. Dato che l'Apollo 11 aveva toccato la superficie della Luna diversi chilometri a distanza dal punto previsto, alcuni dirigenti della NASA temevano che anche l'Apollo 12 sarebbe atterrato abbastanza lontano da impedire agli astronauti di raggiungere la sonda e l'agenzia avrebbe colto un insuccesso. Tuttavia, la capacità di eseguire allunaggi precisi era un punto essenziale affinché il programma di esplorazione lunare potesse proseguire e, il 25 luglio 1969, il responsabile del programma Samuel Phillips designò quello che divenne noto come il "cratere Surveyor" come sito di atterraggio, nonostante l'opposizione unanime dei membri di due commissioni di selezione del sito.[18][19]

Addestramento modifica

Emblema della missione modifica

Mezzi e strumentazioni modifica

Veicolo di lancio modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Saturn V.
 
Il Saturno V viene portato verso la rampa di lancio, settembre 1969

Per Apollo 12 non vi furono modifiche significative al veicolo di lancio Saturno V,[20] modello SA-507, rispetto a quello utilizzato dalla precedente missione Apollo 11, a parte l'aggiunta di 17 sensori che ne portò il totale a 1 365.[21] L'intero veicolo, inclusa la navicella spaziale, pesava 2 942 790 kg al momento del lancio, un peso maggior rispetto ai 2 938 315 kg di Apollo 11. Da sola, la navicella di Apollo 12 pesava 49 915 kg, rispetto ai 49 735 kg della missione precedente.[22]

Dopo la separazione del modulo lunare, era previsto che il terzo stadio del Saturn V, l'S-IVB, dovesse essere inserito in orbita solare aiutato dalla gravità della Luna. A causa di un errore, l'S-IVB sorvolò la Luna a un'altitudine troppo elevata per raggiungere la velocità di fuga dalla Terra e, dunque, rimase in un'orbita terrestre semi-stabile fino a quando non riuscì finalmente ad uscirne nel 1971 ma poi fece ritorno nell'orbita terrestre 31 anni dopo. Ciò venne scoperto dall'astronomo dilettante Bill Yeung che gli conferì la designazione provvisoria J002E3 prima che fosse riconosciuto come un oggetto artificiale. Di nuovo in orbita solare nel 2021, potrebbe essere nuovamente catturato dalla gravità terrestre, ma non prima del 2040.[23][24] Gli S-IVB utilizzati nelle successive missioni lunari vennero fatti deliberatamente schiantare sulla Luna per creare eventi sismici che sarebbero stati registrati dai sismometri lasciati sulla Luna per fornire dati sulla struttura lunare.[25]

Navetta spaziale modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Navicella spaziale Apollo.
 
Il modulo di comando e di servizio di Apollo 12 durante un test, 30 giugno 1969

La navicella spaziale utilizzata da Apollo 12 era composta dal modulo di comando e di servizio 108 (CSM-108), dal modulo lunare 6 (LM-6), un sistema di fuga dal lancio (LES) e adattatore per il modulo lunare 15 (SLA-15). Il LES era dotato di tre motori a razzo in grado di portare in salvo il modulo di comando con gli astronauti in caso di interruzione della missione nei minuti successivi al lancio, mentre nell'adattatore SLA era collocato il modulo lunare fornendo un collegamento strutturale tra il rezzo Saturn V e il modulo.[26][27] Lo SLA era identico a quello dell'Apollo 11, mentre il LES differiva solo per avere a disposizione un sistema di accensione dei motori maggiormente affidabile.[20]

Al CSM era stato dato il nominativo Yankee Clipper, mentre il LM era stato chiamato Intrepid.[28] Questi nomi, relativi al mare, erano stati selezionati dall'equipaggio tra le diverse migliaia di proposte presentate dai dipendenti dei principali appaltatori dei rispettivi moduli.[29] George Glacken, un ingegnere di volo presso la North American Aviation, costruttore del CSM, propose Yankee Clipper poiché tali navi avevano "maestosamente navigato in alto mare con orgoglio e prestigio per una nuova America". Intrepid proveniva da un suggerimento di Robert Lambert, un progettista di Grumman, costruttore del LM, come evocativo della "risoluta determinazione di questa nazione per la continua esplorazione dello spazio, sottolineando la forza d'animo dei nostri astronauti e la resistenza alle difficoltà".[30]

Le differenze tra CSM e LM dell'Apollo 11 e quelli dell'Apollo 12, erano poche e minori.[20] Un ulteriore separatore di idrogeno era stato aggiunto al CSM per impedire al gas di entrare nel serbatoio dell'acqua potabile, poiché all'equipaggio della missione precedente l'idrogeno gassoso nell'acqua aveva provocato fastidi.[31] Altre modifiche includevano il rafforzamento dell'anello di recupero attaccato dopo l'ammaraggio, il che significa che i nuotatori che recuperavano il CM non avrebbero dovuto collegare un anello ausiliario.[32] Le modifiche al LM includevano una modifica strutturale che permetteva che i pacchetti di esperimenti scientifici potessero essere trasportati per il dispiegamento sulla superficie lunare.[33] Sono state aggiunte due amache per un maggiore comfort degli astronauti durante il riposo sulla superficie lunare e una telecamera a colori sostituì quella in bianco e nero utilizzata durante l'Apollo 11.[34]

ALSEP modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo Lunar Surface Experiments Package.
 
Il Passive Seismic Experiment dell'Apollo 12

Fasi principali della missione modifica

Lancio modifica

 
Decollo dell'Apollo 12 dal Kennedy Space Center, 14 novembre 1969

Alla presenza del presidente Richard Nixon, la prima volta che un presidente degli Stati Uniti in carica assisteva a un lancio spaziale con equipaggio,[35] e del vicepresidente Spiro Agnew,[36] l'Apollo 12 decollò come previsto alle ore 11:22:00 del 14 novembre 1969 (16:22:00 UTC) dal Kennedy Space Center. L'orario corrispondeva all'inizio di una finestra di lancio della durata di tre ore e quattro minuti che avrebbe permesso di raggiungere la Luna con condizioni di illuminazione ottimali nel punto di allunaggio pianificato.[37][38] Al momento del lancio, il cielo era completamente nuvoloso e piovoso e il razzo incontrò venti che arrivavano a soffiare a 280,9 km/h durante la salita, il più forte registrato in qualsiasi missione del programma Apollo.[39] La NASA aveva stabilito una regola che prevedeva di non autorizzare un lancio nel caso si fosse dovuto attraversare un cumulonembo, tuttavia si decise di non rispettarla in questa occasione.[40] Se la missione fosse stata posticipata, la successiva finestra di lancio sarebbe avvenuta il 16 novembre ma questa avrebbe previsto un allunaggio in un sito di riserva che non avrebbe permesso agli astronauti di visitare la sonda Surveyor; ma poiché la pressione dovuta alla scadenza per raggiungere l'obiettivo del primo allunaggio entro la fine dell'anno era svanita a seguito del successo dell'Apollo 11, la NASA avrebbe potuto aspettare fino a dicembre per cogliere la successiva opportunità di allunare nei pressi del Surveyor.[41]

Subito dopo la partenza da Cape Canaveral, esattamente a 36 secondi e mezzo e a 52 secondi dal lancio, come poi venne appurato solo alla fine della missione, il razzo Saturn V venne attraversato da due fulmini, generati dalla ionizzazione prodotta dal veicolo Saturn mentre attraversava l'alta atmosfera, scaricandoli a terra. Questo causò un transitorio di tensione che mise fuori uso tutte e tre le celle a combustibile: gli strumenti del Modulo di Comando andarono off-line e l'alimentazione elettrica passò automaticamente alle batterie back-up di emergenza che tuttavia permettevano un'autonomia di circa un'ora e non sopportavano i 75 ampere necessari per soddisfare le esigenze della navetta. I dati di telemetria ricevuti dal Centro di controllo missione erano confusi ma il razzo continuava correttamente la sua traiettoria poiché i malfunzionamenti non avevano compromesso il sistema di guida del Saturn V, che funzionava indipendentemente dal CSM. Agli astronauti era comparso un inaspettato messaggio di avvertimento e cautela, ma non erano in grado di capire cosa non andasse.[42][43][44]

 
Schermata originale di un computer del centro di controllo missione a Houston che mostra tutti i sistemi di Apollo 12 offline poco dopo essere stato attraversato da due fulmini

Quasi ogni sistema segnalava una disfunzione critica e il direttore della missione Gary Griffin, dopo aver consultato tutti gli esperti presenti, stava discutendo sulla procedura per intimare l'annullamento della missione che consisteva nell'espulsione della capsula traminte il Launch Escape System e il rientro di emergenza degli astronauti, quando uno dei controllori della missione (EECOM), John Aaron, ricordando una remota procedura usata per un'altra differente disfunzione che apparentemente però provocava lo stesso effetto, fece una chiamata dicendo "Flight, EECOM. Try SCE to Aux" ("Volo, qui EECOM. Provare SCE su AUX" - ovvero tentare di commutare un interruttore denominato SCE in posizione AUX).[43][45] Né il direttore della missione né gli astronauti capirono che cosa fosse da azionare e perché, con esclamazioni di sgomento mentre l'operatore ripeteva il consiglio scandendo bene le parole e poi le lettere più volte, fino a quando il pilota Alan Bean ricordò qualcosa di simile nelle simulazioni e riuscì a trovare l'interruttore; azionandolo sulla posizione AUX, tutti i sistemi tornarono in funzione senza manifestare malfunzionamenti significativi. Bean rimise in funzione le celle a combustibile e la missione poté continuare.[43][46][47] Una volta nell'orbita terrestre di parcheggio, l'equipaggio fece approfonditi controlli della navicella prima di riaccendere il terzo stadio S-IVB per immettersi nella traiettoria di inserzione lunare, stabilendo che i fulmini non avevano causato danni permanenti gravi.[48]

Gli esperti a terra inizialmente temettero che il fulmine avesse potuto danneggiare i bulloni esplosivi che aprivano il vano paracadute del Modulo di Comando. Tuttavia, venne deciso di non condividere questo timore con gli astronauti e di continuare con il piano di volo previsto poiché non ci sarebbe stato alcun modo di prevenire una tale evenienza.[49] Alla fine i paracadute si aprirono e hanno funzionato normalmente al termine della missione.[50]

Viaggio verso la Luna modifica

 
Fotografia della Terra scattata dall'equipaggio dell'Apollo 12 durante il viaggio verso la Luna

Dopo aver completato i controlli dei sistemi in orbita terrestre, eseguiti con la massima attenzione per via dei fulmini, a 02:47:22.80 dall'inizio della missione venne eseguita la manovra di inserzione in orbita translunare mettendo l'Apollo 12 in rotta verso la Luna. Un'ora e venti minuti dopo il CSM si separò dall'S-IVB, dopodiché Gordon eseguì la manovra di trasposizione, di attracco ed estrazione per congiungere il LM al CSM e separare il velivolo dall'S-IVB, con quest'ultimo che venne poi inviato verso l'orbita solare.[51][52] Un cambiamento rispetto a quanto era stato fatto durante l'Apollo 11 quando il motore SPS (Service Propulsion System) del Modulo di Servizio era stato acceso per allontanare la navetta dall'S-IVB.[53]

Poiché si temeva che il LM potesse essere rimasto danneggiato dai fulmini, Conrad e Bean vi entrarono già il primo giorno per verificarne lo stato, prima del previsto, non riscontrando comunque problemi. Alle 30:52.44.36 è stata effettuata l'unica correzione di rotta necessaria durante il viaggio verso la Luna, posizionando il velivolo su una traiettoria ibrida, a ritorno non libero. Le precedenti missioni con equipaggio indirizzate all'orbita lunare prevedevano una traiettoria di ritorno libero che avrebbe consentito un facile ritorno sulla Terra se il motore della navetta non si fosse acceso per frenarla e immetterla nell'orbita lunare. L'Apollo 12 è stata quindi la prima navicella spaziale con equipaggio a utilizzare una traiettoria ibrida di ritorno libero, la quale richiedeva un'ulteriore accensione del motore per tornare sulla Terra, ma che poteva essere eseguita anche dal sistema di propulsione del modulo di discesa (DPS) del Modulo Lunare nel caso che l'SPS del Modulo di Servizio non avesse funzionato. L'uso di una traiettoria ibrida permetteva una maggiore flessibilità nella pianificazione della missione che consentì, ad esempio, all'Apollo 12 di raggiungere il punto di allunaggio previsto nei tempi previsti decollando di giorno.[54] La scelta di una traiettoria ibrida comportò anche che l'Apollo 12 impiegasse 8 ore in più per passare dalla manovra di iniezione translunare all'orbita lunare.[55]

Orbita lunare e allunaggio modifica

 
Il modulo lunare Intrepid sopra la Luna fotografato da Gordon a bordo del modulo di comando Yankee Clipper.

L'Apollo 12 si inserì in un'orbita lunare 315,2 x 114,2 km grazie ad una accensione del motore SPS di 352,25 secondi effettuata a 83:25:26,36 dall'inizio della missione. Durante la prima orbita lunare gli astronauti fecero una trasmissione televisiva in cui vennero prodotte immagini di buona qualità della superficie lunare. Durante la terza orbita venne effettuata un'ulteriore accensione del motore per circolarizzare l'orbita della navicella portandola 122,4 x 101,1 km; terminata questa iniziarono i preparativi per la discesa verso la luna. Il CSM e il LM si sono separarono alle 107:54:02.3; mezz'ora dopo venne data una spinta al CSM per separare le due navette.[56] Questa accensione di 14,4 secondi di alcuni motori del sistema RCA del CSM ebbe la finalità di garantire una distanza di 4,1 km tra la due navette nel momento in cui il modulo lunare avrebbe a sua volta acceso il suo motore per spostarsi su un'orbita più bassa in preparazione allunaggio.[57]

Il sistema di propulsione di discesa del LM venne quindi acceso per 29 secondi a 109:23:39.9 dall'inizio della missione per spostare il mezzo nell'orbita inferiore, da cui iniziò la discesa azionata di 717 secondi verso la superficie lunare a 110:20:38.1 dall'inizio della missione.[56] Conrad era stato addestrato ad aspettarsi che uno schema di crateri noto come "il pupazzo di neve" fosse visibile quando il velivolo avesse iniziato il "beccheggio", con il cratere Surveyor al centro, ma temeva che non sarebbe stato in grado di vedere nulla di riconoscibile. Invece, rimase stupito nel vedere che il pupazzo di neve si trovava proprio dove avrebbe dovuto essere, il che significava che si trovavano sulla rotta corretta. Assunse quindi il controllo manuale, come aveva fatto nelle simulazioni, per indirizzare il modulo lunare verso un'area nei pressi del cratere Surveyor, soprannominata "Parcheggio di Pete", trovandola tuttavia più accidentata del previsto. Dovette, quindi, manovrare[58] facendo poi atterrare il LM alle 06:54:36 UT del 19 novembre 1969 (a 110:32:36.2 dall'inizio della missione), a soli 163 metri dalla sonda Surveyor.[59] Con ciò uno degli obiettivi della missione era stato raggiunto, ovvero eseguire un atterraggio di precisione vicino a Surveyor.[60]

 
Il luogo dell'allunaggio dell'Apollo 12

Le coordinate lunari del luogo di allunaggio furono 3°00′44.6″N 23°25′17.65″E / 3.01239°N 23.42157°E3.01239; 23.42157.[61] L'atterraggio causò un getto di sabbia ad alta velocità contro la sonda Surveyor; successivamente fu stabilito che questo getto aveva rimosso comunque più polvere di quanta ne fosse giunta al Surveyor, infatti la sonda era ricoperta da uno strato sottile che le conferiva una tonalità marrone chiaro, come osservato dagli astronauti, mentre ogni sua porzione esposta al getto di sabbia prodotto dal LM risultava del colore bianco originale grazie alla rimozione della polvere lunare che si era accumulata.[62]

Attività sulla superficie lunare modifica

 
Bean si prepara a mettere il piede sulla superficie lunare

Quando Conrad, l'uomo più basso tra gli astronauti del tempo, mise piede sulla superficie lunare, le sue prime parole furono "Whoopie! Quello sarà stato piccolo per Neil, ma è un gran passo per me".[63] Questa non fu un'esclamazione improvvisata: Conrad aveva fatto una scommesso di 500 dollari con la giornalista e scrittrice Oriana Fallaci che avrebbe pronunciato queste parole, dopo che lei aveva chiesto se la NASA avesse istruito Neil Armstrong cosa pronunciare nel momento in cui metteva il piede sulla Luna. In seguito Conrad disse in un'intervista che comunque non aveva mai avuto dalla Fallaci i soldi vinti.[64]

Per migliorare la qualità delle immagini televisive della Luna, a bordo dell'Apollo 12 fu trasportata una telecamera a colori (anziché quella monocromatica che aveva avuto in dotazione l'Apollo 11). Sfortunatamente, quando Bean trasferì la telecamera nel luogo dove doveva essere installata (vicino al Modulo Lunare) inavvertitamente la puntò contro la luce diretta del Sole, distruggendo la superficie sensibile del tubo Vidicon. Così la copertura televisiva di questo evento venne interrotta quasi subito.[65][66]

 
Conrad accanto alla bandiera statunitense appena dispiegata

Dopo aver issato una bandiera statunitense sulla Luna, Conrad e Bean dedicarono gran parte del resto della prima attività extraveicolare (EVA) al dispiegamento dell'Apollo Lunar Surface Experiments Package (ALSEP) riscontrando, tuttavia, alcune difficoltà minori.[67] Innanzitutto Bean ebbe difficoltà a estrarre l'elemento combustibile al plutonio dell'RTG dal suo involucro protettivo e i due astronauti dovettero ricorrere ad un martello per eseguire l'operazione. Alcuni degli esperimenti contenuti nell'ALSEP si rivelarono difficili da approntare, sebbene gli astronauti riuscirono a farlo in tutti i casi.[68] Oltre alla preparazione degli esperimenti Conrad e Bean si dedicarono alla raccolta di altri campioni. La prima EVA durò 3 ore, 56 minuti e 3 secondi.[69]

Erano state pianificate quattro possibili passeggiate geologiche da decidersi in base a dove il modulo lunare si fosse posato. Conrad lo aveva condotto l'aveva tra due di questi potenziali punti di atterraggio e durante la prima EVA e il riposo che seguì, gli scienziati a Houston misero insieme due degli itinerari in uno che sarebbe potuto essere percorso da Conrad e Bean dal loro punto di atterraggio.[67] Il percorso risultante assomigliava ad un cerchio approssimativo e quando gli astronauti uscirono dal modulo lunare circa 13 ore dopo aver terminato la prima EVA, la prima sosta fu al cratere Capo, a circa 91 metri dal modulo lunare. Lì, Bean notò che le impronte di Conrad mostravano materiale più leggero al di sotto, indicando la presenza di materiale espulso dal cratere Copernico, 370 chilometri a nord, qualcosa che gli scienziati speravano di trovare quando avevano esaminato le fotografie dall'alto. Dopo la missione, i campioni prelevati hanno permesso ai geologi di confermare la datazione dell'impatto che formò Copernico[70] a circa 810000000 di anni fa.[71]

 
Conrad di fianco alla sonda Surveyor 3

Gli astronauti hanno proseguito verso il cratere Bench e il cratere Sharp e oltre il cratere Halo prima di arrivare al cratere Surveyor, dove era atterrata la sonda Surveyor 3.[35] Temendo un appoggio insidioso o che la sonda potesse ribaltarsi su di loro, Conrad e Bean gli si avvicinarono con cautela, scendendo nel cratere poco profondo a una certa distanza e poi seguendo un contorno per raggiungerlo. Una volta che gli furono vicini poterono constatare che la sonda fosse stabile e il posizionamento solito, quindi ne raccolsero diversi pezzi, inclusa la telecamera, oltre a prelevare delle rocce già precedentemente studiate grazie alla riprese video. Conrad e Bean si erano procurati un timer automatico per le loro fotocamere Hasselblad e lo avevano portato con sé senza dirlo al Controllo Missione, sperando di scattare un selfie di entrambi con la sonda, ma quando arrivò il momento di usarla, non riuscirono a localizzarlo tra i campioni lunari che avevano già messo nel loro Hand Tool Carrier.[72] Prima di ritornare nelle vicinanze del modulo lunare, Conrad e Bean si recarono al cratere Block, all'interno del cratere Surveyor.[73] La seconda EVA durò 3 ore, 49 minuti e 15 secondi, durante i quali i due percorsero 1300 metri. Durante le attività extraveicolari Conrad e Bean si spinsero fino a 410 metri dal modulo lunare raccogliendo 33,45 kg di campioni.[74]

Attività in orbita lunare modifica

 
Gordon nel simulatore del modulo di comando

Ritorno modifica

 
Eclissi solare osservata dall'Apollo 12

Il 20 novembre Intrepid lasciò il suolo lunare seguendo le normali procedure e i due astronauti Conrad e Bean si riunirono a Gordon che stazionava in orbita. Il Modulo Lunare abbandonato impattò contro la Luna un'ora dopo nel luogo di coordinate lunari 3,94 S, 21,20 W e fu registrata la lieve onda sismica. Dopo un'ulteriore rotazione attorno al satellite, durante la quale scattarono numerose fotografie, il giorno seguente cominciarono con la fase di rientro verso la Terra. Nel viaggio di ritorno fu osservata un'eclissi di Terra del Sole; dopo 3 giorni Clipper arrivò in prossimità della fase di ammaraggio nel Pacifico, nella zona delle Samoa Americane.

Ammaraggio modifica

 
L'equipaggio dell'Apollo 12 poco dopo l'ammaraggio

Nell'impatto di ammaraggio, avvenuto alle 20:58 a 800 km a est delle Samoa, una videocamera da 16 mm sganciandosi dal suo supporto provocò una ferita al capo e una commozione cerebrale a Bean, che perse conoscenza senza subire gravi conseguenze; in seguito gli furono applicati 6 punti di sutura in fronte.

Il Modulo di Comando e l'equipaggio dell'Apollo 12 furono recuperati dalla portaerei statunitense USS Hornet e trasportati a Pago Pago dove per via aerea raggiunsero Honolulu con un cargo C-141.

La nave Hornet è oggi in esposizione in un museo ad Alameda, in California. Il Modulo di Comando è invece al Virginia Air and Space Center, a Hampton.

Esiti della missione modifica

Al ritorno dalla missione spaziale fu rinvenuto un batterio (precisamente uno Streptococcus mitis di origine terrestre), all'interno di una guarnizione del Surveyor 3, controllato durante una passeggiata spaziale. Secondo alcuni tale batterio è sopravvissuto per oltre due anni alle condizioni ambientali lunari[75], ma secondo altre fonti la sua presenza è dovuta alle improprie modalità di manipolazione dei materiali a terra, durante le analisi.[76]

Cimeli e carriera successiva degli astronauti modifica

Note modifica

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