Aquilegia barbaricina

specie di pianta della famiglia Ranunculaceae

Aquilegia barbaricina (Arrigoni & Nardi, 1977), comunemente nota come aquilegia di Sardegna, è una specie di pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, endemica della Sardegna[2].
È considerata un neoendemismo, ovvero una specie evolutasi in tempi relativamente recenti a causa dell'isolamento geografico, strettamente imparentata con la più comune Aquilegia vulgaris[3].

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Aquilegia di Sardegna
Aquilegia barbaricina
Stato di conservazione
Critico[1]
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni basali
OrdineRanunculales
FamigliaRanunculaceae
SottofamigliaThalictroideae
TribùIsopyreae
GenereAquilegia
SpecieA. barbaricina
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseMagnoliidae
OrdineRanunculales
FamigliaRanunculaceae
SottofamigliaThalictroideae
TribùIsopyreae
GenereAquilegia
SpecieA. barbaricina
Nomenclatura binomiale
Aquilegia barbaricina
Arrigoni & Nardi, 1977
Nomi comuni

Aquilegia di Sardegna

Etimologia

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L'origine del nome del genere (aquilegia) non è chiaro. Potrebbe derivare da Aquilegium (cisterna) o Acquam legere (raccoglitore d'acqua) per la forma particolare che ha la foglia nel raccogliere l'acqua piovana; come anche da aquilina (piccola aquila) a somiglianza dei rostri dell'aquila.
Resta comunque il fatto che il primo ad usare tale nome sia stato il Tragus (altro botanico del 1600), e quindi il Tournefort (Joseph Pitton de Tournefort 1656 - 1708, botanico francese) e definitivamente Linneo che nel 1735 sistemò il genere nella sua Polyandria pentagyna.

L'epiteto specifico barbaricina si rifà invece alla Barbagia, regione storica sarda nella quale questa pianta è diffusa.

Descrizione

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Portamento

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Il fusto ed i rametti sui quali si sviluppano le inflorescenze sono eretti e possono raggiungere una lunghezza variabile tra i 30 ed i 50 centimetri.

Le foglie sono organizzate in rosette basali, bipartite o tripartite, dalla forma cuoriforme o rombiforme e con i margini variamente lobati.

I fiori sono costituiti da due ordini, interno ed esterno, di 5 tepali tra i quali quelli interni assumono la forma di un cappuccio rovesciato entro il quale si trova il nettare. Il colore dei petali esterni è bianco, con le parti apicali verdastre e con sfumature lillà.

L'apparato radicale è costituito da un rizoma piuttosto grosso dal diametro variabile tra gli 8 ed i 15 millimetri sul quale si innestano le foglie basali.

Distribuzione e habitat

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È una pianta endemica della Sardegna. Un censimento risalente al 1992 ne segnalava alcune stazioni nelle montagne della Sardegna centrale, sul Monte Spada, nell'area del Gennargentu, ed in altre due località nei pressi di Orgosolo. Allo stato attuale sopravvive solo sul Monte Spada[3]. Il suo habitat naturale è rappresentato dalla macchia mediterranea e dalla vegetazione arbustiva delle zone umide ad altitudini comprese tra i 1.300 ed i 1.400 metri.[4]

Conservazione

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A causa della perdita dell'habitat e della raccolta indiscriminata Aquilegia barbaricina è classificata dalla IUCN Red List come specie in pericolo critico di estinzione[1].

La specie è stata inserita dalla IUCN nella lista delle 50 specie botaniche più minacciate dell'area mediterranea[3]. Allo stato attuale non esistono misure di tutela di questa specie, nonostante un progetto in tal senso del consiglio regionale sardo del 2006[5].

  1. ^ a b (EN) Camarda, I. 2006, Aquilegia barbaricina, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) Aquilegia barbaricina Arrigoni & E.Nardi | Plants of the World Online | Kew Science, su Plants of the World Online. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  3. ^ a b c Aquilegia barbaricina, su Top 50 Mediterranean Island Plants. URL consultato il 28 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2013).
  4. ^ Aquilegia barbaricina (PDF), su lnx.ondeweb.net. URL consultato il 23 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2021).
  5. ^ Consiglio regionale della Sardegna - Proposta di legge n.262/2006. Disciplina per la raccolta e la trasformazione delle piante officinali, Allegato C - Specie endemiche e rare presenti in Sardegna di cui è vietata la raccolta (PDF), su consiglio.regione.sardegna.it. URL consultato il 29 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).

Bibliografia

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  • (EN) The Top 50 Mediterranean Island Plants (PDF)[collegamento interrotto], Cambridge, IUCN, 2005, ISBN 2-8317-0832-X.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia, Bologna, Edagricole, 1982, p. 332, ISBN 88-506-2310-0.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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