Artico Di Prampero

militare italiano

Artico Di Prampero (Milano, 1º marzo 1907Monte Beshishtit, 10 marzo 1941) è stato un militare italiano. Pluridecorato Tenente di complemento del Corpo degli Alpini, fu comandante della 212ª Compagnia[2] del Battaglione “Val Tagliamento”[2] durante la Campagna di Grecia. Cadde in combattimento sul Monte Beshishtit nel marzo 1941, e fu decorato con Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Artico Di Prampero
NascitaMilano, 1º marzo 1907
MorteMonte Beshishtit, 10 marzo 1941
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
CorpoAlpini
Arditi
RepartoBattaglione “Val Tagliamento”, 8º Reggimento alpini, 3ª Divisione Alpina "Julia"
GradoTenente di complemento
GuerreGuerra civile spagnola
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Comandante di212ª Compagnia
[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Biografia modifica

Nato a Milano nel 1907,[3] figlio di Giovanni e di Bianca Dal Torso, in seno ad una nobile famiglia[1] di origine friulana, conseguì la laurea in scienze economiche e sociali presso l'Università “Cà Foscari” di Venezia.[3] Nel gennaio 1930 venne ammesso a frequentare la Scuola allievi ufficiali di complemento di Milano, ottenendo la nomina a sottotenente dell'8º Reggimento alpini nel luglio successivo.[3] Nel febbraio del 1931 fu congedato, ma venne promosso al grado di tenente nel 1935.
Grande amante della natura e della montagna fu ottimo sciatore. Giunse a buoni risultati alle gare internazionali di discesa del Canin del 1931 e del 1936 e sullo stesso percorso vinse la prima edizione del Trofeo C. Gilberti. Tra il 1934 e il 1937 trascorse molto tempo nella zona di Madesimo perfezionando la sua tecnica sciistica tanto che nel 1936 superò gli esami per Maestro di sci della F.I.S.I.[4]
Nel gennaio 1937, messo a disposizione della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale col grado di capomanipolo, partì volontario[3] per la Spagna. Fu comandante dapprima della 851ª bandera "Vampa", e poi della compagnia arditi dell'XI gruppo Camicie Nere "Liuzzi".[3] Rientrato in Patria decorato con una medaglia d'argento e due di Bronzo al valor militare[3] nel novembre 1938, nel marzo dell'anno successivo rientrò in servizio presso l'8º Reggimento alpini[3] col quale prese parte nell'aprile seguente alle operazioni di sbarco e di occupazione dell'Albania. Dopo un anno trascorso in Italia per una licenza straordinaria, ritornò in Albania alla vigilia[3] dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, assumendo il comando della 212ª Compagnia del Battaglione alpini “Val Tagliamento”.[3] Tra l'8 e il 10 marzo del 1941 fu impegnato nel respingere un violento attacco delle truppe greche operanti nel suo settore e venne ferito al viso.[2] Rifiutando il ricovero in ospedale, ritornò in prima linea, cadendo nel corso di un successivo attacco. Fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1]

La città di Udine ne ha onorato la memoria intitolandogli una via e il suo nome è stato dato ad una caserma situata nella stessa città. Anche una delle piste di sci situata sul Monte Lussari porta il suo nome.

Onorificenze modifica

«Comandante di una compagnia alpina, in numerose difficili azioni, con sereno ardimento e fede incrollabile sapeva trasfondere nei suoi alpini il più ardito spirito aggressivo. Durante un violento attacco nemico, benché ferito al viso, rifiutava ogni cura per rimanere alla testa del reparto dove più ferveva la lotta. Solo quando l’attacco era respinto si faceva medicare, ma non lasciava il comando della compagnia, malgrado l’ordine del medico di entrare in ospedale. Avendo il nemico ripreso l’attacco, ritornava in linea, ed ancora una volta, con indomito coraggio e spirito di sacrificio, reso più evidente dal sangue che gli arrossava le recenti bende, incitava i suoi alpini, riuscendo con nobile esempio a galvanizzare la resistenza ed a respingere l’avversario finché una granata ne stroncava la fulgida esistenza. Valoroso combattente di due guerre, magnifica figura di eroico soldato. Monte Beshishtit (Fronte greco), 8-10 marzo 1941
— Regio Decreto 2 ottobre 1942[5]
«Visto cadere un aereo nazionale oltre le nostre linee, prontamente occorreva per dirigere e concorrere, a malgrado violento tiro nemico, al salvataggio dell'aviatore ferito, che minacciava di essere preda delle fiamme dell'apparecchio incendiatosi. Comandante di compagnia partecipava con ardimento e valore ad aspro combattimento finché gravemente ferito si rammaricava solo di dover lasciare il campo di battaglia. Ufficiale già distintosi in precedenti combattimenti per senso del dovere e spirito di sacrificio. Zona di Alcañiz, 17-19 marzo 1938-XVI
«Comandante di plotone esploratori, durante un'azione offensiva, fatto segno il suo battaglione al fuoco improvviso di un nucleo avversario appostato in una boscaglia, lo attaccava risolutamente, coadiuvato da altro reparto, riuscendo a catturarlo. Già distintosi in precedenti combattimenti. Gondramendi, 10 maggio 1937
«Addetto ad un comando di gruppo di battaglioni, dopo essersi prodigato in precedenti due giornie due notti di aspro combattimento, in un momento eccezionale in cui ad un violento attacco terrestre si accoppiava ad un mitragliamento aereo, avvedutosi che una parte dei difensori della posizione accennavano ad indietreggiare, si lanciava audacemente avanti, ne rincuorava e ne raggruppava un forte nucleo e lo guidava valorosamente ad un riuscito contrassalto. Trijueque, 10-11-12 marzo 1937-XV
«Comandante di compagnia di rincalzo, già distintosi in altro combattimento, durante un violento attacco avversario che rompeva la linea dietro la quale trovavasi il suo reparto, di iniziativa con rapida manovra si portava sul fianco del suo battaglione minacciato proteggendone il fianco. Per la sua decisione e per la resistenza del suo reparto dava forte contributo al battaglione nel rendere vano il tentativo nemico. Zabresan, 9-10 dicembre 1940

Note modifica

  1. ^ a b c Lo Faso di Serradifalco 2000, p. 2.
  2. ^ a b c d Bianchi, Cattaneo 2011, p. 300.
  3. ^ a b c d e f g h i Bianchi, Cattaneo 2011, p. 301.
  4. ^ Le Alpi, vol.LX, anno 1940-41-XIX, n. 9-10 di luglio-agosto
  5. ^ Registrato alla Corte dei Conti lì 4 novembre 1942, Guerra, registro 41, pagina 208.

Bibliografia modifica

  • Andrea Bianchi, Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Andrea Bianchi, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Medagliere, Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-2-2.

Periodici modifica

  • Alberico Lo Faso di Serradifalco, La nobiltà italiana nella seconda guerra mondiale, in VIVANT, n. 6, Torino, Associazione per la Valorizzazione delle Tradizioni Storico Nobiliari, febbraio 2000, p. 2.
  • Raimondo Collino Pensa, Il patrizio che fu maestro di sci, in Lo Scarpone, n. 3, Milano, Club Alpino Italiano - sez. Milano, febbraio 1942, p. 3.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica