Battaglia del Monte Corno

battaglia della prima guerra mondiale

La Battaglia del Monte Corno fu una serie di eventi bellici della prima guerra mondiale sul monte allora noto come Corno di Vallarsa, una cima del massiccio del Pasubio, nel gruppo delle Prealpi Vicentine. Il monte fu teatro di due delle azioni più famose del conflitto: la cattura di Cesare Battisti e di Fabio Filzi e la conquista del monte stesso[1]. Il monte dopo le vicende belliche venne ribattezzato Monte Corno Battisti. Per le azioni di guerra svoltesi tra il 1916 e il 1918 sul monte Corno furono assegnate quattro delle dodici medaglie d'oro al valor militare concesse a combattenti del Pasubio e menzionate con apposita targa sulla Strada degli Eroi.[2]

Battaglia del monte Corno
parte della Guerra Bianca del fronte italiano della prima guerra mondiale
La cattura di Battisti e Filzi in un quadro di Hans Bertle (Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum - Innsbruck)
Data1916 - 1918
Luogomonte Corno di Vallarsa
EsitoVittoria italiana
Modifiche territorialiIl monte Corno di Vallarsa passa all'Italia
Schieramenti
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Cippi sul Monte Corno dedicati a Cesare Battisti e Fabio Filzi
Monumento al sottotenente degli alpini Luigi Casonato, caduto sul Monte Corno Battisti il 10 luglio 1916.

Eventi modifica

Cattura di Cesare Battisti e Fabio Filzi modifica

Durante la Strafexpedition del maggio 1916 il monte, in territorio italiano, venne conquistato dalle truppe dell'Impero austro-ungarico. La presenza di Cesare Battisti sembra fosse nota agli austriaci solo da luglio, forse in seguito alla resa di due alpini che descrissero il loro comandante (Battisti) come un fanatico che li avrebbe mandati tutti a morire. Nell'attacco che si sapeva imminente, fu così dato ordine di catturare i militari italiani e i loro ufficiali.[3]

La notte tra il 9 e il 10 luglio gli italiani tentarono un'offensiva per riconquistare il torrione che, per la sua posizione, permetteva di sorvegliare il Pasubio. Il battaglione di alpini Vicenza, guidato dal maggiore Carlo Frattola, conquistò la cima, ma i due battaglioni di fanteria 69° e 71° che avrebbero dovuto sostenere l'azione, a causa delle difficoltà del terreno non riuscirono a raggiungere la posizione. Durante gli scontri furono catturati il maggiore Frattola, Cesare Battisti, comandante la compagnia di marcia del Vicenza e Fabio Filzi.

Durante gli scontri cadde il sottotenente degli alpini Luigi Casonato, ricordato con un monumento posto dall'Associazione Nazionale Alpini sulla selletta Battistiaccanto alle steli di Battisti e Filzi.

Alla guida dell'azione, da parte delle truppe austriache, secondo alcune fonti, fu Bruno Franceschini, ma nel processo di Trento che si tenne già dal giorno successivo i responsabili della cattura risultarono il tenente Vinzenz Braun[4] con i bersaglieri Alois Wohlmuth[5] e Franz Strazligg[6]. Venne confermato che fu il corpo dei k.k. Landesschützen ad operare l'arresto ma le circostanze del riconoscimento dei due irredentisti sono controverse. La presenza di Franceschini in quelle ore è dimostrata da varie fonti,[7][8] e la figura del militare nato in Trentino e arruolato nell'esercito austro-ungarico fu oggetto immediatamente della propaganda di parte italiana e, in seguito, anche di quella di parte austriaca.[9][10][11]

Entrambi gli irredentisti furono processati e condannati con giudizio statario alla pena di morte per alto tradimento, soli due giorni dopo la cattura, nel castello del Buonconsiglio a Trento.

Conquista del monte il 10 maggio 1918 modifica

Sul monte Corno venne scavato un sistema di gallerie sotterranee per far saltare le posizioni nemiche in caso di necessità. Entrambi gli eserciti cercavano di ottenere informazioni da disertori e prigionieri e i comandi italiani progettarono di risalire la val Foxi da Raossi, per poter conquistare il monte nella notte fra il 9 e il 10 maggio.

 
Il monte Corno da quota 1801 occupata dagli austro-ungarici

L'azione ebbe un successo iniziale provvisorio quando le truppe d'assalto italiane riuscirono a conquistare la vetta, malgrado fosse svanito lo sperato effetto sorpresa. La 2ª compagnia, del 3º reparto d'assalto della 1ª Armata ottenne quanto preventivato, ma il grosso delle forze di fanteria a causa di enormi difficoltà naturali e di un equipaggiamento troppo pesante, non fu in grado di sostenere i reparti sulla vetta conquistata al nemico. La selletta avrebbe dovuto essere circondata dagli italiani, ma questo non avvenne mai. Il sottotenente Fulvio Bottari si era portato alla testa di quattro plotoni di Arditi seguito in tutto da circa trenta uomini, tra i quali tre graduati. L'osservatorio sullo sperone del monte divenne italiano e le forze austriache contarono venti morti e numerosi feriti, mentre per le forze italiane le perdite furono molto più contenute. Le comunicazioni tra i reparti italiani non furono precise e a un certo punto si pensò anche che l'azione fosse fallita.

Nelle ore seguenti vari rinforzi (il primo dei quali, nella tarda mattinata dello stesso giorno 10, costituito da sette fanti superstiti di una pattuglia di una trentina di uomini, provenienti dal Corno Sinistro), poterono essere man mano inviati sulla cima del Monte Corno, nonostante i numerosi tentativi di contrattacco successivamente operati da parte degli Austriaci. Dei contrattacchi, avvenuti fra il 12 e il 15 maggio, si ha in particolare testimonianza in tre comunicati successivi del Comando Supremo, che confermano come le posizioni del Corno fossero comunque ormai stabilmente in mano italiana.

Durante uno di questi contrattacchi nemici, tuttavia, una pattuglia di una ventina di austriaci riuscì a infiltrarsi in una porzione delle postazioni. Sopraffatta l'unica vedetta, presente all'imboccatura della galleria che portava sullo sperone del Monte, ritenuta postazione poco utile alle difese e perciò parzialmente sguarnita, il nemico vi si rifugiò, rifiutando poi di arrendersi.

Riconquista del Monte Corno il 13 maggio modifica

Fu questa particolare postazione che venne poi ripresa, il 13 maggio, dal Tenente Carlo Sabatini, con un'azione quindi ben distinta da quella precedente che aveva riguardato la conquista dell'insieme delle postazioni del Corno Battisti. L'azione del Sabatini, resa urgente dall'annuncio di un imminente arrivo del Generale Badoglio alla base, fu preannunciata dal medesimo Sabatini ai Comandi, che poterono perciò seguirla con i binocoli. Essa implicò la scalata in pieno giorno di un tratto di parete del Corno, su un versante caratterizzato da rocce friabili, che tuttavia permetteva di non essere visti dalle vedette nemiche. L'elevata rischiosità e la visibilità di questo gesto concorsero a una quasi immediata decisione di attribuirvi un'alta onorificenza sul campo.

Avendo prima citato la motivazione della medaglia d'argento concessa al Sottotenente Bottari, è importante riportare quindi quella attribuita al Tenente Sabatini, in via definitiva, per la medaglia d'oro che gli venne conferita sul campo.[12]

La motivazione recita:

«Primo sempre ai cimenti, personificazione vera delle più elette virtù militari, con alto spirito di abnegazione e magnifico ardire, con una scalata che ebbe del prodigioso poté primo, esempio ai quattro arditi che lo seguirono, sotto i vigili occhi delle vedette nemiche, audacemente piombare su numeroso presidio avversario, col quale ingaggiò violento corpo a corpo. Nessuno dei nemici fu salvo, i più furono uccisi e nella mischia rotolarono pei dirupi. Sei ne catturò, compreso l'ufficiale comandante del presidio. Fattosi poscia raggiungere da forte nucleo dei suoi, si affermò saldamente sulla posizione»

 
Corno Battisti, versante SE, da Obra

Dal diario dello stesso Sabatini si ricava una descrizione dell'azione[13]:

«La mattina del 13 avevo fatto esplorare dal Sergente Maggiore Degli Esposti un canalone che accedeva alla cima, ma era ritornato dichiarandolo impraticabile, perché sbarrato ad un certo punto da una parete a picco. La sera del 13 doveva giungere al Comando della Brigata Murge, S.E. il Generale Badoglio per assicurarsi se la cima fosse realmente nostra. Mi decisi dì provare ancora il canalone del mattino. Chiamai Degli Esposti ed alcuni arditi volontari. Si presenteranno in tre, Torri, Cataldo e Brancato della I Sezione Mitragliatrici. Erano le tre del pomeriggio, con un sole splendido. Mi affacciai alle feritoie dalle quali sarei uscito, si vedeva la Cima del Monte ad un centinaio di metri in alto, ed in basso più di mille metri di burrone. Lasciammo i moschetti, le cartucce, ci mettemmo cinque o sei petardi ciascuno nella casacca, il pugnale nel taschino della giubba e sù. Degli Esposti avanti, io dopo, appresso gli altri più un incognito che ci seguì per qualche metro poi tornò indietro, preso dalla paura delle vertigini. Gli osservatori tutti della Vallarsa erano stati avvisati con questa frase lanciata dal telefono: «guardate cosa succede a momenti sulla cima». Il canale per il quale salivamo, essendo formato dalle acque, offriva appigli friabilissimi, ai quali ci attaccavamo con la massima precauzione...»

La scalata ebbe successo. Le vedette vennero sorprese e sopraffatte, e così gran parte degli Austriaci che si erano asserragliati all'interno di alcune gallerie dell'osservatorio. Tuttavia dopo il primo assalto occorsero ancora cinque o sei ore affinché, grazie all'intervento di altri soldati, anche l'ultima resistenza venisse vinta.

 
Fregio a ricordo della 33º Compagnia Minatori e della 160º Compagnia Zappatori all'inizio del sistema sotterraneo. Oggi parte della via ferrata Franco Galli

Monte Corno: una posizione contesa sino alla fine delle ostilità modifica

Le posizioni del Monte Corno furono successivamente oggetto di una continua contesa, durata sino all'ultimo giorno di guerra: nonostante periodi, anche lunghi, di apparente assenza di attività militari di rilievo, ma che comunque sono stati costantemente caratterizzati da numerosi tentativi di conquista o riconquista da parte austriaca, con alterne fortune. Le vicende belliche, che nel corso finale della Grande Guerra hanno interessato il Monte Corno Battisti e il maggiore o minore rilievo assegnabile all’una piuttosto che all'altra di queste vicende, non possono essere ben valutate, se non inquadrandole in una pur breve e sintetica cronistoria. Qui, per semplificare, faremo riferimento ai Comunicati che i Comandi Supremi dei diversi contendenti hanno avuto cura di emanare; e in particolare a quelli di parte italiana, pur consapevoli del loro livello di relativa approssimazione, della loro tempestività e grado di dettaglio, della deformazione dell'informazione in essi contenuta, che doveva tener conto fra l'altro degli effetti producibili sul morale dell'esercito e della popolazione (oltre che delle informazioni che si volevano o meno far avere al nemico). Alcune parziali integrazioni ai Comunicati fanno qui riferimento al lavoro di studiosi, o all'apporto di documenti e testimonianze che più recentemente sin son resi disponibili.

Dai testi dei Comunicati del Comando Supremo emergono comunque le azioni di maggior e più evidente rilievo militare, condotte dagli Italiani e dagli Austriaci nel corso della Grande Guerra, nel tentativo di conquistare una posizione, caratterizzata da un'importanza tattico-strategica di grande rilievo, per la possibilità che dava di tenere sotto controllo le linee del fronte che dalla Vallarsa risalivano al Pasubio, e oltre. Questi comunicati evidenziano innanzitutto come questa importanza sia stata sempre ben presente ad entrambi i contendenti, come è ben documentato dalla continuità della contesa che si svolse attorno a quella posizione. Di particolare rilievo ed evidenza, per tutto l'ultimo periodo del conflitto, è stato senz'altro il numero degli attacchi di significativa rilevanza che vi si concentrarono, condotti dagli Austriaci: ben quindici fra il mese di maggio e la fine di ottobre del 1918. Ciò a dimostrazione di come e al di là dei proclami il possesso del Monte Corno, italiano o austriaco che fosse, non venisse di fatto mai dato come qualcosa di definitivo, non più contendibile, da parte di nessuno.[14]

L'Austria è costretta ad arretrare, abbandonando in Vallarsa i forti di Valmorbia e Montassone. Ma nel 1916 le truppe austro-ungariche passano all'offensiva (la Strafexpedition), cercando di sfondare sul Pasubio e sull'Altipiano dei Sette Comuni. La nuova linea del fronte ritorna a passare in Vallarsa, da Valmorbia al Monte Spil e di qui al Monte Corno (che viene preso), la Bocchetta della Val Foxi, verso il Monte Cosmagnon e il Pasubio. Il Monte Corno diventa posizione strategicamente rilevante come osservatorio austriaco, da cui si dominano le valli e le catene montuose circostanti. Di qui gli sforzi successivi, da parte italiana, per riconquistarlo, con azioni preliminari che portano alla conquista del Monte Trappola e di Cima Alta, antistante la vetta del Monte Corno.[15]

In uno studio redatto in occasione di una mostra sulla Grande Guerra nella Valle dell'Adige, preparata per il 2016/17 dalla Biblioteca del Comune di Marano di Valpolicella[16], Roberta Andreatta chiarisce tuttavia che si tratta di due attacchi alla vetta del monte, portati fra le notti del 3 e del 4 luglio, entrambi tuttavia sventati dagli Austriaci.[17]

Val qui la pena notare come in occasione di questa azione, non diversamente da quanto avverrà poi il 10 maggio del 1918, era previsto che la cima del Monte Corno venisse assalita sia da truppe capaci di sviluppare un attacco veloce (in questo caso gli alpini di Cesare Battisti), sia dalla fanteria con compiti di accerchiamento delle posizioni nemiche e di consolidamento. Il 10 luglio del 1916 il fallimento del programma e la cattura del Battisti e di Fabio Filzi, sono in gran parte addebitabili al mancato intervento, a causa di difficoltà di terreno riscontrate nella salita dalla Val Foxi, da parte appunto della fanteria.[16] E come si è visto precedentemente, anche nell'azione del 10 maggio del '18 il mancato intervento della fanteria, pur esso programmato a seguire quello delle truppe d'assalto, ebbe un suo peso.[18]

In questo periodo vengono rafforzate le posizioni raggiunte, fortificando il Monte Trappola sul versante prospiciente il Monte Corno e il Monte Spil, curando anche la realizzazione di mulattiere di raccordo e la costruzione di baraccamenti e depositi nelle retrovie. Andreatta fa notare che è a partire da allora che comincia ad affacciarsi nella mente degli alti comandi l'idea di minare e far saltare il Monte Corno, come unica o migliore soluzione da adottare.[16][19]

Fra la fine del 1916 e i primi mesi del 1918, e in particolare con Caporetto, gli Austriaci rioccupano quindi stabilmente la vetta del Monte Corno, anche se la distinzione esistente fra Cima Italiana e Cima Austriaca, situate a “distanza di voce“, testimonia in pratica del succedersi di azioni di disturbo, di attacchi e contrattacchi di piccola entità, che l'archivio centrale non può registrare. Il lungo intervallo di tempo che si registra fra il comunicato del 13 ottobre 1916 e quello dell'11 maggio 1918, è caratterizzato da una, “… stabilizzazione del fronte nella bassa e media Vallarsa che richiese il mantenimento e il vettovagliamento di migliaia di soldati“(cit.). Ma va ricordato che l'inverno a cavallo del'16 e del'17 fu registrato come il più duro del secolo, con un innevamento abbondantissimo che causò numerose valanghe e migliaia di morti da ambo le parti. Tuttavia fra la fine del 1917 e l'inizio del'18, prima da parte Austriaca e poi da parte Italiana (questi ultimi risalendo le viscere della montagna dalla base, mediante una galleria elicoidale), si lavorò intensamente per realizzare un sistema di gallerie di mina e contromina sul Monte Corno. Tutte queste opere rimasero però inutilizzate, anche se quelle di parte italiana erano ormai avanzatissime, poiché si temette che da parte Austriaca si fosse in grado di anticipare i tempi del brillamento della contromina. Da una recente pubblicazione come "Guerra di mine", edita nel 2018 dalle Edizioni Guido Rossato e curata da Claudio Gattera e Alberto Bosa, e fondata su testimonianze e memorie originali di ufficiali della 33ª Compagnia Minatori del 5º Reggimento Genio, risulta più precisamente che i preparativi per il brillamento della mina italiana, di grande potenza distruttiva, furono completati entro il 9 Maggio 1918. Il tutto venne sospeso per la decisione di tentare invece la conquista diretta del monte.

Il 10 maggio 1918 si ha l'evento della conquista del Monte, cui abbiamo già dedicato ampio spazio. A seguire si ha un nutrito susseguirsi di Comunicati molto significativi.[20]

In conclusione sembra di poter affermare che[ricerca originale?], dopo il 10 maggio 1918, giorno ufficialmente riconosciuto come quello della conquista del Monte Corno, secondo quanto affermato sia dai comunicati del Comando Supremo, sia dalla motivazione della medaglia d’argento concessa al Sottotenente Fulvio Bottari, il controllo completo italiano della posizione venga parzialmente meno nella notte compresa fra il giorno 11 e il 12 maggio; e ciò sino alla riconquista della vetta (servita da gallerie separate da quelle, sempre austriache, poste ad un livello inferiore), riconquista iniziata il pomeriggio del 13, ma conclusa solo nella prima mattina del 14. Curiosamente al Comunicato italiano del giorno 11, che segnala la conquista del Monte Corno, corrisponde un Comunicato di segno del tutto opposto da parte austriaca, che rivendica il permanere del proprio possesso del monte. A spiegazione di questa contraddizione si potrebbe qui azzardare una ipotesi[ricerca originale?]: la rioccupazione da parte degli Austriaci della postazione della vetta del Monte Corno (l'osservatorio), avviene in realtà nella notte fra i giorni 10 e 11; e a causa dell'essere le truppe italiane asserragliate all'interno delle gallerie del livello inferiore, non comunicanti con quelle della vetta, non ci si accorse, se non più tardi, della presenza degli Austriaci, che avevano agito di sorpresa sopraffacendo l'unica sentinella di guardia all'ingresso. Quindi la segnalazione al proprio Comando sarebbe così avvenuta solo a Comunicato italiano già pubblicato, del giorno 11 Maggio. Più in generale, qualcosa di egualmente serio avvenne attorno al 27 luglio, quantomeno sotto il profilo puramente tattico, se non della durata della presenza austriaca, che fu probabilmente più limitata, comportando una solo parziale occupazione delle trincee. Più interessante è comunque quanto risulta dalle testimonianze riportate da Gattera e Bosa (op.cit), cioè che la vetta del Monte Corno fu oggetto di altri episodi che ne comportarono la perdita e la successiva rioccupazione. Ciò almeno sintantoché, verso la fine del mese di Luglio, non venne realizzato il completo collegamento dei diversi livelli di galleria italiane e austriache, compreso l'accesso alla vetta del monte dall'interno.

Risulta comunque evidente che i Comunicati dei Comandi Supremi non potevano restituire in tempo reale e in modo compiuto l'evolversi, spesso molto rapido, delle situazioni militari locali al fronte. Essi perciò non ne restituiscono neppure tutta la complessità e, in definitiva, tutta la verità che può essere invece riscoperta solo con un lavoro paziente di ricostruzione analitica dei fatti, su basi documentali.

In realtà, dall'insieme delle informazioni raccolte attraverso i Comunicati e da altri documenti e studi, ciò che emerge è l'immagine di una condizione di costante provvisorietà e precarietà, dovute probabilmente anche alla presenza, sino alla fine della guerra, sia di postazioni di mitragliatrici pesanti che di bombarde sulla quota 1801, mai conquistata dagli Italiani. Si trattò senz'altro di una vera "spina nel fianco", poiché da lì si dominavano le trincee della Selletta e del Corno, in aggiunta alla presenza di artiglierie austriache sul Monte Testo, oltre che degli acquartieramenti di truppe attorno alla non lontana Malga Zocchi. Nel novembre del 1918, con la fine delle ostilità le truppe italiane che varcarono la Selletta raggiunsero quota 1801, trovandola abbandonata da poco dagli austriaci.

Un po' paradossalmente, sembrerebbe quasi di dover affermare che[ricerca originale?] di conquista definitiva si debba parlare, come di cosa sancita solo a pace fatta. Restituendo in questo modo dignità e valore al di là del significato degli episodi salienti di cui si è detto e del nome dei loro protagonisti, a tutte le persone che, in modo più oscuro ed anonimo, ma egualmente indispensabile, hanno da entrambe le parti conteso continuamente quei luoghi, lasciandovi la vita, o rimanendo feriti e spesso invalidi, o riportando comunque tracce indelebili nella memoria, tracce, che si è cercato forse di dimenticare, di un periodo della propria giovanissima vita, che avrebbe potuto essere ben spesa anche in altro modo. Ma cercando comunque di non dimenticare, dove possibile uno per uno, tutti quei loro compagni che, sia il 10 maggio che il 13 maggio del 1918, hanno dato un contributo indispensabile per ottenere quei risultati, che sono anche collettivi, rimanendo tuttavia in gran parte anonimi.

Per questo è importante qui ricordare sulla base di documenti e testimonianze disponibili presso Il Museo di Rovereto[21], alcuni nomi dei partecipanti all'azione del 10 maggio, che in particolare affiancarono il Sottotenente Bottari nella conquista del Monte Corno, e che furono a suo tempo rintracciati: così come, del resto, sono già stati nominati alcuni di coloro che affiancarono il Sabatini nell'azione successiva. Citiamo quindi il Sottotenente Pietro Bastia (che morirà sul Basso Piave durante la Battaglia del solstizio), il Sottotenente Giovanni Comolli, l'Aiutante di Battaglia Enrico Levati, il Sergente Maggiore Vitalino Bertogliatti, il Capitano Maggiore Mario Mortari (gravemente ferito sul Monte Corno), il Caporale Carlo Conti, gli Arditi Luigi Pogliaghi, Eugenio Poiano, Umberto Antostini, Augusto Bragantino, Vincenzo Mannoja, Giuseppe Melotto e Antonio Inardi.

Controversia storica modifica

La scoperta di nuovi documenti, il riesame di archivi e memorie anche famigliari, il confronto con quanto pubblicato o di dominio comune ha permesso a partire dagli ultimi decenni del XX secolo la riconsiderazione di alcune ricostruzioni storiche. Sotto il profilo militare la conquista del Monte Corno nel maggio del 1918 fu importante perché la posizione permetteva agli austriaci di controllare i movimenti delle truppe italiane e quindi di indirizzare in modo più preciso il tiro delle proprie artiglierie. Sul piano simbolico era rilevante perché due anni prima vi erano stati catturati Cesare Battisti e Fabio Filzi.

Alcune delle versioni di parte italiana sulla conquista del maggio 1918 propongono la data del 13[22] mentre altre le giornate del 12 e del 13.[23] Versioni austriache parlano di due date distinte, cioè 11 e 18 maggio.[24]

Anche nella motivazione della medaglia d'oro al valor militare assegnata all'ufficiale degli Arditi Carlo Sabatini, a cui si accredita il merito dell'azione di conquista del monte, è riportata la data del 13 maggio.[25]

Nell'autunno del 2014 è stata tuttavia depositata presso l'archivio del Museo storico italiano della guerra di Rovereto una documentazione in possesso della famiglia del sottotenente Fulvio Bottari, un altro ufficiale degli Arditi, a suo tempo prodotta a sostegno di un ricorso presentato agli organi competenti, ricorso accolto favorevolmente e sancito dal Regio Decreto del 2 giugno 1921[26] con modifica della motivazione della succitata medaglia del Ten. Sabatini, ove viene soppresso il passaggio, “… pose piede per primo sulla insidiosa e inaccessibile vetta di Monte Corno.”. Sia la revisione della motivazione, sia la documentazione di cui si è detto, stabiliscono in via definitiva il ruolo importante rivestito dal sottotenente Bottari, che alla testa di un piccolo gruppo di arditi conquistò Monte Corno alcuni giorni prima di quanto ritenuto.

L'azione e la data devono infatti essere anticipate, e da riferirsi al giorno 10 maggio 1918. A conferma valgono - oltre i resoconti di corrispondenti dal fronte di vari giornali del tempo, o quanto illustrato da riviste popolari dell'epoca - sia la motivazione della medaglia d'argento assegnata al Sottotenente Bottari

«In pieno giorno, dopo avere superato difficoltà di terreno, con un nucleo di arditi assaliva le posizioni di Monte Corno e, dopo intensa lotta a corpo a corpo, riusciva a catturare l'intero presidio. Rimaneva con pochi soldati sotto intenso bombardamento a guardia della posizione conquistata»

sia il Comunicato dello Stato Maggiore dell'11 maggio, firmato da Armando Diaz - che recita:

«11 maggio 1918,
In Vallarsa, nella notte del 10, reparti di fanteria e d'assalto, dopo vivace lotta, condotta con grande ardimento, tolsero al nemico l'aspra e ben munita cima di Monte Corno; catturando oltre 100 prigionieri, due cannoni, quattro mitragliatrici ed abbondante materiale»

Importante infine il rapporto contenuto nelle Notizie Militari (Complemento al Notiziario Giornaliero), a cura del Comando Supremo-Ufficio Operazioni e in data 31 maggio 1918, con un resoconto dettagliato di quanto accadde fra il giorno 9 e il giorno 13.[27]

Note modifica

  1. ^ Monte Corno di Vallarsa, su esercito.difesa.it.
  2. ^ Giancarlo Mauri, Monte Pasubio (PDF), su terredelmediterraneo.org. URL consultato il 3 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2011).
  3. ^ Cesare Veronesi, pp. 91-93.
  4. ^ Atti del processo, K1796/16 / atto 8.
  5. ^ Atti del processo, K1796/16 / atto 9.
  6. ^ Atti del processo, K1796/16 / atto 10.
  7. ^ Gattera.Greselin, p. 88.
  8. ^ Eroi della Grande Guerra: Bruno Franceschini, l'eroe del Monte Corno., su associazione-legittimista-italica.blogspot.it. URL consultato il 12 dicembre 2016.
  9. ^ Attilio MORI - Oreste FERRARI, BATTISTI, Cesare, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930. URL consultato il 12 dicembre 2016.
  10. ^ Silvana Casmirri, FILZI, Fabio, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1997. URL consultato il 12 dicembre 2016.
  11. ^ Luigi Sardi, Cesare Battisti e Franceschini, il non-rinnegato, su gelocal.it, Gruppo Editoriale L’Espresso, 9 marzo 2012. URL consultato il 12 dicembre 2016.
  12. ^ Motivazione che è rintracciabile sul sito Quirinale - Decorato Carlo Sabatini, o sul sito web del Nastro Azzurro
  13. ^ Carlo Sabatini e Roberto Roseano, Carlo Sabatini, Diario di Guerra 1915-1919, Roma, CreateSpace, 2018, ISBN 978-1-987646-27-6.
  14. ^ Volendo, per maggiore chiarezza e sintetizzandone i momenti storicamente salienti, partire dall'inizio delle ostilità ─ e limitandoci a citare (in corsivo) i testi originali dei Comunicati di parte italiana, con alcune notizie integrative ─ possiamo riportare quanto segue.24 MAGGIO 1915 = Le nostre truppe, prendendo ovunque l’offensiva, occuparono i seguenti punti: Forcella di Montazzo, Tonale, Ponte Caffaro, il terreno a Nord di Ferrara di Monte Baldo, Monte Corno, Monte Foppiano, sul versante Nord dei Lessini, Pasubio, Monte Battalen alle testate delle valli d’Agno Leogra, altri passi di Val Brenta. Vennero fatti parecchi prigionieri.
  15. ^ 5 LUGLIO 1916 = Nella giornata di ieri, dopo insistenti attacchi, i nostri alpini riuscirono a raggiungere la sommità di Monte Corno, a Nord Ovest del Pasubio.
  16. ^ a b c myPortal | Comune di Marano di Valpolicella, su www.comunemaranovalpolicella.vr.it. URL consultato il 25 luglio 2022.
  17. ^ 10 luglio 1916 = gli alpini del Battaglione Vicenza tentano un attacco alle posizioni del Monte Corno evidentemente riprese dal nemico, giungono in cima, ma un violento contrattacco degli austriaci li costringe a ripiegare: Cesare Battisti rifiuta di lasciare la cima e viene preso prigioniero.
  18. ^ 11 LUGLIO 1916 = Sul Pasubio conquistammo posizioni a Nord di Monte Corno, ma un violento contrattacco nemico riuscì in parte a ritogliercele. Prendemmo 34 prigionieri. 12 LUGLIO 1916 = Sulle pendici settentrionali del Pasubio si occuparono parte delle posizioni di Monte Corno sgombrate il giorno 10.
  19. ^ 9 SETTEMBRE 1916 = In Vallarsa la sera del 7, dopo intenso bombardamento, un forte reparto nemico assalì le nostre posizioni tra il Monte Spil e Monte Corno riuscendo ad irrompere in alcune nostre trincee. Un nostro vigoroso contrattacco le rioccupò in gran parte infliggendo gravi perdite all’avversario e prendendogli una ventina di prigionieri. 11 SETTEMBRE 1916 = Nella zona fra Vallarsa e la testata del torrente Posina, dopo preparazione delle artiglierie, ostacolata da fitta nebbia, le nostre fanterie espugnarono un forte trinceramento in fondo alla Valle di Leno, e tra Monte Spil e Monte Corno completarono la conquista delle trincee rimaste al nemico dopo il combattimento del 7. 13 OTTOBRE 1916 = Nella zona di Monte Pasubio respingemmo violenti attacchi tra Monte Spil e Monte Corno e lungo le pendici meridionali del Roite.
  20. ^ 11 MAGGIO 1918 = In Vallarsa, nella notte del 10, reparti di fanteria e d’assalto, dopo vivace lotta, condotta con grande ardimento, tolsero al nemico l’aspra e ben munita cima di Monte Corno; catturando oltre 100 prigionieri, due cannoni, quattro mitragliatrici ed abbondante materiale. 13 MAGGIO 1918 = La notte del 12, dopo intensa preparazione di artiglieria, il nemico attaccò le nostre nuove posizioni sul Monte Corno; arrestato col fuoco e contrattaccato dovette retrocedere con gravi perdite. 14 MAGGIO 1918 = Tentativi di attaccare nuovamente Monte Corno in Vallarsa vennero sventati col fuoco. 15 MAGGIO 1918 = Nostre batterie ricacciavano reparti che si avvicinavano a Monte Corno in Vallarsa. 18 MAGGIO 1918 = In Vallarsa, nelle prime ore di ieri, il nemico tentò invano, per la terza volta, di riprendere il Monte Corno conquistato dai nostri la notte sul 10 corrente. Due colonne nemiche di mitragliatrici e di lanciafiamme, fortemente appoggiate dall’artiglieria attaccarono le nostre posizioni. Presi sotto un efficace tiro di sbarramento e battute da raffiche di mitragliatrici e fucileria, dovettero ripiegare in disordine. Restarono nelle nostre mani due lanciafiamme, Il Monte Corno è in nostro saldo possesso. 24 LUGLIO 1918 = La lotta delle artiglierie, normali su tutta la fronte, si ravvivò a tratti in Val Lagarina, dove il nemico tentò anche un attacco locale sul Monte Corno, prontamente respinto. 27 LUGLIO 1918 = La notte sul 26 in Vallarsa un pattuglione d’assalto, dopo violenta preparazione d’artiglieria, riusciva a penetrare in una nostra trincea di Monte Corno, ma ne fu immediatamente respinto. 1º AGOSTO 1918 = A Monte Corno reparti nemici, che tentarono avvicinarsi, dopo intensa preparazione di fuoco, alle nostre linee, vennero sanguinosamente respinti per la vigilanza de’ difensori e per il pronto intervento dell’artiglieria. 5 AGOSTO 1918 = Tentativi di reparti nemici, di attaccare le nostre posizioni di Monte Corno fallirono sotto il fuoco. Qualche prigioniero restò nelle nostre mani. 9 SETTEMBRE 1918 = A Monte Corno, un tentativo di sorpresa nemica fu sanguinosamente sventato dalla nostra artiglieria e da reparti di Arditi, che inseguirono l’’avversario infliggendogli perdite. 14 SETTEMBRE 1918 = Sul Monte Corno nuclei avversari che, appoggiati da artiglieria, tentarono di avvicinarsi alla nostra linea, vennero nettamente respinti col fuoco. 21 SETTEMBRE 1918 = Tentativi di reparti di assalto avversario fallirono dinnanzi alle nostre linee di Monte Corno. 28 SETTEMBRE 1918 = In Vallarsa, la sera del 26, un grosso reparto d’assalto avversario attaccò, dopo intensa preparazione di artiglieria e di bombardamento, un nostro posto avanzato antistante alle posizioni di Monte Corno. Venne ricacciato in disordine dal nostro fuoco repressore. 16 OTTOBRE 1918 = La notte sul 15 un distaccamento avversario attaccò due volte la nostra posizione di Monte Corno in Vallarsa. Fu sempre respinto con gravi perdite. 20 OTTOBRE 1918 = A Monte Corno l’avversario tentò due attacchi, che furono nettamente arrestati dai nostri tiri di sbarramento. 24 OTTOBRE 1918 = Al Monte Corno un tentativo di attacco nemico, preparato da brillamento di mina, venne nettamente respinto.
  21. ^ Per quanto concerne gli avvenimenti del 10 Maggio 1918 e del periodo di guerra sino all'Armistizio, la ricostruzione dei fatti e le testimonianze scritte dell'epoca, cui si fa qui riferimento - unitamente a una rilettura e interpretazione più recenti - sono documentati nel dossier intitolato al Sottotenente Fulvio Bottari, presente nell'Archivio del Museo della Guerra di Rovereto.
  22. ^ Giorgio Rochat, p. 94.
  23. ^ Mario Rigoni Stern, p. 468.
  24. ^ Viktor Schemfil, p. 267.
  25. ^ Dettaglio decorato - SABATINI Carlo, su quirinale.it. URL consultato il 19 marzo 2018.
    «Primo sempre ai cimenti, personificazione vera delle più elette virtù militari, con alto spirito di abnegazione e magnifico ardire, con una scalata che ebbe del prodigioso poté primo, esempio ai quattro arditi che lo seguirono, sotto i vigili occhi delle vedette nemiche, audacemente piombare su numeroso presidio avversario. col quale ingaggiò violento corpo a corpo. Nessuno dei nemici fu salvo, i più furono uccisi e nella mischia rotolarono pei dirupi. Sei ne catturò, compreso l’ufficiale comandante del presidio. Fattosi poscia raggiungere da forte nucleo dei suoi, si affermò saldamente sulla posizione. M. Corno, 13 maggio 1918.»
  26. ^ Pubblicato sul Bollettino Ufficiale del Ministero della Guerra del 3 giugno 1921, dispensa 34, p. 1635
  27. ^ Notizie militari, pp. 3-6.

Bibliografia modifica

  • Enrico Acerbi, Le truppe da montagna dell'esercito austro-ungarico nella Grande Guerra 1914-1918, Novale di Valdagno, Gino Rossato Editore, 1991.
  • Lorenzo Baratter, Dagli Altopiani a Caporetto, prefazione di Mario Rigoni Stern, Luserna, Centro Documentazione Museo Luserna, 2007, SBN IT\ICCU\VIA\0216711.
  • Comando supremo. Ufficio operazioni, Attacco di Monte Corno di Vallarsa, in Notizie militari: (complemento al notiziario giornaliero), n. 2 (31 maggio 1918), Roma, 1918, pp. 3-6.
  • Claudio Gattera e Roberto Greselin, Salvare la memoria: Pasubio 1915-1918: graffiti della grande guerra nei campi di battaglia del Pasubio, Carega, Zugna, Vallarsa, Val Terragnolo, Val Posina, Monte Maio, fotografie di Valter e Luca Borgo, Novale, Rossato, 2008, ISBN 978-88-8130-110-2.
  • Piero Pieri, Cesare Battisti nella storia d'Italia, Trento, Temi, 1965, SBN IT\ICCU\SBL\0546799.
  • Mario Rigoni Stern (a.c.), 1915-1918: la guerra sugli Altipiani: testimonianze di soldati dal fronte, Vicenza, Neri Pozza, 2001, ISBN 978-88-7305-763-5.
  • Giorgio Rochat, Gli arditi della grande guerra: origini, battaglie e miti, Gorizia, Editrice goriziana, 1990.
  • Carlo Sabatini e Roberto Roseano, Carlo Sabatini, Diario di Guerra 1915-1919, Roma, CreateSpace, 2018, ISBN 978-1-987646-27-6.
  • Viktor Schemfil, 1916-1918: la grande guerra sul Pasubio, a cura di Gianni Pieropan, Milano, Mursia, 1996, ISBN 978-88-425-2109-9.
  • Cesare Veronesi, Dopo sessant'anni la verità sulla cattura di Cesare Battisti e la riabilitazione del cadetto Bruno Franceschini presunto delatore del martire trentino, in I Quattro Vicariati e le zone limitrofe, Antonio Zieger, Gianni Pieropan, Carlo Emilio Gadda, Franco Bandini, A. 20, n. 2 (dic. 1976), Ala, Grafiche Fontanari, Ala, tipografo trentino, 1976, pp. 91-99. URL consultato il 12 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).

Voci correlate modifica