Bruno Brusco

militare italiano, medaglia d'oro al valor militare

Bortolo Castellani (Verona, 1914Cheren, 18 marzo 1941) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale[2].

Bortolo Castellani
NascitaVerona, 1914
MorteCheren, 18 marzo 1941
Cause della morteCaduto in combattimento
Luogo di sepolturaCimitero militare di Cheren
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Granatieri
RepartoBattaglione alpini "Uork Amba"
Anni di servizio1936 - 1941
GradoSottotenente di complemento
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna dell'Africa Orientale Italiana
BattaglieBattaglia di Cheren
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Biografia modifica

Nacque a Verona nel 1914, figlio di Angelo e di Ismea Erculiana.[2] Dispensato dal prestare servizio militare di leva nel Regio Esercito, il 5 gennaio 1936 si arruolava volontario nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale inquadrato nel IV Battaglione CC.NN. (Camicie Nere) complementi, e il 30 dello stesso mese si imbarcava a Napoli per l'Africa orientale.[3] Dopo aver partecipato alle operazioni belliche nella guerra d'Etiopia nello Scioa fu collocato in congedo nell'aprile dello stesso anno per ragioni di lavoro stabilendosi all'Asmara, in Eritrea.[3] Richiamato in servizio attivo all'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, frequentò il corso allievi ufficiali di complemento da cui uscì con il grado di sottotenente di fanteria, assegnato al corpo degli alpini il 16 novembre dello stesso anno.[3] Destinato inizialmente al Comando delle Truppe dello Scioa, nel mese di dicembre fu trasferito battaglione alpini "Uork Amba", assegnato come terzo battaglione al 10º Reggimento "Granatieri di Savoia".[3]

Nel febbraio 1941 il battaglione alpini "Uork Amba" viene mandato a difendere la strategica piazza di Cheren attaccata dalla 4ª Divisione anglo-indiana.[3] Sul Monte Dologorodoc, chiave di volta della difesa di Cheren, il reparto oppose una durissima resistenza, anche se sottoposto ad intenso bombardamento d'artiglieria.[3] Piccoli contingenti del battaglione mantennero per ore la posizione contrastando le superiori forze anglo-indiane, e alla fine di 1.000 uomini ne sopravvissero solo 133.[3] Egli cadde in combattimento il 18 marzo 1941, nel corso della battaglia di Cheren, e fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] A Cison di Valmarino (Treviso) in una stele del "Bosco delle penne mozze " è racchiuso un pugno di terra sacra raccolta nel cimitero di Cheren,[N 1] calvario e tomba del battaglione alpini "Uork Amba".[3]

Onorificenze modifica

«Comandante di plotone fucilieri alpini, con l’esempio, perizia e coraggio concorreva all’occupazione dell’importantissima e munita posizione montana che teneva poi saldamente nonostante i ripetuti contrattacchi nemici. Pronunciatosi un forte attacco nemico, alla testa del proprio plotone partecipava ad una eroica e dura lotta di oltre due giorni concorrendo col proprio esempio ed indomito coraggio a stroncare la baldanza nemica. Successivamente, benché febbricitante, prendeva parte a nuova azione, riuscendo anche in tale occasione a dare prova di vero coraggio portando di slancio i propri uomini oltre i reticolati nemici. Benché colpito ad un braccio, incurante di se stesso, sempre alla testa del suo plotone ed al grido di « Forza Alpini », li trascinava alla lotta corpo a corpo col nemico sino a che colpito a morte cadeva eroicamente gridando « Viva l’Italia ». Fulgido esempio di valor militare e di attaccamento al dovere. Cheren (A.OJ.), 11 febbraio -18 marzo 1941.[4]»
— Decreto del Presidente della Repubblica del 28 febbraio 1952.

Note modifica

Annotazioni modifica

  1. ^ Il corpo del sottotenente Bruno Brusco fu recuperato nel maggio 1941 identificato dal maglione fatto dalla moglie Ida, in cui venne ritrovato il teschio di Bruno riconoscibile dalla dentatura e perché nella tasca interna dell'indumento si trovarono le foto della moglie Ida e delle figlie Mimma e Alberta.

Fonti modifica

  1. ^ Combattenti Liberazione.
  2. ^ a b c Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare 1965, p. 605.
  3. ^ a b c d e f g h Bianchi, Cattaneo 2011, p. 307.
  4. ^ Medaglia d'oro al valor militare Brusco, Bruno, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato l'11 luglio 2021.

Bibliografia modifica

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Andrea Bianchi, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Medagliere, Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-2-2.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 605.
  • Alberto Rovighi, Le operazioni in Africa Orientale giugno 1940-novembre 1941. Vol.1 Narrazione, Roma, Edizioni Ufficio Storico SME, 1995.
  • Alberto Rovighi, Le operazioni in Africa Orientale giugno 1940-novembre 1941. Vol.2 Documenti, Roma, Edizioni Ufficio Storico SME, 1995.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

  • Giuseppe Martelli, Bruno Brusco, su Noi Alpini. URL consultato l'11 gennaio 2022.
  • Brusco, Bruno, su Combattenti Liberazione. URL consultato l'11 gennaio 2022.