Ulderico De Cesaris

Ulderico De Cesaris (Spoltore, 22 dicembre 1889Spoltore, 2 ottobre 1972) è stato un militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della prima guerra mondiale.

Ulderico De Cesaris
NascitaSpoltore, 22 dicembre 1889
MorteSpoltore, 2 ottobre 1972
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1908-1923
GradoTenente colonnello
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Biografia

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Nacque a Spoltore, provincia di Pescara il 22 dicembre 1889, figlio di Giovanni e di Maria Camilla Dell'Elce.[1] Dopo aver compiuto gli studi secondari a Roma, nel 1908 si arruolò volontario nel Regio Esercito in forza al 42º Reggimento fanteria "Modena", e tre anni dopo, alla fine del 1911, partì per la Libia con il 34º Reggimento fanteria "Livorno". Con il grado di sergente maggiore, comandante di una pattuglia esploratori, ottenne un encomio solenne nel febbraio 1912 per i combattimenti di Tobruk.[1] Partecipò in seguito alla occupazione delle isole di Rodi e di Cos e rimpatriò nel 1913 perché ammesso a frequentare la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena.[1] Nominato sottotenente in servizio permanente effettivo nell'agosto 1914, fu destinato a prestare servizio presso il 18º Reggimento fanteria "Acqui" con il quale, il 24 maggio dell'anno successivo, entrò in guerra contro l'Impero austro-ungarico sul Basso Isonzo.[2] Fu il primo a guadare, nel giugno, con ardite pattuglie esploranti il torrente Torre, superando l'Isonzo verso Vermegliano.[1] Si offrì più volte volontario per aprire varchi nei reticolati nemici e primo a lanciarsi all'attacco, ottenendo un encomio solenne nel corso della prima battaglia dell'Isonzo dal comando della 14ª Divisione ed una medaglia d'argento al valor militare nel luglio 1915 alle Cave di Selz.[2] Venne decorato con una medaglia di bronzo al valor militare e una promozione per merito di guerra gli furono concesse per il valore dimostrato nelle azioni di Monte Sei Busi il 31 agosto e 1 settembre.[1] Divenuto capitano, nel febbraio 1916, al comando dell'8ª Compagnia del suo reggimento sulle alture a nord delle Cave di Selz, nei combattimenti del 27, 28 e 29 marzo fu insignito della seconda medaglia d'argento per conducendolo il suo reparto per ben tre volte all'attacco.[3] Per i successivi, durissimi combattimenti del mese di aprile, gli veniva conferita, con Regio Decreto del 19 novembre 1920, la medaglia d'oro al valor militare a vivente.[3]

Nell'aprile 1917 fu trasferito nel Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea dove rimase fino al 1919, prestando servizio prima nel IX Battaglione eritreo e poi nel presidio di Massaua come comandante.[1] Rientrato in Italia venne prima assegnato al Ministero della guerra del Regno d'Italia, e poi al Sottosegretariato per le pensioni di guerra.[1] Collocato, a domanda, in posizione ausiliaria nel 1924, e trasferito poi nella riserva, fu presidente dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci della provincia di Roma per molti anni.[1] Stabilitosi a Spoltore a partire dal 1924, intraprese una brillante carriera imprenditoriale. Fu promosso maggiore nel 1929 e tenente colonnello nel 1937.[1] Si spense a Spoltore il 2 ottobre 1972. Una via di Spoltore porta il suo nome.[1]

Onorificenze

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«Di eccezionale calma di fronte al nemico, diede tali esempi di fulgido valore personale in ripetuti combattimenti, di ardimento nell’eseguire ricognizioni, di iniziativa e di fermezza nel condurre il proprio reparto, da essere additato da tutta la divisione, ufficiali e soldati (di cui tre reggimenti per la loro condotta in quelle circostanze ebbero la bandiera decorata con la medaglia d’argento al valor militare) quale valoroso tra i valorosi. Ruda, 6 giugno 1915- Vermegliano, 19-21 luglio 1915 - Selz 6-22 aprile 1916. .[4]»
— Regio Decreto del 19 novembre 1920.[5]
«In molteplici occasioni dette brillanti prove di valore e singolare ardimento, riuscendo di efficace contributo al buon risultato delle operazioni. Selz, 30 giugno, 20 e 21 luglio 1915 – Vermegliano, 15 e 18 luglio 1915
«Seppe infondere nelle proprie truppe slancio mirabile e per tre volte le condusse all'attacco. Ardimentoso e tenace in combattimento. Selz, 27, 28 e 29 marzo 1916
«Condusse con mirabile ardimento e slancio la propria compagnia all'assalto di una trincea nemica che conquistò, facendone prigionieri tutti i difensori e catturandovi anche un'intera sezione di mitragliatrici col personale. Diede anche prova di grande valore, calma ed energia nell'apprestare a difesa, sotto un violento bombardamento avversario, la posizione conquistata e sostenendovi con buon successo diversi contrattacchi nemici. Valloncello di Selz, 22 aprile 1916
«Coadiuvò con ardite ed intelligenti ricognizioni l'iniziativa del comando della sua brigata intesa alla conquista di importante e difficile posizione. In due di esse catturò armi, munizioni, materiali vari e fornì precise ed essenziali notizie, recandosi poi - attraverso battutissima zona – a comunicarle ad altro reggimento, cui interessavano per l'imminenza dell'azione. Monte Sei Busi (quota 118), 31 agosto-1 settembre 1915
— Regio Decreto 8 marzo 1923.[6]

Annotazioni

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  1. ^ a b c d e f g h i j k Combattenti Liberazione.
  2. ^ a b Coltrinari, Ramaccia 2018, p. 39.
  3. ^ a b Coltrinari, Ramaccia 2018, p. 40.
  4. ^ Medaglie d'oro al valor militare sul sito della Presidenza della Repubblica
  5. ^ Registrato alla Corte dei conti addì 25 gennaio 1939, guerra registro 3, foglio 60.
  6. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficial, 1923, p. 3332. URL consultato il 3 febbraio 2023.

Bibliografia

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  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le medaglie d'oro al valor militare dal 1915 al 1916, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 152.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1916. L'anno d'angoscia: Dalla spedizione punitiva alla presa di Gorizia. Le “spallate” sull'Isonzo, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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