Castello di Pieve di Cadore

castello nel comune italiano di Pieve di Cadore (BL)

Il castello di Pieve di Cadore (anche noto come castello di Cadore) era un fortilizio di origini medievali situato a Pieve di Cadore, in provincia di Belluno. È uno dei due castelli raffigurati nello stemma del Cadore, insieme al Castello di Botestagno.

Castello di Cadore
Riproduzione del castello conservata alla Magnifica Comunità di Cadore
Ubicazione
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
CittàPieve di Cadore, località Monte Ricco.
Coordinate46°26′N 12°22′E / 46.433333°N 12.366667°E46.433333; 12.366667
Informazioni generali
TipoFortezza
StileMedievale
Inizio costruzioneAntecedente al X secolo[1]
Informazioni militari
Termine funzione strategicaMetà del XVIII secolo
Azioni di guerraBattaglia di Cadore
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Storia modifica

È il primo luogo fortificato di cui si ha notizia in Cadore e sorgeva su un'altura posta alla confluenza del Boite nel Piave. Sembra che il sito fosse frequentato sin dall'antichità come sede di un luogo sacro pagano.

La prima importante acquisizione territoriale dei da Camino, fu quella del Cadore nel 1135, per conto del patriarca di Aquileia Pellegrino di Ortenburg. Nel 1155, anno successivo al matrimonio fra Guecellone II e Sofia di Colfosco, erede delle contee di Zumelle e di Ceneda, anche il castello venne dato loro in feudo.

Da sempre sede della Magnifica Comunità Cadorina, dopo la dedizione alla Serenissima fu residenza del capitano del reggimento del Cadore. Fu particolarmente coinvolto negli eventi e antefatti della guerra della Lega di Cambrai: occupato nell'inverno del 1508 da una colonna imperiale comandata dal tirolese Sisto Von Trautson, fu riconquistato dai Veneziani e dai Cadorini, guidati da Bartolomeo d'Alviano, dopo la Battaglia di Rusecco del 2 marzo 1508 (nota anche come Battaglia di Cadore). Resistette per altri due anni a ripetuti assedi e, conquistato nei primi giorni di dicembre del 1511[2] dal maresciallo Regendorf agli ordini dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo, ritornò quasi subito sotto il controllo dei Veneziani. Durante l'occupazione gli imperiali saccheggiarono e incendiarono i paesi vicini e requisirono gli Statuti cadorini.

La Battaglia di Cadore fu rappresentata dal Tiziano nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, ma l'affresco andò distrutto nell'incendio del 1577.

Cessate le sue funzioni militari, specie dopo la caduta di Venezia, il castello cadde in rovina. Sui suoi resti fu costruita la batteria Castello, fortilizio risalente alla fine dell'Ottocento e mai utilizzato.

Architettura modifica

 
Ricostruzione del castello, tratta dal manoscritto “Il Castello di Pieve ed altre Memorie storiche del Cadore”

Secondo le vecchie raffigurazioni, il castello si articolava su due piani e le mura, di perimetro quadrangolare, davano per tre lati su un precipizio, mentre a nord-ovest si trovava l'ingresso. Al piano terra, nell'ala nord, stavano le prigioni e le cantine, mentre dalla parte opposta vi erano magazzini e armerie. Gli era inoltre annessa una cappella, i cui arredi (una statua attribuita a Mino da Pisa e due pale) sono oggi conservati nella parrocchiale di Pieve.[3]

Note modifica

Bibliografia modifica

  • Serafino De Lorenzo, Cernide - milizie popolari cadorine, edizioni Comitato Cadore 1848-1998.
  • La Battaglia di Cadore 2 marzo 1508, Quaderni della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore.
  • Pierpaolo Genova, Batteria Castello - Idee per il suo recupero, Tiziano Edizioni, Pieve di Cadore, 2020

Voci correlate modifica