Colonna Reggina

sito storico presso Reggio Calabria

La Colonna Reggina (in latino Columna Rhegina, o Columna Regia in Plinio il Vecchio, in greco Στυλίς τῶν Ῥηγίνων?, Stÿlís tōn Rhēghínōn, (Colonna dei reggini o Colonna di Rhegion) in Strabone e Appiano) è la denominazione del sito a nord di Reggio Calabria in cui in epoca greco-romana si indicava il punto della costa continentale più vicino alla Sicilia, nonché un'importante stazione di sosta della via Popilia (Capua-Rhegium).

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La collocazione esatta della colonna che segnalava il sito di traghettamento è dibattuta da lungo tempo, comunque gli storici sembrano d'accordo nell'indicare una torretta a forma di colonna, nota col nome di Columna Rhegina (Colonna Reggina appunto), come simbolo del sito.

Dai calcoli forniti da Plinio il Vecchio e da Strabone emerge che il tratto più breve dello Stretto anticamente si trovava tra Santa Trada e Cannitello e non come oggi tra Punta Pezzo e Cannitello, dunque provenendo da Nord bisognava raggiungere la spiaggia di Cannitello attraverso Santa Trada, immettendosi nella zona di Porticello, e tutto lascia indicare che il sito si trovasse proprio in Cannitello, frazione di Villa San Giovanni.

Storia modifica

Il nome del luogo trae le sue origini dalla colonna che reggeva una grande statua del dio Poseidone sulla sponda calabrese, in prossimità del Poseidonio (Ποσειδώνιον, Poseidonion), il tempio dedicato al dio del mare.

L'ubicazione del sito modifica

I dati principali sulla collocazione di questo sito ci vengono forniti principalmente da Strabone e Plinio il Vecchio[1].
Riporta Strabone circa il capo Caenys (capo Cenide) e la Colonna di Rhegion:

(EL)

«πλησίον γάρ ἐστι καὶ ἡ Καῖνυς διέχουσα τῆς Μέδμης σταδίους πεντήκοντα καὶ διακοσίους, ἡ τελευταία ποιοῦσα ἄκρα τὰ στενὰ τοῦ πορθμοῦ πρὸς τὴν ἐκ τῆς Σικελίας ἄκραν τὴν Πελωριάδα· ἔστι δ᾽ αὕτη μία τῶν τριῶν τῶν ποιουσῶν τρίγωνον τὴν νῆσον, νεύει δὲ ἐπὶ θερινὰς ἀνατολάς, καθάπερ ἡ Καῖνυς πρὸς τὴν ἑσπέραν, ἀνταποστροφήν τινα ἀπ᾽ ἀλλήλων ποιουμένων αὐτῶν. ἀπὸ δὲ Καίνυος μέχρι τοῦ Ποσειδωνίου, τῆς Ῥηγίνων στυλίδος, τοῦ πορθμοῦ διήκει στενωπὸς ὅσον ἑξαστάδιος, μικρῶι δὲ πλέον τὸ ἐλάχιστον διαπέραμα· ἀπὸ δὲ στυλίδος ἑκατὸν εἰς Ῥήγιον, ἤδη τοῦ πορθμοῦ πλατυνομένου, προϊοῦσι πρὸς τὴν ἔξω καὶ πρὸς ἕω θάλατταν τὴν τοῦ Σικελικοῦ καλουμένου πελάγους

(IT)

«Vicino (al promontorio Scylleum), infatti, c'è il promontorio di Caenys, distante da Medma (situata presso l'attuale Rosarno) 250 stadi (circa 46 km), che è l'ultima estremità dell'Italia che viene a formare lo Stretto, protendendosi verso il promontorio della Sicilia detto Peloro. Quest'ultimo è uno dei tre capi che fanno l'isola triangolare: esso è rivolto verso l'oriente estivo, mentre il Caenys guarda verso occidente di modo che questi due promontori risultano in un certo modo contrapposti fra loro. Dal Caenys fino al Poseidonion, vale a dire fino a Colonna di Rhegion, il braccio di mare che fiancheggia lo Stretto è lungo circa sei stadi (circa 1,104 km); poco più misura lo Stretto stesso, nel punto di minore ampiezza. Da Colonna poi sino a Rhegion vi sono 100 stadi (circa 18,400 km); su questo tratto già ormai lo Stretto si allarga per chi naviga verso il mare esterno e verso il mare ad oriente detto mar di Sicilia.»

Ed ancora, parlando della Sicilia:

(EL)

«τὸ δὲ σχῆμα διορίζουσι τρεῖς ἄκραι, Πελωριὰς μὲν ἡ πρὸς τὴν Καῖνυν καὶ τὴν στυλίδα τὴν Ῥηγίνων ποιοῦσα τὸν πορθμόν [...]»

(IT)

«Questa configurazione (di triangolo) le è data da tre capi: il capo Peloro che con il promontorio di Caenys e con quello di Colonna di Rhegion forma lo Stretto....»

Ed infine cita il sito parlando di Messene (Messina):

(EL)

«Μεσσήνη τῆς Πελωριάδος [...] ἀπέχει δὲ τοῦ μὲν Ῥηγίου δίαρμα ἑξηκονταστάδιον, τῆς δὲ στυλίδος πολὺ ἔλαττον.»

(IT)

«[...]; la distanza fra Messene e Rhegion è solo 60 stadi (circa 11,040 km), ma da Colonna è molto inferiore.»

 
La zona di Porticello,
probabile collocazione della Colonna Reggina.

Quindi secondo quanto riportato da Strabone si evince che il capo Cenide fosse prossimo a Colonna Reggina (sei stadi, ovvero 1,104 km), ma distante da Reggio (100 stadi, ovvero 18,400 km circa), e, tenendo in considerazione che Strabone descriveva i luoghi seguendo la costa e che quindi le distanze indicate sono distanze marittime (infatti egli parla di braccio di mare fra Colonna Reggina ed il Cenide), la logica ubicazione di questi luoghi risulterebbe appunto fra Cannitello (frazione di Villa San Giovanni) e la contigua Santa Trada o Capo Cavallo (presso Torre Cavallo). Solo la distanza che lo scrittore indica come il punto di minore ampiezza dello Stretto lascia qualche perplessità, poiché dice che è poco più di 6 stadi, quindi meno di 2 km, mentre oggi la distanza è più di 3 km: ciò potrebbe essere giustificato con un probabile inabissamento del capo Cenide (da cui si sarebbe formata l'attuale Punta Pezzo) e col progressivo moto di allontanamento della Sicilia dal continente. Ma la distanza indicata fra Messina e Rhegion è 60 stadi, poco più di 11 km, quindi corrispondente alla situazione attuale, e continua dicendo che la distanza fra Messina e Colonna Reggina è molto minore in confronto.

In più scrive Plinio il Vecchio:

(LA)

«Oppidum Scyllaeum, Crataeis fluvius, mater, ut dixere, Scyllae. Dein Columna Regia, Siculum fretum ac duo adversa promunturia, ex Italia Caenus, e Sicilia Pelorum, XII stadiorum intervallo, unde Regium XCIV»

(IT)

«Lo Scylleum, il fiume Crateide, madre, come è stato detto, di Scilla. Di lì la Columna Regia (Colonna Reggina), lo Stretto (Siculum fretum) e due promontori uno di fronte all’altro, Il Cenide dall'Italia, il Peloro dalla Sicilia, con una distanza di 12 stadi (2,208 km), da qua a Reggio 94 stadi (17,296 km).»

Rispetto al geografo greco, lo scrittore latino riporta il dato preciso sull'ampiezza dello Stretto di Messina al suo sbocco (12 stadi, ossia 2,208 km), comunque maggiore di quella che lascia intendere Strabone (poco più di 6 stadi), e da una distanza di poco minore da Colonna Reggina a Rhegium (94 stadi, 17,296 km, in luogo di 100 stadi, 18,400 km). Anche Scilace di Carianda, navigatore greco del VI secolo a.C., ci informa sull'ampiezza dello Stretto nella sua opera geografica, il Periplo, dicendo che la Sicilia, all'altezza del Peloro, dista dal continente 12 stadi (Periplo dell'Europa, 13), parlando probabilmente di stadi attici; perciò, essendo uno stadio attico uguale a 177 metri, Scilace considera lo Stretto ampio circa 2,124 km, dato molto simile a quello fornito da Plinio il Vecchio sei secoli dopo.

La statua e il tempio di Poseidone modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Tempio di Poseidone (Colonna Reggina).
 
Una moneta di epoca romana con una raffigurazione del monumento eretto dai reggini.

La Colonna Reggina con la statua di Poseidone costituiva in epoca greca il vero e proprio simbolo dello Stretto, oggi quasi dimenticato; venne infatti riprodotto su alcune monete coniate in quel periodo. Una di queste è la serie di denari in argento sulla quale sono impresse la trireme di Sesto Pompeo e la colonna sormontata dalla statua di Nettuno/Poseidone sul dritto e Scilla combattente sul rovescio.

Nei pressi del Poseidonio (il tempio dedicato a Poseidone), la statua del dio del mare posta su un'alta torre a forma di colonna era dunque il monumento eretto dai reggini, noto per i simboli del fuoco (un faro) e dell'acqua (una fonte per il rifornimento delle navi).

La guerra fra Ottaviano e Sesto Pompeo modifica

Verso l'anno 36 a.C. (durante la guerra tra Ottaviano e Sesto Pompeo) il sito fu di appoggio ad Ottaviano, come narra lo storico greco Appiano nel V libro della sua Storia Romana.
Qui di seguito due passi di Appiano:

«Cesare (Ottaviano, n.d.r.), informato dello scontro avvenuto presso Cuma, passò attraverso lo Stretto per incontrare Calvisio. Quando ormai aveva compiuto la maggior parte del tragitto e già superava Stylis (Colonna Reggina, n.d.r.) e stava ripiegando verso Scilleo, Pompeo, uscito da Messina, si gettò sulla retroguardia, inseguì le navi che stavano innanzi, diede assalto alla flotta intera e la prora alla battaglia.»

«Quando la flotta fu pronta, di nuovo Cesare (Ottaviano, n.d.r.) si mise in movimento e, sbarcato a Ipponio, comandò Messala di passare in Sicilia con due legioni di fanteria per andare incontro all'esercito di Lepido e di stazionare, passato che fosse, presso TauromenArcheologico%2520dei%2520Taurianlis (Colonna Reggina, n.d.r.) ed all'estremità dello Stretto a sorvegliare gli avvenimenti.»

Da questi passaggi, tratti dalla descrizione degli scontri fra Ottaviano e Sesto Pompeo nelle acque dello Stretto, si evincono conferme sulla posizione di Colonna Reggina, prossima a Scilleo (l'odierna Scilla) e vicina al limite estremo dello Stretto, e la sua centralità nelle operazioni belliche, in quanto stazione di sosta e luogo di riparo per le legioni e Ottaviano stesso, come emerge anche dal brano seguente:

«Dopo aver badato alla propria persona e aver preso un poco di riposo, (Ottaviano, n.d.r.) di notte si recò a Stylis (Colonna Reggina, n.d.r.), accompagnato da Messala, presso Carrinate, che aveva ai suoi ordini tre legioni pronte a prendere il mare, e gli ordinò di trasportarle al di là dello Stretto, dove anch'egli sarebbe passato.»

Ottaviano aveva riparato a Colonna Reggina dopo essere sbarcato, in seguito ad un naufragio, in difficili condizioni, presso un porto chiamato Abala:

«Un qualche dio spinse al porto di Abala, con un solo scudiero, senza amici, né attendenti, né servitori, Cesare (Ottaviano, n.d.r.), che per buona parte della notte aveva bordeggiato fra le navi ausiliarie, incerto se recarsi da Cornificio attraverso tali resti del naufragio, o rifugiarsi presso Messala.»

Dal prosieguo del racconto apprendiamo che dei locali scesi dall'entroterra lo portarono, spossatissimo, su barche a remi, sino al campo di Messala, uno dei principali generali di Ottaviano. Di lì il futuro imperatore si recò presso Stylis, cioè Colonna Reggina.
Per quanto riguarda il sito denominato Abala, lo storico villese Luigi Nostro lo identifica coll'odierno borgo di Porticello, vicino Cannitello, adducendo a prova della sua teoria l'etimologia del nome greco Ἀβάλας, che deriverebbe dell'alfa privativo greco (α) più la radice del verbo βάλλω (bàllo) che significa propriamente lanciare, gettare, ma anche agitare[2]. Abàlas, secondo il Nostro, sarebbe dunque luogo privo di agitazione, quindi luogo riparato dalle tempeste, il che lo farebbe coincidere colla baia, riparata dai forti venti e dalle correnti dello Stretto, in cui è situato Porticello, nella quale peraltro venne ritrovato nel 1969 il relitto di una nave greca risalente al V secolo a.C., noto da allora come Relitto di Porticello, nel quale venne rinvenuta la celebre Testa del Filosofo. Ciò testimonierebbe che nell'età antica il luogo costituiva un approdo, o al limite un riparo, per barche e naviganti.
Altri storici locali ritengono che il porto di Abala corrisponda più verosimilmente al Portus Orestis, situato presso la marina dell'odierna Palmi, o a Bagnara Calabra.

La stazione della Via Popilia modifica

(LA)

«AD·FRETUM·AD STATUAM·CCXXXI·REGIUM·CCXXXVII»

(IT)

«presso lo Stretto, alla stazione di Ad Statuam 231, a Reggio 237.»

In epoca imperiale la Colonna Reggina identificava soprattutto, lungo la Via Capua-Rhegium (o Via Popilia) che univa Reggio e Capua, il luogo designato al traghettamento dei soldati e del grano dalla Calabria alla Sicilia e viceversa (Ad Statuam o Ad Columnam).

Oltre la Colonna e dunque oltre la stazione designata al traghettamento, volendo proseguire per entrare a Reggio ci si portava a Campo Calabro e da qui alla Catona, chiamata come Cannitello "ad trajectum". Pare inoltre che presso l'attuale Torre Faro, estremità settentrionale dello Stretto nel versante siculo, esistesse un'altra colonna, detta Colonna del Peloro.

Medioevo modifica

Secondo una tradizione medioevale, pare che la Colonna Reggina abbia costituito il massimo limite meridionale dell'avanzata longobarda nel 583, infatti nella Historia Langobardorum si narra di un episodio con una doppia simbologia: arrivato nei pressi di Reggio, il re longobardo Autari toccò con una lancia una colonna immersa nell'acqua a pochi metri dalla riva, segnando i confini del regno Longobardo e confermando la fobia per l'acqua che ha percorso la storia di tale popolo.

«32. Circa haec tempora putatur esse factum, quod de Authari rege refertur. Fama est enim, tunc eundem regem per Spoletium Beneventum pervenisse eandemque regionem cepisse et usque etiam Regium, extremam Italiae civitatem vicinam Siciliae, perambulasse; et quia ibidem intra maris undas columna quaedam esse posita dicitur, usque ad eam equo sedens accessisse eamque de hastae suae cuspide tetigisse, dicens: «Usque hic erunt Langobardorum fines». Quae columna usque hodie dicitur persistere et columna Authari appellari.»

Gli studi di Luigi Nostro modifica

Lo storico villese Luigi Nostro suppone che in epoca romana alla Colonna Reggina corrispondesse un centro abitato piuttosto grande e sviluppato, che egli definisce una vera e propria città, capace già nel 36 a.C. di poter ospitare un personaggio come Ottaviano, le sue legioni e la sua flotta, e di gestire i grandi traffici commerciali fra la Sicilia ed il continente. A testimonianza di ciò presenta numerosi reperti rinvenuti nell'area di Cannitello (riconducibili soprattutto al Poseidonio) e tracce di una necropoli presso Acciarello.[3] L'abitato (almeno in origine) avrebbe fatto parte della cosiddetta χῶρα (chora) di Rhegion, cioè il territorio posto sin dall'età magno-greca sotto la giurisdizione della città.

Note modifica

  1. ^ Domenico Romanelli, Antica topografia istorica del regno di Napoli, 1815, pp. 81-83.
  2. ^ Luigi Nostro, Notizie storiche e topografiche attorno a tutti i paesi del Cenideo, dall'antichissima Colonna Reggina sino alla più recente Villa San Giovanni, pg. 27
  3. ^ Luigi Nostro, op. cit., pp. 15-23

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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