Camposampiero (famiglia)

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I Camposampiero sono una nobile famiglia padovana di parte guelfa, ebbe un ruolo fondamentale nelle vicende venete del XIII secolo. In particolare, è protagonista delle vicende ezzelianiane e della permanenza di Sant'Antonio. La famiglia è conosciuta storicamente come casa Camposampiero del Leon per via dell'emblema che la contraddistingue da un'altra casa, quella dei Camposampiero della Cometa, nata da Francesco Callegari sul finire del XIV secolo.

Camposampiero del Leon
D'azzurro al leone d'oro rampante[1]
Titoliconte
FondatoreTisone
Data di fondazioneXI secolo

Storia modifica

Le origini dei Camposampiero (che, prima di assumere il feudo omonimo erano detti Tisoni) sono incerte. Una prima ipotesi li vorrebbe già noti nella Marca Trevigiana durante il regno di Berengario I (888-924)[2][3]. La seconda sostiene che i Camposampiero fossero di origine germanica e sarebbero giunti in Italia al seguito dell'imperatore Enrico II all'inizio dell'XI secolo. Lo stesso sovrano investì Tisone[4] (Tiso, Tisolino), il capostipite, di un feudo attorno a Camposampiero, in territorio Padovano, da cui la famiglia prese il nome.

Sede del feudo fu un castello edificato attorno al 1085 dai discendenti Tiso II e Gherardo I (l'attuale Palazzo Tiso, sede del comune di Camposampiero).

Col tempo la famiglia estese i propri domini anche in territorio di Treviso (in particolare Treville, Loreggia e Rustega), risultando quindi coinvolta anche nelle vicende politiche di questo comune.

Da ricordare Tisolino (XII secolo), distintosi nella cacciata dei vicari dalla Marca (1164); i figli Gherardo, che aprì le ostilità contro i da Romano, e Tiso VI, pure coinvolto nelle lotte tra guelfi e ghibellini; Tiso VII, che contribuì caduta di Ezzelino "il Tiranno"; suo figlio Tiso VIII (m. 1312), capo della fazione guelfa di Treviso durante il quale la famiglia fu all'apogeo.

Contrastarono anche i Carraresi a Padova e gli Scaligeri a Verona (si veda in particolare Giovi); contribuirono inoltre alla cacciata degli Azzoni da Treviso. In seguito, tuttavia, la famiglia cominciò a decadere e, specie dopo l'arrivo della Serenissima, persero gran parte dei feudi. Passati dunque al servizio di Venezia, fecero parte del Consiglio dei Nobili di Padova (1423). Dal 1692 furono conti del Sacro Palazzo.

Genealogia modifica

Tisolino
Tiso VI
1234
Gherardo
† prima del 1222
Giacomo
1228
Tiso VII
1266
Florio
Tisolino
Guglielmo I
1250
Tiso VIII
1312
Guglielmo
Tisolino
Giacomo
Tiso IX
Giovi
1343
Guizzonello
Guglielmo III
1342
Leonisio
Guglielmo
1373
Giacomo
Francesco
1390
Giovanni
1414

Famiglia omonima modifica

Stemma dei Camposampiero della cometa
 
Blasonatura
Di rosso alla stella cometa d'oro sormontata dalla mezzaluna rovesciata d'argento[1]

Esistette anche una seconda famiglia Camposampiero che tuttavia non aveva alcuna parentela con la casata precedente. Discendeva infatti da un Francesco Callegari nativo di Camposampiero il quale, nel 1390, si premurò di restituire la città d'origine, caduta nelle mani di Gian Galeazzo Visconti, a Francesco Novello da Carrara. Stimato e protetto dai Carraresi, cambiò il suo cognome in Camposampiero.

Questa casata fu aggregata poi al Consiglio Nobile di Padova non prima del XVI secolo e non diede personalità di particolare rilievo. Peraltro, il 15 gennaio 1593 un Paolo di Battista fu chiamato a dichiarare formalmente che la propria famiglia non era in alcun modo imparentata con l'altra omonima, cosicché nessuno potesse accampare pretese di discendenza o eredità. Fu riconfermata nobile dall'Impero austriaco il 17 settembre 1826[1].

Note modifica

  1. ^ a b c Leone Tettoni, Francesco Saladini, Teatro araldico, ovvero raccolta generale delle armi ed insegne gentilizie delle più illustri e nobili casate che esisterono un tempo e che tuttora fioriscono in tutta Italia, Milano, Claudio Wilmant, 1848.
  2. ^ Luigi Rostirola, Camposampiero: saggi storici, Padova, Rebellato editore, 1972, p. 51.
  3. ^ Cristoforo Tentori, Saggio di storia civile e politico-ecclesiastica della Repubblica di Venezia, Vol. 2, Venezia, Giacomo Storti, 1789, p. 171.
  4. ^ Pompeo Litta, Famiglie celebri italiane. Camposampiero della Marca Trevigiana, 1864.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica