Partito Popolare Tedesco

partito politico tedesco (1918-1933)
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Il Partito Popolare Tedesco (in tedesco: Deutsche Volkspartei, o DVP) è stato un partito liberal-nazionale nella Repubblica di Weimar e successore del Partito Nazionale Liberale dell'Impero tedesco. Era un partito della destra liberale[9][10] o liberal-conservatore[5][11][12]. Il suo esponente più famoso era il Cancelliere e Ministro degli Esteri Gustav Stresemann, insignito nel 1926 del premio Nobel per la pace.

Partito Popolare Tedesco
(DE) Deutsche Volkspartei
LeaderGustav Stresemann
StatoBandiera della Germania Germania
SedeBerlino
Fondazione15 dicembre 1918
Dissoluzione4 luglio 1933
IdeologiaLiberalismo nazionale[1][2][3]
Nazionalismo liberale[4]
Liberalismo conservatore[5]
Monarchismo costituzionale[6]
Liberalismo economico[7][4]
CollocazioneCentro-destra
CoalizioneBürgerblock-Regierung
(1925/1927-1928)
Seggi massimi Reichstag
65 / 459
(1920)
Iscritti800.000[8] (1920)
Colori

     Nero

     Bianco

     Rosso

Ideologia modifica

Era formato essenzialmente dal corpo principale del vecchio Partito Nazionale Liberale (per lo più il suo centro e le fazioni di destra) in combinazione con alcuni degli elementi più moderati del Partito Liberal-conservatore e l'Unione economica,[13] ed è stato fondato da Stresemann nei primi giorni della Repubblica di Weimar, periodo durante il quale è stato uno dei due grandi partiti liberali in Germania insieme al Partito Democratico Tedesco, orientato a sinistra.

Il partito è stato generalmente ritenuto il rappresentante degli interessi dei grandi industriali tedeschi. La sua piattaforma sosteneva i valori cristiani della famiglia, l'educazione laica, tasse più basse, opposizione alla spesa sociale e sussidi agrari e l'ostilità al "marxismo" (vale a dire i comunisti, e anche i socialdemocratici). Grazie alla sua accettazione tiepida della democrazia, il partito era inizialmente parte della "opposizione nazionale" alla coalizione di Weimar. Tuttavia, a poco a poco Stresemann iniziò a collaborare con i partiti di centro e di sinistra.

Il partito esercitò un'influenza sulla politica tedesca che andava oltre i suoi numeri, dato che Stresemann fu il solo statista di livello internazionale della Repubblica di Weimar. Egli servì come ministro degli esteri dal 1923 fino alla sua morte nel 1929 in nove differenti governi (uno dei quali ha brevemente guidato da lui stesso nel 1923), che andavano dal centro-destra al centro-sinistra.

Nonostante la reputazione internazionale di Stresemann, egli non ebbe mai una vera fiducia da parte del suo partito, numerosi elementi del quale non accettarono mai la repubblica. Dopo la morte di Stresemann, il DVP virò bruscamente a destra.[14]

Storia modifica

Nel 1930 una disputa con i socialdemocratici a proposito dei sussidi di disoccupazione fece cadere il governo di grande coalizione di Hermann Müller. Nelle elezioni del settembre 1930, il DVP fu uno dei grandi sconfitti, perdendo 15 dei suoi 45 seggi parlamentari. La svolta a destra del partito fu accelerata, e molti dei suoi membri più liberali abbandonarono il partito, che in seguito iniziò a chiedere una coalizione di tutti i partiti "nazionali", tra cui anche i nazisti.

Il partito subì ulteriori perdite nelle elezioni del luglio 1932, scendendo a soli sette seggi. In un disperato tentativo di salvare il partito, il presidente Eduard Dingeldey strinse un patto con il più grande partito conservatore della Germania, il Partito Popolare Nazionale Tedesco, con cui presentò una lista comune per le elezioni del novembre 1932. Guadagnò solo quattro seggi, e quasi tutti i suoi membri liberali rimanenti abbandonarono il partito. Il DVP ruppe il patto poco dopo, ma questo non era abbastanza per scongiurare il collasso nelle elezioni del marzo 1933, in cui fu ridotto a due soli seggi.

Dopo il passaggio del Decreto dei pieni poteri, il partito fu sottoposto ripetute molestie. In particolare, i funzionari abbandonarono in massa il partito per paura di perdere il loro lavoro. Dingeldey, dopo alcuni tentativi falliti di unire il DVP al Partito Nazista, fu costretto a sciogliere il partito il 4 luglio 1933 per tutelare la sicurezza dei suoi dei membri rimanenti.

Ex membri del DVP sono stati coinvolti nella creazione del Partito Liberale Democratico dopo la seconda guerra mondiale.

Risultati elettorali modifica

Elezione Voti % Seggi
1919 1.345.638 4,43
19 / 423
1920 3.919.446 13,9
64 / 459
Maggio 1924 2.694.381 9,2
45 / 472
Dicembre 1924 3.049.064 10,1
51 / 493
1928 2.679.703 8,7
45 / 491
1930 1.577.365 4,5
30 / 577
Luglio 1932 436.002 1,2
7 / 608
Novembre 1932 660.889 1,9
11 / 585
Marzo 1933 432.312 1,1
2 / 647

[15]

Note modifica

  1. ^ Dittberner, Jürgen (2008), Sozialer Liberalismus: Ein Plädoyer, Logos, pp. 55, 58
  2. ^ Neugebauer, Wolfgang (ed.) (2000), Handbuch der Preussischen Geschichte, 3, de Gruyter, p. 221
  3. ^ Van De Grift, Liesbeth (2012), Securing the Communist State: The Reconstruction of Coercive Institutions in the Soviet Zone of Germany and Romania, 1944-48, Lexington Books, p. 41
  4. ^ a b Lee, Stephen J. (1998), The Weimar Republic, Routledge, p. 23
  5. ^ a b Stanley G. Payne (1 January 1996). A History of Fascism, 1914–1945. University of Wisconsin Pres. pp. 163–. ISBN 978-0-299-14873-7.
  6. ^ Mommsen, Hans (1989), The Rise and Fall of Weimar Democracy, Propyläen Verlag, p. 51
  7. ^ Gerstenberg, Frank: 27.6.1933: DVP und DNVP lösen sich auf, Kalenderblatt, Deutsche Welle
  8. ^ Burkhard Asmuss (8 giugno 2011). "Die Deutsche Volkspartei (DVP)". LeMO Kapitel.
  9. ^ Dietrich Orlow (15 Dicembre 1986). Weimar Prussia, 1918–1925: The Unlikely Rock of Democracy. University of Pittsburgh Pre. p. 329. ISBN 978-0-8229-7640-0.
  10. ^ Raffael Scheck (1998). Alfred Von Tirpitz and German Right-wing Politics: 1914 - 1930. BRILL. p. 87. ISBN 0-391-04043-X.
  11. ^ Helena Waddy (14 aprile 2010). Oberammergau in the Nazi Era: The Fate of a Catholic Village in Hitler's Germany. Oxford University Press. p. 54. ISBN 978-0-19-970779-9.
  12. ^ Jill Stephenson (26 aprile 2013). The Nazi Organisation of Women. Routledge. p. 226. ISBN 978-1-136-24748-4.
  13. ^ Vincent E McHale (1983) Political parties of Europe, Greenwood Press, p421 ISBN 0-313-23804-9
  14. ^ Evans, Richard J. (2003). The Coming of the Third Reich. New York City: Penguin Press. ISBN 978-0141009759
  15. ^ Gonischior Andreas, Das Deutsche Reich Reichstagswahlan su gonichior.de

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Collegamenti esterni modifica

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