Dieci piccoli indiani (film 1965)

film del 1965 diretto da George Pollock

Dieci piccoli indiani è un film del 1965 diretto da George Pollock, basato sull'omonimo romanzo di Agatha Christie.

Dieci piccoli indiani
Una scena del film
Titolo originaleTen Little Indians
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneRegno Unito
Anno1965
Durata92 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,66:1
Generegiallo, thriller
RegiaGeorge Pollock
SoggettoAgatha Christie
SceneggiaturaPeter Welbeck, Peter Yeldham, Erich Kröhnke, Enrique Llovet
ProduttoreHarry Alan Towers
Produttore esecutivoOliver A. Unger
FotografiaErnest Steward
MontaggioPeter Boita
MusicheMalcolm Lockyer
ScenografiaErnest Steward
CostumiJohn McCorry
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali
Doppiatori italiani

Trama modifica

In una villa in cima a una montagna, priva di mezzi di comunicazione e raggiungibile solo con una teleferica, vengono invitate dieci persone; la prima sera, subito dopo il termine della cena, una voce proveniente da un registratore azionato dal domestico Joseph Grohmann, e appartenente a un misterioso Mr. Owen (la voce nell'originale è dell'attore Christopher Lee) accusa ciascuno degli invitati di gravi colpe che avrebbero commesso, spiegando loro il motivo per cui sono stati riuniti in quel luogo, e promettendo loro una punizione.

Gli invitati iniziano a morire a uno a uno, e ciascuna morte è simboleggiata da una scultura raffigurante le statuette di "dieci piccoli indiani", dalla quale via via scompaiono le figure che la compongono. I superstiti, e potenziali prossime vittime, dapprima cercano l'assassino nella villa e, avendo riscontrato di essere gli unici occupanti della casa, si rendono conto che l'assassino è tra di loro.

Gli ospiti ad uno ad uno confessano i loro peccati, ma questo non ferma l'assassino che continua nella sua opera; il giudice Arthur Cannon ed il dottor Edward Armstrong, rimasti in compagnia durante un esperimento di spegnimento delle luci, si autoescludono dalla responsabilità, formando un'alleanza per scoprire l'assassino: il giudice finge di essere ucciso per avere la possibilità di individuare Mr. Owen, al riparo dai sospetti dei quattro superstiti (oltre al dottore, il detective William Blore, Hugh Lombard e Ann Clyde).

Hugh e Ann, a dispetto della situazione, si scoprono innamorati l'uno dell'altra. Dopo aver trascorso insieme una notte d'amore, si confidano e ciascuno sostiene la propria innocenza: lei nega con forza l'addebito ascrittole da Mr. Owen, mentre lui confessa di non essere Hugh Lombard ma un suo amico, Charles Morley. Dopo aver provocato la morte della fidanzata, il vero Lombard si era suicidato, vinto dal senso di colpa e dai rimorsi. Morley, frugando tra le carte di Lombard dopo la sua morte, aveva trovato l'invito di Mr. Owen e, spinto dalla curiosità, si era recato alla villa al posto dell'amico defunto.

Dopo la morte del dottore e di Blore, i due amanti restano soli e Ann spara a Charles con la pistola dell'uomo; al rientro nella villa trova il giudice, che in realtà aveva solo simulato la propria morte, il quale ha predisposto per lei un cappio che, secondo la sua teoria, Ann utilizzerà per suicidarsi: il giudice infatti, dopo averle spiegato le ragioni della propria finta morte, le confessa il suo antico sogno di commettere un omicidio e che, ormai malato senza speranza di guarigione, sta per togliersi la vita con il veleno, lasciandola sola, unica superstite e quindi responsabile della morte di tutti gli ospiti, ad affrontare il giudizio che la vedrà ovviamente colpevole.

Appena il giudice ingerisce il veleno, Charles compare sulla porta, incolume, poiché Ann poco prima aveva solo finto di sparargli. Prima di morire, il giudice si rende conto che l'amore dei due giovani li ha portati a fidarsi l'uno dell'altro e questo evento, da lui imprevisto, li ha salvati. Solo allora ha la consapevolezza che il suo piano è fallito e nessun altro sarà punito.

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