Discussione:Vincenzo Vela

Ultimo commento: 3 anni fa, lasciato da VV 1820-1891 in merito all'argomento Aggiornamento voce «Vincenzo Vela»
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Svizzera
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Monumento ai caduti modifica

"E' autore del monumento dei caduti del bellissimo e famosissimo paese di Renate in Brianza". L'informazione sarebbe corretta, ma è scritta in modo non enciclopedico. Se qualcuno ritiene si tratti di un'opera degna di segnalazione, per cortesia la reinserisca - con linguaggio corretto. Mar san man 18:41, 30 dic 2007 (CET)Rispondi

Collegamenti esterni modificati modifica

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina Vincenzo Vela. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

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Aggiornamento voce «Vincenzo Vela» modifica

Gentili Signore, egregi Signori,

in occasione del bicentenario della nascita dello scultore Vincenzo Vela (1820-1891) il Museo Vincenzo Vela intende aggiornare e completare i contenuti della presente voce «Vincenzo Vela», sulla base delle ultime ricerche svolte sull’artista. Il Museo Vincenzo Vela, condotto dall’Ufficio federale della cultura, è un’istituzione pubblica, scaturita dal lascito della casa-d’artista e delle sue collezioni alla Confederazione Svizzera, per volontà di Vincenzo e del figlio Spartaco Vela (1854-1895). La modifica del testo sarà applicata alle principali lingue nazionali svizzere (tedesco, francese, italiano) e all’inglese e si baserà su contenuti redatti da esperti nel campo.

Il Museo Vincenzo Vela (Ligornetto, Svizzera) resta a disposizione per qualsiasi chiarimento e richiesta.

Con i migliori saluti.

Ufficio federale della cultura, Gianna A. Mina PhD, direttrice, Museo Vincenzo Vela Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Museo Vincenzo Vela (discussioni · contributi) 08:37, 29 apr 2020 (CEST).Rispondi

Grazie mille a tutti, aspettiamo di leggere quanto vorrete aggiungere alla biografia dell'illustre vostro concittadino, --Paolobon140 (msg) 16:51, 29 apr 2020 (CEST)Rispondi

Aggiornamento voce «Vincenzo Vela» modifica

Gentili utenti,

in occasione del bicentenario della nascita dello scultore Vincenzo Vela (1820-1891), il Museo Vincenzo Vela (Ligornetto, Svizzera) propone un aggiornamento di questo articolo «Vincenzo Vela» sulla base delle ultime ricerche condotte da esperti nel campo. Il Museo Vincenzo Vela, gestito dall'Ufficio federale della cultura (UFC), è un’istituzione pubblica, scaturita dal lascito della casa d’artista e delle sue collezioni alla Confederazione Svizzera, per volontà di Vincenzo e del figlio Spartaco Vela (1854-1895).

Il Museo Vincenzo Vela suggerisce la seguente modifica dell'articolo «Vincenzo Vela» (v. sotto), la quale dovrebbe essere applicata alle principali lingue nazionali svizzere (tedesco, francese, italiano) e all'inglese da parte di un utente neutrale della Wikipedia Community.

Qualora questa proposta non potesse essere accettata nella sua integrità, il Museo Vincenzo Vela prega gentilmente di lasciare il testo sulla presente pagina di «Discussione» quale linea guida di valenza scientifica sulla figura di Vincenzo Vela.

Con i migliori ringraziamenti

Ufficio federale della cultura

Gianna A. Mina PhD, direttrice, Museo Vincenzo Vela

www.museo-vela.ch

--VV 1820-1891 (msg) 08:43, 7 mag 2020 (CEST) ---Rispondi


Vincenzo Vela

Vincenzo Vela (Ligornetto, 3 maggio 1820 – Ligornetto, 3 ottobre 1891) è stato uno scultore svizzero di fama mondiale1, iniziatore del verismo nella scultura italiana.


Indice

Biografia

1820-1844: Ligornetto, infanzia e formazione

1844-1853: Milano, i primi riconoscimenti

1853-1867: Torino, speranza d’Italia e trionfi internazionali

1867-1891: Ligornetto, opera tarda ed eredità

Note

Bibliografia

Collegamenti esterni

Altri progetti


Biografia


1820-1844: Ligornetto, infanzia e formazione

Vincenzo Vela nacque il 3 maggio 1820 a Ligornetto, nel Canton Ticino, da Giuseppe Vela, piccolo agricoltore, e da Teresa Casanova. Ultimo di sei figli, a nove anni fu avviato alla professione di scalpellino nelle cave di pietra di Besazio e Viggiù. Il fratello maggiore, Lorenzo Vela (1812-1897), già attivo a Milano come apprezzato scultore-decoratore, riconobbe il suo talento e nel 1832 lo chiamò nel capoluogo lombardo. All’apprendistato quale scalpellino presso la Fabbrica del Duomo (1834), il giovane affiancò lo studio all’Accademia di Brera (1835-44), in particolare alla Scuola d’Ornato (1835-39) e del Nudo ( dal 1839), ricevendo nel contempo lezioni private da Benedetto Cacciatori (1794-1871), nel cui atelier egli collaborò. Ispirato dalla pittura romantica di Francesco Hayez (1791-1882) e dalla scultura naturalista del toscano Lorenzo Bartolini (1777-1850), Vela sviluppò uno stile marcatamente realista, in contrapposizione al neoclassicismo proprio dei seguaci di Antonio Canova (1757-1822), che andava esaurendo il proprio vigore. Nel 1842, dopo aver vinto una medaglia d’oro al concorso dell’Accademia di Venezia con il rilievo del Cristo che risuscita la figlia di Jairo, terminò gli studi e avviò un’attività autonoma a Milano.


1844-1853: Milano, i primi riconoscimenti

Subito dopo il primo incarico, il Monumento al vescovo Luvini (1844-45, Municipio di Lugano) che gli valse grandi riconoscimenti all’esposizione di Brera (1844), Vela completò i monumenti funebri a Maddalena Adami-Bozzi per il cimitero di Pavia (1845) e a Cecilia Rusca per il cimitero di Locarno (1845-46). Entrambi i gruppi scultorei segnano una profonda innovazione formale nel genere dell’arte funeraria : le figure in lutto, solitamente rappresentate in veste allegorica o accompagnate da simboli religiosi correnti, furono raffigurate dal giovane scultore con i tratti dei familiari dei defunti, in abiti e atteggiamenti quotidiani. Questo conferì ai gruppi scultorei una toccante immediatezza.

Vela si confrontò anche con temi e soggetti secolari. Ne è un esempio La preghiera del mattino (1846), una scultura di genere realizzata per il duca Giulio Litta (1822-1891). L’opera divise gli animi, soprattutto per il sospetto che lo scultore avesse fatto ampio uso di calchi dal vero, violando i canoni accademici, ma suscitò anche l’incondizionata ammirazione di parte della critica, che ne apprezzò il linguaggio innovatore. Nell’opera, contraddistinta da un marcato realismo, una resa raffinata dei tratti somatici e un morbido modellato, Vela coniuga contenuti attuali con consolidati modelli compositivi mutuati dalle antiche tradizioni pittoriche.

Nel 1847 Vela compì un soggiorno di studio a Roma. La sua permanenza nella città eterna fu però breve: dopo poche settimane lo scultore rientrò in Svizzera per prender parte alla guerra del Sonderbund , nelle truppe confederate impegnate nella difesa dei valori repubblicani sotto il comando del generale Guillaume-Henri Dufour (ritratto nel 1849 dallo stesso Vela). Nel marzo 1848 partecipò come volontario alla Prima guerra di indipendenza condotta dai Lombardi insorti contro l’Austria. Repubblicano convinto, si guadagnò l’amicizia e la stima dei Milanesi nonché la fama di artista-patriota impegnato politicamente.

Su incarico del duca Antonio Litta (1819-1866), Vela realizzò in marmo una scultura di grandi dimensioni raffigurante l’eroico schiavo Spartaco (1849/50) che spezza le catene per morire da uomo libero. Il soggetto, di derivazione classica, si caratterizza per una resa antiaccademica, estremamente realistica, del vigoroso modellato. L’opera segnò il definitivo superamento dei canoni formali del classicismo , suscitando scalpore e interesse alla mostra annuale di Brera e all’Esposizione universale di Londra (1851). Fautore di un linguaggio teso alla rappresentazione del “vero”, Vincenzo Vela divenne il capofila degli scultori realisti e nel contempo il portavoce degli ideali risorgimentali in scultura, al pari di Giuseppe Verdi in musica


1853-1867: Torino, speranza d’Italia e trionfi internazionali

Nel 1852 Vela rifiutò l’offerta, rivoltagli dal governo austriaco, di una cattedra presso l’Accademia di Brera a Milano, nomina volta a controllare l’operato dello scultore, gradito all’opposizione liberale. Pochi mesi dopo lo scultore emigrò a Torino, capoluogo del regno sabaudo.

Tra le numerose opere realizzate dallo scultore nei primi anni Cinquanta si segnalano sculture di genere quali il Ritratto della contessina Leopoldina d’Adda col cane (1852-54) e diversi monumenti funebri (La Speranza, 1852-54, tomba Prever, Torino; La Rassegnazione, 1852-55, tomba Loschi-Dal Verme, Vicenza; L’Armonia dolente , 1852-55, cenotafio Donizetti, Bergamo; Maria Isimbardi d'Adda sul letto di morte, 1851-52, Addolorata, 1851-53, cappella d'Adda , Villa Borromeo d’Adda, Arcore). In quegli anni, partecipò inoltre a mostre nazionali e internazionali (Parigi, 1855).

Nel 1856 gli fu conferita la prestigiosa nomina a professore presso l’Accademia Albertina di Torino, incarico che svolse per un decennio. Nel corso dei quattordici anni trascorsi a Torino, Vincenzo Vela ebbe l’opportunità di diffondere le innovazioni stilistiche in un contesto all’epoca ancora piuttosto periferico, facendo scuola. Dal centro nevralgico del Risorgimento italiano, Vela influenzò in modo profondo e duraturo la scultura monumentale dell’Italia intera. In breve tempo anche all’estero il verismo fu considerato la quintessenza dello stile nazionale italiano.

A Torino Vincenzo Vela contribuì a rinnovare il genere del monumento pubblico, inteso come strumento di comunicazione politica ad ampi strati della popolazione. Il culto dei monumenti (in francese «statuomanie»), partito dalla Francia, aveva interessato tutta l’Europa nel segno di una diffusa democratizzazione dei soggetti raffigurati. Sulle piazze e negli spazi pubblici, accanto ad effigi di regnanti e santi, vennero difatti erette statue in onore dei nuovi “eroi”, modelli della società moderna: politici e filosofi, scienziati e benefattori, medici e industriali, artisti e poeti (Cesare Balbo, 1856; Gabrio Piola, 1857; Tommaso Grossi, 1858; Antonio Rosmini, 1858; Stefano Franscini, 1860). Anche l’Alfiere (1857-59), un monumento eretto per commemorare le truppe dell’esercito sardo, collocato in piazza Castello di fronte a Palazzo Madama, un tempo Palazzo del Senato, assunse la valenza di un “manifesto”.

Vincenzo Vela contribuì pertanto alla creazione della nuova iconografia di uno Stato nazionale italiano, liberale e borghese, un’idea che per molti restava ancora vaga e astratta.

All’impegno profuso nel campo del monumento pubblico, Vincenzo Vela affiancò una regolare e accorta presenza ai «Salon». Il singolare gruppo L’Italia riconoscente alla Francia (1862, Compiègne), donato da un gruppo di dame patriote milanesi all’imperatrice dei Francesi Eugenia, fu esposto al Salon di Parigi (1863) e gli valse il titolo di Cavaliere della Legion d’onore. Su incarico del re Massimiliano del Messico realizzò un Monumento a Colombo (1867, Colón, Panama,). Gli ultimi momenti di Napoleone I (1866, Versailles2), una riflessione sull’ascesa e il declino dei potenti, fu presentato con successo all’Esposizione universale di Parigi (1867). La scultura gli valse la medaglia d’oro di prima classe e la nomina a Ufficiale della Legione d’onore; il marmo venne acquistato da Napoleone III.

Progettista esperto, organizzatore e imprenditore, sollecitato da numerosi e complessi incarichi, a Torino Vela gestiva contemporaneamente tre atelier con numerosi aiutanti e allievi specializzati.

Nonostante la gloria e gli onori resigli, il clima politico nella sua patria di adozione era ormai mutato. In quanto cittadino svizzero, dopo l’Unità d’Italia la sua condizione di “straniero” gli aveva precluso l’ottenimento di incarichi di carattere celebrativo e pubblico, preferibilmente assegnati a colleghi italiani. Nel 1867, a 47 anni, dopo l’oscuro complotto al concorso per la realizzazione a Torino di un Monumento a Cavour (1863), Vela si ritirò nel suo villaggio natio, Ligornetto, dove aveva fatto erigere una signorile residenza estiva, già concepita con la triplice funzione di abitazione, atelier e museo privato.


1867-1891: Ligornetto, opera tarda ed eredità

Anche dopo il definitivo rientro a Ligornetto, Vincenzo Vela rimase universalmente stimato come il fondatore del verismo italiano. Lo scultore ticinese, noto come il «Cavour dell’arte»3 o «Fidia di Ligornetto»4, continuò a lavorare alacremente, eseguendo per committenti privati ritratti e monumenti funebri (Marie-Louise Joséphine Dufresne, 1868, Tour-en-Faucigny; La contessa Maria Beatrice Giulini della Porta, 1874, Usmate-Velate; Il duca Ludovico Melzi d’Eril, 1890, Bellagio) e talvolta per riproduzioni in scala ridotta di alcune delle sue opere più note.

Considerato anche in patria uno scultore importante, fu incaricato dalla Città di Ginevra di erigere il Mausoleo di Carlo II duca di Brunswick (1873), scomparso nella città lemanica. Ma ancora una volta Vela, unitamente all’amico architetto Antonio Croci (1823-1884), fu vittima di rapporti poco trasparenti con i committenti, gli esecutori testamentari del duca, che non compresero la sua poetica innovativa, più interessati invece alla replica di stilemi del passato. Vedendo limitata la propria libertà artistica, lo scultore rescisse il contratto.

L’impegno civile di Vela si tradusse in una partecipazione attiva alla vita politica: fu deputato radicale al Gran Consiglio ticinese (1877-81) e membro consultivo della commissione cantonale della pubblica istruzione (dal 1881). All’inizio degli anni Ottanta lo scultore realizzò un desiderio che nutriva da tempo: quello di erigere un monumento dedicato alla classe sociale più umile, quella degli operai e dei lavoratori pronti a sacrificarsi per il bene comune. Il monumentale altorilievo delle Vittime del lavoro, capolavoro della maturità, costituisce un tributo ai minatori senza nome morti durante la costruzione della galleria ferroviaria del San Gottardo (1882). Presentata al pubblico in occasione della prima Esposizione nazionale svizzera a Zurigo (1883), l’opera suscitò un grande interesse. In virtù del suo realismo sociale – che trova un corrispettivo nei dipinti di Gustave Courbet (1819-1877) – la scultura si pone come una versione laica della «Deposizione di Cristo ». Sue versioni in bronzo, postume, si trovano a Roma (Galleria d'Arte Moderna, 1895; Palazzo dell’Inail, 2008, e ad Airolo (stazione, 1932).

Vela eseguì la sua ultima opera pubblica, il Monumento a Giuseppe Garibaldi e alle Giornate Comasche del marzo 1848 (1888-89), per incarico della Città di Como. Vi colse l’opportunità di sviluppare in dimensioni colossali un modellato adeguato a un’opera pensata in bronzo (tecnica che aveva già sperimentato nel Monumento funebre di Maria Demartini Scala , 1879-82, Grancia e nel Monumento ad Agostino Bertani, 1887, a Milano). La figura intera del generale, alta quasi quattro metri, si caratterizza per una superficie mossa, dagli effetti pittorici, che rimanda alle innovazioni di Medardo Rosso (1858-1928) e degli impressionisti italiani: gli scapigliati e i macchiaioli .

Vincenzo Vela morì il 3 ottobre 1891 a Ligornetto . Quattro anni più tardi spirò, prematuramente, anche il figlio Spartaco Vela (1854-1895), il quale donò in lascito alla Confederazione Svizzera la casa-museo con tutte le opere ivi contenute. Nel 1898 aprì i battenti il Museo Vela (dal 2014 Museo Vincenzo Vela). Gli originali in gesso, i bozzetti in terracotta, i disegni, i progetti e le fotografie in collezione consentono un confronto autentico con le istanze artistiche, politiche e funzionali dello scultore e offrono un’impressione variegata dell’epoca storica nella quale furono gettate le basi per la nascita delle democrazie liberali dell’Occidente.


Note

1 In «Notizie ticinesi. Vincenzo Vela», in L’Elvezia. Giornale Settimanale per gli Svizzeri in California, a. I, n. 21, 15 novembre 1879, p. 1.

2 Château de Versailles, http://collections.chateauversailles.fr/#b31f0411-0d2a-4d19-86c7-05c5de0a6a9a

3 Carlo Pisani, Lettura sul bozzetto Vela pel monumento Manin, Venezia, Tipografia del Rinnovamento, 1870.

4 Dario Gamboni, «Phidias in Ligornetto. Das letzte Vierteljahrhundert von Vincenzo Vela», in: Swiss, made. Die Schweiz im Austausch mit der Welt, a cura di Beat Schläpfer, cat. mostra Museum Helmhaus e Museum Strauhof, Zürich, 1998, pp. 67-78; versione francese: «Phidias à Ligornetto. Le dernier quart de siècle de Vincenzo Vela», in Swiss, made. La Suisse en dialogue avec le monde, cat. mostra Musée d’Art et d’Histoire, Genève, 1998, pp. 49-60.


Bibliografia

- Marc-Joachim Wasmer, Museo Vincenzo Vela a Ligornetto, Berna: Guide storico-artistiche della Svizzera SSAS, 2020.

- Gianna A. Mina Zeni (a cura di.), Museo Vela, le collezioni. Scultura, pittura, grafica, fotografia, Lugano: Corner Banca, 2002.

- Nancy J. Scott, Vincenzo Vela 1820–1891, tesi di dottorato di ricerca, New York University, New York, London: Garland Publishing, 1979.

- Giorgio Zanchetti, Vincenzo Vela scultore 1820-1891, tesi di dottorato di ricerca in Critica, Teoria e Storia della letteratura e delle arti, IX ciclo, coordinatore del corso Giuseppe Farinelli, relatore Luciano Caramel, Milano: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, 1998.


Collegamenti esterni

- Vincenzo Vela nel mondo (ubicazione opere, galleria immagini ed epistolario Vincenzo Vela), www.vincenzo-vela.ch (sito in allestimento)

- Museo Vincenzo Vela, Ligornetto (Svizzera), www.museo-vela.ch

- Vincenzo Vela in Dizionario sull’arte in Svizzera (SIKART), http://www.sikart.ch/Kuenstlerinnen.aspx?id=4023476&lng=it

- Vincenzo Vela in Dizionario storico della Svizzera (DSS), https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/021969/2015-01-05/


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Questo commento senza la firma utente è stato inserito da VV 1820-1891 (discussioni · contributi) Versione delle 10:18, 30 apr 2020.


Qui più che di un "aggiornamento" si tratta di una vera e propria "riscrittura totale" della voce, con eliminazione anche della bibliografia e delle note già presenti. Pur contenendo questa riscrittura informazioni interessantissime, un'opera di "totale riscrittura" della voce da parte di un Ente federale di uno Stato non è in linea con le politiche contribuitive di Wikipedia. Direi quindi che quanto da voi scritto qui sopra potrà essere utilissimo per migliorare la voce che ha già una buona qualità generale. Personalmente mi posso attivare per inserire nella voce attuale quelle parti della vostra revisione che appaiono inedite, innovative o interessanti. Metto a conoscenza il progetto Arte in Discussioni_progetto:Arte#Vi_segalo_cosa_che_dovrebbe_essere_guardata_bene.--Paolobon140 (msg) 12:20, 30 apr 2020 (CEST)Rispondi
Direi che l'approccio di Paolobon140 è idoneo in quanto coniuga le esigenze e linee guida del progetto con il testo già redatto e testé pubblicato a cura del museo indicato. Convengo dunque che sia un utente esperto, nel caso di specie l'autopropostosi Paolobon140, conoscitore dei "meccanismi" di Wikipedia ad introdurre via via in voce (una volta che saranno verificate) le informazioni ed i testi. --BOSS.mattia (msg) 13:21, 30 apr 2020 (CEST)Rispondi
Grazie [@ BOSS.mattia] personalmente proverò a metterci le mani. Segnalo la discussione sulla mia pagina: Discussioni_utente:Paolobon140#Aggiornamento_voce_«Vincenzo_Vela», a presto, --Paolobon140 (msg) 11:44, 1 mag 2020 (CEST)Rispondi
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