Voce principale: Bronzi rituali cinesi.

Un dui è (zh. T, DuīP, Tui1W) è un antico vaso (spec. una ciotola) cinese munito di piedi e coperchio con due maniglie alla bocca. Si tratta d'una delle più particolari tipologie di bronzi rituali cinesi, in uso al volgere del lungo dominio della dinastia Zhou (1045–256 a.C.), fond. il c.d. "Periodo degli Stati Combattenti" (453–221 a.C.)

Duī
Vaso duī in bronzo con motivo a nuvole geometriche intarsiate (Museo Provinciale del Hubei) - Periodo degli Stati Combattenti

Era un contenitore per alimenti poi passato in uso come vaso rituale/sacrificale. La maggior parte dei duī è costituita da due ciotole sovrapposte, una quale corpo e l'altra quale coperchio, entrante tripodi.

Funzione e utilizzo

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La particolare conformazione del vaso duī, i.e. due ciotole sovrapposte, permetteva di utilizzarlo o come recipiente in due pezzi o come recipiente coperto per facilitare il processo rituale. Le varietà con coperchio sono evidenziate dalla mancanza di struttura di supporto su ciascuna ciotola.[1] Il vaso poteva essere esposto in bella vista all'interno di un tempio o di una sala ma veniva utilizzato anche durante le feste che commemoravano gli antenati. Come per il caso di altri bronzi rituali cinesi, il duī poteva essere prodotto esclusivamente per uso sepolcrale, finendo, con l'andar del tempo, per divenire uno status symbol di potere, privo di funzionalità ritual-religiosa.[2]

 
Vaso duī in bronzo con decorazione a smalti e tarsie simil-cloisonné (REPLICA) - dinastia Song.

Secondo il sinologo KC Chang, l'etimo "duī" sarebbe frutto d'una erronea compilazione nel catalogo di bronzi rituali della dinastia Song (960–1279), periodo durante il quale l'élite dominante dell'Impero cinese fu interessata da un forte intento archeologico di riscoperta degli antichi bronzi rituali.[3][4] Stando alla ricostruzione di Chang, il "duī" assegnato dai Song al periodo della dinastia Zhou orientale (722–256 a.C.) sarebbe la storpiatura dell'antico vaso circolare guǐ in uso in realtà sin dai tempi della protostorica dinastia Shang (c. 1600–1046 a.C.).[5]

Il duī apparve dunque sotto gli Zhou orientali, in data imprecisata ma comunque prima del Periodo degli Stati Combattenti (453–221 a.C.): a metà del Periodo delle primavere e degli autunni (722–481 a.C.), era in uso come recipiente per riscaldare e servire il cibo[6] e fu uno dei primi tipi di vaso di forma quasi sferica.[1]

Divenuto, come anticipato, uno status symbol nei corredi funebri Zhou orientali, il duī decrebbe in popolarità quale bronzo rituale venendo sostituito dal vaso "sheng" sotto le dinastie che costruirono l'Impero cinese vero e proprio: i Qin (221–206 a.C.) e gli Han (206 a.C.–220 d.C.).[2]

L'apprezzamento, la creazione e la raccolta di bronzi cinesi come opere d'arte e non come oggetti rituali iniziò durante la dinastia Song (960–1279), sotto il cui regno l'élite dominante cinese fu interessata da un forte intento archeologico di riscoperta dei bronzi rituali Shang e Zhou,[3][4] e raggiunse il suo apice durante la dinastia Qing (1636–1912), al tempo dell'imperatore Qing Qianlong (r. 1735–1796), la cui massiccia collezione è registrata nei cataloghi conosciuti come 西清古鑑T, 西清古鉴S, Xīqīng GǔjiànP, Hsi ch'ing ku chienW (1749–1755) e 西清繼鑑T, Xiqing jijianP che ancora oggi costituiscono la principale linea guida per la classificazione delle varie tipologie.[7] Dall'epoca Song in avanti, le dinastie al comando dell'Impero cinese, fossero esse di effettiva etnia Han (Song o Ming) o mongolo-tungusa (Yuan e Qing), promossero un revival degli antichi bronzi rituali, ormai meri gingilli decorativi, tramite altri medium plastici, es. la giada, o decorati con nuove forme artistiche "barbare" come gli smalti cloisonné, introdotti sotto i Ming ed ancora in uso per fantasiose rielaborazione dei vasi rituali al tempo dei Qing.[8]

Descrizione

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Come anticipato, il duī fu uno dei primi vasi cinesi di forma quasi sferica:[1] ha un corpo a ciotola semisferica e un coperchio di forma simile. Le forme variano da circolare a ovale o sub-circolare. I tipi del tardo periodo Zhou orientale sono più sferoidali, divengono più ovoidali durante le Primavere e Autunni (le c.d. "Angurie duī") e sempre meno tondi durante gli Stati Combattenti, quando il coperchio è ormai sensibilmente appiattito rispetto alla ciotola/corpo.[6] Il vaso poggia su un unico piedistallo oppure è sostenuto da tre gambe (similarmente ad altri bronzi rituali quali il celeberrimo T, DǐngP o la T, P) che dovrebbero permettere di riscaldarne sulla brace il contenuto. Ogni vaso è dotata di maniglie anelli-formi (due o più) assicurati al corpo, al coperchio o a entrambi, per facilitarne il trasporto.[9]

Impianto decorativo

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Taotie e Stile animalistico.

Premesso che stilemi decorativi comuni si rintracciano in tutta la bronzistica rituale cinese e nelle fattispecie nel vasellame,[10] il duī fece la sua comparsa in un periodo interessato da una forte evoluzione nell'impianto decorativo dei bronzi cinesi. Durante il periodo Zhou orientale, infatti, i tradizionali stilemi decorativi cinesi del taotie (zh. 饕餮T, Tāo TièP, T'ao T'iehW), la c.d. "Maschera d'Orco",[11] e del motivo spiraleggiante 雷文T, LéiwénP, lett. "Tuono/Fulmine/Spirale" in rilievo più fitto ma meno marcato e profondo che riempie lo spazio e crea una trama di fondo più leggera, meno opprimente,[12] si legano a figure animali tridimensionali completamente formate (mucche, capre, uccelli, draghi e leoni),[13] specialmente quando, intorno al 550 a.C., il c.d. "Stile animalistico" dei nomadi scito-siberiani, sempre più presenti sul territorio cinese, iniziò ad influenzarne i bronzisti.[14] Alcuni di questi animali avevano una funzione puramente decorativa, mentre altri avevano anche uno scopo funzionale:[15] es. nei duī gli anelli verticali del coperchio sono spesso effigi/maschere d'animali che stringono tra le fauci anelli mobili per facilitare il trasporto del vaso.

I contenitori stessi possiedono dettagli molto intricati, che variano in disegni geometrici e curvilinei distribuiti in registri simmetrici. Molte di queste incisioni assumono forme biomorfiche, raffiguranti immagini tipiche di animali presenti nell'antica Cina come gatti, serpenti, draghi o uccelli. Gran parte dei disegni sono intarsiati con metallo, anche se esistono ancora poche interpretazioni complete.[16]

I duī più sferici del periodo Zhou orientale presentano tre maschere di animali in rilievo, le teste poste simmetricamente attorno al coperchio, come i tre piedini del calderone ding. Un semplice motivo lineare ricopre il vaso secondo registri chiaramente definiti, mentre fasce di corda in altorilievo separano la vasca dal coperchio.[17] Durante gli Stati Combattenti, come anticipato, la contaminazione con l'Arte delle steppe si fa fortissima: tarsie in rame, turchese e argento, in motivi sferici vorticosi che accentuano la forma sferica del duī e che evolvono in motivi geometrici e/o zoomorfi (pantere).[1] In questo periodo, le forme dei duī sono sempre più sub-circolari ma i motivi curvilinei accentuano la forma, le fasce decorative più prominenti diventano plastiche, con uccelli disposti simmetricamente ad intrecciarsi intorno al vaso, mentre i piedi, del corpo e del coperchio, prendono forma di S.[18]

In epoca medievale, come anticipato, i , insieme ad altri vasi rituali, furono oggi di un revival, protrattosi fino al XIX secolo, che promosse la produzione di imitazioni, non solo delle forme dei vasi antichi e dei loro ornamenti ma anche delle loro patine.

Esemplari rimarchevoli

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Il Chen Hou Yinqi duī, commissionato dal re Wei di Qi (r. 356–320 a.C.), reca un'iscrizione contenente la prima attestazione dell'Imperatore Giallo nella documentazione storica.[19][20]

Nel 2004, è stato rinvenuto un duī nella tomba M6 in Zhenghan Road, a Xinzheng dalla stazione di lavoro di Xinzheng dell'Istituto provinciale di reperti culturali e di archeologia dell'Henan.[19]

Esplicative

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Bibliografiche

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  5. ^ Chang 1981, pp. 156-169.
  6. ^ a b Li 1980, pp. 12-13.
  7. ^ (EN) Gerald Holzworth, China: The Three Emperors 1662–1795, The Royal Academy of Arts, 2005 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2005).
  8. ^ Rawson 2007, pp. 187-188.
  9. ^ Loehr 1968, pp. 152-153.
  10. ^ Delbanco 1983, p. 72.
  11. ^ Delbanco 1983, pp. 72-75.
  12. ^ Delbanco 1983, pp. 102-107.
  13. ^ Delbanco 1983, pp. 132-133.
  14. ^ Béguin e Chengyuan 1998, p. 139.
  15. ^ Delbanco 1983, p. 140.
  16. ^ Loehr 1968, pp. 150-151.
  17. ^ Loehr 1968, pp. 150-153.
  18. ^ Lawton 1983, pp. 32-42.
  19. ^ a b (EN) China Heritage Project, Heritage and Archaeological News Briefs: New bronze discoveries, in China Heritage Newsletter, The Australian National University, 2005, ISSN 1833-8461 (WC · ACNP). URL consultato il 25 luglio 2022.
  20. ^ (EN) Su Xiaowei, Researching the image of the Yellow Emperor in China's textual sources and archaeological materials, in Journal of Chinese Humanities, traduzione di Catarina Weber, vol. 3, Leida, Brill, 2017, pp. 48–71, DOI:10.1163/23521341-12340043.

Bibliografia

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Collegamenti esterni

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