Elegia scritta in un cimitero campestre
L'Elegia scritta in un cimitero campestre o Elegia scritta in un cimitero di campagna è un'opera di Thomas Gray, completata nel 1750 e pubblicata per la prima volta nel 1751. L'origine del poema è sconosciuta, ma è molto probabile che sia stata ispirata dalla morte del poeta Richard West, avvenuta nel 1742. Gray completò la redazione dell'Elegia nel periodo in cui viveva vicino al cimitero di Stoke Poges. Una copia fu inviata al suo amico Horace Walpole, che la fece circolare nei circoli letterari di Londra. Gray fu costretto a mandare in stampa l'elegia il 15 febbraio 1751, per prevenire l'imminente uscita di una copia senza licenza della sua opera.

(EN)
«The boast of heraldry, the pomp of power, // And all the beauty, all that wealth e'er gave, // Awaits alike the inevitable hour. // The paths of glory lead not but to the grave.» |
(IT)
«Il vanto di un nome illustre, lo sfarzo del potere // e tutta la bellezza, tutta la ricchezza che mai sia stata data, // attende allo stesso modo l'ora inevitabile. // I sentieri della gloria non portano che alla tomba.» |
(Thomas Gray, Elegia scritta in un cimitero campestre, versi 33-36, trad. propria) |
Il poema ha il nome dell'elegia, ma non la forma: piuttosto riprende lo stile delle odi, consueto all'epoca, ma contiene una riflessione sulla morte e sul ricordo della persona dipartita.
In questa opera Gray esplora il tema della morte ambientando il poema nel cimitero di Stoke Poges, nel Buckinghamshire, e descrive le atmosfere lugubri e cupe del luogo.[1]
Grazie a questo poemetto, l'autore afferma l'uguaglianza che ci deve essere fra gli uomini, sostenendo che anche nelle persone più povere erano presenti individualità che avrebbero meritato di emergere a livello politico e sociale, ma ciò non è stato possibile a causa delle disparità economiche nella società dell'epoca; l'autore, nel poema, elogia quindi la gente comune, i contadini, perché secondo lui la fama, il potere e la ricchezza materiale sono concetti illusori che non sopravvivono nell'uomo per l'eternità.
Il tema dell'opera viene proposto anticipando le tendenze letterarie dell'età vittoriana, in cui gli scrittori porranno particolare attenzione al quotidiano e al comune, in contrapposizione all'eroico.[2]
Fu anche illustrata da William Blake.
Ancor oggi è una delle poesie più citate della lingua inglese, ed è scritta in quartine di decasillabi a rime alternate. Si dice che prima della battaglia sulla piana di Abraham, dove morirà, il generale inglese James Wolfe recitò questa poesia ai suoi soldati, aggiungendo "Signori, avrei preferito scrivere questa poesia che conquistare il Quebec domani".
Gray è riuscito a fondere forme tradizionali e dizione poetica con nuovi argomenti e modi d'espressione, diventando uno dei precursori del revival romantico.
L'Elegia fu subito notata per la sua bellezza ed i poeti della scuola cimiteriale furono così chiamati per i loro componimenti, scritti sulla base della poesia di Gray e dei Pensieri notturni di Edward Young. In Italia molto note divennero la traduzione di Melchiorre Cesarotti (noto traduttore dei Canti di Ossian) in endecasillabi sciolti (1772), quella del Torelli in quartine (1776) e quella ritmica (ma meno letterale) in rime alternate e quartine (la struttura dell'originale) del musicologo Taddeo Wiel (1906) contenente la celebre formulazione del verso vessillo del romanticismo "And Melancholy marked him for her own" tradotto come "Melanconia lo volle a sé devoto", con cui Gray descrive sé stesso.[3] Una delle più recenti e fedeli al testo è quella in quartine in versi liberi di D. Caminita (1976).[4]
Il verso dell'elegia «Paths of glory lead not but the grave» ("i sentieri di gloria non conducono che alla tomba") viene invece richiamato dal celebre regista Stanley Kubrick nel titolo del suo film Paths of glory (Orizzonti di gloria).
NoteModifica
- ^ Elisa Bolchi, Thomas Gray, “Elegy written in a country churchyard”: traduzione e commento, su Oilproject. URL consultato il 10 dicembre 2017.
- ^ L'attualità della letteratura, Pearson, p. 580.
- ^ Guido Barlozzini, Le origini del romanticismo, Editori Riuniti, 1974, p. 142
- ^ AA.VV., Civiltà letterarie straniere, Zanichelli, Bologna, 1976
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Collegamenti esterniModifica
- (EN) Elegia scritta in un cimitero campestre, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Traduzioni integrali di Taddeo Wiel e Melchiorre Cesarotti, traduzione della prima parte di D. Caminita e testo originale dell'Elegia, su academia.edu. URL consultato il 18 ottobre 2021.
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