Ettore Giannuzzi

militare italiano

Ettore Giannuzzi (Spongano, 28 dicembre 1891 – ...) è stato un generale italiano, veterano della prima guerra mondiale, al termine della quale risultava decorato con una medaglia d'argento e una di bronzo al valor militare. Partecipò alla guerra d'Etiopia come Capo di stato maggiore del I Corpo d'armata, e venendo decorato con una croce di guerra al valor militare. Durante il corso della seconda guerra mondiale fu comandante interinale della 12ª Divisione fanteria "Sassari" durante il corso della battaglia della Neretva, operando con essa anche durante in giorni seguenti alla proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, in occasione della mancata difesa di Roma. Decorato con la croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.

Ettore Giannuzzi
NascitaSpongano, 28 dicembre 1891
Morte?
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
GradoGenerale di brigata
GuerreGuerra italo-turca
Guerra d'Etiopia
Prima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia di Vittorio Veneto
Battaglia della Neretva
Comandante di12ª Divisione fanteria "Sassari"
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Generals[1]
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Biografia modifica

Nacque a Spongano, in provincia di Lecce, il 28 dicembre 1891. Arruolatosi nel Regio Esercito, tra il 1910 e il 1911 iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente, assegnato all'arma di fanteria il 17 settembre 1911. Partecipo alla prima guerra mondiale con grandi riconoscimenti al valore. Fu capitano comandante del III Battaglione del 254º Reggimento fanteria della Brigata Porto Maurizio (31 ottobre 1917-22 marzo 1918), e promosso maggiore nel corso del 1918, fu comandante del III Battaglione del 30º Reggimento fanteria della Brigata Pisa (14 settembre-4 novembre 1918). Al termine del conflitto risultava decorato con una Medaglia d'argento e una di bronzo al valor militare.

Dal 20 novembre 1921 fu assegnato al Centro di educazione fisica a Salerno, quale capo centro divisionale, partecipando nel 1927 ai corsi della Scuola di guerra dell'esercito.

Promosso colonnello, dopo un lungo periodo trascorso presso il Regio corpo truppe coloniali in Eritrea, dove durante la guerra d'Etiopia fu Capo di stato maggiore del I Corpo d'armata. Rientrato in Patria decorato di una Croce di guerra al valor militare, comandò l'84º Reggimento fanteria "Venezia"[2] a Firenze nel 1937 e nel 1938 il 10º Reggimento fanteria "Regina" di stanza a Rodi, incarico che mantenne sino al 9 marzo 1940, quando fu sostituito dal colonnello Amilcare Farina, per passare al comando superiore F.F. A.A. dell'Egeo, sempre a Rodi.[3]

A partire dal 31 ottobre 1941, in piena seconda guerra mondiale, ricoprì l'incarico di Capo di stato maggiore del XV Corpo d'armata a Genova.

Il 1 gennaio 1942 fu promosso generale di brigata e, dal 1º marzo dello stesso anno venne trasferito al comando delle fanterie della 12ª Divisione fanteria "Sassari",[4] che comandò anche interinalmente per poco dal 4 febbraio 1943, per il trasferimento del titolare, il generale Paolo Berardi,[4] ad altro scacchiere operativo[5].

Prese parte alla battaglia della Neretva e fu poi a disposizione del XVIII Corpo d'armata in Croazia[6] e dal 10 aprile 1943 al VI Corpo d'armata per poi passare ancora alla "Sassari" in qualità di comandante della fanteria, quando la Grande Unità si trovava schierata nei dintorni di Roma.[4] Il 6 giugno 1943 fu insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.[7]

Onorificenze modifica

— Regio Decreto 9 giugno 1943[7]
«Al passaggio del Piave e nella successiva avanzata su Fontigo e Sernaglia alla testa del suo battaglione seppe mantenere salda la compagine sotto violento fuoco d'artiglieria nemica dando prova di molta energia e grande sprezzo del pericolo. Raggiunto l'obiettivo di Sernaglia e mancato il collegamento sulla sua sinistra, con ripetuti contrattacchi respingeva l'avversario, che tentava l'aggiramento. Con la parola, e più con l'esempio, infondeva nei suoi dipendenti quella forza di resistenza che valse a mantenere fermo il possesso del raggiunto obiettivo, nonostante i ripetuti e ostinati tentativi del nemico appoggiati da intenso fuoco d'artiglieria. Assolveva brillantemente altro compito affidatogli. Piana di Sernaglia, 28-30-31 ottobre 1918
«Primo fra tutti, con slancio ardimento e sprezzo del pericolo, trascinava la propria compagnia all'assalto di una forte posizione nemica. Venne ferito. Carso, 23-25 maggio 1917
«Sottocapo di S. M. del I Corpo d'armata, animato da alto senso del dovere, da equilibrato spirito di iniziativa, organizzo diresse e sorvegliò i servizio della grande unità. Conscio della grande responsibilità che pesava su di lui, quasi quotidianamente, di giorno e di notte, sprezzante di pericoli e disagi, percorreva zone insidiose, non ancora pacificate, per assicurarsi del regolare funzionamento di tutti i servizi. A.O.I., 1936. »

Note modifica

Annotazioni modifica


Fonti modifica

  1. ^ Generals.
  2. ^ Pettibone 2010, p. 110.
  3. ^ [http://www.regioesercito.it/reparti/fanteria/rgt/rgt84.htm Regio Esercito - 84� Rgt. Venezia], su regioesercito.it. URL consultato il 13 dicembre 2018.
  4. ^ a b c Pettibone 2010, p. 108.
  5. ^ I Comandanti - Esercito Italiano, su esercito.difesa.it. URL consultato il 13 dicembre 2018.
  6. ^ Ramet, Listhaug 2011, p. 185.
  7. ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia modifica

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.
  • (EN) Sabrina P. Ramet e Ola Listhaug, Serbia and the Serbs in World War Two, New York, Palgrave McMillan, 2011.

Collegamenti esterni modifica