Giacomo Filippo de Meester Hüyoel

generale e patriota italiano

Giacomo Filippo de Meester Hüyoel (Milano, 14 luglio 1765Lugano, 14 dicembre 1852) è stato un generale e patriota italiano.

Biografia modifica

Di origini olandesi (il padre Daniele era nato a Middelburg, nei Paesi Bassi; la madre Elena Mattei, era figlia di un giureconsulto milanese), si laureò a Pavia in utroque iure nel giugno 1787. Di sentimenti repubblicani, comandò una legione della "Guardia nazionale" della Repubblica Cisalpina. Nel 1799 si rifugiò in Francia, dopo che le truppe austro-russe di Suvorov ebbero avuto la meglio a Cassano d'Adda, nella battaglia della Trebbia e a Novi Ligure. Passò poi a Genova, al seguito dell'armata di Massena, e fu uno degli ostaggi consegnati agli Austriaci il 4 giugno 1800 in seguito alla capitolazione della città ligure; poté tuttavia rientrare a Milano poco dopo, grazie alla vittoria di Napoleone nella battaglia di Marengo (14 giugno 1800). Meester accettò il regime napoleonico dopo il 18 brumaio; venne incaricato da Pino di organizzare nuovamente la guardia nazionale. Nel 1806 fu decorato dell'Ordine della Corona Ferrea e nominato barone dell'impero; nel 1811 fu nominato governatore del Collegio degli orfani dei militari milanesi, incarico che mantenne inizialmente con la Restaurazione.

Meester è noto per aver aderito a società segrete. Iscritto alla massoneria, fu legato alla loggia "Reale Giuseppina" di Milano, della quale era venerabile Francesco Saverio Salfi, e in seguito Gian Domenico Romagnosi, e contava fra gli aderenti Teodoro Lechi[1]. Durante la cosiddetta «congiura militare del 1814», il generale Bartolomeo Cavedoni dichiarò che era stato iniziato alla «Società dei carbonari beneficenti», vicina all'«Adelfia» di Filippo Buonarroti, ad opera di Meester[2]. Al termine dell'inchiesta sulla congiura militare del 1814 Meester fu condannato al carcere a vita; fu poi liberato dopo quattro anni di carcere, alcuni scontati nella fortezza di Terezín.

Fu costretto all'esilio nel 1821 per il fallimento dei moti carbonari. Condannato a morte, peregrinò in vari paesi (Svizzera, Francia, Inghilterra). Privo di mezzi di sussistenza, nell'aprile 1833 si trasferì a Parigi, dove ottenne una pensione come ex generale di brigata dell'esercito francese. Si recò nel 1836 in Svizzera, dove morì nel 1852.

Note modifica

  1. ^ Alessandro Luzio, La massoneria e il Risorgimento italiano : Saggio storico-critico con molti documenti inediti, Bologna : N. Zanichelli, 1925
  2. ^ Domenico Spadoni, Milano e la congiura militare nel 1814 per l'indipendenza italiana, Modena : Societa tipografica modenese, Modena 1936-37, ad indicem

Bibliografia modifica