Irredentisti istriani

istriani di lingua e cultura italiana che promossero l'irredentismo italiano in Istria

Gli irredentisti istriani erano gli istriani di lingua e cultura italiana che promossero l'irredentismo italiano in Istria. Essi costituirono il movimento d'opinione che, nell'ultima fase del Risorgimento italiano, successiva alla proclamazione del Regno d'Italia, alla vittoriosa (per l'acquisizione del Veneto) sconfitta (per il disastro navale di Lissa) nella III Guerra di Indipendenza, e alla conquista di Roma, tra l'ultimo terzo del XIX secolo ed il primo quindicennio del XX, aspirava all'unione della Venezia Giulia con il Regno d'Italia.

Ragioni dell'irredentismo istriano

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Irredentismo italiano in Istria.
 
Mappa dei domini veneziani (in verde) nel primo Cinquecento, con l'Istria evidenziata [1]

Gli irredentisti istriani (in realtà è più corretta l'espressione irredentisti giuliani, poiché i territori isontini e carsici di Gorizia, Trieste, Fiume e le isole del Carnaro, a tutti gli effetti parte, come l'Istria, della Venezia Giulia, sono esterni alla penisola istriana) volevano l'annessione dell'Istria all'Italia definendola terra irredenta in quanto storicamente e culturalmente parte del retaggio identitario italiano e geograficamente inclusa nei confini naturali dell'Italia fisica.[2]

Irredentisti in Istria

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Nazario Sauro fu il massimo rappresentante degli irredentisti istriani.

«In tutte le città, da Capodistria a Parenzo, da Rovigno a Pirano, da Buie a Pola, da Albona a Pisino e in ogni centro, l'entusiasmo montava negli animi sino a divenire febbre e fiamma di passione italica. Di questa passione sono indimenticabili alcuni protagonisti: Domenico Rossetti e Pietro Kandler di Trieste, Tomaso Luciani di Albona, Carlo Combi e Gian Rinaldo Carli di Capodistria, Marco Tamaro di Pirano, Andrea Amoroso di Montona, Paolo De Peris di Rovigno, Pasquale Besenghi degli Ughi di Isola, Giuseppe Picciola di Parenzo, Michele Facchinetti di Visinada, Renato Rinaldi di Portole, Piero Stancovich di Barbana e Giovanni Moise di Cherso. E non possiamo dimenticare il mitico Nazario Sauro di Capodistria, lo storico compagno di Oberdan Donato Ragosa di Buie e Fabio Filzi, di Pisino, la cui vita fu spezzata dall'ennesima condanna austriaca, durante la prima guerra mondiale, questa volta per Trento italiana. Una nutrita falange di Istriani partecipò volontariamente ai moti, alle lotte, negli scontri e militando nelle quattro guerre d'Indipendenza... Luigi Tomaz»

Dopo il 1866 -quando Venezia ed il Veneto furono uniti all'Italia- quasi tutti gli istriani di lingua italiana sostennero l'irredentismo: Tino Gavardo, Pío Riego Gambini e Nazario Sauro furono i più famosi promotori dell'unificazione dell'Istria all'Italia.[3]

Nel 1913 Pío Gambini Riego, Luigi Bilucaglia e Piero Almerigogna crearono il Fascio Giovanile istriano, che raccolse molti volontari istriani arruolatisi nell'esercito italiano nella prima guerra mondiale. Del resto nella "Grande Guerra" furono numerosi gli irredentisti istriani che persero la vita in azioni militari contro gli austriaci [4].

Va anche ricordato che nel 1915 gli austriaci internarono in campi di concentramento oltre 100.000 italiani dell'Istria, a causa del diffuso irredentismo italiano tra di loro.[5]

«in seguito allo scoppio del primo conflitto mondiale, e in particolar modo dopo l'adesione dell'Italia alla guerra a fianco dei Paesi dell'Intesa (24 maggio 1915), le alte sfere militari dell'Impero austro-ungarico decisero di far evacuare tutta la zona circostante la fortezza e il porto militare di Pola. Si trattava dell'ampia area comprendente, tra le località' maggiori e con i relativi territori: Pola, Dignano, Valle, Carnizza, Barbana, Sanvincenti, Canfanaro, Rovigno, Villa di Rovigno, Barbariga. Quindi vi fu la deportazione in massa della popolazione istriana di lingua italiana in veri e propri lager quali quelli di Wagna e Pottendorf, dove molti di loro, soprattutto vecchi e bambini, trovarono la morte a causa delle proibitive condizioni di vita.Complessivamente furono svariate migliaia gli italiani dell'Istra che vi perirono di stenti e malattia Angelo Vivante»

Capodistria fu il centro dell'irredentismo italiano nell'Istria asburgica. Ad un patriota capodistriano, il generale Vittorio Italico Zupelli, già distintosi nella Guerra italo-turca (1911-1912), fu affidato il "Ministero della guerra" italiano durante il primo conflitto mondiale (1915-1918). Nel novembre 1918 finita la guerra, nella quale i volontari italiani di Capodistria furono in numero inferiore soltanto a quelli di Trieste e Pola, le truppe italiane furono accolte festosamente dalla popolazione locale. Lo stesso avvenne a Pola ed in tutte le cittadine istriane [6].

 
Vittorio Italico Zuppelli
 
Fabio Filzi

Lista dei principali irredentisti istriani

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  1. ^ L'autore Blaeu nella mappa non segnala la contea asburgica di Pisino, poiché il suo Atlante si basava su un'opera di Abraham Ortelius del 1570, dal titolo "Theatrum Orbis Terrarum" e che riportava dati politici anteriori al 1536 (quando Pisino era veneziana da un secolo).
  2. ^ Unredeemed Italy (in inglese)
  3. ^ Pignatti Morano, Carlo. La vita di Nazario Sauro ed il martirio dell'eroe. p. 39
  4. ^ Immagini su cartolina di dodici dei principali irredentisti istriani e giuliani morti nella Grande Guerra, oltre all' "eroe nazionale" Nazario Sauro: Giorgio Baseggio (Capodistria 1896-1917), croce al merito di guerra; Mario Bratti (Capodistria 1888-1916), medaglia d‘argento e croce al merito di guerra; Umberto Bullo (Cormons 1893-1917), medaglia d‘argento e croce al merito di guerra; Angelo Della Santa (Capodistria 1898-1918), medaglia d‘argento e croce al merito di guerra; Pio Riego Gambini (Capodistria 1893-1915), medaglia d'argento; Ernesto Giovannini (Capodistria 1873-1915), medaglia d‘argento, medaglia di bronzo e croce al merito di guerra; Ernesto Gramaticopolo (Pola 1894-1916), croce al merito di guerra; Antonio Parovel (Capodistria 1894-1916), medaglia d‘argento e croce al merito di guerra; Vico Predonzani (Pirano 1890-1916), medaglia d‘argento e croce al merito di guerra; Eugenio Rota (Capodistria 1853-1915), croce al merito di guerra; Virgilio Sansone (Capodistria 1894-1918), croce al merito di guerra; Raimondo Spangaro (Pirano 1895-1918), croce al merito di guerra Archiviato il 19 aprile 2014 in Internet Archive.
  5. ^ Angelo Vivante. Irredentismo Adriatico terzo capitolo
  6. ^ Cartolina di Pirano redenta Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive.

Bibliografia

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  • Tomaz, Luigi. Il confine d'Italia in Istria e Dalmazia, Presentazione di Arnaldo Mauri, Conselve, 2004.

Irredentismo adriatico

  • Vivante, Angelo. Irredentismo adriatico. Edizioni "Italo Svevo". Trieste, 1984

Voci correlate

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