Portale:Venezia Giulia e Dalmazia

"Sì com'a Pola presso del Carnaro, ch'Italia chiude e i suoi termini bagna"

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Veduta di Spalato nel 1910

Gli incidenti di Spalato furono una serie di episodi violenti a carattere prevalentemente antiitaliano che si verificarono nella città dalmata di Spalato fra il 1918 e il 1920, e che culminarono con l'assassinio del comandante della Regia Nave Puglia Tommaso Gulli l'11 luglio 1920.

Questi episodi si inserirono all'interno di una pluridecennale lotta per il predominio sull'Adriatico orientale fra popolazioni slave (prevalentemente croate e slovene) e italiane, ancora nell'ambito dell'Impero austro-ungarico. Alla fine del XIX secolo la corrente irredentista sorta all'interno del Regno d'Italia e lo jugoslavismo da parte slava coinvolsero nella questione anche Stati già indipendenti, come il Regno d'Italia stesso e il Regno di Serbia. Lo scoppio della prima guerra mondiale, l'entrata in guerra dell'Italia, il disfacimento dell'Impero, le trattative di pace e le successive fortissime frizioni fra l'Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni furono gli eventi più recenti, precedenti e contemporanei agli incidenti di Spalato.


Icona modificaImmagine del giorno

Lussinpiccolo in una veduta del 1900.


Icona modificaArte
L'anfiteatro di Pola visto dalla parte del litorale

L’anfiteatro di Pola (chiamato anche Arena di Pola, in croato: Pulska Arena o semplicemente Rena) è per grandezza il sesto nel suo genere e il maggior monumento della romanità in Croazia. Il suo nome deriva dal latino ărēna, che indica la sabbia che ricopriva le platee degli anfiteatri romani.

Storia

L’anfiteatro venne costruito tra il 2 a.C. ed il 14 d.C., sotto l’imperatore Augusto. In seguito, l’imperatore Vespasiano, che aveva commissionato il Colosseo a Roma, lo fece ampliare (secondo la leggenda, egli voleva rendere omaggio ad una sua amante del luogo).

Come il Colosseo, veniva utilizzato prevalentemente per combattimenti di gladiatori o per naumachie. Si presume che sia rimasto intatto fino al XV secolo. In seguito sarebbe stato utilizzato come cava di pietra per le costruzioni della Repubblica di Venezia. Fu oggetto di ampio restauro durante l'epoca napoleonica.

Viene utilizzato tutt'oggi, similmente all’Arena di Verona: è un ambito centro di teatro e musica e nel 1993 ha ospitato il festival di Pola e gli Histria festivals. Personaggi di fama mondiale come Sting, Julio Iglesias, Luciano Pavarotti, Anastacia, Norah Jones, Alanis Morissette si sono esibititi in questa arena. Attualmente, è in grado di ospitare cinquemila spettatori.


Icona modificaEtnie
Topolò, tipico villaggio delle Valli del Natisone nella Slavia Veneta.

La Slavia veneta o Slavia friulana (Beneška Slovenija o Benečija in sloveno, Sclavanie in Friulano) è la denominazione storica della regione collinare e montuosa (Prealpi Giulie) del Friuli orientale, che si estende tra Cividale del Friuli e i monti che sovrastano Caporetto (ora in Slovenia). Il nome deriva dall'epoca della Repubblica di Venezia, quando le Valli del Natisone, abitate prevalentemente da popolazioni di lingua slovena, acquisirono il nome di Schiavonia Veneta. Successivamente il nome si estese ai vicini territori etnicamente sloveni della Serenissima, comprese le Valli del Torre e le località di Bergogna, Boreana e Luico (con le frazioni circostanti) che fanno oggi parte della Slovenia, arrivando ad includere talvolta la Val Resia. La Slavia Veneta viene oggi frequentemente chiamata anche Slavia Friulana o, rifacendosi all'uso locale, semplicemente Benecìa. Meno frequente è invece l'uso della denominazione Slavia Italiana.

Storia

Gli slavi si stabilirono in queste zone già in epoca longobarda, tanto che fu proprio il potere longobardo ad accogliere i primi coloni e ad imporre il confine orientale tra popolazione romanza e slava, quasi coincidente al limite naturale esistente tra la pianura (romanza) e il territorio montuoso delle prealpi (slavo). La presenza slava si rafforzò probabilmente dopo le invasioni ungare nel IX secolo, allorché il Patriarcato di Aquileia si servì di gruppi di contadini slavi di varia provenienza (perlopiù sloveni dalla Carinzia e Carniola) anche per ripopolare alcune zone della pianura friulana devastate e quasi desertificate dalle incursioni magiare, e non è escluso che altrettanto possa essere accaduto per le aree montuose. I gruppi etnici slavi della pianura tuttavia vennero presto assimilati culturalmente dalla popolazione friulanofona.


Icona modificaSocietà, economia e politica
Lo stemma della Regione istriana

La Regione istriana (croato: Istarska županija) è una regione della Croazia. Essa è la più occidentale della repubblica, ed occupa gran parte dell'Istria, omonima penisola bagnata dall'Adriatico. Confina a nord con la Slovenia, ad est con la Regione litoraneo-montana.

Per la presenza della minoranza etnica italiana, la Regione assume uno statuto bilingue. Sede dell'Assemblea della Regione istriana è Pisino, mentre sede del governo (Giunta e Presidente della Regione) è Pola. Le sedute solenni dell'Assemblea (dette Dieta Istriana) si tengono usualmente a Parenzo, mentre uffici e assessorati sono presenti oltre che a Pisino e Pola, ad Albona, Parenzo e Rovigno.


Icona modificaMappe
- La Venezia Giulia (mappa del 1928)
- La Dalmazia nei suoi confini storici e geografici
Icona modifica19 giugno - Oggi accadde


Icona modificaLa citazione
«La nazionalità italiana in Dalmazia è una parola vuota di senso, trovata dall'interesse, dall'impostura. Alcuni superstiti dei vecchi despoti sognano una nazionalità italiana in Dalmazia, e per il colmo dell'assurdo parlano anche di civiltà italiana. Tutto ciò mira all'interesse di pochi individui e all'oppressione di tutti i Dalmati. (...) Il giornalismo italiano badi prima di dichiararsi protettore dei pseudoitaliani della Dalmazia (...). Un italiano non può, non deve alzar la voce per difendere i despoti, poiché prima deve rinunziare alla vera gloria italiana, ch'è la lotta per la libertà; dovrebbe cancellare tutta la sublime epopea dell'italiano risorgimento, per dichiararsi amico degli italiani dalmati.»


Icona modificaStoria
L'esplosione, ripresa da lunga distanza

La strage di Vergarolla (o anche Vergarola) fu causata dall'esplosione di un deposito di ordigni, avvenuta il 18 agosto 1946 sulla spiaggia di Vergarolla a Pola. L'esplosione provocò la morte di non meno di 80 persone.

In quel periodo l'Istria era rivendicata dalla Jugoslavia di Tito, che l'aveva occupata fin dal maggio 1945. Pola, invece, era amministrata, a nome e per conto degli Alleati dalle truppe britanniche, ed era quindi l'unica parte dell'Istria al di fuori del controllo Jugoslavo.

Le responsabilità dell'esplosione, la dinamica e perfino il numero delle vittime sono tuttora fonte di accesi dibattiti.


Icona modificaIl personaggio
Arturo Colautti in una cartolina commemorativa

Arturo Colautti (Zara, 9 ottobre 1851Roma, 9 novembre 1914) è stato un giornalista, scrittore e librettista italiano.

Vita

La gioventù in Dalmazia

Nato in Calle dei Tintori come ultimo di quattro figli di Francesco Colautti, friulano, ingegnere alle dipendenze dell'Impero Austroungarico, e di Luisa Couarde, francese, originaria di Antibes, trascorse l'adolescenza nella città natale, dove si diplomò nel locale Ginnasio Liceo, per poi svolgere il servizio di leva nell'esercito austro-ungarico.

Colautti si interessò molto precocemente al giornalismo ed all'età di 17 anni fondò il giornale "Il Progresso" prima e "La Leva" poi. In quel periodo studiò alle università di Vienna e Graz laureandosi in scienze politiche e geografiche. Andò poi a Fiume a dirigere "La Bilancia", per poi tornare nella nativa Zara a dirigere "Il Dalmata" dal 1872 al 1874.

Passato a Spalato nel 1876, vi fondò la Rivista Dalmatica di cultura e letteratura, ma l'impresa non ebbe lunga vita. Nello stesso anno fu chiamato a dirigere "L'Avvenire", al quale diede un'impronta nettamente irredentistica che gli causò le antipatie dei croati spalatini. In seguito all'apparizione di un articolo antiaustriaco apparso sul suo giornale, nel settembre 1880 Colautti subì un'aggressione da parte di un gruppo di soldati che lo rese infermo per qualche mese. Poco dopo, in seguito anche a minacce di querela per reati di stampa, Colautti scelse la via dell'esilio e si rifugiò nel Regno d'Italia.


Icona modificaLo sapevi che...
...il nome di Dubrovnik fu scritto la prima volta in un documento inviato a Ragusa dal re bosniaco Kulin nel 1189.


Icona modificaIl libro del giorno

Istria nel tempo. Manuale di storia regionale dell'Istria con riferimenti alla città di Fiume, Unione Italiana, Fiume - Università Popolare, Trieste - Centro di Ricerche Storiche, Rovigno 2006

Un libro scritto principalmente da studiosi italiani della minoranza in Slovenia e Croazia, dedicato in primis ai propri connazionali e poi a chiunque sia interessato alla storia dell’Istria. Questo testo – pensato ed impaginato per entrare nelle scuole – è una delle più belle novità editoriali degli ultimi decenni. Coordinati dal prof. Egidio Ivetic, alcuni fra i più noti nomi di storici della regione hanno collaborato a fare di “Istria nel tempo” un punto d’arrivo ma anche un punto di partenza. Da questo libro si può partire per raccontare finalmente in modo completo e aggiornato – senza pagare dazio alla dittatura di turno – la travagliata storia di una regione di confine. Fra tutti gli interessanti capitoli si segnalano le venti pagine finali, dedicate alla storia della Comunità Nazionale Italiana dal 1947 al 1992. Da questo eccellente studio inizierà un lavoro di sensibilizzazione nelle scuole della minoranza italiana nella regione, che poi – si spera – potrà essere esteso anche alle attuali maggioranze. Niente di meglio della conoscenza reciproca per favorire un rapporto sereno.


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Geografia (Regioni storiche e attuali, isole principali, province e capoluoghi comunali, fiumi e laghi. I comuni istriani sono tutti nella sezione "Istria". Le località minori non sono state inserite)


Storia e letteratura (In ordine cronologico)


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Arte (Compresi gli edifici di culto. Le biografie degli artisti sono nella sezione "Persone")


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