Jean Rambaud (in religione Philippe de la Trinité, O.C.D.; Grenoble, 22 gennaio 1908Venasque, 10 aprile 1977) è stato un religioso e teologo francese.

Provinciale dei carmelitani, durante la Seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza francese. Fu nominato poi consultore del Sant'Uffizio presso il quale difese la fede cattolica, opponendosi in particolare alle idee di Pierre Teilhard de Chardin.

Biografia modifica

Terzo figlio di Emmanuel Rambaud e di sua moglie, nata Élisabeth Jullien de Pommerol, Jean Rambaud proveniva da una numerosa famiglia cattolica, ed era nipote del capo della stampa lionese Joseph Rambaud, nipote del cardinale Jullien e zio di Claire de Castelbajac. Educato dai Gesuiti (fu allievo di Henri de Lubac a Mongré), entrò nel seminario francese a Roma nel 1925.

Dopo aver conseguito il dottorato in filosofia nel 1928, completò il baccalaureato in teologia e il baccalaureato in diritto canonico (nel 1929), nel 1930 vestì l'abito dei carmelitani scalzi, pronunciò i voti nel noviziato dei carmelitani di Lilla nel 1931 e fu ordinato sacerdote tre anni più tardi.[1]

Su richiesta del loro superiore, padre Louis de la Trinité, dal 1934 fu nominato vicedirettore del collegio minorile del convento di Avon, non distante dal Castello di Fontainebleau, fondato e diretto da padre Jacques de Jesus. Lì insegnò filosofia e pubblicò Études carmélitaines (Studi Carmelitan) i, opera nella quale sviluppò un pensiero tomista ortodosso.

Provinciale dei Carmelitani e uomo della Resistenza (1940-1945) modifica

(FR)

«Le milieu carme responsable de la revue et de la collection [Études carmélitaines] fut un foyer actif de résistance au Troisième Reich : carme d'Avon le père Jacques, mort en déportation pour avoir caché des enfants juifs ; mais aussi l'amiral Thierry d'Argenlieu qui a rejoint Londres dès 1940, ou le père Philippe de la Trinité, membre de l'Assemblée consultative provisoire..»

(IT)

«L'ambiente carmelitano responsabile della revisione e della raccolta [’’Études carmélitaines’’] è stato un centro attivo della resistenza al Terzo Reich: il padre carmelitano Jacques di Avon, morto durante la deportazione per aver nascosto bambini ebrei; ma anche l'ammiraglio Thierry d'Argenlieu che si trasferì a Londra nel 1940, o padre Philippe de la Trinité, membro dell'Assemblea consultiva provvisoria...»

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, il vicario provinciale Louis de la Trinité (futuro ammiraglio Thierry d'Argenlieu, soprannominato il "carmelitano navale") fu mobilitato in marina; fatto prigioniero a Cherbourg nel giugno 1940, fuggì e si unì al generale de Gaulle a Londra il 30 giugno. Dopo aver consultato l'arcivescovo di Parigi, nel provinciale settembre 1940 ebbe luogo un consiglio che lo spogliò dell'ufficio, ritenendo la sua condotta incompatibile con i suoi doveri religiosi.[3] Philippe de la Trinité divenne vicario provinciale per sostituzione nel 1940, poi per elezione dal 1942 al 1945.

Dal 1943, partecipò alla Resistenza nella rete Vélite-Termopyles, approfittando dei suoi numerosi viaggi in Francia per visitare i conventi carmelitani o per predicare in occasione dei ritiri: diede aiuto ai perseguitati, alloggio ai bambini e agli ebrei presso il collegio infantile di Avon, fino a quando il 15 gennaio 1944 non fu imprigionato dalla Gestapo. L’episodio è menzionato nel film Arrivederci ragazzi.

Rambaud fece parte del comitato direttivo del Fronte Nazionale della Resistenza fin dalla sua fondazione nel 1943[4] e ricevette la medaglia della Resistenza francese nell’aprile 1944.

Thierry d'Argenlieu lo raccomandò al generale de Gaulle, che volle che un religioso facesse parte dell'Assemblea consultiva provvisoria[5]: col beneplacito del cardinale Suhard, fu nominato membro dell'Assemblea consultiva di Algeri in rappresentanza del Fronte Nazionale della Resistenza. Non avendo potuto recarsi ad Algeri a seguito dello sbarco in Normandia che aveva interrotto tutti i viaggi aerei, partecipò all'Assemblea consultiva provvisoria che nel novembre 1946 era stata trasferita in Senato.[6] Intervenne in particolare per difendere la libertà educativa nella scuola. All'interno del Fronte Nazionale[7] incarnò, insieme a François Mauriac, Henri Choisnel e Jacques Debû-Bridel, una sensibilità democristiana “moderata”, pronta a collaborare con i comunisti in nome della sacra unione, in merito alla quale aveva dichiarato: «nel nome dei morti che hanno mischiato il loro sangue per la stessa causa, cattolici e non, socialisti o meno, comunisti o meno, non abbiamo diritto di rompere tale unione».

Durante la campagna elettorale per l'Assemblea Costituente e mentre il Fronte Nazionale veniva assorbito dal Partito Comunista Francese, iI 24 settembre 1945 rassegnò le dimissioni dal comitato direttivo e rinunciò a ogni azione politica. Durante la guerra «non ha mai abbandonato l'abito religioso e non ha mai accettato alcuna responsabilità o atto di natura militare, né per sé né per i religiosi che da lui dipendevano».[8]

In seguito, ritornò ad insegnare al collegio di Avon. Nel 1947 scrisse una biografia di padre Jacques, un combattente della resistenza deportato in un campo di concentramento e morto nel giugno 1945[9], opera che ricevette il premio Montyon dall'Accademia di Francia.[10]

Nel 1952 ricevette la Legion d'Onore e la Croix de guerre.

Consultore presso il Sant'Uffizio (1952-1973), oppositore di Teilhard de Chardin modifica

Nel 1952 Maria Eugenio di Gesù Bambino notò le sue pubblicazioni e lo chiamò alla guida del Teresianum, la facoltà teologica dei Carmelitani. Fu nominato qualificato, poi consultore del Sant'Uffizio, vale a dire «un teologo altamente qualificato incaricato dal papa di studiare particolari questioni di fede o di disciplina».[11] Ricoprì tale ruolo fino al 1973, all’ombra del cardinale Alfredo Ottaviani, già segretario del Sant'Uffizio e poi prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede dopo il ’65.

Durante questo periodo, si spese soprattutto contro le opere di Teilhard de Chardin, che era morto nel ‘55. Le sue opere, bandite dalla pubblicazione durante la sua vita, erano state pubblicate postume dal suo segretario e ampiamente distribuite, in particolare negli ambienti progressisti.[12] Philippe de la Trinité contribuì al ‘monitum’’ del Sant’Uffizio del 30 giugno 1962:

(FR)

«Certaines œuvres du P. Pierre Teilhard de Chardin, publiées également après sa mort, se répandent et connaissent un vif succès. Sans porter de jugement sur ce qui a trait aux sciences positives, il est bien manifeste que, sur le plan philosophique et théologique, ces œuvres regorgent d’ambiguïtés telles, et même d’erreurs graves, qu’elles offensent la doctrine catholique. C’est pourquoi les éminentissimes et révérendissimes Pères de la suprême sacrée congrégation du Saint-Office invitent tous les Ordinaires, ainsi que les supérieurs d’instituts religieux, les supérieurs de séminaires et les recteurs d’universités à mettre en garde les esprits, particulièrement ceux des jeunes, contre les dangers que présentent les œuvres du P. Teilhard de Chardin et celles de ses disciples.»

(IT)

«Talune opere di padre P. Teilhard de Chardin, pubblicate anche dopo la sua morte, si diffusero ed ebbero un grande successo. Senza giudicare ciò che ha a che fare con le scienze positive, è del tutto evidente che, sul piano filosofico e teologico, queste opere sono piene di tali ambiguità, e anche di gravi errori, da offendere la dottrina cattolica. Per questo i padri più eminenti e reverendissimi della suprema sacra Congregazione del Sant'Uffizio invitano tutti gli Ordinari, nonché i Superiori degli Istituti religiosi, i superiori dei seminari e i rettori delle Università ad avvertire gli spiriti, in particolare quelli dei giovani, contro i pericoli presentati dall'opera di padre Teilhard de Chardin e da quella dei suoi discepoli.»

Gli scritti di Teilhard de Chardin non furono messi all’indice, pratica che sarebbe stata abbandonata quattro anni più tardi, bensì furono oggetto di un “avvertimento” da parte del Sant’Uffizio, approvato da papa Giovanni XXIII. Il 1º luglio 1962 fu pubblicato dall'Osservatore Romano un lungo commento a questa decisione[13], un commento non firmato, ma certamente scritto da Philippe de la Trinité, come aveva supposto Henri de Lubac.[14] Philippe de la Trinité dedicò diverse opere a Teilhard de Chardin negli anni Sessanta, per illustrare i meriti del ‘’monitum’’ del 1962, denunciandone la "confusione integrale" e qualificando il teilhardismo come una "pseudo-sintesi" panteistica:

(FR)

«Agenouillé devant le Monde qu’il aime comme une Personne, Teilhard ne veut pourtant pas cesser d’aimer Dieu. C’est pourquoi, il le faut : par une métamorphose du mystère de l’Incarnation, le Monde est Dieu en Jésus-Christ... Avec un tel panchristisme cosmique on est aux antipodes de la Révélation évangélique»

(IT)

«Genuflesso al cospetto del Mondo che ama come Persona, Teilhard non vuole smettere di amare Dio. Per questo è necessario: per una metamorfosi del mistero dell'Incarnazione, il Mondo è Dio in Gesù Cristo... Con un tale pancristismo cosmico siamo agli antipodi della Rivelazione evangelica.»

Anche se la piena forza del monitum del 1962 fu regolarmente confermata, l'influenza del teilhardismo rimase parimente importante: nel 1965 il cardinale Ottaviani ammise che papa Paolo VI conservava le opere di Teilhard nella propria biblioteca di lavoro[15]; a partire dal 1968, Joseph Ratzinger fece riferimento ad esse in modo elogiativo per aver rinnovato la cristologia[16]; nel 2015 papa Francesco citò direttamente Teilhard nella sua enciclica Laudato si' (§ 83). Nel novembre 2017, una petizione del Pontificio Consiglio della Cultura indirizzata a papa Francesco chiese la revoca del monitum.[17][18]

Sul dialogo tra cattolicesimo e marxismo modifica

In una lettera del 1952 Teilhard de Chardin propose una «sintesi fra il Dio (cristiano) dell’In-Alto e il Dio (marxista) del’In-Avanti», sintesi in un unico Dio, muovendo dall’assunto secondo il quale la comune fede nell’uomo li condurrebbe al medesimo vertice. Il suo lavoro, basato sull'evoluzione, catturò l'attenzione di intellettuali comunisti come Roger Garaudy, allora filosofo ufficiale del PCF, e diede luogo a riavvicinamenti e scambi tra cattolici e marxisti.[19] Tuttavia, un decreto del Sant'Uffizio del 1949 vietò qualsiasi collaborazione con i comunisti, a pena di scomunica.

Mentre Garaudy dava alle stampe nel ’65 De l'anathème au dialogue (Dall'anatema al dialogo) e Dubarle pubblicava Pour un dialogue avec les marxistes (Per un dialogo con i marxisti, nel ’64), Philippe de la Trinité si oppose fermamente a tale ingenuità:

(FR)

«Aussi longtemps que le P. Dubarle prêchera de la meilleure bonne foi du monde, pour le salut temporel de l’humanité, la possibilité d'un dénominateur moral commun aux marxistes-léninistes de stricte obédience et aux catholiques romains de non moins stricte obédience, il peut être certain de ne pas manquer d’être invité aux Semaines de la pensée marxiste, — certain encore d'y être toujours aimablement, sinon chaleureusement accueilli, — certain enfin, de travailler ainsi de manière très efficace au progrès réel du marxisme-léninisme.»

(IT)

«Finché padre Dubarle predicherà nella migliore buona fede del mondo, per la salvezza temporale dell'umanità, la possibilità di un comune denominatore morale per i marxisti-leninisti di stretta obbedienza e i cattolici romani di non meno rigida obbedienza, potrà essere certo di non mancare di essere invitato alle Settimane del pensiero marxista , — ancora una volta certi di esservi sempre stati accolti benevolmente, se non calorosamente, — certi, infine, di operare così molto efficacemente per il vero progresso del marxismo-leninismo

Nel ’66 pubblicò Dialogue avec le marxisme? Ecclesiam suam et Vatican II.

Altri incarichi modifica

Padre Philippe de la Trinité divise il suo tempo a Roma tra il Sant'Uffizio e la casa generalizia dell'Ordine Carmelitano. Professore e Rettore del Collegio Internazionale dei Carmelitani Scalzi, Philippe de la Trinité presiedette il Teresianum dal 1953 al 1964.

Nel 1961 fu nominato consultore della Pontificia Commissione Teologica per la preparazione del Concilio Vaticano II, insieme a Henri de Lubac. Continuò a pubblicare testi di teologia dogmatica (sull'unione ipostatica, sulla maternità divina, sulla filiazione adottiva e sulle virtù teologali), e a correggere alcune interpretazioni del Vaticano II ad es. in Peut-on brader le dogme de l'Eucharistie? nel 1970).

La nipote Claire de Castelbajac lo conobbe a Roma dove studiò restauro d'arte dal 1971 al 1974. Disse:

(FR)

«Je veux être carmélite, mais il faut que je demande à oncle Jean comment c'est, une cellule, et si on a assez de couvertures»

(IT)

«Voglio essere carmelitana , ma devo chiedere a zio Jean come si sta in una cella, e se abbiamo abbastanza coperte»

Tuttavia, Claire discuteva con lo zio anche dei sentimenti che provava per un ragazzo e la scelta di vita carmelitana non avvenne.[21] Dopo la morte di Claire nel gennaio 1975, incoraggiò sua sorella Solange de Castelbajac, nata Rambaud, a pubblicare la corrispondenza di sua figlia. Questo libro sarebbe stato all'origine della procedura di canonizzazione di Chiara.

Nel 1975 fu nominato ufficiale della Legion d'Onore in Affari Esteri quale professore di teologia al Teresianum.

Indebolito di salute, si ritirò all'Istituto Notre-Dame de Vie di Venasque (Vaucluse), si spense il 10 aprile 1977, la domenica di Pasqua, ventidue anni dopo la morte di Teilhard de Chardin.

Opere modifica

  • Le Père Jacques: martyr de la Charité, Desclée de Brouwer, 1947
Prix Montyon nel 1948 da parte dell’Académie française
  • Un Martyr des camps: le Père Jacques, Tallandier, 1949
  • La doctrine de sainte Thérèse de l'Enfant-Jésus sur le purgatoire, Librairie du Carmel, 1950
  • Charles Journet, Jacques Maritain, Philippe de la Trinité, Le Péché de l'ange: peccabilité, nature et surnature, Beauchesne, 1961
  • Rome et Teilhard de Chardin, Fayard, 1964
  • Dialogue avec le marxisme? "Ecclesiam Suam" et Vatican II, Editions du Cèdre, 1966.
  • Teilhard de Chardin, étude critique (tome 1: Foi au Christ universel, tome 2: Vision cosmique et christique), Desclée de Brouwer, 1968
  • Pour ou contre Teilhard de Chardin, penseur religieux, Saint-Céneré, 1970.
  • Peut-on brader le dogme de l'Eucharistie? : avec un dialogue de Fidès et de Contestataire, portant aussi sur d'autres problèmes d'actualité, Saint-Céneré, 1970

Note modifica

  1. ^ (FR) Quelques figures marquantes de la province », su carmel.asso.fr.
  2. ^ Étienne Fouilloux, Satan 1948 [recension], in Annales de Normandie, 1992, pp. 497-509.
  3. ^ Thomas Vaisset, L'amiral d'Argenlieu. Le moine soldat du gaullism’, Parigi, Belin, marzo 2017, 595 p
  4. ^ (FR) Georges Thierry d'Argenlieu : mystique et politique, su france-catholique.fr, 10 maggio 2017.
  5. ^ Gérard Bardy, ‘’Charles le catholique: de Gaulle et l'Église’’, Parigi, Plon, 2011, ISBN 978-2-259-21257-1 e 2-259-21257-3.
  6. ^ Les assemblées consultatives provisoires, su Assemblée nationale.
  7. ^ Gilles Richard e Jacqueline Sainclivier, La recomposition des droites en France à la Libération, Presses universitaires de Rennes, 2004, pp. 85-97.
  8. ^ Joseph de Sainte-Marie o.c.d.,, L'œuvre et la pensée théologique du père Philippe de la Trinité o.c.d. (PDF), in Ephemerides carmeliticae, 1978, pp. 313-393.
  9. ^ Philippe de la Trinité, Père Jacques: martyr de la Charité, Parigi, Desclée de Brouwer, 1947
  10. ^ Académie française, su academie-francaise.fr.
  11. ^ CNRTL, su cnrtl.fr.
  12. ^ Teilhard redécouvert ?, su france-catholique.fr, 31 maggio 2019.
  13. ^ Anonimo (attribuito à Philippe de la Trinité, Commentaire de l'Osservatore Romano (DOC), su Osservatore Romano, 1º luglio 1962.
  14. ^ Henri de Lubac, Carnet du Concile, Parigi, Cerf, 2007.
  15. ^ André Rétif e Louis Rétif, Teilhard et l'évangélisation des temps nouveaux, Les Editions ouvrières, 1970.
  16. ^ Joseph Ratzinger, La foi chrétienne hier et aujourd'hui (PDF), Parigi, Cerf, 2005, pp. 159-160. URL consultato il 28 marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2021).
  17. ^ Aymeric Pourbaix, Teilhard réhabilité ?, in Famille Chrétienne, 30 novembre 2017.
  18. ^ Teilhard de Chardin: plenaria Pontificio Consiglio cultura, all’esame proposta di petizione al Papa per rimozione monitum Sant’Uffizio, su SIR Agenzia d'informazione, 17 novembre 2017.
  19. ^ L'apport de Pierre Teilahrd de Chardin, su Roger Garaudy, 1965.
  20. ^ Pierre Lunel, La force de l'âme : de jeunes chrétiens héroïques, Parigi, Fayard, 2013, pp. 250, ISBN 978-2-213-67124-6.
  21. ^ Dominique Marie Dauzet, Que ma joie demeur, Parigi, Presses de la Renaissance, 2010, p. 11, ISBN 978-2-7509-0620-7.

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