Livio Odescalchi

nobile italiano (1652 o 1658-1713)

Livio Odescalchi (Como, 10 marzo 1652 o 1658Roma, 8 settembre 1713) nipote di papa Innocenzo XI, fu una delle figure più influenti della Roma del suo tempo e un grande mecenate e collezionista d'arte.

Livio Odescalchi
Ritratto di Livio Odescalchi, opera di Jacob Ferdinand Voet, olio su tela, 167677 circa, 75×60.5 cm (Walters Art Museum)[1]
Duca di Ceri
Stemma
Stemma
In carica1678[2] –
1713
PredecessoreTitolo creato
SuccessoreBaldassare Erba-Odescalchi
TrattamentoAltezza Serenissima[2]
Onorificenze Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro[2][3] (1713[2])
Grande di Spagna
Altri titoli
NascitaComo[2], 10 marzo 1652 o 1658[2]
MorteRoma[2], 8 settembre 1713[2]
DinastiaOdescalchi
PadreCarlo Odescalchi[2][5]
MadreBeatrice Cusani[2]

Biografia modifica

I primi anni ed il favore di Innocenzo XI modifica

 
Bassorilievo marmoreo raffigurante il principe Livio Odescalchi

Unico figlio maschio di Carlo Odescalchi e di sua moglie, la marchesa Beatrice Cusani Visconti, Livio era nipote di papa Innocenzo XI, fratello di suo padre. Ancora in giovane età, perseguendo una politica nepotista che però fosse slegata dalla curia (era pratica comune all'epoca nominare cardinale un nipote del pontefice in carica), Innocenzo XI decise nel 1678 di investire il nipote Livio del titolo di duca di Ceri, oltre a conferirgli il titolo di Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa e quello di Capitano Generale. Pochi anni dopo, in seguito alla sua partecipazione vittoriosa alla battaglia di Vienna, Livio ottenne nel 1697 anche il titolo di principe imperiale nonché i ducati di Srem e Sava nel Sacro Romano Impero.[6] L'imperatore Leopoldo I gli concesse inoltre la proprietà personale del castello di Ilok, nell'odierna Croazia. Già nel 1696 l'Odescalchi aveva ottenuto il titolo di duca di Bracciano, acquistandolo dal ramo omonimo della famiglia Orsini, assieme al possesso del castello locale. Tempo dopo divenne anche "Grande" di Spagna.

Alla morte dello zio pontefice nel 1689, Livio si occupò personalmente della costruzione di una magnifica tomba in suo onore da porre nella Basilica di San Pietro che venne poi terminata nel 1704.

Svolse un ruolo significativo durante il conclave nel 1691, come corrispondente presso i cardinali nominati da suo zio.

La candidatura al trono polacco modifica

Dopo la morte di Giovanni III Sobieski nel 1696 divenne uno dei possibili candidati per il trono di Polonia, avendo ottenuto in tal senso l'appoggio incondizionato della vedova del sovrano, Maria Casimira[7], venendogli infine però preferito Augusto di Sassonia.[8] Dopo l'elezione del nuovo sovrano polacco, l'ex regina decise di portarsi in esilio a Roma, dove venne ospitata proprio da Livio Odescalchi nel suo palazzo.

Fu patrono del pittore polacco Jerzy Siemiginowski-Eleuter (1660-1711 circa), il quale si stabilì presso di lui a Roma nel 1677 e che gli dedicò una serie di incisioni derivate da una serie di affreschi allegorici del Baldi, che allora si trovavano all'interno di una delle stanze di Palazzo Odescalchi a Roma e che ora sono andati distrutti.[9]

Morì senza eredi e pertanto gli succedette nei titoli il cugino Baldassarre Odescalchi, I principe Odescalchi.

Onorificenze modifica

Albero genealogico modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Guido Costantino Odescalchi Bartolomeo Odescalchi  
 
Lucrezia Rusconi  
Livio Odescalchi, nobile di Como  
Lucrezia Rusconi Paolo Rusconi  
 
 
Carlo Odescalchi, nobile di Como  
Nicola Castelli  
 
 
Paola Sofia Castelli Giovanelli  
Giulia Giovanelli Alessio Giovanelli  
 
 
Livio Odescalchi, I duca di Ceri  
Lelio Cusani Ottaviano Cusani  
 
Lucrezia Lampugnani  
Agostino Cusani, I marchese di Chignolo  
Giustina Barbiano di Belgioioso Carlo Barbiano di Belgioioso  
 
Ippolita Visconti  
Beatrice Cusani Visconti  
Ermes Visconti, VIII signore di Somma Battista Visconti, VII signore di Somma  
 
Maddalena Visconti  
Giovanna Visconti di Somma  
Maria Taverna Cesare Taverna, II conte di Landriano  
 
Antonia Beccaria  
 

Note modifica

  1. ^ (EN) Portrait of Livio Odescalchi, in Walters Art Museum. URL consultato il 17 giugno 2019.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Sandra Costa, ODESCALCHI, Livio, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 18 giugno 2019.
  3. ^ (FR) CHEVALIERS DE LA TOISON D'OR, in www.antiquesatoz.com. URL consultato il 18 giugno 2019.
  4. ^ (EN) In honor of Livio Odescalchi, Gonfaloniere (Standard-Bearer) of the Holy Roman Church, 1689, in Metropolitan Museum of Art. URL consultato il 17 giugno 2019.
  5. ^ a b (EN) SEDE VACANTE 1689, in www.csun.edu. URL consultato il 18 giugno 2019.
  6. ^ Biography – Pope Innocent XI.
  7. ^ Sandra Costa-Giorgi, «Correspondances et inventaires», Rives méditerranéennes, 32-33, 2009, 25-44, nota 6.
  8. ^ Giuseppe Avanci da Fermo, Chorografica istorica del ducato e provincia del Sirmio, Roma, 1700
  9. ^ Kultura polska: Jerzy Eeuter Siemiginowski (Szymonowicz).

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN89330620 · ISNI (EN0000 0000 6226 1004 · SBN BVEV093853 · BAV 495/237981 · CERL cnp01015672 · ULAN (EN500442655 · LCCN (ENno2009155707 · GND (DE130234168 · BNF (FRcb16166222q (data) · WorldCat Identities (ENlccn-no2009155707