Lucio Cornelio Scipione Asiatico

condottiero romano
Disambiguazione – Se stai cercando il console del I secolo a.C., vedi Lucio Cornelio Scipione Asiatico (console 83 a.C.).

Lucio Cornelio Scipione Asiatico (Roma, 238 a.C.post 184 a.C.) è stato un politico e generale romano.

Lucio Cornelio Scipione Asiatico
Console della Repubblica romana
Nome originaleLucius Cornelius Scipio Asiaticus
Nascita238 a.C.
Roma
Mortepost 184 a.C.
GensCornelia
PadrePublio Cornelio Scipione
MadrePomponia
Questura197 a.C.
Edilità195 a.C.
Pretura193 a.C.
Consolato190 a.C.

Fratello di Publio Cornelio Scipione, del quale fu legato in Spagna nel 207 a.C. - 206 a.C., Sicilia (205 a.C.) e Africa (204 a.C. - 202 a.C.), fu pretore nel 193 a.C. e console nel 190 a.C.

Biografia

modifica

La sua carriera politica fu offuscata dall'ombra di Publio, il fratello più famoso. Servì sotto suo fratello in Spagna durante la Seconda Guerra Punica. Nel 206 a.C., fu inviato a Roma per riferire al Senato la notizia della decisiva vittoria ottenuta dai romani a Ilipa.[1] Questore nel 197 a.C., fu eletto edile curule nel 195 a.C.[2] e pretore della provincia di Sicilia nel 193 a.C. grazie all'intervento del fratello.[3] Candidato al consolato nel 191 a.C., fu sconfitto da suo cugino Publio Cornelio Scipione Nasica.[4]

Console

modifica

Lucio Cornelio Scipione fu eletto console nel 190 a.C. avendo come collega l'ex braccio destro di suo fratello Gaio Lelio. Secondo William Smith, il Senato non aveva molta fiducia nelle sue capacità (Cic. Fil. XI. 17), e fu solo dopo la proposta di suo fratello di accompagnarlo come legato che ottenne la provincia di Grecia e la direzione della guerra contro Antioco III di Siria.[5] Lucio fu scelto al posto del suo collega nel consolato Gaio Lelio, che non era un uomo ricco e sperava di fare la fortuna della sua famiglia in Oriente.

Si impose sul fratello rifiutando la pace negoziata da quest'ultimo con la Lega etolica. Publio insistette sul fatto che, come comandante supremo dell'esercito romano a Magnesia, Lucio doveva essere considerato il vincitore di Antioco. Al suo ritorno a Roma, celebrò un trionfo (189 a.C.) e fu insignito del titolo di "Asiaticus" per indicare la sua conquista dell'Asia minore.

Fine politica

modifica

Nel 187 a.C. Lucio fu accusato di essersi appropriato di una parte dell'indennità di guerra versata da Antioco di Siria. Publio, allora Princeps Senatus, si indignò a tal punto da distruggere i resoconti finanziari della campagna mentre parlava al Senato, con gesto di sfida.

Nel 184 a.C. Lucio evitò la prigione solo grazie al veto del tribuno della plebe Tiberio Gracco[6], ma fu costretto a vendere le sue proprietà e a pagare allo Stato una somma forfettaria. Gli storici romani riferiscono che Lucio rifiutò di accettare regali o prestiti dai suoi amici per pagare la multa.

Candidato alla censura nel 184 a.C., fu sconfitto dal grande nemico della sua famiglia, Marco Porcio Catone, che lo privò del suo cavallo pubblico.[6][7]

Le monete di Lucio Cornelio Scipione sono le uniche della sua famiglia a essere sopravvissute.

  1. ^ T.R.S. Broughton, The Magistrates of the Roman Republic (1951, 1986) vol. 1, p. 300.
  2. ^ Broughton, vol. 1 p. 340.
  3. ^ Polibio, X, 4.3-5.
  4. ^ Liv. 35.24.4-5.
  5. ^ Liv. xxviii. 3, 4, 17, xxxiv. 54, 55, xxxvi. 45, xxxvii. 1.
  6. ^ a b Aurelio Vittore, De viris illustribus urbis Romae, 53:
    (LA)

    «Scipio Asiaticus, frater Africani, infirmo corpore, tamen in Africa virtutis nomine a fratre laudatus, consul, Antiochum regem Syriae legato fratre apud Sipylum montem, quum arcus hostium pluvia hebetati fuissent, vicit, et regni relicti a patre parte privavit: hinc Asiaticus dictus. Post, reus pecuniae interceptae, ne in carcerem duceretur, Gracchus pater, tribunus plebis, intercessit. M. Cato censor equum ei ignominiae causa ademit.»

    (IT)

    «Scipione l'Asiatico, fratello dell'Africano, pur essendo di debole corporatura, venne lodato dal fratello in Africa per il suo valore. Console, con suo fratello come legato, sconfisse Antioco re di Siria presso il monte Sipilo, approfittando del fatto che gli archi dei nemici erano stati resi inutilizzabili dalla pioggia, e lo privò di una parte del regno che gli era stato lasciato dal padre; da allora fu detto Asiatico. Tempo dopo si macchiò di peculato e Gracco Padre, tribuno della plebe, pose il veto affinché non venisse arrestato. Il censore Marco Catone gli sottrasse il cavallo per disonore.»

  7. ^ Liv. xxxix. 22, 40, 44.

Bibliografia

modifica

Voci correlate

modifica

Collegamenti esterni

modifica