Maestro dei Santi Cosma e Damiano

pittore italiano

Il Maestro dei Santi Cosma e Damiano o Maestro della Madonna dei Santi Cosma e Damiano (... – ...; fl. XIII secolo) è stato un pittore italiano di scuola pisana, attivo tra il 1240 e il 1270, la cui pittura si rifaceva a quella di Giunta Pisano[1].

Madonna col Bambino, Pisa, chiesa dei Santi Cosma e Damiano

Biografia modifica

Fu Garrison, nel 1949, a definirlo con questo nome[2], per via del dipinto Vergine e Bambino conservato nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Pisa.

Le opere a lui attribuite sono nello stile delle prime opere di Giunta Pisano[3], come quelle di Maestro di San Martino/Ugolino di Tedice e Cimabue - certamente i più illustri allievi di Giunta - stile che rimarrà sempre visibile, quasi grezzo - al punto che potremmo pensare a una firma della bottega[4].

La sua presenza a Siena (cf. Madonna Mantellini) testimonia sia la radiazione della pittura pisana, che lo spostamento dell'egemonia economica e culturale da Pisa a Siena e Firenze.

Questa presenza a Siena e le evidenti similitudini stilistiche hanno portato Bellosi[5], nel 1998, ad identificarlo con Gilio di Pietro, pittore documentato a Siena dal 1249 al 1261, anche questa identificazione non è condivisa da tutti gli storici dell'arte[6].

Studio modifica

Nel 1949, Garrison[2], sulla base di forti somiglianze stilistiche (tra le altre un naso caratterizzato da una narice separata dalla cresta nasale, la punta a forma di cucchiaio che è anche fortemente segnata nella parte superiore del naso, la macchia rossa delle guance, digradante in tratti radianti, un sopracciglio marcato e quasi geometrico, i due filamenti bianchi sul lato dell'occhio che scendono in una curva parallela dopo aver sollevato la rotondità dello zigomo e infine la pupilla circondata da cerchi concentrici bianchi differenziati)[7]) con le cinque madonne giuntesche seguenti:

 
Maestro dei Santi Cosma e Damiano le cinque madonne raggruppate da Garrison e quella del n. 339
  1. la Madonna del Latte, proveniente dalla chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Pisa (Garrison n. 104)
  2. la Madonna di San Niccolò del Carmine[8] Siena, detta Madonna dei Mantellini (Garrison n. 125)
  3. la Madonna attualmente alla pinacoteca di Palermo (Garrison n. 100)
  4. la Vergine della tenerezza (Panaghia) al Fogg Art Museum (1926.41) di Cambridge (Garrison n. 170)
  5. la Madonna (Odigitria) al Museo Civico di Pisa (n. 13, oggi inv. 1574) (Garrison n. 105)

Garrison ha inoltre indicato che questo gruppo potrebbe darci un'idea di come potrebbe essere stato trattato questo tema da parte di Giunta Pisano (la "Madonna col Bambino") - oggi, non conosciamo con precisione il maestro[9].

Carli nel 1958[10] non scartò la relazione tra la Madonna dei Santi Cosma e Damiano e la Madonna Mantellini, accennando alla forte similitudine con quella del Fogg art museum ed una terza, la Madonna n. 8 (oggi inv. 1575) del museo civico di Pisa[11], che Garrison, sotto il n. 339, aveva chiaramente dissociato dalle altre cinque.

In seguito, Marques[4] confermò la pertinenza del raggruppamento, completando il gruppo delle sei madonne (le cinque di Garrison e la madonna n. 8 identificata da Carli) con una settima della collezione Acton (Garrison n. 83), aggiungendo se "congetturare se si tratta di una questione di una mano o dell'attività più probabile di un allievo che operava verso il terzo quarto del secolo"[4]. Nel 2008, Angelilli riprese questo argomento sostenendo che "I vari numeri del catalogo del Maestro dei Santi Cosma e Damiano mostrano una notevole differenza tra la loro forma e la loro qualità, al punto da farci pensare che dietro questo nome unico si possa nascondere, non la mano di un singolo artista, ma la produzione di una bottega eterogenea, i cui membri potevano e sapevano utilizzare vari espedienti iconografici e formali per garantire la coerenza della produzione"[12].

Nel 1990, Tartuferi[13] dimostrò in maniera convincente[11] che la Madonnadei Santi Cosma e Damiano e la Madonna (n. 8 / inv. 1575 / Garrison n. 339) di Pisa erano da attribuirsi alla stessa mano.

Datazione modifica

La datazione inizialmente proposta da Garrison - 1260 - 1285 - è stata unanimemente anticipata al 1240-1270[4][5] - a causa del forte marchio "giuntesco" e dell'uso dei processi (i cerchi concentrici bianchi della sclera, gli scatti di strigili irradianti) realizzati goffamente dall maestro dei Santi Cosma e Damiano mentre in modo particolarmente sottile e vellutato dal Maestro di San Martino o Cimabue. Anche la Madonna (inv. 1574) di Pisa offre uno stile a metà strada tra quello del nostro maestro e quello del Maestro di San Martino[14].

Identificazione a Gilio di Pietro proposta da Bellosi modifica

Gilio di Pietro è documentata a Siena dal 1247 al 1261, data della sua morte[15], noto soprattutto come autore della più antica tavoletta di Biccherna a noi pervenuta, quella del 1258, rappresentante frate Ugo. Bellosi[5] studiando in modo dettagliato il volto confrontato in particolare con la Madonna Mantellini, ha notato le caratteristiche dello stile del Maestro dei Santi Cosma e Damiano.

Opere attribuite modifica

Altre attribuzioni:

Note modifica

  1. ^ BURRESI-CALECA, 2005, p. 82.
  2. ^ a b Garrison, 1949, p. 29.
  3. ^ Marques, 1987, pp. 54-55.
  4. ^ a b c d e Marques, 1987, p. 53
  5. ^ a b c d Bellosi, 1998, p. 36.
  6. ^ cf. ad esempio, Tomei, (Tomei 2002 pp. 108-111) o Burresi, Caleca e Carletti del 2005 (Burresi-Caleca, 2005pp. 82,196,197,205)
  7. ^ Lo stesso procedimento è stato fatto per il Maestro di San Martino ma questi "utilizza un procedimento più discreto" e non crea "impressione più gradevole" prodotta dal Maestro dei Santi Cosma e Damiano. (Cf. Bellosi, 1998 p. 36
  8. ^ Altre fonti indicano Santa Maria del Carmine - cf. Marques, 1987 pp.53 e 285
  9. ^ Si noti che Bellosi, cinquant'anni dopo (Bellosi, 2000 pp. 44-46), attribuisce a Giunta la madonna (inv. 1574) di Pisa
  10. ^ Carli, 1958, p. 55.
  11. ^ a b c Carletti, 2005, p. 197.
  12. ^ Angelelli, 2008, p. 23.
  13. ^ Tartuferi, 1990, pp. 32-36.
  14. ^ a b Carletti, 2005, p. 205.
  15. ^ Carli, 1951, p. 10.
  16. ^ Garrison, 1949,  n. 104.
  17. ^ Carletti 2005, p. 196.
  18. ^ Garrison1949, n. 125.
  19. ^ Garrison, 1949, n. 100.
  20. ^ Garrison, 1949, n. 170.
  21. ^ Garrison, 1949, n. 105.
  22. ^ Garrison, 1949, n. 339.

Bibliografia modifica

  • (EN) Garrison E.B., Italian Romanesque Panel Painting. An Illustrated Index, Firenze, 1949.
  • (FR) Carli Enzo, Les Tablettes peintes de la « Biccherna » et de la « Gabella » de l'ancienne république de Sienne, Milan - Florence, Electa Editrice, 1951, p. 83.
  • Carli Enzo, Pittura Medievale pisana, Milano, 1958.
  • (FR) Marques Luiz C., La peinture du Duecento en Italie centrale, Picard, 1987, p. 287.
  • Tartuferi Angelo, La pittura a Firenze nel Duecento, Firenze, 1990, ISBN 978-88-85348-01-1.
  • Tartuferi Angelo, Giunta Pisano, Pisa, Edizioni dei Soncino, 1991, p. 108.
  • Carli Enzo, La Pittura a Pisa dalle origini alla bella maniera, Pisa, 1994.
  • (FR) Bellosi Luciano, Cimabue, traduzione di A. et M. Bresson-Lucas, Actes Sud, 1998, ISBN 2-7427-1925-3.
  • Burresi Mariagiulia e Caleca Antonino, Le antichità pisane dall'erudizione alla collezione, in Alla ricerca di un'identita. Le pubbliche collezioni d'arte a Pisa fra Settecento e Novecento, Pontedera, 1999, pp. 21-120.
  • Bellosi Luciano, Approfondimenti in margine a Cimabue, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, vol. 44, 2000.
  • Tomei A., Le Biccherne di Siena. Arte e finanza all’alba dell’economia moderna, Roma, Retablo Bolis Edizioni, 2002.
  • Burresi Mariagiulia e Caleca Antonino, la pittura pisana del duecento da Giunta a Giotto, in Cimabue a Pisa, Pacini Editore SpA, 2005, ISBN 88-7781-665-1.
  • Burresi Mariagiulia e Caleca Antonino, Pittura a Pisa da Giunta a Giotto, in pp. 65-89.
  • Carletti Lorenzo, Scheda cat.53 - Madonna col Bambino, in p. 196.
  • Carletti Lorenzo, Scheda cat.54 - Madonna col Bambino e due angeli, in p. 197.
  • Carletti Lorenzo, Scheda cat.58 - Madonna col Bambino, in p. 205.
  • Angelelli Walter, Una Maestà del Duecento nel Musée des Beaux-Arts a Bruxelles., in A. Calzona, R. Campari, & M. Mussini (a cura di), Immagine e Ideologia, Studi in onore di Arturo Carlo Quintavalle, Milano, Electa, 2007, pp. 327-330.
  • Angelelli Walter, Foto d’album:una Madonna col Bambino del Duecento senza casa, in La Favola Dell’Arte, Pisa, Edizioni ETS, 2008, ISBN 978-88-467-2153-2.

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