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I Maratti[1], o più esattamente, Marāthā (in urdu مراٹھا?) sono un clan o casta dell'India, sviluppatasi nello stato indiano del Maharashtra. Il termine è distinto da Marathi, che indica il gruppo etnico o la lingua dominanti nello stesso stato[2].

Impero Maratha nel 1760 (la zona in giallo)

Storia modifica

La casta Maratha era originariamente formata dall'amalgama di famiglie di coltivatori diretti - Kunbi, Lohar, Sutar, Bhandari, Thakar e anche pastori Dhangar - in Maharashtra e che parlano la lingua marathi come madre-lingua.

Molti di loro prestarono servizio militare nel XVI secolo nei Sultanati del Deccan o nell'esercito Mughal. In seguito - nel XVII e nel XVIII secolo servirono nelle forze armate dell'Impero maratha, fondato dal Shivaji, Chhatrapati dei Maratha. Ai principali comandanti maratha furono concessi feudi dai signori per cui combattevano.[3][4][5][6]

I Maratha sono suddivisi in 96 differenti clan, noti come 96 Kuli Maratha o Shahānnau Kule[7][8] L'elenco di tali clan è variabile.[9]

Prodromi modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Impero maratha.
 
Soldato maratha

Nel secolo XVII, i Maratha e numerose altre caste del Maharashtra riuscirono, sotto la guida dal loro re Shivaji, ad avere la meglio sull'imperatore moghul Aurangzeb e a formare un proprio potente regno che in seguito allargò la propria influenza a tutta l'India centrale, diventando un potente Impero.

Nel secolo XVIII le loro guerre intestine cominciarono a indebolire le loro strutture politiche, economiche e militari, provocando la sconfitta assai severa a Panipat nel 1761, ad opera dell'alleanza afghana guidata da Aḥmad Shāh Durrānī, nella Terza battaglia di Panipat.

I Britannici posero poi definitivamente fine al loro dominio verso il 1818, dando vita al Raj britannico e alla più completa colonizzazione dell'India.

Riferimenti letterari modifica

Il maharatto Kammamuri è un personaggio del romanzo I misteri della jungla nera scritto da Emilio Salgari.

«Era questi di statura assai più bassa dell'addormentato ed assai esile, con gambe e braccia che somigliavano a bastoni nodosi ricoperti di cuoio. Il tipo fierissimo, lo sguardo fosco, il corto languti che gli copriva i fianchi, le boccole che pendevano dai suoi orecchi, tutto insomma lo dava a conoscere a prima vista per un maharatto, gente bellicosa dell'India Occidentale.»

Note modifica

  1. ^ Maratti, su treccani.it. URL consultato il 13 ottobre 2021.
  2. ^ Marāṭhi, su treccani.it. URL consultato il 13 ottobre 2021.
  3. ^ Cfr. s.v «Marāt́hās» (P. Hardy) in The Encyclopaedia of Islam, vol. 6. Second edition.
  4. ^ Thomas Blom Hansen, Wages of Violence: Naming and Identity in Postcolonial Bombay, Princeton University Press, 5 giugno 2018, p. 31, ISBN 978-0-691-18862-1.
  5. ^ Stewart Gordon, The Marathas 1600-1818, Cambridge University Press, 16 settembre 1993, p. 15, ISBN 978-0-521-26883-7.
  6. ^ Jeremy Black, Why Wars Happen, Reaktion Books, 1º marzo 2005, pp. 115–, ISBN 978-1-86189-415-1.
    «In seventeenth and eighteenth century India, military service was the most viable form of entrepreneurship for the peasants, shepherds, ironworkers and others who coalesced into the Maratha caste»
  7. ^ Kathleen Kuiper (a cura di), The Culture of India, Rosen, 2010, p. 34, ISBN 978-1-61530-149-2.
  8. ^ Louis Dumont, Homo hierarchicus: the caste system and its implications, University of Chicago Press, 1980, p. 121, ISBN 978-0-226-16963-7. URL consultato il 13 maggio 2011.
  9. ^ Rosalind O'Hanlon, Caste, Conflict and Ideology: Mahatma Jotirao Phule and Low Caste Protest in Nineteenth-Century Western India, Cambridge, Cambridge University Press, 2002, p. 17, ISBN 978-0-521-52308-0. URL consultato il 13 maggio 2011.
  10. ^ Emilio Salgari, I misteri della jungla nera, (Parte prima) cap. 1 - "L'assassinio".

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