Myotis petax

specie di animali della famiglia Vespertilionidae

Myotis petax (Hollister, 1912) è un pipistrello della famiglia dei vespertilionidi diffuso nell'Asia orientale e in Giappone.[1][2]

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Myotis petax
Immagine di Myotis petax mancante
Stato di conservazione
Specie non valutata[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Superordine Laurasiatheria
Ordine Chiroptera
Sottordine Microchiroptera
Famiglia Vespertilionidae
Sottofamiglia Myotinae
Genere Myotis
Specie M.petax
Nomenclatura binomiale
Myotis petax
Hollister, 1912
Sinonimi

M.abei, M.chasanensis, M.petax loukashkini, Vespertilio volgensis, M.daubentoni ussuriensis,

Areale

Descrizione modifica

Dimensioni modifica

Pipistrello di piccole dimensioni, con la lunghezza della testa e del corpo tra 44 e 58 mm, la lunghezza dell'avambraccio tra 34 e 39 mm, la lunghezza della coda tra 27 e 41 mm, la lunghezza del piede tra 9 e 12 mm, circa il 69,1% della tibia e la lunghezza delle orecchie tra 11 e 15 mm.[3]

Aspetto modifica

La pelliccia è corta, densa e setosa. Le parti dorsali sono marroni scure, mentre le parti ventrali variano dal grigio-brunastro al biancastro. La base dei peli è ovunque marrone scura. Il muso è largo e privo di peli, le narici sono semi-circolari. Le orecchie sono di lunghezza normale ed ovali. Il trago è lungo circa quanto la metà del padiglione auricolare e diritto. Le membrane alari sono attaccate posteriormente sulle caviglie. Il piede è lungo più della metà della tibia. La lunga coda è inclusa completamente nell'ampio uropatagio. Il calcar è lungo e sottile, privo di carenatura. Il cranio presenta un rostro largo e i canini piccoli. Il cariotipo è 2n=44 FNa=52.

Ecolocazione modifica

Emette ultrasuoni di breve durata a frequenza modulata iniziale di 85 kHz e finale di 35 kHz, con massima energia a 45 kHz.

Biologia modifica

Comportamento modifica

Si rifugia nelle grotte e miniere formando spesso grandi colonie. Durante l'inverno entra in uno stato di torpore ed in estate utilizza siti diversi per far nascere i piccoli, come le cavità degli alberi, sotto i ponti o in costruzioni umane elevate. In questo periodo le femmine si aggregano in gruppi tra 15 e 100 individui, mentre i maschi possono vivere separatamente o raramente insieme a loro. L'attività di volo inizia presto la sera e il suo volo è rapido ed erratico.

Alimentazione modifica

Si nutre di piccoli insetti volanti come ditteri e lepidotteri, catturati principalmente sopra le superfici d'acqua.

Riproduzione modifica

Si riproduce in inverno, mentre le nascite avvengono in estate. Le femmine danno alla luce uno o talvolta 2 piccoli all'anno, dopo una gestazione di 50-55 giorni ed aver trattenuto lo sperma durante il periodo di ibernazione. Alla nascita pesano 2,3 grammi e vengono svezzati a 2 mesi d'età. L'aspettativa di vita è di più di 20 anni.

Distribuzione e habitat modifica

Questa specie è diffusa nella Siberia orientale, dalla regione di Omsk fino a Vladivostok, sull'isola di Sachalin, in Mongolia, Kazakistan orientale, nella Penisola coreana, nelle province cinesi settentrionali dell'Heilongjiang, Jilin, Mongolia interna e Xinjiang, Iturup e Kunashir nelle Isole Curili e sull'isola giapponese di Hokkaidō. Probabilmente è presente anche nella Penisola della Kamčatka meridionale.

Vive nelle foreste all'interno di vallate dove scorrono fiumi.

Tassonomia modifica

Considerata per molti anni una sottospecie del vespertilio di Daubenton è stata recentemente separata da quest'ultima forma e considerata come la sua corrispondente orientale. Questi studi hanno evidenziato anche la sinonimia con Myotis abei, conosciuto soltanto da un individuo giovane catturato sull'isola di Sachalin.[4]

Conservazione modifica

Questa specie è considerata dalla IUCN un sinonimo di Myotis daubentonii.

Note modifica

  1. ^ a b (EN) Myotis petax, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Myotis petax, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ Smith & Xie, 2008.
  4. ^ Matveev & Al., 2005.

Bibliografia modifica

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