NGC 2360
NGC 2360 (noto anche col nome Ammasso di Caroline o con la sigla C 58) è un ricco e famoso ammasso aperto visibile nella costellazione del Cane Maggiore.
NGC 2360 Ammasso aperto | |
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NGC 2360 ripreso dallo Sloan Digital Sky Survey | |
Scoperta | |
Scopritore | Caroline Herschel |
Data | 1785 |
Dati osservativi (epoca J2000) | |
Costellazione | Cane Maggiore |
Ascensione retta | 07h 17m 43s[1] |
Declinazione | -15° 38′ 30″[1] |
Distanza | 6152[2] a.l. (1887[2] pc) |
Magnitudine apparente (V) | 7,2[1] |
Dimensione apparente (V) | 13' |
Caratteristiche fisiche | |
Tipo | Ammasso aperto |
Classe | I 3 r |
Età stimata | 560 milioni di anni[2] |
Altre designazioni | |
Ammasso di Caroline; C 58; Mel 64; Cr 134; OCl 589; GC 1512[1] | |
Mappa di localizzazione | |
Categoria di ammassi aperti |
Osservazione
modificaIn cielo lo si trova esattamente 3,5° ad est della stella γ Canis Majoris, lungo la scia luminosa della Via Lattea; è un oggetto di piccole dimensioni, le cui stelle principali sono di decima magnitudine. Attraverso un binocolo 10x50 è visibile come una piccola macchia chiara e ben distinta, ma la sua risoluzione in stelle è impossibile; appare invece in un telescopio da 80mm come un fitto gruppo di deboli stelline, di forma allungata in senso est-ovest e con una stella bianca di magnitudine 8,9 nell'estrema propaggine orientale. Un telescopio da 200mm di apertura e ingrandimenti sugli 100x lo risolve completamente in decine di stelle.
La declinazione moderatamente australe di quest'ammasso favorisce gli osservatori dell'emisfero sud, sebbene si presenti circumpolare solo a partire da latitudini molto elevate; dall'emisfero boreale la sua osservazione risulta penalizzata soltanto dalle regioni situate a elevate latitudini settentrionali ed è osservabile da quasi tutte le aree popolate della Terra.[3] Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale è quello compreso fra dicembre e aprile.
Storia delle osservazioni
modificaNGC 2360 venne individuato per la prima volta da Caroline Herschel nel febbraio del 1785 attraverso un telescopio riflettore da 4,2 pollici; lo segnalò a suo fratello William, che lo descrisse come un bell'ammasso di stelle molto compatto. Il figlio di quest'ultimo, John Herschel, lo riosservò in seguito e lo inserì poi nel suo General Catalogue of Nebulae and Clusters col numero 1507.[4][5]
Caratteristiche
modificaNGC 2360 è un ammasso molto ricco e concentrato, sebbene non risulti particolarmente esteso o luminoso; si trova alla distanza di 1887 parsec (6152 anni luce)[2] ed è quindi situato sul Braccio di Perseo, in un punto in cui questo inizia a presentare segni di disgregazione a causa della sua terminazione.
Si tratta di un ammasso di età intermedia, simile alle Iadi e al Presepe, formatosi probabilmente circa 560 milioni di anni fa,[2] anche se non mancano stime di un'età maggiore, fino a 2,2 miliardi di anni; contiene una quindicina di giganti rosse evolute, fra le quali una risulta essere variabile.[6] La sua stella più luminosa possiede una magnitudine pari a 10,4, mentre le componenti più deboli, in massima parte stelle di classe spettrale G e K, arrivano alla magnitudine 17.
Note
modifica- ^ a b c d SIMBAD Astronomical Database, su Results for NGC 2360. URL consultato il 19 agosto 2013.
- ^ a b c d e WEBDA page for open cluster NGC 2360, su univie.ac.at. URL consultato il 19 agosto 2013.
- ^ Una declinazione di 16°S equivale ad una distanza angolare dal polo sud celeste di 74°; il che equivale a dire che a sud del 74°S l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a nord del 74°N l'oggetto non sorge mai.
- ^ Catalogo NGC/IC online - result for NGC 2360, su ngcicproject.org. URL consultato il 19 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2009).
- ^ Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Caldwell Objects, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-55332-6.
- ^ Mermilliod, J.-C.; Mayor, M., Red giants in open clusters. III - Binarity and stellar evolution in five intermediate-age clusters: NGC 2360, 2423, 5822, 6811, and IC 4756, in Astronomy and Astrophysics, vol. 237, n. 1, ottobre 1990, pp. 61-72. URL consultato il 19 agosto 2013.
Bibliografia
modificaLibri
modifica- (EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Caldwell Objects, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-55332-6.
Carte celesti
modifica- Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0 - Volume I - The Northern Hemisphere to -6°, Richmond, Virginia, USA, Willmann-Bell, inc., 1987, ISBN 0-943396-14-X.
- Tirion, Sinnott, Sky Atlas 2000.0 - Second Edition, Cambridge, USA, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-933346-90-5.
- Tirion, The Cambridge Star Atlas 2000.0, 3ª ed., Cambridge, USA, Cambridge University Press, 2001, ISBN 0-521-80084-6.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su NGC 2360
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Catalogo NGC/IC on-line, su ngcicproject.org.
- (EN) Dati di NGC 2360 - SIMBAD, su simbad.u-strasbg.fr. (dettagli identificatori, misure)
- (EN) Dati di NGC 2360 - NASA Extragalactic Database, su ned.ipac.caltech.edu.
- (EN) Dati di NGC 2360 - SEDS, su spider.seds.org.
- (EN) Dati di NGC 2360 - VizieR Service, su vizier.u-strasbg.fr.
- (EN) Immagini di NGC 2360 - Aladin, su aladin.u-strasbg.fr.
- (EN) Immagini di NGC 2360 - SkyView, su skyview.gsfc.nasa.gov.