Neoguelfismo

ideologia

Il neoguelfismo è stato un movimento culturale e politico che si affermò in Italia, in ambito cattolico e liberale, nei primi decenni del XIX secolo, quando maturarono e si confrontarono riflessioni e proposte su tempi e modi per realizzare l'unificazione italiana. Per estensione, la parola neoguelfismo viene ancora utilizzata polemicamente per indicare un atteggiamento clericale e il proposito di rafforzare o restaurare la presenza attiva della Chiesa nella vita politica di un Paese.

Vincenzo Gioberti, teorico del neoguelfismo
Vincenzo Gioberti, teorico del neoguelfismo
 
Guglielmo Pepe, critico del movimento
Guglielmo Pepe, critico del movimento
 
Piero Malvestiti, uno dei fondatori nel 1928 del movimento "Azione guelfa"
Piero Malvestiti, uno dei fondatori nel 1928 del movimento "Azione guelfa"

Storia modifica

Il termine, inizialmente elaborato dai suoi critici laici e repubblicani quali Guglielmo Pepe e Giuseppe Ferrari per sottolinearne il carattere reazionario, finì per essere accettato anche dai suoi adepti.

Formulato teoricamente da Vincenzo Gioberti, nella sua opera Del primato morale e civile degli italiani del 1843, aveva come programma la realizzazione dell'unità italiana sulla base di una confederazione di stati, ciascuno governato dal proprio principe, sotto la presidenza del papa[1]. Erano presenti, inoltre, propositi di riforma della Chiesa in senso liberale e democratico, federalismo e valorizzazione delle autonomie.

Tra gli altri fautori di tale movimento si possono citare Antonio Rosmini, Vincenzo d'Errico e l'abate Luigi Tosti che nel 1887 tentò, senza successo, di favorire un accordo tra Chiesa e Stato italiano che ponesse fine alla questione romana.[2] Elementi di neoguelfismo si possono trovare anche in Cesare Balbo, Gino Capponi, Carlo Matteucci ed Alessandro Manzoni.

Metonimia modifica

Il termine, inoltre, è stato usato in tempi più recenti per indicare gli appartenenti ad un gruppo di intellettuali cattolici che, spesso esuli in Svizzera, militarono clandestinamente contro il regime fascista. Tra i membri di questo gruppo troviamo il futuro politico democristiano Piero Malvestiti.[3] Nel XXI secolo molti elementi del neoguelfismo storico sono riscontrabili nelle molteplici attività dell'Arciconfraternita di Parte Guelfa particolarmente produttiva nella salvaguardia ambientale e paesaggistica.

Note modifica

  1. ^ Per un'ipotesi minimale, che vedesse Pio IX e Carlo Alberto promotori dell'unificazione, v. lettera Parigi 15 settembre 1847 da Vincenzo Gioberti a Giuseppe Massari, in Archivio storico del Senato della Repubblica (ASSR), Archivio giobertiano. Raccolta di Antonio Bruers, 2.8.1.
  2. ^ «L'antico neoguelfo, il benedettino Tosti, storico della Lega Lombarda e sacro cantore nella guerra d’indipendenza del ’48, si prestò intermediario tra il Crispi e il Vaticano. Il sogno visse lo spazio di un mattino: sfiorì tra il maggio e il giugno, alacri a impedire la conciliazione da una parte i gesuiti e dall'altra la massoneria...», da Benedetto Croce, Storia d'Italia dal 1871 al 1915, Cap. VII, Il periodo crispino (1887-1896), Roma-Bari, Laterza, 1985.
  3. ^ Daniela Preda, Alcide De Gasperi federalista europeo, Bologna, Il Mulino, 2004, p. 200 e segg.

Bibliografia modifica

  • Pietro Scoppola, Dal neoguelfismo alla democrazia cristiana, Roma, Edizioni Studium, 1979.
  • Gabriele De Rosa, Le associazioni cattoliche dal neoguelfismo all'Unità, Brescia, Morcelliana, 1964. Estr. da: I cattolici dall'800 ad oggi.
  • Gabriele De Rosa, La crisi del neoguelfismo e la questione romana, Roma, Istituto di studi romani, 1972. Estr. da: Roma Capitale.
  • Antonio Anzilotti, Dal neoguelfismo all'idea liberale, Milano, Soc. Ed. Dante Alighieri, 1917.
  • Felice Momigliano, Gli albori del neoguelfismo in Piemonte, Milano, Società Editrice "Unitas", 1922.
  • Sandro Fontana, La controrivoluzione cattolica in Italia: 1820-1830, Brescia, Morcelliana, 1968.
  • Francesco Landogna, Saggio sul cattolicesimo liberale nel sec. XIX, Livorno 1925.
  • Edmondo Solmi, Mazzini e Gioberti, Milano-Roma-Napoli 1913.
  • Benedetto Croce, Storia della storiografia italiana nel sec. XIX, I, Bari 1921.
  • Angiolo Gambaro, Riforma religiosa nel carteggio inedito di Raffaello Lambruschini, I, Firenze 1926.
  • Raffaele Ciasca, Origini del programma per l'opinione nazionale italiana del 1847-48, Milano-Roma-Napoli 1916.
  • Giovanni Gentile, Gino Capponi e la cultura toscana nel sec. XIX, Firenze 1922.
  • Benedetto Croce, Storia dell'Europa, Bari 1932.
  • Adolfo Omodeo, Figure e passioni del Risorgimento, Palermo 1932.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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