Nicolò Turrisi Colonna

politico italiano (1817-1889)

Nicolò Turrisi Colonna (Palermo, 10 agosto 1817Palermo, 13 maggio 1889) è stato un politico italiano.

Nicolò Turrisi Colonna

Deputato del Regno d'Italia
Durata mandato18 febbraio 1861 –
1º dicembre 1862
LegislaturaVIII
Gruppo
parlamentare
Destra
CollegioPalermo II
Sito istituzionale

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato22 novembre 1872 –
13 maggio 1889
Legislaturadalla IX (nomina 8 ottobre 1865) alla XVI
Tipo nominaCategoria: 21
Sito istituzionale

Sindaco di Palermo
Durata mandato22 dicembre 1881 –
20 gennaio 1882
PredecessoreSalesio Balsano
SuccessorePietro Ugo delle Favare

Durata mandato3 novembre 1886 –
31 ottobre 1887
PredecessoreGiulio Benso della Verdura
SuccessoreGiulio Benso della Verdura

Ministro dei lavori pubblici e della pubblica istruzione del Governo provvisorio siciliano
Durata mandato17 febbraio 1849 –
13 marzo 1849

Dati generali
Prefisso onorificoBarone di Gorgo e Bonvicino
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
Professione
  • Industriale-agricoltore
  • Agronomo

Biografia

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Figlio del barone Mauro Turrisi di Buonvicino[1] e di donna Rosalia Colonna dei duchi di Cesaró, era fratello di due artiste, la poetessa Giuseppina e la pittrice Annetta. Si dedicò in giovane età alla politica ed alla lotta antiborbonica. Durante la rivoluzione siciliana del 1848 ricevette il primo incarico politico nel 1849, quando il provvisorio governo rivoluzionario siciliano lo nominò Ministro dell'Agricoltura e Commercio, ma alla caduta del governo si ritirò a vita privata.[2]

Nel 1860 ricevette gli onori di Garibaldi che gli affidò cariche onorifiche e quella di comandante della Guardia nazionale. Nel 1861 fu eletto deputato del regno d'Italia[3] e si dimise nel dicembre 1862.

Nel novembre 1865 venne nominato senatore del Regno d'Italia. Presidente del Consiglio provinciale di Palermo (1867-1878). Fu per due volte sindaco di Palermo (1881-1882 e 1886-1887).[4]

A lui è legata una tra le prime testimonianze sull'esistenza della mafia siciliana. Egli, infatti, nel 1864 scrisse un pamphlet, Pubblica sicurezza in Sicilia nel 1864, in cui denunciò l'esistenza di una organizzazione criminale, detta mafia appunto, che minacciava i proprietari terrieri e i contadini e che aveva particolari rituali e una struttura molto articolata. Un'organizzazione molto pericolosa, nata a suo dire qualche decennio prima, che andava sconfitta non con il pugno di ferro del governo della Destra ma con riforme civilizzatrici. Decise di scrivere questo pamphlet perché l'anno precedente, nel 1863, era stato aggredito da alcuni banditi all'altezza della Noce e dell'Olivuzza, rischiando la vita, proprio per vicende legate alla mafia.

La sua figura, però, risulta piuttosto controversa in quanto egli, a quanto pare, era il protettore politico di un altro mafioso, Antonino Giammona, boss dell'Uditore, noto per la sua violenza[5]. Domenico Farini, presidente del Senato, ricorderà come nel ’76 i deputati Morana e La Porta gli abbiano confidato che il Turrisi è il «capo della mafia». Turrisi Colonna, inoltre, in occasione dell'inchiesta sulle condizioni della Sicilia svolta nel 1876 da Sidney Sonnino e Leopoldo Franchetti, venne intervistato dai due parlamentari ma rinnegò le posizioni assunte nel 1864 e, addirittura, quasi negò l'esistenza della mafia. I due, dopo questo incontro alquanto deludente rispetto alle aspettative, arrivarono ad accusarlo di essere il protettore politico della mafia.[senza fonte]

Onorificenze

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[1] Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN89547327 · ISNI (EN0000 0000 6280 382X · SBN PALV007651 · BAV 495/273387 · LCCN (ENnr2002045435
  1. ^ D. Farini, Diario di fine secolo 1896-1899, Roma 1961, II , p. 909..