Nord Stream

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Il Nord Stream è un gasdotto che, attraverso il Mar Baltico, trasportava gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, passando per la Germania.

Nord Stream
Localizzazione
Nazioni attraversate Bandiera della Russia Russia
Bandiera della Germania Germania
Mari attraversati Mar Baltico
Inizio Vyborg
Fine Greifswald
Informazioni generali
Tipo Gas naturale
Progettista Gazprom
E.ON
Wintershall
Gasunie
GDF Suez
Nord Stream AG (gestore)
Costruzione 8 novembre 2011 (1° linea) - 8 ottobre 2012 (2° linea)
Informazioni tecniche
Lunghezza 1 222 km
Capacità 55 miliardi di m³/anno
Diametro 1,22 m
 

Storia modifica

 
Cerimonia di apertura del Nord Stream l'8 novembre 2011, con Angela Merkel, Dmitrij Medvedev, Mark Rutte e François Fillon.

Il progetto parte nel 1997 quando Gazprom e Neste, azienda finlandese, creano North Transgas Oy per la costruzione e l'esercizio di un gasdotto dalla Russia alla Germania del Nord attraverso il Mar Baltico. L'elemento chiave di questo accordo è che il gasdotto non attraversa né la Polonia, né nessuno Stato baltico, né la Bielorussia o l'Ucraina. Di conseguenza, tutti questi paesi non solo perdono gli eventuali diritti di transito, ma non possono sfruttare il percorso per sospendere le forniture di gas all'Europa occidentale per far pressione sui negoziati con la Russia.[1][2]

Condotti i primi studi già nel 1998, il 24 aprile 2001, Gazprom, Fortum (nuova denominazione di Neste), Ruhrgas e Wintershall firmano un memorandum d'intesa per la realizzazione congiunta di uno studio di fattibilità per la costruzione della conduttura. Nel 2005 Fortum cede le sue quote a Gazprom, che così diventa l'unico proprietario di North Transgas. Nel settembre dello stesso anno, Gazprom, BASF e E.ON firmano un primo accordo per la costruzione di un gasdotto che attraversi il Nord Europa. Ciò porta alla nascita il 30 novembre 2005 della società North European Gas Pipeline Company con sede a Zugo, Svizzera. Circa dieci giorni dopo, Gazprom inizia la costruzione del condotto sulla terraferma russa.

Nell'ottobre 2006 la società viene ridenominata Nord Stream AG, e il gasdotto e tutte le informazioni correlate al progetto vengono trasferite in tale entità societaria, compresi i risultati dei primi studi condotti da North Transgas, che di conseguenza cessa di esistere. Nel settembre 2007 Europipe ed OMK si aggiudicano la fornitura della prima linea della condutture, mentre EUPEC PipeCoatings si assicura il film per il rivestimento delle condutture e i servizi di logistica. La seconda linea vede la partecipazione di OMK, Europipe e Sumitomo Heavy Industries.

Nel giugno 2008, dopo quasi un anno di trattative, Nord Stream AG affida a Snamprogetti l'esecuzione della progettazione ingegneristica del gasdotto. Saipem invece costruisce il gasdotto, in collaborazione con il subappaltatore Allseas. Le enormi valvole a sfera e a saracinesca da 48" alle estremità del gasdotto vengono commissionate da Nord Stream AG e Snamprogetti a PetrolValves. Nello stesso anno, Rolls-Royce vince la fornitura dei gruppi turbogas, mentre Royal Boskalis Westminster e Tideway iniziano a provvedere al dragaggio del fondale marino. Sempre nel 2008, N.V. Nederlandse Gasunie, compagnia olandese, diventa partner di Nord Stream così come GDF Suez nel 2010, azionista con il 9%.

Terminata la posa della prima conduttura il 4 maggio 2011, i lavori sotto il livello del mare terminano il mese dopo. Il 6 settembre 2011 viene immesso il gas per la prima volta nella prima conduttura. Il condotto viene ufficialmente inaugurato dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, dal Presidente russo Dmitrij Medvedev e dal Primo ministro francese François Fillon l'8 novembre 2011 a Lubmin.[2] La costruzione della seconda linea termina nell'agosto 2012 con inaugurazione l'8 ottobre. Nell'agosto 2012 Nord Stream AG chiede al governo finlandese ed al governo estone la possibilità di far transitare presso i loro territori una diramazione del gasdotto.

Sabotaggio modifica

 
La SS-750 dotata di un mini-sommergibile si trovava nei pressi dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 quattro giorni prima delle esplosioni delle pipeline

Il 27 settembre 2022 sono state scoperte tre falle sottomarine nelle condotte Nord Stream e Nord Stream 2. L'ipotesi prevalente che inizia a farsi strada sia tra i commentatori indipendenti che tra le autorità politiche[3] è che si sia trattato di un atto deliberato finalizzato al sabotaggio.[4]

Inizialmente, Germania, Danimarca e Svezia mettono le basi per un'investigazione congiunta, che però non si materializza a causa del rifiuto svedese.[5] Ogni paese interessato svolge le sue rilevazioni in modo indipendente, e la prima a dare frutti è quella svedese: Le autorità giudiziarie svedesi confermano ufficialmente che il danno subito dai gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 sia dovuto ad un atto di "grave sabotaggio".[3] Sabotaggio che ha portato alla totale distruzione di 50 metri di condotto del nord stream 1, danno causato da una grande quantità di tritolo, quantificabile in centinaia di chili[6].

In un'inchiesta pubblicata l'8 febbraio 2023 dal giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh, questi imputa la responsabilità del sabotaggio agli Stati Uniti attribuendogli una collaborazione con la Norvegia. L'inchiesta è stata tuttavia criticata per diverse incoerenze. Infatti, le imbarcazioni ritenute coinvolte nell'operazione di sabotaggio non avrebbero in realtà seguito rotte compatibili con la missione, così come descritta da Hersh. Inoltre, l'aereo da pattugliamento marittimo che avrebbe sganciato la boetta sonar, un P-8A Poseidon, non era ancora entrato in servizio operativo presso la Regia aeronautica norvegese,[7][8] contrariamente a quanto affermato da Hersh, e pertanto un suo volo sul sito delle esplosioni sarebbe risultato incredibilmente sospetto e non di routine, come invece sostenuto dal giornalista.[9] A ogni modo, quel giorno nessun P-8 Poseidon norvegese fu tracciato nella zona delle esplosioni.[8] Infine, l’affermazione sulla collaborazione con gli americani del segretario della NATO Jens Stoltenberg, durante la guerra del Vietnam, è del tutto infondata in quanto alla fine del lungo conflitto, nel 1975, Stoltenberg aveva soltanto 16 anni.[8]

In aprile 2023 il Comando per la difesa danese ha confermato che una nave russa della flotta militare, la SS-750 dotata di un mini-sommergibile si trovava nei pressi dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 quattro giorni prima delle esplosioni delle pipeline.[10]

Circa un anno dopo, il 12 novembre 2023, secondo il quotidiano americano Washington Post, il sabotaggio sarebbe stato condotto dalla stessa Ucraina. In particolare da Roman Chervinsky, colonnello delle forze per le operazioni speciali di Kiev[11][12]

Soci modifica

La società che gestisce l'esercizio è la Nord Stream AG (già North European Gas Pipeline Company), che ha sede a Zugo ed è costituita da[1]:

Wintershall è una società operante nel campo Oil&Gas completamente controllata dal colosso della chimica BASF AG, mentre Ruhrgas è la società operante nel settore gas del gruppo E.ON.[13][14]

A partire dal 2012 Nord Stream poteva trasportare fino a 55 miliardi di metri cubi di gas all'anno, una quantità sufficiente per alimentare oltre 25 milioni di abitazioni.[2]

Percorso e caratteristiche tecniche modifica

Il gasdotto è composto da linee parallele da 27,5 miliardi di metri cubi all'anno. La lunghezza è di 1.220 km, con partenza da Vyborg, in Russia, ed arrivo a Greifswald, in Germania, dove il gasdotto è collegato alla rete onshore tedesca, e da qui al sistema continentale europeo,[1] tramite l'OPAL (progetto operato da Wingas con l'80% ed E.On con il 20%). Il diametro interno del tubo è di 1153,0 mm.

Status europeo e finanziamenti comunitari modifica

Il Nord Stream gode fin dal 2000 dello status di progetto prioritario nel quadro delle Reti Trans-Europee dell'Energia (TEN-E dall'acronimo inglese), cioè è fra i progetti che l'Unione europea ritiene di fondamentale importanza per la sicurezza dell'approvvigionamento e il completamento del mercato interno.

In più riprese il gasdotto e i progetti di un suo raddoppio hanno suscitato le critiche degli Stati Uniti, nel corso delle amministrazioni di Barack Obama e Donald Trump, secondo i quali la stretta nei legami energetici tra Russia e Germania prefigurava una crescente dipendenza di Berlino e del resto d'Europa dal gas russo[15] e di conseguenza un indebolimento geopolitico del Vecchio Continente a favore di Mosca. La contesa russo-americana sulle forniture di gas è stata da molti analisti paragonata a una vera e propria "guerra fredda" per il controllo del commercio dell'oro blu[16].

Ruolo dell'Italia modifica

L'Italia è presente nel progetto tramite Saipem, che ha posato i tubi in mare, Snamprogetti, responsabile della parte ingegneristica di progettazione, e PetrolValves (di Castellanza) ed altri valvolieri della zona, come Viar Valvole di Sumirago (VA), che hanno fornito una parte consistente delle valvole necessarie alla sua costruzione. Le superfici sono trattate con cicli anticorrosivi, certificati Norsok M 501 forniti da Carboline Italia e applicate da Industrial painting color. È presente anche la società SiirtecNigi di Milano, operante come EPC nel settore Oil & Gas, per la realizzazione dell'impianto di trattamento gas di Portovaya.

Costi modifica

Secondo Gazprom, il costo del tratto onshore in Russia e in Germania si è aggirato sui 6 miliardi di euro,[17] mentre il tratto offshore è costato 8.8 miliardi di euro.[18]

Il 30% dell'opera è stato finanziato dai soci di Nord Stream, e il restante 70% è stato assicurato da:

  • 800 milioni in project financing per 10 anni;
  • 6,4 miliardi garantiti dalle agenzie per il credito all'esportazione Euler Hermes, SACE e indirettamente dal governo tedesco;
  • Il restante è stato finanziato da un pool di 26 banche.

Note modifica

  1. ^ a b c Nord Stream, un fatto tra tanti non-avvenimenti, su diciottobrumaio.blogspot.ch, 23 novembre 2011. URL consultato il 20 luglio 2014.
  2. ^ a b c Nord Stream, il gasdotto che unisce Russia e Germania con l'aiuto dell'Italia, su economia.panorama.it, 8 novembre 2011. URL consultato il 20 luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2014).
  3. ^ a b (EN) Denmark, Sweden view Nord Stream leaks as 'sabotage' – DW – 09/27/2022, su dw.com. URL consultato il 23 novembre 2022.
  4. ^ Nord Stream, a chi conviene il sabotaggio del gasdotto? Le ipotesi, tg24.sky.it, 29 settembre 2022
  5. ^ Inimicizie, Il sabotaggio di Nord Stream e gli strani avvenimenti della primavera 2021, su Inimicizie, 18 novembre 2022. URL consultato il 23 novembre 2022.
  6. ^ Le esplosioni dei gasdotti Nord Stream sono state causate da un atto di sabotaggio, su wired.it. URL consultato il 12 dicembre 2022.
  7. ^ (EN) Norway's first P-8 Poisedon landed at Evenes Air Base, su forsvaret.no.
    «The new P-8 Poseidon will start patrolling Norway's vast maritime areas in 2023.»
  8. ^ a b c David Puente, L’ombra del sabotaggio su Nord Stream: l’infondato articolo del Pulitzer Hersh che incolpa Usa e Norvegia. Il giornalista Premio Pulitzer cita il racconto di una fonte anonima, ma le informazioni fornite non stanno in piedi, in Open, 14 febbraio 2023.
  9. ^ (EN) Blowing Holes in Seymour Hersh's Pipe Dream.
  10. ^ Danimarca, nave russa vicina a Nord Stream prima delle esplosioni, su tvsvizzera.it, 28 aprile 2023. URL consultato il 3 settembre 2023.
  11. ^ ANSA, Wp, fu l'Ucraina a bombardare il Nord Stream 2, in ANSA, 12 novembre 2023.
  12. ^ (EN) Ukrainian military officer coordinated Nord Stream pipeline attack.
  13. ^ Ulrich Lissek, Arne Westermann, Strategische Kommunikation für Großprojekte am Beispiel der Nord Stream AG: Transparenz und Dialog als Schlüssel zum Erfolg, Nomos Verlagsgesellschaft mbH & Co. KG, 2020, pp. 331–352. URL consultato il 16 dicembre 2021.
  14. ^ Nord Stream AG, Sichere Energie für Europa das Nord Stream-Pipelineprojekt, Heenemann Druck, c 2013, OCLC 935210214. URL consultato il 16 dicembre 2021.
  15. ^ Andrea Muratore, La guerra fredda del gas, Osservatorio Globalizzazione, 12 settembre 2019
  16. ^ Andrea Muratore, La partita globale del gas naturale: intervista a Gianni Bessi, Osservatorio Globalizzazione, 8 luglio 2019
  17. ^ Gazprom plans to re-route controversial European pipeline, su nytimes.com, 23 agosto 2007. URL consultato il 20 luglio 2014.
  18. ^ Nord Stream more expensive, su barentsobserver.com, 17 marzo 2010. URL consultato il 20 luglio 2014.

Voci correlate modifica

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Collegamenti esterni modifica

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