Operazione Wallenstein

nome in codice dei rastrellamenti nazi-fascisti contro i partigiani nel 1944

L'operazione Wallenstein fu una serie di rastrellamenti organizzati dai nazi-fascisti con lo scopo di eliminare i partigiani e allo stesso tempo rimettere sotto il proprio controllo il territorio che si trovava dietro la linea Gotica, nell'estate del 1944 durante la Campagna d'Italia svoltasi nella seconda guerra mondiale.[1]

Operazione Wallenstein
Tipoincendio, fucilazioni e ostaggi
DataEstate 1944
LuogoAppennino tosco-emiliano
StatoBandiera dell'Italia Italia
Obiettivopartigiani
Responsabilisoldati nazi-fascisti
Conseguenze
Morti156
Dannidiversi paesi distrutti e/o incendiati

Storia modifica

Durante l'estate del 1944 le forze nazi-fasciste avevano perduto il controllo di molte aree montagnose grazie alle forze partigiane ma anche dall'avvicinamento del fronte di guerra da parte degli alleati sull'Appennino tosco-emiliano. Nonostante questa perdita territoriale, i tedeschi necessitavano di una grande forza di manodopera soprattutto per l'industria bellica nazista.[2]

Con il nome in codice "Wallenstein" si intende una serie di rastrellamenti effettuati da forze nazi-fasciste in diverse aree:[2]

Prima del rastrellamento vero e proprio fu organizzato un bombardamento realizzato da membri della 131º reggimento della FlaK. Le massicce opere di rastrellamento iniziarono dalle aree appenniniche comprese tra i torrenti Enza e Baganza, dove la notte tra il 30 giugno e il 1º luglio furono "rastrellate" circa 2.500 persone di cui 1.100 furono deportate nella Germania nazista a lavorare nei loro campi di lavoro forzato. Inoltre tra il 18 e il 29 luglio a ovest della SS 62 i tedeschi ammazzarono circa 60 uomini andando ad aprire l'operazione Wallenstein II.[2]

Le vie di comunicazione principali vennero sorvegliate da forze della polizia le quali si aggiunsero al rastrellamento. È il caso della III compagnia del 12. SS-Polizei-Regiment e della Feldgendarmerie, oltre a circa 60 soldati comandati dal tenente Herbert Andorfer appartenente alla Bandenbekämpfungskommando Andorfer delle SS. Dall'altra parte del torrente Enza, ovvero la sponda verso Reggio Emilia, vi era la compagnia Gendarmerie-Hauptmannschaft Umbrien-Marken.[3] Da parte invece delle truppe italiane presenti al rastrellamento, vi si trovavano soldati appartenenti alla Xª Flottiglia MAS e alla Guardia Nazionale Repubblicana (GNR).[2]

In totale durante le tre operazioni Wallenstein furono uccise 156 persone, di cui 70 appartenenti a forze partigiane, e 1.798 deportate. Furono incendiati diversi paesi, tra cui:[2]

Note modifica

  1. ^ Livio Piccinini, il partigiano "Delinger" Archiviato il 27 aprile 2017 in Internet Archive., su memorieincammino.it
  2. ^ a b c d e Operazione “Wallenstein”: le stragi dell’estate Archiviato il 28 dicembre 2014 in Internet Archive., su eccidinazifascisti.parma.it
  3. ^ Rastrellamenti dell’estate 1944 Archiviato il 27 aprile 2017 in Internet Archive., su istitutostoricoparma.it

Bibliografia modifica

  • Cecilia Winterhalter, Raccontare e inventare: storia, memoria e trasmissione storica della Resistenza armata in Italia, Peter Lang, 2010 - 346 pagine
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