Partenavia Costruzioni Aeronautiche S.p.A., conosciuta semplicemente come Partenavia era un'azienda aeronautica italiana con sede a Casoria, comune della città metropolitana di Napoli, attiva nella seconda parte del XX secolo e rifondata nel 1986 col nome di TECNAM costruzioni aeronautiche con prima sede ai piedi della pista LIRN di Napoli Capodichino ad opera del Prof Pascale ed oggi con sede anche a Capua.

Partenavia Costruzioni Aeronautiche
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariaSocietà per azioni
Fondazione1949
Fondata daGiovanni Pascale
Luigi Pascale
Chiusuramarzo 1998
Sede principaleNapoli[1]
SettoreAeronautico
Prodottiaerei civili e componenti aeronautiche

I velivoli Partenavia che riscossero il successo commerciale più rilevante furono l'addestratore Partenavia Oscar, prodotto in numerose versioni ed utilizzato tuttora in molti aeroclub sul territorio italiano come formatori per i nuovi piloti[2], ed il bimotore da turismo P.68 portato in volo per la prima volta nel 1970.

Storia modifica

 
Un Partenavia P.68.
 
Un Partenavia P.57 Fachiro IIF a Bresso nel 1965.

L'azienda venne fondata su iniziativa dei fratelli Giovanni e Luigi Pascale, quest'ultimo assistente all'Istituto di Costruzioni Aeronautiche dell'università di Napoli[3], negli anni cinquanta. La prima iniziativa costruttiva risale al 1949 quando riuscirono a terminare in due anni di lavoro il loro primo biposto, progettato da Luigi, in un'autorimessa di via Tasso al n° 480, nel quartiere Mergellina[4]. Il velivolo, il P.48B Astore, venne portato in volo per la prima volta il 2 aprile 1951 dal famoso asso Mario de Bernardi[3]. Luigi sarebbe stato artefice di numerosi progetti e del loro sviluppo fino alla realizzazione dei modelli successivi prototipi portati in volo dallo stesso. Nel 1957 venne acquistata una struttura ad Arzano che permetteva un'area maggiore e la produzione si spostò. Nel 1959 l'azienda venne trasformata in una Società a responsabilità limitata (S.r.l.).

Il primo successo commerciale venne con il modello P.57 Fachiro, un velivolo leggero monomotore quadriposto ad ala alta prodotto in serie e concepito per il mercato degli aeroclub, successo continuato con la successiva variante costruita interamente in metallo e ridenominata Oscar.

Nel 1970 venne inaugurata la nuova struttura produttiva a Casoria, nei pressi dell'aeroporto napoletano di Capodichino, collaborando tramite l'Aeritalia nella costruzione di parti delle cellule degli aerei di linea McDonnell Douglas MD-80 e Boeing 747[4].

Nel 1981 la Partenavia entrò a far parte del gruppo Aeritalia (IRI-Finmeccanica), concentrandosi sulla produzione di oltre 100 esemplari di P.66C Charlie forniti all'Aero Club d'Italia.

Successivamente Aeritalia la cedette, nel 1993, all'azienda milanese Aercosmos S.p.a.[5], la quale incontrò difficoltà finanziarie che portarono l'azienda alla chiusura per bancarotta nel marzo 1998. La storia della Partenavia si conclude con l'acquisto, assieme ai progetti ed ai diritti di produzione, da parte dell'azienda partenopea Vulcanair S.p.a. e che riproporrà versioni aggiornate prodotte negli stessi stabilimenti di Casoria che furono della precedente realtà aziendale.

Produzione modifica

Note modifica

  1. ^ Partenavia Spa, su hotfrog, http://www.hotfrog.it/. URL consultato il 24 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2015).
  2. ^ Partenavia P66 Autoinstall, su Tuttovola.org, http://tuttovola.org/. URL consultato il 24 febbraio 2009.
  3. ^ a b Paolo Gori, I "pezzi unici" di Pascale, su AeroWEB, http://aeroweb.lucia.it/, 21 febbraio 1997. URL consultato il 24 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2006).
  4. ^ a b T31, Storia della Partenavia costruzioni aeronautiche [collegamento interrotto], su Prologica Studio Tecnico A.P., http://www.prologica.it/, 23 dicembre 2005. URL consultato il 24 febbraio 2009.
  5. ^ Giovanni Caprara, ALENIA vende Partenavia alla milanese Aercosmos, su Corriere della Sera.it; Archivio, http://www.corriere.it/, 26 marzo 1993. URL consultato il 24 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).

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