Pieve di San Leolino (Rignano sull'Arno)

edificio religioso di Rignano sull'Arno

La pieve di San Leolino si trova nel comune di Rignano sull'Arno, in provincia di Firenze.

Pieve di San Leolino
StatoItalia Italia
RegioneToscana
LocalitàRignano sull'Arno
IndirizzoVia Della Pieve 5
Coordinate43°43′37.56″N 11°27′25.23″E / 43.7271°N 11.457008°E43.7271; 11.457008
Religionecattolica
Diocesi Fiesole
ConsacrazioneXI secolo
Stile architettonicoromanico
Inizio costruzioneFine X secolo?
CompletamentoXVIII secolo

StoriaModifica

La pieve, oggi in posizione apparentemente appartata, sorse in realtà su una via tanto antica quanto frequentata, la strada romana conosciuta come Cassia vetus, poi strada dei Setteponti, che da Roma, e poi Arezzo, conduceva attraverso le pendici del Pratomagno verso Fiesole e Firenze. In particolare la chiesa si trova su quella che era una diversione della strada romana, realizzata nel 59 a.C., che da Cascia, per abbreviare l'itinerario ed evitare la "curva" di Pontassieve, passava da Leccio, attraversava l'Arno proprio a Rignano e poi continuava verso Florentia, ed era una delle 'tappe' della strada stessa, prima della pieve di San Lorenzo a Miransù. Un primo insediamento religioso dovrebbe quindi risalire probabilmente ad epoca tardo romana, come testimonierebbe il ritrovamento di resti di tombe[1] ma, in relazione all'attraversamento del fiume e poi del ponte, il luogo è costantemente frequentato fino al XXI secolo, periodo di costruzione della Pieve, ed anche successivamente[2].

La plebe Sancti Leolini sito Ringnano è ricordata per la prima volta in un documento datato agosto 1008 (ASF, Diplomatico San Lorenzo a Coltibuono, agosto 1008)[3], il che ne fa una delle prime quindici Pievi tra quelle conosciute della Diocesi di Fiesole a quella data. Il documento certifica infatti una datazione dell'edificio al tardo X secolo. La chiesa ebbe un Capitolo di canonici già dal XII secolo e da essa dipendevano otto chiese parrocchiali della zona, alle quali si aggiunse solo nel 1302 la vicina chiesa di Santa Maria[4].

La chiesa ha avuto praticamente sempre problemi strutturali dovuti allo spostamento verso il basso della collina che la sovrasta, e già nel Quattrocento è descritta in cattive condizioni. Nel Cinquecento si attuano una serie di lavoro che ne migliorano la situazione strutturale, ma successivamente, forse nel tardo Seicento, subisce degli interventi non documentati che la trasformano in una chiesa metà a navata unica nella parte anteriore, e a tre navate in quella verso l'abside, forse a seguito di crolli nella parte verso la facciata. Sempre in un periodo collocabile tra Seicento e Settecento vengono innalzati quattro altari laterali, oggi non più esistenti. Nel Settecento lo spazio riservato ai fedeli fu ridotto e le due navate laterali furono adibite, quella a sinistra come oratorio della Compagnia della Natività di Maria, quella a destra a cucina e a rimessa di contadini.[5]

Nell'Ottocento i problemi strutturali si ripresentarono ma, a causa di mancanza di fondi non vi si fece fronte fino all'arrivo, nel 1874, del pievano don Giovanni Maioli che fu poi costretto ad intervenire rapidamente in una situazione che si era fatta molto critica. Nel 1882, ottenuti dei fondi governativi, si avviarono i restauri che portarono anche alla riapertura delle navate laterali, e che si conclusero il 25 novembre 1883.[6]

Nella prima metà del XX secolo, crescendo sempre di più il paese, crebbe sempre di più la percezione tra i rignanesi dell'eccessiva lontananza della pieve dal centro abitato. Con l'inaugurazione della nuova chiesa parrocchiale nel centro del paese, l'antica pieve comincia ad essere trascurata e nel 1960 sarà definitivamente abbandonata, anche a causa delle sue condizioni non buone. Solo negli anni novanta si risveglierà l'interesse verso l'importante monumento dimenticato e, grazie ad un apposito Comitato di cittadini, e con il sostegno dell'Amministrazione Comunale, si poté arrivate ad una ristrutturazione completa dell'edificio, che riuscì a sanarne anche i problemi statici, e che si conclusero con l'inaugurazione avvenuta il 3 giugno 2000[7]. Il 12 luglio 2008 è stato festeggiato il millenario della pieve.

DescrizioneModifica

La chiesaModifica

La pieve di Rignano, intitolata a San Leolino (santo dal culto assai antico), risalendo al X-XI secolo, può considerarsi tra le più antiche di quel gruppo di chiese romaniche del contado fiorentino che non avevano come loro modello a Firenze i marmi di splendente classicità del Battistero o di San Miniato al Monte, ma piuttosto le caratteristiche della scomparsa, romanica cattedrale di Santa Reparata, dell'XI secolo. Si tratta, come qui a Rignano, di chiese dalle forme semplici e regolari, di chiara volumetria, che uniscono un lessico di importazione lombarda all'eredità della tradizione antica, molto viva a Firenze. Nelle parti più antiche sopravvissute, l'edificio presenta un bel paramento murario di bozze regolari di pietraforte e alberese disposte a filaretto, che era probabilmente destinato ad essere visibile, dato anche il chiaro intento decorativo dell'alternarsi di pietra più chiara e più scura.

 
Le absidi e il campanile

Il campanileModifica

Il campanile, situato accanto all'abside destra, si presenta diviso in due parti, la inferiore, più larga, che coincide con una buona parte dell'altezza del campanile, e la cella nella parte superiore. Il fusto, fino al punto in cui si restringe, appartiene ad una fase di costruzione molto antica, forse addirittura precedente alla costruzione della chiesa, e potrebbe aver riutilizzato una precedente torre. La cella con le aperture ad arco, invece, è frutto della ristrutturazione del 1883, dato che il campanile, ancora nel 1851 è descritto "a ventola"[8].

L'internoModifica

 
Interno

La pieve è caratterizzata all'interno da un impianto basilicale classico concluso da tre absidi semicircolari, le quali appartengono, come al campanile (eccetto la cella superiore), alla fase di costruzione originaria. Lo spazio della chiesa è diviso in tre navate non da colonne come in altre chiese romaniche, ma da solidi pilastri quadrangolari, ulteriore prova della sua datazione molto antica. I capitelli di essi non presentano decorazione scultorea, a differenza di quello che avviene nel confinante gruppo di pievi romaniche del Casentino e del Valdarno. Solo le due campate più vicine al presbiterio sono proto-romaniche, mentre il resto è frutto della citata trasformazione seicentesca che ha abbassato ed accorciato la parte anteriore della chiesa.

Le Opere d'arte della chiesaModifica

 
Scuola dell'Orcagna, Incoronazione della Vergine, Angeli e Sante, 1370 circa
 
Il fonte battesimale della bottega di Santi Buglioni
 
Vetrata con Santo Stefano, attribuita alla Bottega dei Frati Gesuati di San Giusto alle Mura e al disegno del Perugino

Il restauro che ha interessato la chiesa ha riguardato anche le sue opere d'arte, in particolare due affreschi, le opere più importanti, salvati per mezzo del distacco. Si tratta dell'Incoronazione della Vergine di cultura tardogiottesca (1370 circa), vicina agli esiti dell'Orcagna e di Jacopo e Nardo di Cione. L'affresco, rimasto danneggiata sulla sinistra, del quale si è conservata anche la sinopia, costituiva forse la versione economica di un polittico.

L'altro è un frammento, comunque leggibile, con la Madonna che allatta il Bambino, detta "della Consolazione". Di epoca più tarda, del primo quarto del Quattrocento, è attribuito a Bicci di Lorenzo.[9]

La chiesa conserva anche altre opere d'arte: una vetrata rinascimentale forse su disegno del Perugino ed un fonte battesimale esagonale di terracotta invetriata attribuito a Benedetto e Santi Buglioni (1510–1520 circa).

Nel 2018 è stata collocata dopo il restauro una vetrata circolare del tardo Quattrocento proveniente dalla chiesa di Santo Stefano alle Corti, riferita alla bottega dei frati Gesuati di San Giusto alle Mura a Firenze ed attribuita, per il disegno, al Perugino o alla sua Bottega.[10]

Altri dipinti, che si datano dal Cinquecento al Settecento, sono rimasti al momento anonimi.

NoteModifica


BibliografiaModifica

  • AA. VV., I dintorni di Firenze, a cura di Cristina Acidini, Firenze 1999, pp. 27–28, p. 173.
  • Roberto Lembo, Edifici, luoghi e segni di culto del territorio, pp. 28-35, Amministrazione comunale di Rignano sull'Arno 2000.
  • AA. VV., San Leolino a Rignano. Storia e Restauro, Firenze 2000.
  • Roberto Lembo, Un retroscena sul fonte battesimale durante il restauro della pieve di San Leolino nel 1800, settembre 2001, In: www.archiviodeltempochepassa.it, nella pagina dell Pubblicazioni.
  • Roberto Lembo, San Leolino a Rignano sull'Arno, Figline Valdarno 2008.
  • Roberto Lembo, Il San Leolino ritrovato. In: Toscana Oggi-La Parola di Fiesole del 7 marzo 2010.

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Collegamenti esterniModifica

Controllo di autoritàVIAF (EN137546294 · WorldCat Identities (ENlccn-no2002109272
  1. ^ Alvaro Tracchi, Atlante dei siti archeologici della Toscana, Firenze, 1992, pp. 87-88.
  2. ^ Roberto Lembo, San Leolino a Rignano sull'Arno, Figline Valdarno, 2008, pp. 11-12.
  3. ^ R. Lembo, Op. Cit., p. 17.
  4. ^ R. Lembo, Op. Cit., pp. 17-19.
  5. ^ R. Lembo, Op.Cit., pp. 19-22.
  6. ^ R. Lembo, Op. Cit., pp. 22-24.
  7. ^ R. Lembo, Op. Cit., pp. 53-56.
  8. ^ R. Lembo, Op. cit., p. 27, nota 61.
  9. ^ L. Bencistà, Madonna che allatta il Bambino, detta "della Consolazione", in San Leolino a Rignano sull'Arno, 2008, pp. 37-38.
  10. ^ Un'antica vetrata restaurata dalla chiesa di Santo Stefano alle Corti (PDF), su comune.rignano-sullarno.fi.it.