Re Umberto (nave da battaglia)

nave da battaglia della Regia Marina

La Re Umberto è stata una nave da battaglia pre-dreadnought della Regia Marina italiana della omonima classe. Come per le altre unità della classe, il lungo periodo di costruzione l'ha resa superata al momento dell'entrata in servizio. La nave, della quale inizialmente erano state finanziate solo due unità, andò a risentire dei lunghissimi tempi di allestimento, dieci anni, che la fecero entrare in servizio parzialmente obsoleta[2].

Re Umberto
Descrizione generale
Tiponave da battaglia pre-dreadnought
ClasseClasse Re Umberto
Proprietà Regia Marina
CantiereCastellammare di Stabia
Impostazione10 luglio 1884
Varo17 ottobre 1888
Completamento16 febbraio 1893
Radiazione1920
Caratteristiche generali
Dislocamento15.600
Lunghezza131 m
Larghezza23,6 m
Pescaggiom
Equipaggio37 ufficiali
728 sottufficiali e comuni
Armamento
ArmamentoArtiglieria:
  • 4 cannoni da 343/30
  • 8 cannoni da 152/40
    (in casamatta)
  • 16 cannoni da 120/40
  • 8 cannoni da 75mm
    (nel 1918)
  • 20 cannoni da 57/43
  • 10 cannoni da 37/30

Siluri:

Corazzatura300 mm (torrione)
350 mm (barbette)
100 mm (cintura laterale per 2/3 dello scafo)
Note
MottoOmen nomen ("Il nome è auspicio")[1]
dati presi da [2]
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Costruzione

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L'armamento principale, che aveva largo campo di tiro, era costituito da quattro cannoni da 343/30 in due impianti montati in barbetta e situati a circa 10 metri dal galleggiamento e sparava proiettili da 567 kg in grado di perforare 870 mm di ferro dolce[2]. Una caratteristica condivisa con la classe erano i fumaioli anteriori affiancati, invece che uno dietro l'altro.

Servizio

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La sua costruzione avvenne presso il Regio cantiere navale di Castellammare di Stabia dove il suo scafo venne impostato il 10 luglio 1884. La nave varata il 17 ottobre 1888 ha completato il suo allestimento il 16 febbraio 1893.

 
La corazzata Re Umberto in un olio su tela

Il 15 febbraio 1897, la nave, con l'insegna sulla gemella Sicilia del viceammiraglio Felice Napoleone Canevaro al comando della 1ª Divisione della 1ª Squadra, che includeva anche l'altra gemella della classe Sardegna, l'incrociatore protetto Vesuvio e l'incrociatore torpediniere Euridice, giunse a Creta, durante un periodo di tensione tra la Grecia e l'Impero ottomano in seguito alla rivolta scoppiata nell'isola, che culminò nella guerra greco-turca. Nell'ottobre 1911 la nave, all'epoca inquadrata nella Divisione Navi Scuola, prese parte alla guerra italo-turca insieme alla gemelle della classe Re Umberto, Sardegna e Sicilia, nave insegna del contrammiraglio Raffaele Borea Ricci D'Olmo, appoggiando le operazioni di sbarco a Tripoli. Nel dicembre 1911, le tre navi furono sostituite dalle vecchie corazzate Italia e Lepanto. Le navi della classe Re Umberto fecero ritorno nelle acque della Libia nel maggio del 1912 prendendo parte a tutto il ciclo di operazioni lungo le coste libiche fino alla resa degli ottomani nell'ottobre 1912.

 
La corazzata Re Umberto alla fonda

Alla fine del 1912 la nave venne ritirata dal servizio e utilizzata a Genova come nave deposito e il 10 maggio 1914 posta in disarmo, per essere poi dislocata, dopo l'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale a La Spezia nel giugno 1915 ed essere utilizzata come nave deposito e nave caserma per la nuova corazzata Andrea Doria che stava completando il suo allestimento.

Allo scoppio del conflitto inizialmente l'Italia, che faceva parte della triplice alleanza, aveva dichiarato la sua neutralità, per poi entrare in guerra nel maggio 1915 a fianco dell'Intesa, contro gli Imperi centrali. Il 9 dicembre 1915 la nave fece il suo rientro in servizio ed utilizzata come batteria galleggiante prima a Brindisi e in seguito a Valona in Albania.

Nel 1918, in previsione di un assalto alla principale base navale austro-ungarica di Pola, parte dell'armamento venne sostituito e vennero imbarcati otto cannoni scudati da 75 mm e mortai da trincea, ma l'azione non avvenne a causa della fine della guerra. Al termine del conflitto la nave venne radiata nel 1923 e successivamente demolita.

  1. ^ I motti delle navi italiane, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1998, p. 47.
  2. ^ a b c Renato Sicurezza, Schede tecniche navi italiane, in Yacht Digest, n. 67, ottobre novembre 1994.

Bibliografia

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  • Aldo Fraccaroli, Italian Warships of World War I, London, Ian Allan, 1970, ISBN 978-0-7110-0105-3.
  • Robert Gardiner e Randal Gray (a cura di), Conway's All the World's Fighting Ships: 1860-1905, Annapolis, Conway Maritime Press, 1979, ISBN 0-85177-133-5.

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