Plutei di Teodote: differenze tra le versioni
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Versione delle 01:26, 17 giu 2009
I plutei di Teodote sono due plutei istoriati provenienti dall'oratorio di San Michele alla Pusterla. Risalenti alla prima metà dell'VIII secolo e conservati presso i Musei Civici di Pavia, sono una delle più alte testimonianze della scultura longobarda nel periodo di massima fioritura dell'arte longobarda, la Rinascenza liutprandea.
Caratteristiche
Recano entrambi motivi naturalistici e rappresentano, rispettivamente, l'albero della vita tra draghi marini alati e pavoni che bevono da una fonte sormontata dalla Croce. Nella riduzione simbolica ed energica delle immagini del bassorilievo s'impone «un senso puramente bidimensionale e grafico del rilievo, staccato dal fondo in forza di un incisivo disegno»[1].
I plutei sono ricordati con il nome di Teodote, nobildonna bizantina[2] amante di re Cuniperto (688-700), posta in seguito dallo stesso sovrano nel monastero detto di Santa Maria alla Pusterla o di Santa Maria Teodote[2][3].
Note
Bibliografia
Fonti primarie
- (LA) Paolo Diacono, Historia Langobardorum, in Georg Waitz (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, Hannover, 1878, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX, 12–219.. Trad .it: Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, a cura di Lidia Capo, Milano, Lorenzo Valla/Mondadori, 1992, ISBN 8804330104. Testo disponibile su Wikisource.
Letteratura storiografica
- Lidia Capo, Commento, in Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, Milano, Lorenzo Valla/Mondadori, 1992, ISBN 8804330104.
- Pierluigi De Vecchi, Elda Cerchiari, I Longobardi in Italia, in L'arte nel tempo, Milano, Bompiani, 1991, Vol. 1, tomo II, pp. 305-317., ISBN 8845042197.