Assedio di Jadotville

battaglia fra reparti irlandesi dell'ONUC e gendarmeria katanghese
Voce principale: Crisi del Congo.

L'assedio di Jadotville (anche battaglia di Jadotville), fu un conflitto armato avvenuto presso la città congolese di Jadotville, (attuale Likasi), nel settembre del 1961, fra un reparto dell'esercito irlandese operante sotto il controllo ONU e reparti secessionisti katanghesi supportati da mercenari europei francesi e belgi. Lo scontro ebbe inizio il 13 settembre e, dopo cinque giorni di combattimenti, le truppe irlandesi, rimaste senza munizioni ed a corto di viveri ed acqua, si arresero agli assalitori la sera del 17 settembre. Gli irlandesi rimasero circa un mese prigionieri dell'esercito katanghese e vennero rilasciati il 25 ottobre.

Assedio di Jadotville
parte della crisi del Congo
Soldati irlandesi dell'ONUC in Congo un anno prima dell'assedio (1960)
Data13-17 settembre 1961
LuogoJadotville, Repubblica Democratica del Congo
Esitovittoria katanghese
Schieramenti
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Il contesto storico in Congo modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Crisi del Congo.
 
Congo Belga

Il 30 giugno del 1960 la colonia del Congo belga ottenne l'indipendenza dal Belgio divenendo una repubblica. Negli anni successivi la Repubblica Democratica del Congo fu teatro di una serie di disordini alimentati dalle spinte indipendentiste di varie fazioni politiche ed etniche, noti come crisi del Congo, il cui apice fu rappresentato dalla secessione del Katanga proclamata nel luglio 1960 dal leader katanghese Moise Tshombe. La secessione trovò il supporto di alcune potenze europee che vi vedevano l'occasione per evitare che le miniere del Katanga di uranio e rame cadessero sotto il controllo dell'Unione Sovietica, precedentemente intervenuta a favore del leader del Movimento Nazionale Congolese (MNC) Patrice Lumumba, eletto primo ministro del Congo nel giugno del 1960. Un ruolo nella vicenda lo ebbe anche la multinazionale Union Minière du Haut Katanga, che temeva di perdere i suoi diritti di estrazione mineraria nella regione. Pertanto a partire dall'inizio del 1961 il Katanga venne equipaggiato con uomini, rifornimenti e aerei da Francia, Belgio, Sudafrica e Rhodesia del Sud.[1] Inoltre Tshombe, grazie ai finanziamenti ottenuti direttamente dalla Union Minière, (1,25 miliardi di Franchi belgi)[2] poté garantirsi l'assunzione di alcune centinaia di mercenari europei.[1]

Il 21 febbraio del 1961, dopo l'indignazione suscitata in tutto il mondo all'uccisione di Lumumba da parte dei katanghesi, le Nazioni Unite approvarono la risoluzione 161 con la quale si chiedeva alle forze ONU di agire con tutte le misure necessarie, compreso l'uso della forza, per arrestare il dilagare della guerra civile congolese e per espellere dal paese tutto il personale militare, paramilitare e mercenario straniero.[3] La risoluzione non modificò la situazione e l'azione di Tshombe proseguì. Fra marzo ed aprile del 1961 le truppe dell'esercito katanghese, supportate da mercenari europei, si scontrarono in varie occasioni nell'area del Nord-Katanga (Manono, Kabalo) con i soldati dell'ONUC.[4] Questi eventi convinsero i responsabili ONUC che il loro contingente era insufficiente per gestire efficacemente la situazione, ed esso venne quindi rinforzato, raggiungendo a luglio 1961 oltre 19.800 uomini.[5]

Nel giugno del 1961 giunse in Congo il nuovo rappresentante delle Nazioni Unite, il diplomatico irlandese Conor Cruise O'Brien. Il 29 agosto, in risposta ad una esplicita richiesta del presidente Joseph Kasa-Vubu, l'ONUC lanciò l'operazione Rum Punch. Le truppe delle Nazioni Unite, al tempo al comando del generale irlandese Sean MacEoin, occuparono senza spargimento di sangue le aree chiave del Katanga, arrestando circa 500 ufficiali fra belgi e altri mercenari operanti nelle forze armate katanghesi.[6] Qualche giorno dopo gli ufficiali vennero rilasciati a patto che lasciassero il territorio del Congo. Questi accettarono, ma un certo numero di essi rientrarono in Katanga passando per la Rhodesia.[7]

Nei giorni successivi all'operazione Rum Punch vi fu una intensa attività diplomatica, portata avanti principalmente da Conor Cruise allo scopo di convincere Tshombe a licenziare i mercenari operanti nella gendarmeria katanghese e ad avviare dei negoziati a Leopoldville con il governo centrale. Al rifiuto di Tshombe dell'ultimatum e avendo notizie che le truppe katanghesi preparavano attacchi alle posizioni e al personale dello ONUC, il 12 settembre venne deciso il lancio dell'operazione Morthor per il giorno seguente.[8]

Mentre si svolgevano i fatti sopra descritti, un contingente di soldati irlandesi, la Compagnia A, composta da 155 uomini, facente parte del 35º Battaglione di fanteria, venne dislocata presso la città mineraria di Jadotville, a circa 120 km a nord-ovest di Elisabethville. Il 35º Battaglione si trovava in Congo dal 25 giugno 1961, stanziato a Elisabethville. La compagnia A era formata da volontari provenienti dalle guarnigioni di Athlone, Mullingar, Galway e Finner Camp nel Donegal,[9] ed era comandata dal comandante[10] Pat Quinlan.

Le ragioni dell'invio della Compagnia A a Jadotville non sono del tutto chiare e non esiste un ordine scritto per il trasferimento.[11] Sembra che all'origine vi sia stata una pressante richiesta del governo belga, per assicurare la protezione alla popolazione bianca della città durante possibili insurrezioni dei katanghesi.[8] In realtà, come emergerà chiaramente in seguito, i belgi che risiedevano nella regione non volevano truppe delle Nazioni Unite, né temevano per la propria vita; inoltre, avevano osteggiato l'intero operato delle Nazioni Unite.[12] È stata anche avanzata l'ipotesi che la richiesta di protezione sia stata uno stratagemma per attirare l'unità in una posizione esposta.[8] La decisione del comando ONUC di dislocare a Jadotville la Compagnia A avvenne poco dopo che due compagnie - la compagnia B del 35º Battaglione irlandese e una compagnia svedese, entrambe meglio equipaggiate e con armamento più pesante della Compagnia A - erano state richiamate dalla città.[13]

Lo svolgimento modifica

La Compagnia A arrivò a Jadotville il 3 settembre 1961 e prese posizione nell'avamposto ONU situato alla periferia della città, lungo la strada che conduce a Elisabethville. Il comandante Quinlan si rese subito conto che la posizione era troppo aperta e quindi difficile da difendere. Pertanto ordinò ai suoi uomini di scavare delle trincee tutto intorno all'avamposto. Come lo scrittore Declan Power osserverà in seguito, Quinlan prese una decisione che si sarebbe rivelata molto saggia e cui è probabilmente legata la sopravvivenza di molti degli uomini sotto il suo comando.[14]

Nei giorni successivi, Quinlan ebbe modo di verificare l'ostilità della popolazione bianca di Jadotville e di raccogliere una serie di segnali che facevano presagire un attacco imminente da parte dei katanghesi e dei numerosi mercenari loro alleati presenti nell'area. Il 9 settembre inviò il capitano William Donnelly al quartier generale di Elisabethville per esporre la situazione e chiedere rinforzi. Tuttavia, non ottenne i risultati sperati e Donnelly, dopo essere stato costretto ad aspettare alcune ore che Connor Cruise O'Brien finisse la cena, venne rassicurato che la situazione fosse sotto controllo e rinviato a Jadotville con un plotone di scorta. Sulla strada del ritorno, Donnelly scoprì che le milizie katanghesi avevano istituito un posto di blocco sul fiume Lufira. Sebbene a lui fu consentito di raggiungere la propria compagnia, al plotone fu invece imposto di tornare indietro. La compagnia A risultava quindi completamente circondata ed isolata.[15]

1º giorno - 13 settembre

Mercoledi 13 settembre, alle ore 7:30 circa, poche ore dopo il lancio dell'Operazione Morthor, mentre la maggior parte dei soldati irlandesi partecipava alla messa, una trentina fra soldati della gendarmeria katanghese e miliziani europei a bordo di alcune jeep e a piedi aprirono il fuoco contro la postazione irlandese. Gli irlandesi risposero al fuoco e dopo una decina di minuti di combattimenti, i gendarmi, forse anche sorpresi dalle truppe nascoste in trincea e dalla resistenza opposta del nemico, si ritirarono, lasciando sul campo pesanti perdite. Per qualche ora non vi furono combattimenti e gli irlandesi ne approfittarono per consolidare le loro posizioni. Immaginando che la situazione potesse protrarsi per parecchio tempo, Quinlan diede ordine di fare scorta d'acqua utilizzando ogni contenitore disponibile. Anche questa si sarebbe rivelata una decisione importante, in quanto nel corso della giornata gli assedianti avrebbero chiuso le condutture di acqua che alimentavano l'avamposto. Alle 11:30 i katanghesi, ricevuti rinforzi, ripresero l'attacco dopo un intenso bombardamento con i mortai. Gli irlandesi risposero al fuoco distruggendo le postazioni dei mortai e respingendo diversi attacchi. A metà giornata gli attaccanti presero possesso di una casa posta a circa 300 metri dalle postazioni avanzate irlandesi e da qui presero a bombardare con i mortai; gli irlandesi riuscirono tuttavia a distruggere anche questa postazione, arrecando pesanti perdite al nemico. In serata fu stabilito un "cessate il fuoco" per consentire ai katanghesi di intervenire con autoambulanze per recuperare i propri morti e feriti. Appena recuperati i corpi, ripresero proditoriamente a sparare contro gli irlandesi. Quando gli scontri cessarono, il comandante irlandese chiamò al telefono il Burgomaster, cioè la massima autorità della comunità che erano stati chiamati a difendere, chiedendogli di adoperarsi per porre fine ai combattimenti, in quanto loro non avevano intenzioni ostili. Il borgomastro rispose ad uno stupefatto Quinlan che si dovevano arrendere e in caso contrario sarebbero stati attaccati e uccisi. Questa per Quinlan fu la conferma, se mai ne avesse avuto bisogno, che erano stati attirati in una trappola.[16]

 
Fouga Magister simile a quello utilizzato dall'aviazione katanghese

2º giorno - 14 settembre modifica

Il 14 alle ore 13:00 gli irlandesi furono attaccati da un aereo Fouga CM-170 Magister dell'aviazione katanghese, che si ripresentò alle 15:00 ed alle 17:00 distruggendo tutti i veicoli da trasporto a disposizione della Compagnia A e ferendo due soldati. Dopo il primo attacco gli irlandesi presero di mira il jet con le mitragliatrici in dotazione, costringendolo ad attaccare da una quota più elevata e quindi con minore precisione. Nel pomeriggio gli irlandesi catturarono due mercenari bianchi. Questi, interrogati, dichiararono di venire dalla residenza di Tshombe dove avevano sentito dire che una compagnia irlandese era stata appena presa in ostaggio dai katanghesi. Anche questo episodio dava credito alla teoria che le truppe delle Nazioni Unite fossero state attirate in una trappola con un piano programmato. Durante il giorno vi furono anche altri attacchi da terra che portarono al ferimento di altri due soldati irlandesi, sebbene tutti gli attacchi vennero respinti.[17]

3º giorno - 15 settembre modifica

Il comandante venne informato via radio che il ponte sul fiume Lufira era stato conquistato dai katanghesi e che erano stati notati numerosi convogli transitare sul ponte. In questo giorno non vi furono attacchi da terra, ma la situazione igienico-sanitaria cominciò a farsi pesante. Gli uomini nelle trincee poterono mangiare qualcosa solo in tarda serata e durante il giorno poterono solo bere acqua, che peraltro cominciava ad imputridirsi, con grave pericolo per la salute.[18]

4º giorno - 16 settembre modifica

Il sabato mattina arrivò un elicottero ONU con rifornimenti di acqua che sarebbe dovuta bastare per circa 20 persone. Tuttavia, i recipienti utilizzati per trasportarla erano stati in precedenza impiegati per contenere gasolio e l'acqua risultò quindi inutilizzabile. Mentre l'elicottero stava per ripartire, sopraggiunse l'aviogetto Fouga per intercettarlo. Grazie al fuoco dei soldati irlandesi, l'elicottero non fu colpito, ma, approfittando della situazione, gli attaccanti poterono avvicinarsi notevolmente alle posizioni irlandesi. Dopo la partenza dell'elicottero, gli irlandesi tornarono a fronteggiare gli attaccanti con un intenso fuoco di sbarramento, provocando molti morti e feriti tra di essi. La battaglia si protrasse per circa 4 ore. Alle 14:00 il borgomastro chiamò Quinlan per chiedere un "cessate il fuoco" per poter inviare delle ambulanze, ma Quinlan rifiutò perché temeva che la richiesta potesse nascondere un'imboscata. Un'ora dopo, la richiesta venne riformulata in termini diversi e pertanto si concordò per le 16:00 un incontro nella terra di nessuno per discuterne in dettaglio. Quinlan intendeva in tal modo guadagnare tempo, nella speranza che fossero raggiunti da rinforzi. Non sapeva, invece, che la colonna di rinforzi era stata fermata ed i soccorsi non sarebbero mai arrivati. I termini della tregua furono quindi formalizzati e Quinlan informò i suoi superiori della cosa. Quella notte pertanto trascorse relativamente tranquilla.[19]

5º giorno - 17 settembre modifica

La mattina di domenica 17 settembre gli irlandesi notarono un notevole rafforzamento delle truppe nemiche che li circondavano, valutate in 2-3.000 uomini,[20] nonostante il giorno prima avessero concordato che i katanghesi si sarebbero ritirati e la fornitura di acqua sarebbe stata ripristinata. Durante la mattinata un ufficiale katanghese inviato a parlamentare informò Quinlan che, se avesse voluto che fosse ripristinata l'acqua, avrebbe dovuto ordinare ai suoi uomini di depositare tutte le armi in un edificio e raggrupparsi poi in un edificio diverso. Quinlan rifiutò di ottemperare alla richiesta, ma continuò a negoziare, sempre nella speranza che arrivassero i rinforzi. Quinlan, quindi, riferì al comando della situazione, ricevendo in risposta il suggerimento di provare ad intimidire i katanghesi avvisandoli che, se non avessero interrotto l'assedio, le Nazioni Unite avrebbe fatto intervenire forze aeree. In realtà al comando sapevano perfettamente di non avere alcun aereo da combattimento a disposizione. Con il passare delle ore la situazione si andava facendo sempre più pesante: gli irlandesi infatti erano a corto di cibo e la poca acqua rimasta era diventata imbevibile. Contattato il comando di battaglione per avere aggiornamenti sull'arrivo dei rinforzi, Quinlan venne a sepere che questi erano stati costretti a tornare alla base. Indisse quindi un incontro con i suoi uomini più anziani e insieme concordarono che non avrebbero potuto contare sui rinforzi per almeno altri due-tre giorni; senza acqua, tuttavia, non avrebbero potuto resistere anche se non avessero avuto da combattere. Se attaccati, considerato l'ormai gran numero di nemici, sarebbero stati massacrati. Decisero quindi che continuare il combattimento in quelle condizioni sarebbe stato inutile e che se veniva loro chiesta la resa, ed avessero ottenuto sufficienti garanzie di rispetto degli accordi presi, avrebbero accettato, altrimenti avrebbero combattuto fino alla fine. Alle 17:00 Quinlan ed i suoi ufficiali parteciparono ad un incontro con le loro controparti katanghesi. Questi resero omaggio agli irlandesi per aver fatto il loro dovere di soldati e poi chiesero la loro la resa. Quinlan inizialmente rifiutò ma i katanghesi dissero che non c'era alternativa, che la loro sicurezza sarebbe stata garantita e che i soldati irlandesi potevano mantenere le armi, ma depositarle in albergo. Il comandante irlandese decise che in questa fase non avevano altra scelta che accettare le condizioni offerte e che ogni ulteriore azione avrebbe comportato la distruzione completa della sua compagnia.[21]

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Dopo la resa, i soldati irlandesi furono trattenuti per circa tre settimane nell'Hotel d'Eli Europe a Jadotville sotto il controllo dei paracadutisti. Da lì assistettero al recupero da parte dei katanghesi dei loro morti, stimati in circa 2-300; furono anche minacciati di terribili atrocità e di essere mangiati, ma sostanzialmente vennero trattati bene. Il 23 settembre giunsero altri prigionieri catturati ad Elizabethville che rimasero sorpresi nel trovarli vivi, in quanto si erano diffuse voci che la gran parte di loro fossero stati uccisi. L'11 ottobre vennero portati a Kolwezi, dove furono presi in carico dalla gendarmeria. In questa occasione vi furono anche percosse e minacce di morte. Il 16 ottobre furono informati che sarebbero stati rilasciati a Elizabethville in uno scambio di prigionieri. Il giorno stesso furono caricati su camion e portati a Jadotville, quindi il giorno successivo ad Elizabethville dove furono invitati da Mahmoud Khiary, responsabile delle Operazioni Civili delle Nazioni Unite in Congo, e da alcuni giornalisti irlandesi; quel giorno, tuttavia, lo scambio non avvenne e furono riportati a Kolwezi. Finalmente il 25 ottobre, dopo quasi cinque settimane di prigionia, furono tutti nuovamente condotti a Elizabethville e qui rilasciati. Rientrarono in patria nel dicembre del 1961 con tutto il loro battaglione, quando fu sostituito dal 36º Battaglione in un avvicendamento.[22]

Analisi storica modifica

 
Caserma di Athlone. Cerimonia di commemorazione della battaglia di Jadotville

Per più di quarant'anni, gli uomini coinvolti nella battaglia di Jadotville sono stati criticati per le loro azioni e sono stati etichettati come codardi. Il comandante Quinlan fu accusato di aver tradito i suoi uomini. In Irlanda si decise di non dare risalto alla vicenda, della quale non si cercò di serbare memoria . Anche all'interno delle forze armate irlandesi, in molti non vennero a sapere nulla degli eventi accaduti a Jadotville. Ciò sarebbe derivato da decisioni prese ad alti livelli, in conseguenza della vigliaccheria attribuita ai soldati coinvolti nei fatti di Jadotville, anche se nessuna commissione d'inchiesta fu mai convocata per accertare con esattezza gli eventi. Il comandante Quinlan, cui non fu assegnato alcun riconoscimento, finì la sua carriera come tenente colonnello e morì nel 1997 senza aver avuto la soddisfazione di veder riconosciuti i propri meriti - primo fra tutti quello di aver riportato a casa tutti i suoi uomini senza nessuna perdita e con soli 5 feriti.[23]

Nei primi anni 2000, grazie alle azioni promosse da alcuni veterani e agli articoli di alcuni giornalisti e scrittori, quali Declan Power e Michael Whelan, il Ministero della Difesa irlandese riesaminò completamente gli eventi di Jadotville, riabilitando il comandante Quinlan e la sua compagnia. Nel novembre 2005, l'allora ministro della difesa Willie O'Dea rese onore ai combattenti di Jadotville con una cerimonia tenutasi nella caserma di Athlone Custume Barrack, durante la quale vennero apposte delle targhe commemorative.[24]

Filmografia modifica

Note modifica

  1. ^ a b David Renton, David Seddon, Leo Zeilig, The Congo: Plunder and Resistance, Zed Books, 2007, p. 103, ISBN 1-84277-485-9.
  2. ^ Renton, Seddon, Zeilig, Op. citata. Pag. 78
  3. ^ UN Resolution 161, su un.org, United Nations. URL consultato il 16 ottobre 2016.
  4. ^ E. O'Ballance, The Congo-Zaire Experience, 1960-98, Springer, 1999, p. 47-49, ISBN 0-230-28648-8.
  5. ^ ONUC - Facts and Figures, su un.org. URL consultato il 31 marzo 2013.
  6. ^ O'Ballance, Op. citata, pag. 52-53
  7. ^ Christopher Othen, Capitolo 14 - Rumpunch, in Katanga 1960-63: Mercenaries, Spies and the African Nation that Waged War on the World, The History Press, 2015, ISBN 0-7509-6580-0.
  8. ^ a b c Thomas R. Mockaitis, Peace Operations and Intrastate Conflict: The Sword Or the Olive Branch?, Greenwood Publishing Group, 1999, p. 28-29, ISBN 0-275-96173-7.
  9. ^ Power, Op. citata, Capitolo 5 - Deployment
  10. ^ Il grado di comandante (commandant) nell'esercito irlandese corrisponde al grado di maggiore in Italia, ovvero al grado NATO OF-3.
  11. ^ Declan Power, Capitolo 7 - Road to Jadotville, in Siege at Jadotville: The Irish Army's Forgotten Battle, Maverick House, 2015.
  12. ^ Sad tale of a sensible surrender, su irishtimes.com, The Irish Times. URL consultato il 17 ottobre 2016.
  13. ^ The True Story of the Heroic Battle That Inspired the New Netflix Film The Siege of Jadotville, su time.com, Time. URL consultato il 17 ottobre 2016.
  14. ^ Power, Op. citata, Capitolo 1 - Siege at Jadotville
  15. ^ Power, Op. citata, Capitolo 4 - The mercenary equation
  16. ^ Whelan, Op. citata, pag. 37-41
  17. ^ Whelan, Op. citata, pag. 41-42
  18. ^ Whelan, Op. citata, pag. 43
  19. ^ Whelan, Op. citata, pag. 43-45
  20. ^ Whelan, Op. citata, pag. 50
  21. ^ Whelan, Op. citata, pag. 46-50
  22. ^ Whelan, Op. citata, pag. 55-56
  23. ^ Whelan, Op. citata, pag. 57-72
  24. ^ Speech By The Minister For Defence, Willie O’Dea T.D. At The Unveiling Of A Memorial to Commemorate the Events that Happened In Jadotville in 1961 (Novembre 2005), su defence.ie, Irish Department of Defence. URL consultato il 20 ottobre 2016.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica