I Feralia erano festività dell'antica Roma dedicate ai morti[1]; corrispondevano all'ultimo giorno dei Parentalia e vi avevano luogo cerimonie pubbliche con offerte e sacrifici ai Mani[2] a nome di tutta la città.

Feralia
Tiporeligiosa
Periodo21 febbraio
Celebrata aRoma
ReligioneReligione romana
Oggetto della ricorrenzaFestività romane dedicate ai morti

Riti e tradizioni modifica

I Feralia erano antiche festività pubbliche romane che si celebravano ogni anno il 21 febbraio, come si ricava da una lettera di Cicerone ad Attico[3]. Quel giorno segnava la fine dei Parentalia, un periodo di nove giorni (13-21 febbraio) in onore dei defunti[4]. Come ricorda Ovidio nel secondo libro dei Fasti, il termine «Feralia» era etimologicamente legato all'usanza di "portare" (in lingua latina: fero) doni ai morti.[1] Nei Feralia infatti i cittadini romani recavano offerte alle tombe dei propri antenati defunti che consistevano nella consegna, sopra un vaso di argilla, di ghirlande di fiori, spighe di grano, un pizzico di sale, pane imbevuto nel vino e viole sciolte; erano permesse anche offerte supplementari, ma i morti erano placati solo con le offerte rituali[5][6]. Queste semplici offerte per i morti erano state introdotte nel Lazio forse da Enea, che aveva versato vino e violette sulla tomba di Anchise[7]. Ovidio narra che una volta in cui i Romani avevano trascurato di celebrare le Feralia perché impegnati in una guerra, gli spiriti dei defunti erano usciti dalle tombe, urlando e vagando per le strade rabbiosamente. Dopo questo episodio, erano stati prescritte cerimonie riparatrici e le orribili manifestazioni errano cessate[6].

Nel giorno delle Feralia, che pure non era considerato nefasto, i templi rimanevano chiusi, i magistrati non potevano indossare la toga pretesta e non venivano celebrati matrimoni[5][8].

Note modifica

  1. ^ a b Varrone, De lingua latina, VI, 3, 2.
  2. ^ Brill's New Pauly. "Di Manes."
  3. ^ Cicerone, scrivendo ad Attico il sesto giorno prima delle none di marzo, gli dice : «Omnia ante Nonas sciemus ; eodem enim die video Caesarem a Corfinio post meridiem profectum esse, id est Feralibus» (Cic. ad Att. VIII,14). Ovidio, poco accurato, nel secondo libro dei Fasti fa intendere che le Feralia cadevano il 17 febbraio
  4. ^ Brill's New Pauly "Dead, cult of the."
  5. ^ a b Dumezil, Georges. Archaic Roman Religion, p. 366.
  6. ^ a b «Hanno il suo onore anche i sepolcri: imponi / L'Ombre avite a placar, qual che tu sii, / Sul rogo alzato non pregiati dono. // Poco chieggiono i Mani: uffizj pii / Presso loro a un gran dono han peso uguale. / Non ha la bassa Stige ingordi Iddii. // Ad appagar lor brame un coccio vale / Di setti a biotto ivi gettati ornato, / E sparse biade intorno, e poco sale; // E sciolte violette, e pan bagnato / Nel vin pretto : abbia pur cose sì fatte / Il coccio in mezzo della via lasciato. // Né vieto il più: ma queste ancor sono atte / L'ombre a placare : al posto aitar vicino / Aggiugner dei preci e parole adatte. // Da Enea, della pietà mastro divino, / Di cerimonia tal fu trasferito / L'uso nel regno tuo, giusto Latino ; // Da lui del padre al Genio era compito / Ógni anno il sacrifizio: indi informati / I popoli imparar questo pio rito. // V'ebbe un tempo però, che mentre armati / Intesi stanno a lunghe guerre e dire, / Fur gli esequiali dì da lor lasciati. // Ma non ne andaro impuni: ho udito dire, / Che per cotal malaguroso errore / Roma avvampar le suburbane pire. // Il credo appena: da i sepolcri fuore / Dicon che uscivan gli avi, e in guise strane / Tra 'l notturno gemean tacito orrore. // E che le vie di Roma, e le Romane / Campagne intorno empieron di spaventi / Con gli urli ombre deformi e larve vane. // Poi raccesi a i sepolcri i fuochi spenti, / E a quei renduto il tolto onor, del pari / Le morti ebbero fine, ed i portenti. // Ma mentre ciò si fa, non si prepari / La vedovella agli sponsali : aspetti / La fiaccola di pino i giorni chiari.» Ovidio, I Fasti di P. Ovidio Nasone; tradotti in terza rima dal testo Latino ripurgato ed illustrato con note dal dottor Giambattista Bianchi da Siena, Venezia : Nella stamperia Rosa, 1811, II, vi, 1-39, pp. 115-18 (on-line)
  7. ^ Littlewood. Latomus p. 922
  8. ^ Brill's New Pauly. "Parentalia."

Bibliografia modifica

  • Antoni, Silke (Kiel). "Tacita." Brill's New Pauly. Antiquity volumes edited by: Hubert Cancik and Helmuth Schneider . Brill, 2009. Brill Online. University of California UC Santa Barbara CDL. 31 July 2009
  • Baudy, Gerhard (Konstanz). "Parentalia." Brill's New Pauly. Antiquity volumes edited by: Hubert Cancik and Helmuth Schneider . Brill, 2009. Brill Online. University of California UC Santa Barbara CDL. 31 July 2009
  • Cokayne, Karen. Pg 145 Experiencing Old Age in Ancient Rome. Routledge, 2003 (Google Libri)
  • Dumezil, Georges. Archaic Roman Religion. Vol 1. Chicago and London: The University of Chicago Press, 1966. 2 voll.
  • Littlewood, J. R. "Ovid among the Family Dead: the Roman Founder Legend and Augustan Iconography in Void's Feralia and Lemuria." Latomus. 60 (2003): 916-935.
  • Prescendi, Francesca. "Manes, Di.." Brill's New Pauly. Antiquity volumes edited by: Hubert Cancik and Helmuth Schneider . Brill, 2009. Brill Online. University of California UC Santa Barbara CDL. 31 July 2009
  • S.LU.; von Lieven, Alexandra (Berlin); Prayon, Friedhelm (Tübingen); Johnston, Sarah Iles (Princeton); Doubordieu, Annie (Paris); Jastrzebowska, Elisabeth. "Dead, cult of the." Brill's New Pauly. Antiquity volumes edited by: Hubert Cancik and Helmuth Schneider . Brill, 2009. Brill Online. University of California UC Santa Barbara CDL. 31 July 2009

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica