Waylon Jennings

musicista statunitense

Waylon Arnold Jennings (Littlefield, 15 giugno 1937Chandler, 13 febbraio 2002) è stato un musicista statunitense, attivo nel genere della musica country.

Waylon Jennings
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereCountry folk[1]
Outlaw country[1]
Progressive country[1]
Country rock
Periodo di attività musicale1959 – 2002
Strumentovoce, chitarra, basso, mandolino, pianoforte
EtichettaRCA Victor, MCA, Epic
Studio54
Sito ufficiale

La musica di Jennings ha avuto una grande influenza su diversi artisti neotradizionalisti e di country alternativo tra cui Hank Williams Jr., The Marshall Tucker Band, Travis Tritt, Steve Earle, Jamey Johnson, John Anderson, suo figlio, Shooter Jennings, e Hank Williams III.

Biografia modifica

Jennings ha iniziato a suonare la chitarra a 8 anni e inizia ad esibirsi a 12 alla radio KVOW. La sua prima band fu The Texas Longhorns. Jennings ha lavorato come D.J. sulle radio KVOW, KDAV, KYTI e KLLL. Nel 1958, Buddy Holly lo assunse a suonare il basso. A Clear Lake, Iowa, Jennings cedette il suo posto sul volo sfortunato che si schiantò e dove rimasero uccisi Buddy Holly, The Big Bopper, Ritchie Valens e il pilota Roger Peterson. Il giorno del volo è stato poi conosciuto come The Day the Music Died.

Jennings ha poi lavorato come D.J. in Coolidge, Arizona, e Phoenix. Formò la band rockabilly i Waylors. Ha inciso per l'etichetta A & M Records, prima di passare alla RCA Victor. Nel corso del 1970, Jennings formò unitamente a Willie Nelson, Tompall Glaser e Jessi Colter il movimento chiamato Outlaw country con l'intento di creare un nuovo movimento che procedesse a rivoluzionare un ambiente che giudicava ormai bloccato su stereotipi superati. L'album dal titolo Wanted! The Outlaws fu il primo del genere country a vendere oltre un milione di copie. Il primo disco di platino della musica country. Il pezzo che apriva il disco, My Heroes Have Always Been Cowboys, divenne uno dei pezzi più noti di Jennings, quasi una sorta di marchio di fabbrica. Ha pubblicato album acclamati dalla critica, Lonesome, On'ry and Mean e Honky Tonk Heroes, seguiti da album di successo come Dreaming My Dreams e Are You Ready For The Country.

Nel 1977 pubblica Ol' Waylon, e la hit Luckenbach, Texas (Back to the Basics of Love). Jennings partecipò nel 1978 all'album White Mansions, unitamente a molti altri artisti, che documenta la vita dell'uomo bianco nella Confederazione durante la guerra civile. Le canzoni dell'album sono state scritte da Paul Kennerley. Dai primi anni ottanta, Jennings fu alle prese con una dipendenza da cocaina, dalla quale uscì nel 1984. Più tardi, entra a far parte del supergruppo The Highwaymen con Willie Nelson, Kris Kristofferson, e Johnny Cash, che ha pubblicato tre album tra il 1985 e il 1995. In quel periodo, Jennings pubblicò l'album di successo Will the Wolf Survive. Si concesse una pausa nel 1997, per passare più tempo con la sua famiglia. Tra il 1999 e il 2001, le sue apparizioni furono limitate da problemi di salute. Il 13 febbraio del 2002, Jennings è morto per complicazioni del diabete.[2]

Jennings nei media modifica

Jennings apparve anche in film e serie televisive. Nel 1979 ha avuto un grande successo con Good Ol' Boys, canzone resa famosa dal telefilm The Dukes of Hazzard, in cui la sua voce narrava gli avvenimenti degli episodi.

Attività benefiche modifica

 
A Jennings la città natale - Littlefield, in Texas - ha dedicato una strada, il Waylon Jennings Boulevard

Nel 1985 ha partecipato ad USA for Africa, un supergruppo di 45 celebrità della musica pop tra cui Michael Jackson, Lionel Richie, Stevie Wonder e Bruce Springsteen, cantando We Are the World, prodotta da Quincy Jones e incisa a scopo benefico. Durante la registrazione del pezzo ha abbandonato la sala per alcune divergenze legate alla proposta di cantare alcuni versi in lingua swahili.

Discografia modifica

Note modifica

  1. ^ a b c (EN) Stephen Thomas Erlewine, Waylon Jennings, su AllMusic, All Media Network.
  2. ^ (EN) Waylon Jennings, Country Singer, Dies at 64, in The New York Times, 13 febbraio 2002. URL consultato il 27 novembre 2023.

Bibliografia modifica

  • Nick Logan e Bob Woffinden, Enciclopedia del rock, Milano, Fratelli Fabbri Editore, 1977.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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