Spermophaga ruficapilla

specie di uccello

Il becco azzurro testa rossa (Spermophaga ruficapilla Shelley, 1888) è un uccello passeriforme appartenente alla famiglia Estrildidae, diffuso in Africa.[2]

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Becco azzurro testa rossa
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
SuperclasseTetrapoda
ClasseAves
SottoclasseNeornithes
SuperordineNeognathae
OrdinePasseriformes
SottordineOscines
InfraordinePasserida
SuperfamigliaPasseroidea
FamigliaEstrildidae
SottofamigliaEstrildinae
GenereSpermophaga
SpecieS. ruficapilla
Nomenclatura binomiale
Spermophaga ruficapilla
(Shelley, 1888)
Sinonimi

Spermospiza ruficapilla
Shelley, 1888

Sottospecie
  • S. r. cana
  • S. r. ruficapilla

Etimologia

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Il nome scientifico della specie, ruficapilla, dal quale deriva anche il suo nome comune, deriva dal latino e significa "dai capelli rossi", in riferimento alla livrea di questi uccelli.

Descrizione

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Dimensioni

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Misura fino a 14 cm di lunghezza, coda compresa.

Aspetto

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Si tratta di uccelli dall'aspetto massiccio, muniti di grandi occhi e di un forte e robusto becco conico.
Nel maschio il piumaggio è di colore nero lucido sulla maggior parte del corpo, meno che su mento, gola, petto, fianchi e codione, che si presentano di color rosso scarlatto: la femmina si presenta simile al maschio, tuttavia la colorazione rossa è meno estesa e brillante ed il ventre è biancastro con le penne orlate di nero, come nelle altre specie di becco azzurro.

Biologia

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Si tratta di uccelli diurni, che vivono da soli o in coppie, o al più in piccoli gruppi familiari che contano 4-6 esemplari, costituiti dalle coppie coi nidiacei non ancora del tutto indipendenti: essi passano la maggior parte della giornata alla ricerca di cibo fra la vegetazione.

Alimentazione

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Questi uccelli sono essenzialmente granivori, prediligento i piccoli semi di graminacee, dei quali non hanno problemi a spezzare l'involucro grazie al forte becco: la loro dieta si compone inoltre di bacche, frutta e sporadicamente anche d'insetti ed altri piccoli invertebrati.

Riproduzione

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La stagione riproduttiva cade generalmente durante la fase finale della stagione delle piogge: ambedue i sessi collaborano alla costruzione del nido, che ha forma sferica, si compone di fibre vegetali intrecciate e foderato internamente con muschio e piume, e viene collocato nel folto della vegetazione. Al suo interno la femmina depone 3-4 uova biancastre, che vengono covate alternativamente da ambo i sessi per 14-16 giorni. I pulli, ciechi ed implumi alla schiusa, vengono allevati da entrambi i genitori, e sono in grado d'involarsi attorno al ventesimo giorno di vita: essi tendono tuttavia a rimanere nei pressi del nido per altre 2-3 settimane, passando la notte al suo interno assieme ai genitori e chiedendo sempre più sporadicamente loro l'imbeccata.

Distribuzione e habitat

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Il becco azzurro testa rossa è diffuso in un areale che va dall'Angola al Kenya e alla Tanzania occidentali, dove questa specie è diffusa nelle aree alberate con ricco sottobosco e presenza di radure erbose e cespugliose più o meno estese, fino a 2000 m d'altitudine: questi uccelli si dimostrano meno timidi rispetto alle altre specie congeneri, colonizzando anche piantagioni, aree coltivate e giardini e aprchi delle zone periferiche urbane[3].

Tassonomia

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Sono state distinte due sottospecie:[2]

  1. ^ (EN) BirdLife International, 2012, Spermophaga ruficapilla, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Estrildidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 10 maggio 2014.
  3. ^ Nicolai J., Steinbacher J., van den Elzen R., Hofmann G., Mettke-Hofmann C., Prachtfinken - Afrika, Serie Handbuch der Vogelpflege, Eugen Ulmer, 2007, p. 120, ISBN 978-3-8001-4964-3.

Bibliografia

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  • Clement, P.; Harris, A.; Davis, J., Finches and sparrows, London, Christopher Helm, 1999.

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Collegamenti esterni

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