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Particolare dell'affresco delle Nozze di Cana (1580) di Luca Longhi

Il piatto da pompa o da parata è una tipologia di oggetti artistici da mensa di metallo prezioso, di ottone, di peltro, di vetro, di legno, o di terracotta usata a fini ornamentali o/e celebrativi.

Nell'arte rinascimentale, questi piatti sono spesso rappresentati in particolare nei dipinti e incisioni con tema delle Nozze di Cana. Oggi, gli originali sopravvissuti sono conservati in svariate collezioni di musei italiani ed esteri.

Destinati prevalentemente a fare bella mostra, i più belli pezzi venivano disposti all'aperto sulle credenze per essere ammirati durante i suntuosi banchetti rinascimentali. Anche nei luoghi di culto come nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini di Roma, durante le messe più solenni, i piatti da pompa più preziosi della comunità erano esposti in vera e propria credenza ai lati dell'altare[1].

Sono di grande dimensione, tra i 40 e i 50 centimetri di diametro e talvolta più. E sul retro, sono presenti fori per consentirne la sospensione.

Piatto da parata in maiolica modifica

 
Piatto da pompa con "Bella donna" (XVI secolo)

Diversi sono i centri di produzione italiani che offrono testimonianze della tipologia di piatti da pompa. E alla fine del Cinquecento, è a Deruta che la produzione di maiolica raggiunge il massimo splendore e dove sono stati realizzati i primi[2] lustri. Loro apparato decorativo puo essere "ad istoriato" e/o "a grottesche" e/o "raffaellesche". Molti preggiati piatti da pompa con stemmi nobiliari o ritratti della serie Belle donne, piatti alla caratteristica forma con ampio cavetto e larga tesa.

Piatto da parata in metallo modifica

 
Piatto in argento con Ercole bambino e i serpenti (Tesoro di Hildesheim)
 
Piatto per l'elemosine (1490 ca.) in ottone: al centro, la classica forma detta "a panettone" a rilievo sbalzato

Perioda romana modifica

Dall'epoca augustea, il tesoro di Hildesheim, ritrovato nel 1868, ci restituisce un superbo servizio da tavola in argento di 60 pezzi di cui quattro piatti da parata con medaglione ad altorilievo.

Nella tarda antichità, i piatti da parata venivano donati in particolari solennità dall’imperatore ai governatori delle province per celebrare ricorrenze o assunzioni al trono: sono tradizionamente identificati come missorium come quello di Teodosio.

Perioda rinascimentale modifica

La produzione di grandi pezzi da parata in argento poteva essere internazionale. Ma è dal Portogallo[3], sin dai primi del Cinquecento, che si diffondeva un ottima produzione di piatti da pompa istoriati. Gli artefici viaggiavano e l'Italia accoglieva molti argentieri tedeschi, fiamminghi, iberici o francesi in particolare a Genova dove furono creati capolavori come il bacile cesellato dal portoghese Antonio de Castro nel 1565, oggi presso la Fondazione Cini di Venezia o La partenza di Colombo piatto in argento fuso sbalzato e cesellato dell’artista anversano Matthias Melijn[4].

Nel ambito ecclesiastico, sono anche molto diffusi in età rinascimentale i grandi piatti per la raccolta di elemosine[5] in ottone o rame principalmente di maestranze tedesche.

Da notare, che delle riproduzioni possono servire anche di trofeo sportivo come il piatto della Temperantia - cesellato dal francese François Briot - ricevuto ogni anno dalla vincitrice del singolo femminile al Torneo di Wimbledon[6].

Piatto da parata in vetro modifica

Note modifica

  1. ^ Vedere un esempio (foto) con piatti esposti a sinistra dell'altare, St Philip’s School in Rome, su charlescole.com. URL consultato il 7 aprile 2016.
  2. ^ Lucia Bonazzi, Origine e sviluppi del collezionismo di ceramica graffita ferrarese (PDF), su eprints.unife.it, Università degli studi di Ferrara, p. 72. URL consultato il 2016.
  3. ^ Valeriani, p.70
  4. ^ Un piatto degno di un re, su genovacittasegreta.com. URL consultato il 5 aprile 2016.
  5. ^ Piatto per elemosine, su 151.13.7.25, Thesaurus del corredo ecclesiastico di culto cattolico. URL consultato il 6 aprile 2016.
  6. ^ (EN) Dish, su collections.vam.ac.uk, V&A's collections. URL consultato il aprile 2016.

Bibliografia modifica

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