Utente:DerfelDiCadarn87/Asiatic Exclusion League

Asiatic Exclusion League
AbbreviazioneAEL
Fondazione14 maggio 1905
FondatorePatrick Henry McCarthy, Andrew Furuseth, Walter McCarthy et al.
Scioglimentodopo la seconda guerra mondiale
Scopopolitico
Sede centraleBandiera degli Stati Uniti San Francisco
Altre sediBandiera del Canada Vancouver
PresidenteBandiera degli Stati Uniti Olaf Tveitmoe

L'Asiatic Exclusion League (spesso abbreviata in AEL) era un'organizzazione politca formatasi agli inizi del XX secolo, con lo scopo di promuovere la prevenzione dell'immigrazione di persone di origine asiatica negli Stati Uniti d'America e in Canada.

L'organizzazione venne istitutia con l'obiettivo di opporsi all'emigrazione giapponese negli Stati Uniti, ma di fatto era contraria all'immigrazione di tutti gli asiatici, compresi coreani e indiani. Essa si opponeva anche all'immigrazione cinese, anche se agli immigrati cinesi non era permesso entrare negli Stati Uniti già dalla fine del XIX secolo.

I suoi sostenitori erano perlopiù membri del sindacato o emigrati europei, che vedevano nella presenza dei lavoratori non qualificati provenienti dall'Asia la causa della deflazione salariale nel settore primario.

Antefatti modifica

Nel XIX secolo, epoca della grande corsa all'oro nella West Coast, la richiesta di manovalanza spinse decine di migliaia di cinesi a migrare dalla loro terra verso California e stati vicini. I proprietari terrieri di cave e miniere approvarono inizialmente la massiccia immigrazione, per via dei bassi salari richiesti dagli operai cinesi in confronto a quelli dei pionieri e per la loro incredibile resistenza ed efficienza ai lavori più umili e stancanti.[1] Tuttavia, come la comunità crebbe e divenne più radicata, e gli immigrati cinesi riuscirono a insediarsi con successo nei diversi settori dell'economia statunitense, la sempre più accessa concorrenza per un posto di lavoro portò alla nascita di un diffuso sentimento anticinese tra la popolazione locale.[2][3][4]

I gruppi di opposizione, di cui facevano parte anche immigrati dall'Europa, sostenevano che i cinesi, in quanto "non cristiani", fossero privi di valori etici e morali, e che la loro integrazione avrebbe potuto arrecare danno alla società americana. Usando tattiche che andavano dalla violenza brutale a mezzi legali più sottili – in particolare il Chinese Exclusion Act del 1882 – questi gruppi riuscirono a bloccare la maggior parte dei flussi migratori dalla Cina. Identificando i cinesi come intrinsecamente indesiderabili e quindi non degni di essere ammessi negli Stati Uniti, e ponendo le basi per la nascita della retorica del "pericolo giallo", le fazioni anticinesi contribuirono ad accrescere il pregiudizio nei confronti tutti gli immigrati dall'Asia, fornendo un'ideologia che fu facilmente adottata e adattata per rendere gli immigrati giapponesi altrettanto indesiderabili e pericolosi.[2][3][4]

Il vuoto lasciato dai manovali cinesi, infatti, aveva fatto crescere la richiesta di manodopera dal Giappone, comportando all'inizio del XX secolo un rapido aumento della popolazione nipponica nel paese. Tuttavia, come i giapponesi inziarono a farsi anch'essi strada nel tessuto economico nazionale, i gruppi che si erano formati per opporsi all'immigrazione cinese accusarono i giapponesi di essere portatori di degrado e immoralità, e per questo, allo stesso modo dei cinesi, meritevoli dell'esclusione dal paese.[4]

L'organizzazione modifica

Negli Stati Uniti d'America modifica

 
The Japanese invasion, the problem of the hour, articolo del San Francisco Chronicle datato 23 febbraio 1905

Sebbene il sentimento antigiapponese interessò diffusamente tutto il territorio americano, è soprattutto in California che si assistette alla messa in atto di una vera e propria campagna denigratoria ai danni della comunità giapponese. Gia nel febbraio 1905, il più importante giornale di San Francisco, il Chronicle, pur non avendo mai appoggiato le cause dei lavoratori, aveva iniziato una personale crociata contro la presenza nipponica nel paese.[5] La campagna, che si protrasse per mesi, diede i primi risultati: il 14 maggio 1905 a San Francisco venne inaugurata la Japanese and Korean Exclusion League, che si impegnava a contrastare i giapponesi sia dal punto di vista razziale sia da quello economico. Tra i fondatori figuravano leader sindacali come Patrick Henry McCarthy (allora presidente del Building Trades Council di San Francisco), Andrew Furuseth e Walter McCarthy (entrambi membri dell'International Seamen's Union), tutti di origine europea. Olaf Tveitmoe, docente di origini norvegesi, fu invece nominato presidente.[6]

Nei mesi successivi l'organizzazione intensificò le sue attività, nel tentativo di portare dalla sua parte il maggior numero di persone possibile e di mettere pressione sul Congresso degli Stati Uniti. Da lì a poco venne fissata una precisa linea di condotta, facendo chiarezza su quali fossero gli obiettivi da perseguire, ovvero:[7]

  1. l'estensione delle legge anticinesi a tutti i giapponesi e coreani, e la loro esclusione dagli Stati Uniti
  2. l'impegno da parte dei membri dell'organizzazione a non favorire in alcun modo i giapponesi in ambito lavorativo, attraverso il boiccottaggio dei prodotti giapponesi e delle imprese che avessero alle proprie dipendenze un giapponese
  3. convincere i comitati per l'istruzione ad adottare una politica in favore della segregazione dei bambini asiatici e del loro ricollocamento in scuole separate
  4. informare il presidente degli Stati Uniti e il Congresso dell'esistenza della "minaccia giapponese", e richiederne l'intervento
  5. l'invito a tutti i sindacati a contribuire alla causa con un versamento in denaro all'organizzazione.
 
Volantino distribuito dalla Asiatic Exclusion League che invitava i cittadini di San Farncisco a discutere del possibile trasferimento degli studenti nippo-americani

L'11 ottobre 1906 il Comitato per l'istruzione di San Francisco, su pressione della AEL, ordinò che i bambini giapponesi venissero segregati in una scuola per cinesi per evitare la «contaminazione dei bambini bianchi con i bambini di razza mongola».[8] Nel tentativo di evitare una crisi diplomatica con un nazione che, alla luce della vittoria nella guerra russo-giapponese, era ormai da considerare una potenza mondiale, il governo statunitense acconsentì a bloccare l'immigrazione dal Giappone, preservando in questo modo il diritto degli studenti nippo-americani a frequentare le scuole pubbliche di San Francisco.[9]

L'immigrazione di popoli provenienti dall'Asia meridionale, sommata all'annoso problema dell'immigrazione cinese, spinse i membri dell'organizzazione a ribattezzarla, nel dicembre 1907, con il nome di Asiatic Exclusion League (AEL), per riflettere al meglio gli ideali della stessa. Promuovendo il pensiero di "nazione dell'uomo bianco", la AEL riscosse sempre più consensi, istituendo una serie di filiali in tutta la costa del Pacifico.[10] Nell'area di San Francisco, l'Asiatic Exclusion League collaborò inoltre con l'Anti-Jap Laundry League, che promuoveva il boicottaggio delle lavanderie giapponesi.[11]

In Canada modifica

Note modifica

  1. ^ Takaki, 1998, p. 28, Chang, 2003, pp. 34-35 e Kwong e Miscevic, 2005, p. 44.
  2. ^ a b Daniels, 1988, pp. 29-66.
  3. ^ a b (EN) Chinese Immigration and the Chinese Exclusion Acts, su history.state.gov, Office of the Historian, Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America. URL consultato il 18 febbraio 2019.
  4. ^ a b c (EN) Emily Anderson, Anti-Japanese exclusion movement, in Densho Encyclopedia. URL consultato il 3 settembre 2016.
  5. ^ Buell, 1922, p. 616.
  6. ^ Buell, 1922, p. 617 e Daniels, 1999, pp. 27-28.
  7. ^ Buell, 1922, pp. 617-618
  8. ^ Arnold, 2011, p. 50 e Hane, 1992, p. 200.
  9. ^ Buell, 1922, pp. 620-634.
  10. ^ Chang, 2012, pp. 105-106.
  11. ^ Daniels, 1999, p. 28.

Bibliografia modifica

  • (EN) Kathleen R. Arnold, Asiatic Ecxlusion League, in Anti-immigration in the United States: A-R, ABC-CLIO, 2011, pp. 48-52, ISBN 9780313375217.
  • (EN) Raymond Leslie Buell, The Development of the Anti-Japanese Agitation in the United States, in Political Science Quarterly, vol. 37, n. 4, 1922, pp. 605-638, DOI:10.2307/2142459.
  • (EN) Iris Chang, The Chinese in America: A Narrative History, Penguin, 2003, ISBN 978-0-670-03123-8.
  • (EN) Kornel Chang, Pacific Connections: The Making of the U.S.-Canadian Borderlands, Univ of California Press, 2012, ISBN 9780520271692.
  • (EN) Roger Daniels, Asian America: Chinese and Japanese in the United States Since 1850, University of Washington Press, 1988, ISBN 9780295970189.
  • (EN) Roger Daniels, The Politics of Prejudice: The Anti-Japanese Movement in California and the Struggle for Japanese Exclusion, University of California Press, 1999, ISBN 978-0-520-21950-2.
  • (EN) Mikiso Hane, Modern Japan: A Historical Survey, Westview Press, 1992, ISBN 978-0813313689.
  • (EN) Peter Kwong e Dusanka Miscevic, Chinese America, The New Press, 2005, ISBN 978-1-56584-962-4.
  • (EN) Ronald Takaki, Strangers From a Different Shore: A History of Asian Americans, Little, Brown and Company, 1998, ISBN 978-0-316-83109-3.

Collegamenti esterni modifica