Utente:LorManLor/Pauline Boty

Autoritratto in vetro colorato, 1958 circa

Pauline Boty (Londra, 6 marzo 1938Londra, 1 luglio 1966) è stata una pittrice britannica, una delle fondatrici del movimento pop art britannico degli anni sessanta del Novecento).[1][2]

Laureatasi nel 1961 al Royal College of Art, allora uno dei focolai della pop art, dove si formò con David Hockney, Peter Blake, Derek Boshier e Peter Phillips, oltre a realizzare quadri e collage, alcuni dei quali esposti nella prima mostra collettiva di Pop Art presso la Galleria AIA, scrisse poesie, recitò, prese parte al movimento di protesta contro la nuova architettura britannica.

Vivace, disinibita e molto attraente, la sua comparsa nel documentario di Ken Russell Pop Goes The Easel, la lanciò come attrice di film e fiction televisive e presentatrice radiofonica per uno dei primi programmi di critica artistica della BBC.[2]

Morta tragicamente a soli ventotto anni, nel 1966, fu dimenticata per diversi decenni e le sue opere riscoperte solo dopo gli anni novanta. La sua prima retrospettiva si è svolta nel 2013 con la mostra realizzata alla Wolverhampton Art Gallery.

unica donna artista pop della Gran Bretagna.[3]

l'unica donna tra i membri fondatori del movimento[4]

I suoi dipinti e collage spesso esprimono una gioia per la femminilità sicura di sé e per la sessualità femminile, così come la critica (sia palese che implicita) del "mondo maschile" in cui viveva. La sua arte ribelle, combinata con il suo stile di vita dallo spirito libero, ha reso Boty un'icona del femminismo degli anni '70.

Biografia

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Primi anni e formazione

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The Old Town Hall, sede del Municipio del borgo londinese di Croydon

Pauline Veronica Boty nacque il 6 marzo 1938 nel sobborgo londinese di Croydon, da una famiglia cattolica della classe media, ultimogenita di quattro figli. Il padre, Albert Boty (1906-1993), di professione commercialista, era nato in Iran, figlio di un capitano di mare e commerciante belga che aveva sposato una donna del posto, Regina Chaia, di origini persiane, e che morì poco dopo essere stato rapito dai pirati.[5][4] Albert Boty era giunto in Gran Bretagna con il fratello, all'età di 12-13 anni, abbandonato dalla madre che non vide più, e accolto da parenti a Lewisham, nel sud-est di Londra.[5]

La madre di Pauline, Veronica Stewart (1911–1987), proveniva da una famiglia irlandese di umili origini; sposatasi nel 1932, diede subito alla luce un bambino, Artur, e due anni dopo due gemelli, John e Albert Jr., seguiti nel 1938 da Pauline, l'unica figlia femmina.[5]

Nel 1949, quando Pauline aveva undici anni, la madre si ammalò gravemente di tubercolosi.[1][6] Durante i diciotto mesi di cure che la costrinsero a letto, Pauline sperimentò una quotidianità più libera dai tradizionali ritmi familiari (fu il fratello quattordicenne John ad occuparsi della casa e della cucina), ma nello stesso tempo soffrì in quel periodo di balbuzie e depressione, forse in parte dovute al rapporto conflittuale con i fratelli gemelli, che la canzonavano ("Porky Pauline") continuamente per il suo fisico. La sua vita familiare era inoltre connotata dal cattivo rapporto con il padre, descritto come autoritario e strenuo sostenitore dei tradizionali ruoli femminili.

Il Wimbledon College of Art (1954-1957)

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Wimbledon College of Arts, 2018

Nel 1949 Pauline venne iscritta alla Wallington County School for Girls, che lasciò nel 1954, all'età di sedici anni, perché vinse una borsa di studio alla Wimbledon College of Art, sostenuta dalla madre che da giovane non aveva potuto frequentare la Slade School of Fine Art per il mancato consenso dei suoi genitori e che quindi ambiva a far raggiungere questo traguardo alla figlia.[7][8][9]

Nell'estate del 1954 Pauline con la madre si recò in visita allo zio e la sua famiglia negli Stati Uniti, in Ohio. Nel 1956 conseguì il diploma intermedio in litografia e due anni dopo il diploma in design (National Diploma in Design, NDD) in vetrate colorate.[3] I suoi compagni di scuola la chiamavano "La Bardot di Wimbledon" per la sua somiglianza con la star del cinema francese Brigitte Bardot.[7]

Incoraggiata dal suo tutore Charles Carey a esplorare le tecniche del collage - tra gli esempi studiati vi furono Max Ernst e Kurt Schwitters, che ebbero entrambi un'influenza su Boty - e a sviluppare progetti ispirati a fonti non tradizionali (fumetti, immagini pubblicitarie, poesie), la pittura di Boty divenne più sperimentale, orientandosi verso le suggestioni della cultura popolare.[10][11] La tecnica del collage, e lo stimolo offerto da Carey di convertire un'opera d'arte da un mezzo a un altro per amplificarne l'impatto e il significato, influenzarono il suo approccio alla pittura.[11] In questo periodo, durante i corsi di disegno, Pauline conobbe gli artisti pop Richard Smith, Robyn Denny e Peter Blake, che sarebbe diventato suo amico e mentore.[12]

Incoraggiata da Carey, nel 1957 presentò uno dei suoi pezzi, Nude in Interior, alla mostra annuale Young Contemporaries che si tenne presso le gallerie della Royal Society of British Artists (RBA) a Londra, in cui erano presenti anche le opere di Robyn Denny, Richard Smith e Bridget Riley.[13]

In quello stesso anno Pauline si recò a Parigi, dove visitò le principali gallerie d'arte.

Il Royal College of Art (1958-1961)

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Royal College of Art

Nel 1958 si iscrisse al Royal College of Art (RCA), e fino al 1961 continuò a studiare e a lavorare il vetro. Avrebbe voluto frequentare la Scuola di Pittura, ma pensava che sarebbe stato impossibile per una donna essere selezionata.[14][1] Nel 1959 tre sue opere vennero selezionate per la mostra Young Contemporaries e nel 1960 una delle sue opere in vetro colorato fu inclusa nella mostra itinerante Modern Stained Glass organizzata dall'Arts Council.[3]

Il Royal College era, insieme alla St. Martin's School of Art, uno dei focolai della Pop art britannica. Il movimento, nato come una sorta di antidoto alla depressione della Gran Bretagna del dopoguerra, quando Pauline iniziò nell'autunno del 1958, si trovava nella fase propulsiva, una sorta di età dell'oro.[15] Durante il secondo anno al RCA, Pauline lasciò la casa dei genitori e andò a vivere in un appartamento con altri studenti a Southerland Place, Notting Hill Gate, in una zona frequentata da artisti, scrittori e intellettuali radicali, e strinse amicizia con altri artisti pop emergenti, come David Hockney, Derek Boshier, Peter Phillips e Peter Blake.

Tra i primi quadri realizzati da studentessa al RCA vi furono Girl on the beach, ispirato a Picasso, e Landscape with Lace, nel quale aggiunse un pizzo vero e proprio come cornice ad un paesaggio alla Chagall.[4] Nel collage Untitled (Pears Inventor) del 1959 comparivano le immagini di una mano di donna molto curata e delle rose, simbolo della sessualità femminile, che sarebbero diventate il suo tratto distintivo, poste sopra delle piccole figure di un'orchestra di musicisti in abito da sera bianco e nero.[4]

enormi rose e una mano che regge una saponetta di Pear incombe sulle piccole figure di un'orchestra di musicisti maschi, tutti in abito da sera bianco e nero.

 
Immagine dal film di Luis Buñuel Un perro Andaluz- Un chien andalou

Tra gli spazi messi a disposizione del college c'era una sala comune in cui venivano proiettati dei cortometraggi selezionati dalla collezione del British Film Institute, specialmente molti film italiani e francesi, tra cui Un chien andalou di Luis Buñuel; probabilmente da lì nacque l'interesse di Pauline per questo filone cinematografico e per il cinema europeo new wave.[16]

Pauline partecipò anche al gruppo teatrale che si esibiva in uno degli edifici del College, sia come scenografa che come attrice.[16]

Ballò in riviste universitarie audaci, pubblicò le sue poesie in una rivista studentesca alternativa e partecipò attivamente all'Anti-Ugly Action, un gruppo di studenti della RCA frequentanti i corsi di vetro colorato e successivamente di architettura, che protestavano contro la nuova architettura britannica, ritenuta offensiva e di scarsa qualità.[17] [18][14]

Quando si laureò nel 1960, si stava già facendo un nome sulla scena artistica londinese. Iniziò tre carriere distinte tutte contemporaneamenteː come insegnante alla Hammersmith School of Art, come artista e la terza come attrice e annunciatrice radiofonica.[1]

Carriera

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Boty raggiunse il suo massimo rendimento due anni dopo la laurea. Sviluppò uno stile e un'iconografia pop caratteristici.

Alla mostra collettiva Blake, Boty, Porter, Reeve che si tenne nel novembre 1961 alla AIA Gallery di Londra, acclamata come una delle prime mostre di pop art britanniche, Boty espose venti collage, tra cui Is It a Bird, Is It a Plane? e una rosa è una rosa è una rosa, che dimostrava il suo interesse nell'attingere nella sua arte a fonti di cultura popolare (il primo titolo fa riferimento al fumetto di Superman, il secondo cita la poetessa americana espatriata Gertrude Stein), e nello stesso tempo il suo personale interesse per i sogni e l'inconscio..[19][3]

La primavera successiva con Peter Blake, Derek Boshier e Peter Phillips prese parte al film documentario della BBC Monitor di Ken Russell Pop Goes the Easel, andato in onda il 22 marzo 1962, che parlava di giovani artisti pop britannici.[20]

Questa sua apparizione segnò l'inizio della sua breve carriera di attrice. Ottenne ruoli in uno spettacolo teatrale Armchair Theatre per ITV ("North City Traffic Straight Ahead", 1962) diretto da Philip Saville [21] e in un episodio della serie della BBC Maigret ("Peter the Lett", 1963). Apparve anche sul palco nella commedia di Frank Hilton Il giorno del principe [22] [23] alla Royal Court e in Afternoon Men [24] [25] di Riccardo Aragno (dal romanzo di Anthony Powell ) al New Arts Theatre. (Boty, frequentatrice abituale della scena dei club londinesi, è stata anche ballerina di Ready Steady Go! ).

Sebbene la recitazione fosse redditizia, per lei rappresentò una distrazione dalla pittura, che rimase la sua priorità. Gli uomini della sua vita la incoraggiarono a dedicarsi alla recitazione, poiché all'inizio degli anni '60 era una scelta di carriera più convenzionale per le donne. [26] La stampa popolare colse il suo affascinante personaggio di attrice, spesso minando la sua legittimità come artista riferendosi al suo aspetto fisico. Scene pubblicò un articolo in prima pagina nel novembre 1962 che includeva le seguenti osservazioni: "Le attrici spesso hanno cervelli piccoli. I pittori spesso hanno grandi barbe. Immagina un'attrice intelligente che è anche pittrice e anche bionda, e hai Pauline Boty". [27]

La sua posizione come unica artista pop donna della Gran Bretagna ha dato a Boty la possibilità di correggere il sessismo nella sua vita così come nella sua arte. I suoi primi dipinti erano sensuali ed erotici e celebravano la sessualità femminile dal punto di vista di una donna. Le sue tele erano ambientate su sfondi vivaci e colorati e spesso includevano primi piani di fiori rossi, presumibilmente simbolici del sesso femminile. [28] [29]

 
Marilyn Monroe, Photoplay 1953

Dipinse i suoi idoli maschili - Elvis, l'attore francese Jean-Paul Belmondo, lo scrittore britannico Derek Marlowe - come simboli sessuali, proprio come fece con le attrici Monica Vitti e Marilyn Monroe. Come Andy Warhol, riciclò fotografie pubblicitarie e stampe di celebrità nella sua arte. Il suo ritratto del 1963 dell'amica Celia Birtwell, Celia and Her Heroes, mostra la designer tessile circondata da un dipinto di Peter Blake, un ritratto di David Hockney e un'immagine di Elvis Presley. [30]

Espose in numerose altre mostre collettive prima di allestire la sua prima mostra personale alla Galleria Grabowski nell'autunno del 1963. Lo spettacolo fu un successo di critica; la mostra e il documentario di Russell la consacrarono come una delle principali Pop Artists.[1]

Boty continuò ad assumere ulteriori lavori di recitazione. Fu presentatrice del programma radiofonico Public Ear nel 1963-1964 e l'anno successivo fu nuovamente interpretata nel ruolo della "seducente Maria" in un serial della BBC.

Nel giugno 1963 sposò l'agente letterario Clive Goodwin (1932–1977) dopo una storia d'amore di dieci giorni. [31] Il suo matrimonio deluse altri pretendenti, come Peter Blake e il suo amante sposato, il regista televisivo Philip Saville, che aveva incontrato verso la fine dei suoi giorni da studente e per cui aveva lavorato. [32] (Si dice che la loro relazione abbia fornito il materiale per una sceneggiatura di Frederic Raphael per il film Darling. [33]

L'appartamento di Boty e Goodwin a Cromwell Road divenne un punto di ritrovo centrale per molti artisti, musicisti e scrittori, incluso Bob Dylan (che Philip Saville portato in Inghilterra, andando a prenderlo all'aeroporto di Londra con Boty). Dylan è rimasto nell'appartamento di Boty. David Hockney, Peter Blake, Michael White, Kenneth Tynan, Troy Kennedy Martin, John McGrath, Dennis Potter e Roger McGough . [34] Si dice che Goodwin, che in seguito sarebbe diventato membro del team editoriale fondatore della rivista radicale Black Dwarf, abbia incoraggiato Boty a includere contenuti politici nei suoi dipinti. [31]

I suoi dipinti sono diventati più apertamente critici nel tempo. Countdown to Violence descrive una serie di strazianti eventi attuali, tra cui la rivolta di Birmingham del 1963, l' assassinio di John F. Kennedy e la guerra del Vietnam. Cuba Si (1963) fa riferimento alla rivoluzione cubana. Il dipinto collage It's a Man's World I (1964) giustappone immagini di icone maschili The Beatles, Albert Einstein, Lenin, Muhammad Ali, Marcel Proust e altri uomini. In It's a Man's World II (1965-1966) ripropose nudi femminili provenienti da belle arti e fonti pornografiche soft-core per significare "erotismo femminile" appena liberato. [35] Il suo ultimo dipinto conosciuto, BUM, [36] è stato commissionato da Kenneth Tynan per Oh, Calcutta! e fu completato nel 1966. [37]

L'affare Profumo

"Dopo l’affare Profumo del 1963, Boty creò il proprio take con Scandal ‘63, un’opera che espone la dominazione maschile nel mondo dell’arte, nella politica e oltre. Visto l'ultima volta nell'anno della sua creazione, ha mostrato lo stile Pop Art di Boty, che aveva iniziato a prosperare durante il suo periodo di studente sia alla Wimbledon School of Art che al Royal College of Art, dove ha lavorato a fianco di figure chiave del movimento Pop art. Nell'estate del 1963, Boty sposò l'agente letterario Clive Goodwin - descritta come l'unico uomo che la portò per la sua intelligenza e abilità, piuttosto che il suo sex appeal. "[38]

I soggetti dei suoi collage e dipinti trovano ispirazione nella cultura popolare e nella pubblicità, denominatore comune della pop art. Numerose sono le figure popolari dei primi anni '60 assunte a soggetto: Elvis Presley, Marilyn Monroe, la stilista Celia Birtwell, l'attore francese Jean-Paul Belmondo e i Beatles, il boss della mafia italiana James 'Big Jim' Colosimo.[3]

In un'intervista rilasciata nel 1962, Boty nel descrivere il suo lavoro offre una definizione quasi perfetta dell'interesse della Pop Art per i personaggi più noti della contemporaneitàː la chiama "una specie di nostalgia del presente, dell'ORA... è quasi come dipingere una mitologia, solo che è una mitologia odierna". Miti moderni erano anche, per Boty, le star di Hollywood, "dei e dee del XX secolo" che la pop art proponeva e colorava.[39]

Alcuni dei suoi dipinti prendono il titolo dalle canzoni allora più in vogaː It's a Man's World è preso da una canzone di James Brown e 5-4-3-2-1 da un brano della band rock britannica Manfred Mann.[3]

"E' stata una delle prime artiste britanniche a usare le sue opere per commentare questioni che riguardavano le donne."[39]

Nonostante la sua crescente reputazione, Boty cominciò a soffrire di depressione. I suoi dipinti divennero più politici. Quadri come Cuba Si e Count Down to Violence erano incentrati su eventi politici di cronaca. Un altro tema iniziò a emergere nell'arte di Boty con dipinti come It's a Man's World I e II. Fu una delle prime artiste britanniche a usare il suo lavoro per richiamare l'attenzione sui problemi delle donne e su cosa significasse essere una donna nel mondo moderno. Il critico d'arte e storico David Mellor descrisse It's a Man's World come "uno dei più importanti... dipinti prodotti a Londra" negli anni '60.[40]

Nel giugno 1965 Boty rimase incinta. Durante un esame prenatale, le fu diagnosticato un cancro. [41] Si rifiutò di abortire e anche di ricevere un trattamento chemioterapico che avrebbe potuto danneggiare il feto. [42] Assunse marijuana per alleviare il dolore della sua condizione terminale. Continuò a intrattenere i suoi amici e persino abbozzò i Rolling Stones durante la sua malattia. [32]

Sua figlia, Boty (conosciuta come Katy) [43] Goodwin, nacque il 12 febbraio 1966. Pauline Boty morì al Royal Marsden Hospital il 1 luglio di quell'anno. [44] Aveva 28 anni. Suo marito morì nel 1977 all'età di soli 45 anni [45] Sua figlia, Boty Goodwin, morì per overdose di eroina il 12 novembre 1995 all'età di 29 anni. [46]

Eredità

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Targa blu

Dopo la sua morte, Pauline Boty fu per decenni ignorata. [47] I suoi dipinti, conservati in un fienile nella fattoria di suo fratello nel Kent, vennero riscoperti negli anni novanta dal curatore e professore d'arte della Sussex University David Alan Mellor e dalla storica dell'arte Sue Tate.[40] Grazie a questa scoperta crebbe l'interesse per il suo contributo alla Pop art, ottenendo l'inclusione delle sue opere in diverse mostre collettive e in un'importante retrospettiva personale. La posizione di alcuni dei suoi dipinti più ricercati era sconosciuta.[41]

Questa riscoperta, come la mostra del 2016 Pop Art Heroes: Pop, Pin-Ups & Politics che ha rivisitato la storia originale degli artisti pop britannici, ha permesso di conoscere "l'eroina non celebrata del movimento" insieme ai suoi contemporanei, e, attraverso i dipinti di Boty, di osservare quel periodo da una prospettiva femminile, prendendo in considerazione il "mondo maschile" in cui lei viveva e contro cui si ribellava.

La vita e il lavoro di Boty costituiscono anche un soggetto importante nel romanzo di Ali Smith del 2016, Autunno . [48]

Nel novembre 2019, il New York Times ha profilato Boty nella serie Overlooked No More: "Pauline Boty, Rebellious Pop Artist". [49]

Il 1 luglio 2023 - Una targa blu è stata eretta per Pauline Boty al 7A Addison Avenue, Holland Park, nella sua ex casa e studio, l'inaugurazione è stata effettuata da Natalie Gibson e Celia Birtwell alla presenza di Sir Peter Blake insieme ad altri amici. famiglia e ammiratori di Pauline Boty. [50]

La biografia di Marc Kristal Pauline Boty: British Pop Art's Sole Sister è stata pubblicata nel 2023.

[3]

"La Pop Art è iniziata come un movimento fortemente dominato dagli uomini ed è continuata come una cultura sciovinista e a volte rozzamente oggettivante. Boty, nonostante si fosse formata al Royal College of Art insieme a Peter Blake, Derek Boshier, Patrick Caulfield e David Hockney, è sempre stata un po' strana, troppo femminile nelle sue passioni per gli uomini e troppo femminile nelle sue immagini per il suo stesso sesso"[4]

  • 2023: "Capturing the Moment", Tate Modern, London [51]
  • 1 December 2023 to 24 February 2024. Pauline Boty: A Portrait. London: Gazelli Art House.[52]
  • 2020. "She-Bam Pow POP Wizz! The Amazons of Pop"|location=Musée d'art moderne et d'art contemporain, Nice, France}} (shown 2021 at Kunsthalle Kiel and 2022 at Kunsthaus Graz)
  • 2013. Retrospective exhibition of her work opened at Wolverhampton Art Gallery[41]
  • 2014."Pauline Boty and pop art"|location=Muzeum Sztuki, Łódź, Poland}} (cooperation with Wolverhampton Art Gallery)
  • 2013 retrospective exhibition of her work opened at Wolverhampton Art Gallery[41]
  • 2013 – 2014 Pallant House Gallery, Chichester, West Sussex[41]
  • 2013 – 2014: "Pauline Boty: Pop Artist and Woman", Pallant House Gallery, Chichester, UK [53][54]
  • 2013: "Pauline Boty: Pop Artist and Woman", Wolverhampton Art Gallery, UK [55]
  • 2010: "Seductive Subversion: Women Pop Artists, 1958–1968", University of the Arts, Philadelphia, PA [travelling exhibition]
  • 2009: "Awkward Objects": Alina Szapocznikow and Mária Bartuszová, Pauline Boty, Louise Bourgeois, Eva Hesse, and Paulina Ołowska, Museum of Modern Art in Warsaw, Poland
  • 2004: "Art and the 60s: This Was Tomorrow", Tate Britain, London, UK[56]
  • 2002: "Pin-up: Glamour and Celebrity", Tate Liverpool, UK
  • 1998: "Pauline Boty-The Only Blonde in the World", The Mayor Gallery & Whitford Fine Art, London, UK
  • 1997: "The Pop '60s: Transatlantic Crossing", Centro Cultural de Belém, Lisbon, Portugal
  • 1996: "Les Sixties: Great Britain and France 1962–1973", Musée d'Histoire Contemporaine, Paris, France and Museum and Art Gallery, Brighton, UK
  • 1995: "Post War to Pop", Whitford Fine Art, London, UK
  • 1993: "Pauline Boty", Mayor Gallery, London, UK
  • 1993: "The Sixties Art Scene in London", Barbican Art Gallery, London, UK
  • 1982: "Pop-Art" Galeria, Koszalin, Poland
  • 1982: "Miedzy Hiperrealizmem a Pop Artem", Muzeum Regionalne, Radomsko, Poland
  • 1981: "Realizm Spoleczny Pop-Artu", Muzeum Sztuki, Łódź, Poland
  • 1976 – 1977 Travelling exhibition: Poland
  • 1965 – 1966: "Spring Exhibition", Cartwright Memorial Hall, Bradford, UK
  • 1965: "Contemporary Art", Grabowski Gallery, London, UK
  • 1963: "Pauline Boty", Grabowski Gallery, London, UK
  • 1963: "Pop Art", Midland Group Gallery, Nottingham, UK
  • 1962: "New Approaches to the Figure", Arthur Jeffress Gallery, London, UK
  • 1962: "New Art" – Festival of Labour, Congress House, London, UK
  • 1961: "Blake, Boty, Porter, Reeve", AIA Gallery, London, UK
  • 1960 – 1961: "Modern Stained Glass", Arts Council Tour
  • 1957 – 1959: "Young Contemporaries", RBA Galleries, London, UK

Collezioni permanenti

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Filmografia

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Film

  • 1966.Alfie ... one of Alfie's girlfriends (uncredited)

TV

  • 1966. The Edgar Wallace Mystery Theatre (Episode: "Strangler's Web)" ... Nell Pretty
  • 1965. BBC TV, The Londoners – A Day Out for Lucy ... Patsy
  • 1965.Contract to Kill (BBC TV mini-series) ... the seductive Maria Galen
  • 1965.The Day of Ragnarok
  • 1964. Ken Russell's Béla Bartók (BBC Monitor Series) ... Prostitute
  • 1964. BBC, Short Circuit-The Park ... Pauline
  • 1964. Espionage (Episode: The Frantick Rebel) ... Mistress Fleay
  • 1963. Ready Steady Go! ... Dancer
  • 1963. Don't Say a Word (game show) ... herself
  • 1963. BBC, Maigret: Peter the Lett ... Josie
  • 1962. BBC, The Face They See ... Rona
  • 1962. ITV Armchair Theatre (Episode: North City Traffic Straight Ahead) ... Anna
  • 1962. Ken Russell's Pop Goes the Easel (BBC Monitor Series) ... Herself
  1. ^ a b c d e Mason, p. 10
  2. ^ a b (EN) Pauline Boty: Pop Artist and Woman, su pallant.org.uk. URL consultato il 25 luglio 2024.
  3. ^ a b c d e f g (EN) Sam Johnson, he First Lady of Pop Art: In Praise of Pauline Boty, su anothermag.com, 31 marzo 2016. URL consultato il 24 luglio 2024.
  4. ^ a b c d e (EN) Adrian Hamilton, Pauline Boty: The marginalized artist of British Pop Art is enjoying a revival, su independent.co.uk, 22 dicembre 2017. URL consultato il 25 luglio 2024.
  5. ^ a b c Kristal, p. 16
  6. ^ Kristal, p. 20
  7. ^ a b Watling, pp. 1–2.
  8. ^ Great Women Artists, Phaidon Press, 2019, p. 69, ISBN 978-0-7148-7877-5.
  9. ^ Tate, p. 14
  10. ^ Watling, pp. 2–3
  11. ^ a b Kristal, p. 33
  12. ^ Kristal, p. 35
  13. ^ Kristal, p. 39
  14. ^ a b Watling, p.4
  15. ^ Kristal, p. 41
  16. ^ a b Kristal, p. 49
  17. ^ Gavin Stamp, Anti-Ugly: Excursions in English Architecture and Design, Aurum Press, 2013, pp. 9, ISBN 978-1-78131-123-3.
  18. ^ Boty told the Daily Express, "I think the Air Ministry building is a real stinker, with the Farmers' Union HQ, the Bank of England [that's the huge curved block along New Change by Victor Heal], and the Financial Times as runners-up." Boty, as quoted in Gavin Stamp, "Anti-ugly: campaigning against ugly buildings may seem admirable, but a recent call for demolitions is based on philistinism" in Apollo (Jan 2005).
  19. ^ Watling, p. 5
  20. ^ Michael Brooke, screenonline.org.uk, http://www.screenonline.org.uk/tv/id/1275788/. URL consultato il 12 July 2020.
  21. ^ https://link.gale.com/apps/doc/CS235496183/TTDA?u=rtl_ttda&sid=bookmark-TTDA&xid=679e107e. Ospitato su The Times Digital Archive.
  22. ^ Getty Images/Hulton Archive . . Photograph: Chris Ware.
  23. ^ https://link.gale.com/apps/doc/CS252667055/TTDA?u=rtl_ttda&sid=bookmark-TTDA&xid=08f4e404. Ospitato su The Times Digital Archive.
  24. ^ Getty Images/Hulton Archive .. Photograph: Jim Gray.
  25. ^ https://link.gale.com/apps/doc/CS185558295/TTDA?u=rtl_ttda&sid=bookmark-TTDA&xid=3a318ba5. Ospitato su The Times Digital Archive.
  26. ^ Watling, p. 7
  27. ^ Scene, No. 9, 8 November 1962. As quoted in Watling and Mellor.
  28. ^ David Alan Mellor, "The Only Blonde in the World", in Watling and Mellor, p. 21
  29. ^ Alastair Sooke, telegraph.co.uk, https://www.telegraph.co.uk/culture/art/art-features/10115648/Pauline-Boty-The-UKs-forgotten-pop-artist.html. URL consultato il 12 July 2020.
  30. ^ 1001 Paintings You Must See Before You Die, Cassell Illustrated/Quintessence, 2006, ISBN 978-1-84403-563-2.
  31. ^ a b Watling (1998), p.16
  32. ^ a b Sabine Durrant, independent.co.uk, http://www.independent.co.uk/arts-entertainment/the-darling-of-her-generation-pauline-boty-was-the-heartbreaker-of-the-sixties-art-scene-talented-and-outspoken-she-was-loved-by-countless-men-including-the-painter-peter-blake-with-a-revival-of-interest-in-her-paintings-they-are-growing-mistyeyed-again-1496166.html.
    «The darling of her generation: Pauline Boty was the heartbreaker of the Sixties art scene. Talented and outspoken, she was loved by countless men, including the painter Peter Blake. With a revival of interest in her paintings, they are growing misty-eyed again»
  33. ^ Boty auditioned for the role that went to Julie Christie. See Bill Smith, "The Only Blonde in the World", Latest Art, February 2006, p. 1
  34. ^ Smith, p. 14
  35. ^ Reckitt, Helena e Phelan, Peggy, Art and feminism, Phaidon, 2001, ISBN 9780714847023, OCLC 48098625.
  36. ^ wikiart.org, https://www.wikiart.org/en/pauline-boty/bum-1966. URL consultato il 12 July 2020.
  37. ^ Watling, p. 18. See also Smith, p. 14.
  38. ^ (EN) Gino Spocchia, Pauline Boty: the only female founder of British pop art, su telegraph.co.uk, 2 novembre 2028. URL consultato il 24 luglio 2024.
  39. ^ a b Mason, p. 12
  40. ^ a b Mason, p. 13
  41. ^ a b c d e theguardian.com, https://www.theguardian.com/artanddesign/2013/apr/27/pauline-boty-hunt-lost-art. URL consultato il 12 July 2020.
  42. ^ Watling, p.17
  43. ^ thefreelibrary.com, https://www.thefreelibrary.com/Alfie+girl+Pauline+gave+her+life+to+save+her+baby+but+it+was+all+in...-a0123528859. URL consultato il 12 July 2020.
  44. ^ Adam Curtis, bbc.co.uk, https://www.bbc.co.uk/blogs/adamcurtis/entries/8f534a4e-aec3-3f0e-bad8-82daa8a7c1cc. URL consultato il 12 July 2020.
  45. ^ https://link.gale.com/apps/doc/CS288326005/TTDA?u=rtl_ttda&sid=bookmark-TTDA&xid=cb8d9960. Ospitato su The Times Digital Archive.
  46. ^ Ali Smith, theguardian.com, https://www.theguardian.com/books/2016/oct/22/ali-smith-the-prime-of-pauline-boty. URL consultato il 12 July 2020.
  47. ^ (EN) The Guardian, https://www.theguardian.com/artanddesign/2004/jun/19/art. URL consultato il 12 July 2020.
  48. ^ Joanna Kavenna, The Guardian, https://www.theguardian.com/books/2016/oct/12/autumn-ali-smith-review.
  49. ^ (EN) The New York Times, https://www.nytimes.com/2019/11/20/obituaries/pauline-boty-overlooked.html. URL consultato il 12 July 2020.
  50. ^ Pauline Boty, https://paulineboty.org/2023/06/21/blue-plaque-to-be-unveiled-for-pauline-boty-at-addison-avenue-on-saturday-1st-july-2023/. URL consultato il 16 February 2024.
  51. ^ (EN) Tate, https://www.tate.org.uk/whats-on/tate-modern/capturing-the-moment. URL consultato il 7 marzo 2024.
  52. ^ Gazelli Art House, https://website-gazelli.artlogic.net/usr/library/documents/main/paulineboty_pressrelease.pdf. URL consultato il 17 February 2024.
  53. ^ Pauline Boty: Pop Artist and Woman: 30 November 2013 – 9 February 2014, su pallant.org.uk, Pallant House Gallery, 11 September 2013.
    «Pallant House Gallery in Chichester, West Sussex, is delighted to present the first public exhibition to survey the work and career of Pauline Boty (1938–1966), the pioneering Pop artist known for her glamorous, free-spirited lifestyle.»
  54. ^ The Independent on Sunday, https://www.independent.co.uk/arts-entertainment/art/features/pauline-boty-the-marginalised-artist-of-british-pop-art-is-enjoying-a-revival-9021067.html.
  55. ^ Pauline Boty: Pop Artist and Woman – Wolverhampton Arts & Culture, su wolverhamptonart.org.uk, 1º June 2013.
  56. ^ Margaret Drabble, 'Friendly, glowing, bronzed, curious, eager, impulsive: the world was all before her, and she knew it'– The one that got away, in The Guardian, 23 August 2014.
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  58. ^ Pauline Boty 1938–1966, su tate.org.uk.
  59. ^ (EN) The Only Blonde in the World | Art UK, su artuk.org.
  60. ^ (EN) Pauline Boty - National Portrait Gallery, su npg.org.uk.
  61. ^ (EN) An early Pauline Boty collage joins our collection | Perspectives, su pallant.org.uk, 6 marzo 2020.
  62. ^ Stained glass panel of a female figure - ELYGM:L2009.4 The Stained Glass Museum, Ely, su stainedglassmuseum.com.

Bibliografia

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Collegamenti esterni

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