Utente:RealPain/Storia della Società Sportiva Lazio (1950-1959)

Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale entrambe le squadre romane, sia pure tenendo conto della prevalenza numerica dei tifosi della Roma, erano ritenute ugualmente rappresentative della città, con una Lazio che conobbe stagioni dai risultati prestigiosi mentre la Roma attraversava un periodo decisamente buio.

In questo periodo, la città cominciò ad attrarre una migrazione interna, soprattutto dalle regioni circostanti. Molti nuovi arrivati simpatizzarono per la Lazio piuttosto che per la Roma, tendenza che tuttavia si invertì rapidamente quando la squadra giallorossa, verso la metà degli anni cinquanta del secolo scorso, riguadagnò la supremazia cittadina. La Lazio attraversò negli anni sessanta un periodo nerissimo, che la pose decisamente in secondo piano rispetto alla Roma. È in questa fase che nell'immaginario collettivo, stimolato anche dalla cinematografia e da altre forme di comunicazione, prese corpo la figura del laziale derelitto e minoritario. Le migliori condizioni economiche consentirono i primi spostamenti , anche il tifoso che viveva fuori città cominciò a recarsi allo stadio: si aggiunse così a queste figure quella del "burino" che domenicalmente calava in città, figura che poi, nelle dinamiche tipiche della dialettica da tifoso, passò ad identificare tutta la tifoseria laziale.[1]

Nel frattempo, complice una defezione internazionale della Juventus, la Lazio si riaffaccia sul panorama internazionale giocando la Coppa Latina del 1950 (antesignana della Coppa dei Campioni). I risultati non sono quelli sperati, ma il misurarsi con altre realtà calcistiche contribuisce alla crescita sportiva del club.[2] Nel 1953 termina l'era Zenobi sotto la quale la Lazio era riuscita a ridurre la differenza con le squadre del nord e vincere sette derby su otto. Gli succede Tessarolo, vengono acquistati giocatori importanti ma a fine carriera, questa politica non porta grossi risultati, provoca invece problemi di bilancio. Nella stagione 1955/56 viene effettuata un'onerosa campagna acquisti, spiccano i nomi di Selmosson e Muccinelli. Il campionato si svolgerà tra alti e bassi e si concluderà con un terzo posto.

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La Lazio vincitrice della Coppa Italia 1958

L'estate successiva con altri acquisti si cerca di consegnare a Carver una squadra che possa vincere finalmente il titolo, ma, complice una partenza a rilento, sarà ancora terzo posto nonostante le vittorie entrambe per 3 a 0 su Milan e Fiorentina, le prime due classificate al termine del campionato. Tessarolo lascia la società con un ingente deficit di bilancio. La gestione successiva si occupa soprattutto di ripianare i debiti, ma arriva comunque la conquista del primo trofeo ufficiale: la Coppa Italia del 1958,[3] con "Fuffo" Bernardini in panchina. La gioia dura poco, in estate viene ceduto Selmosson alla Roma generando una vera e propria rivolta dei tifosi. Con lui partono anche altri giocatori di esperienza, la Lazio si affida a calciatori promettenti e di prospettiva, il risultato sarà un undicesimo posto. Nel 1959/60 la Lazio, a causa delle perduranti difficoltà economiche, cede anche Humberto Tozzi, l'unico giocatore di livello rimasto.

  1. ^ Il Calcio Italiano - AA.VV.
  2. ^ La Coppa Latina vedeva ogni anno sfidarsi i campioni nazionali di Francia, Italia, Portogallo e Spagna. La Lazio, già priva dei nazionali (impegnati nel campionato del mondo in Brasile) Sentimenti IV, Remondini e Furiassi (sostituiti dai prestiti temporanei Sandroni e Fioravanti del Venezia e Trevisan della Triestina) sulla strada per Lisbona, sede di quell’edizione della Coppa, andò a giocare la Coppa Teresa Herrera a La Coruña contro i campioni di Spagna dell’Atlético Madrid. La partita fu vinta, ma una doccia troppo fredda dopo l’incontro causò una faringite ad alcuni giocatori. La squadra arrivò così a Lisbona in condizioni fisiche precarie e non poté evitare, malgrado l’impegno in campo, di essere battuta dallo stesso Atlético e dal Benfica, che poi vinse la Coppa.
  3. ^ Nell' estate del 1958 la Federazione decise di ripristinare la Coppa Italia che dopo la guerra non era più stata organizzata