Ilse Aichinger (Vienna, 1 novembre 1921Vienna, 11 novembre 2016) è stata una scrittrice austriaca, nota per i suoi racconti a sfondo autobiografico sulle persecuzioni subite dagli ebrei da parte dei nazisti.[1]

Vita modifica

Infanzia e gioventù modifica

Ilse Aichinger e la sorella gemella Helga Michie nacquero a Vienna, figlie del medico di origini ebraiche Berta Kremer (1881-1983), e dell'insegnante Ludwig Aichinger (1882-1957). Trascorsero la loro infanzia a Linz fino alla separazione dei genitori nel 1927. La madre si trasferì nuovamente a Vienna con i figli, dove Ilse abitò per lo più con la nonna e frequentò il collegio cittadino.

Nel giugno 1939, dopo l'annessione dell’Austria da parte della Germania nazista e l'avvio delle persecuzioni contro gli ebrei, la sorella Helga riuscì a fuggire in Inghilterra a seguito dell'operazione umanitaria, denominata Kindertransport, con cui oltre 10.000 bambini principalmente ebrei provenienti da Germania, Austria e Cecoslovacchia, a rischio di arresto o deportazione, vennero ospitati nel Regno Unito presso famiglie o alloggi temporanei[2]. Ilse, rimasta a Vienna con la madre, la sottrasse indirettamente dalla deportazione poiché le leggi razziali allora vigenti stabilivano che gli individui designati come Mischling di 1° grado[3] necessitassero della tutela di un adulto fino al compimento della maggiore età.[4] Non potè però impedire Berta che venisse bandita dalla sua professione, né proseguire lei stessa gli studi dopo il diploma in quanto semi-ebrea. Entrambe vennero destinate ai lavori forzati come operaie presso una fabbrica[5], e quando Ilse raggiunse la maggiore età riuscì a nascondere la madre in un appartamento al Marc-Aurel-Strasse 1, di fronte al quartier generale della Gestapo, a Morzinplatz[6]. La nonna e gli zii vennero catturati nel 1942 e morirono nel campo di sterminio di Maly Trostenets vicino a Minsk.

Studi e scrittura modifica

Nel 1945 Ilse Aichinger inizia a studiare medicina presso l'università di Vienna, ma lascia i corsi dopo cinque semestri per scrivere il suo romanzo, in parte autobiografico, Die größere Hoffnung (La speranza più grande, 1948). Il critico Hans Weigel le consiglia di presentarsi con i suoi testi alla casa editrice S. Fischer che, dopo aver pubblicato la sua opera, la assume come redattrice tra il 1949 e il 1950, prima a Vienna e poi a Francoforte. Nel 1950-1951 lavora come assistente della scrittrice Inge Aicher-Scholl [7] presso la Hochschule für Gestaltung di Ulm, fondata dalla stessa Aicher-Scholl e da Otl Aicher.

Nel 1951 viene invitata per la prima volta nel Gruppo 47, un movimento culturale sorto a Monaco di Baviera di cui facevano parte giovani letterati e scrittori emergenti tedeschi, tra cui Ingeborg Bachmann, Paul Celan, Thomas Bernhard, e il suo futuro marito Günter Eich. Nel 1952 vince il premio del gruppo con il racconto Spiegelgeschichte, contenuto nella raccolta Rede unter dem Galgen, pubblicata in Germania l'anno seguente con il titolo Der Gefesselte (Il prigioniero).[8] Spiegelgeschichte narra la vita di una donna, morta per aborto clandestino, in ordine inverso, dal suo funerale alla sua nascita.

Nel 1953 Ilse sposa lo scrittore Günter Eich, con il quale avrà due figli: Clemens (1954-1998), che diventerà anch’egli scrittore, e Mjriam (1957-). La famoglii vivrà vprima a Lenggries, poi a Breitbrunn am Chiemsee e dal 1963 a Großgmain presso Salisburgo.

L'anno del matrimonio con Eich avverrà il debutto radiofonico di Aichinger con il dramma Knöpfe (Bottoni), e l'anno seguente i suoi drammi radiofonici verranno raccolti in un libro[9], Zu keiner Stunde.

Dal 1957 Ilse è membro della sezione tedesca dell’associazione degli scrittori PEN International, e dal 1956 al 1993 è membro dell'Accademia delle arti (Akademie der Künste) di Berlino Ovest. Terrà numerosi seminari presso l'Istituto Tedesco dell'università di Vienna sulla psicoanalisi e la letteratura..

Anni seguenti modifica

Nel 1972, dopo la morte del marito, lse Aichinger decise di trasferirsi prima a Francoforte sul Meno e poi, nel 1988, a Vienna dove, alla fine degli anni Novanta, dopo una lunga pausa creativa, ricomincia a scrivere. Riceve rinomati premi letterari, sebbene le sue pubblicazioni siano minori e sempre più brevi. Nel 1996 firma La dichiarazione della riforma dell'ortografia di Francoforte e nel 1997 proibisce di adattare i suoi testi alle nuove regole dei libri scolastici.

Dal 1977 è membro dell’Accademia tedesca per la lingua e la poesia a Darmstadt, membro ordinario dell’Accademia delle Belle Arti di Monaco e dal 1993, dopo la fusione con l’Accademia delle arti della DDR, membro dell’Accademia delle Belle Arti di Berlino.

Nel 1998, a seguito della morte del figlio Clemens a causa di un incidente, l’autrice si ritira quasi completamente dalla scena letteraria.

Dopo 14 anni di pausa dalla scrittura, comparvero i saggi, in parte autobiografici, Film und Verhängnis. Seguirono due brevi audiocassette, che raggrupparono testi per il quotidiano Die Presse. La sua ultima occupazione fu quella di scrittrice free-lance.

Durante i suoi ultimi anni ha vissuto a Vienna, dove ha frequentato quasi quotidianamente il suo bar abituale (Café Demel a Kohlmarkt) e spesso il cinema, sua grande passione.[10]

Ilse Aichinger è morta l'11 Novembre 2016 all'età di 95 anni.[11]

Opere modifica

Prime opere modifica

Agli esordi le opere di Ilse Aichinger hanno come sfondo la situazione politica del dopoguerra. La scrittrice denuncia l’ipocrisia della società tedesca e la sua volontà di relegare al passato le brutalità del conflitto. Nel 1945 scrive un testo sui campi di concentramento Das vierte Tor (La quarta porta)[12], e l'anno seguente il saggio Aufruf zum Misstrauen (Appello alla diffidenza), nel quale sottolinea il pericolo dell'individualismo e rivela il suo scetticismo nei confronti della Kahlschlagliteratur[13] : “Dobbiamo diffidare di noi stessi. La chiarezza delle nostre visioni, la profondità dei nostri pensieri, il buono delle nostre azioni! Della nostra stessa verità dobbiamo diffidare!"[14].

Nel 1948 scrive il suo unico romanzo Die gröβere Hoffnung (La speranza più grande) sul tema dell'Olocausto, nel quale descrive autobiograficamente il destino di una giovane “mezza-ebrea” e dei suoi amici durante il nazionalsocialismo. Il romanzo offre una descrizione allegorica in dieci immagini delle esperienze traumatiche vissute da Ellen, una ragazzina quindicenne viennese. La narrazione dei fatti non segue un ordine cronologico, il testo è piuttosto un intreccio di sogni, favole, miti ebraici, parabole, visioni apocalittiche ed eventi storici. I monologhi mutano in dialoghi, i racconti interni al romanzo si collegano a vicende personali della scrittrice. La storia è ricca di riferimenti simbolici[15]. I bambini, i veri protagonisti della storia, svolgono una funzione esemplare nel romanzo: grazie alla loro volontà di unire le forze e di vincere la paura, possono arrivare a sfidare l’orrore e il male. I forti (gli adulti) sono, invece, solo apparentemente tali. L’obiettivo del romanzo è principalmente quello di rompere i nessi logici, i ruoli, le convenzioni, le aspettative del lettore.[16]

Nei suoi primi racconti, che mostrano l’influsso di Franz Kafka [17] la Aichinger descrive "l’essere esistenzialmente incatenato da paure, costrizioni, sogni, presentazioni illusorie e fantasie febbricitanti"[18] nella vita moderna.

Il tema del difficile rapporto tra sogno e realtà e tra libertà e costrizione cambia continuamente, come nell'audiocassetta in prosa Wo ich wohne (1963). Nell’omonimo racconto viene trattato anche i temi dell’alienazione, dell'autonomia e della responsabilità.

Ilse Aichinger scrisse brevi storie e prose, come Eliza Eliza (1965) e Nachricht vom Tage (1970). Eliza Eliza mette in luce un crescente rifiuto delle convenzioni narrative e la sfiducia verso il linguaggio come mediatore capace di organizzare e trasmettere esperienze reali. Queste idee saranno sviluppate nell’antologia Schlechte Wörter ed approfondite in un volume di radiodrammi del 1969, Auckland. Verschenkter Rat, pubblicato nel 1978 e contenente poesie scritte nei due decenni precedenti.

Nel 1973, in una collezione edita da A. Brandstetter e intitolata Daheim ist daheim , viene pubblicato Zweifel an Balkonen che esplora i rapporti intrattenuti da diversi autori tedeschi con la “casa”. Nel contributo di Ilse Aichinger, il balcone appare come unità portante per la casa o la patria.

Nel 1987 appare Kleist, Moos, Fasane, una serie di sketches autobiografici, aforismi e saggi sui lavori di altri autori, tra cui Stifter, Conrad, Trakl e Kafka.

Lettura critica modifica

Sin dall’inizio le opere di Aichinger dimostrano una sviluppata tendenza alla sinteticità. Progressivamente la lingua appare all’autrice come un mezzo di espressione non necessario. La scrittura diventa sempre più povera di verbi al tempo futuro, i testi si accorciano sino a culminare in aforismi.

Ilse Aichinger esprime questo cambiamento letterario come reazione all’incoerenza del mondo moderno.[19] La sua "poetica del tacere" rappresenterebbe il rifiuto verso ogni forma di conformismo: "Scrivere può essere una forma di tacere", afferma in un’intervista. Per la scrittrice la parola finisce per rinunciare a rappresentare un contenuto e sceglie di rappresentare solo se stessa. È per questo che la Aichinger invita ad abbandonare le reminiscenze del passato, le convenzioni e i pregiudizi. Questo è il suo memento a diffidare di se stessi, che si perpetua nella scrittura.[20]

La sfiducia verso il linguaggio come mediatore della verità deriva in parte da una tradizione austriaca che riporta a Hofmannsthal e avvicina a Wittgenstein; l’apertura strutturale e il deliberato utilizzo di significati multipli e mutevoli prodotti nel e dal linguaggio delle opere della Aichinger hanno molto in comune con il postmodernismo. (Bisogna dichiarare quale studioso dice questo ed esporta come un punto di vista esterno, altrimenti sembra un'affermazione personale e gratuita) La scrittrice ne fa comunque una questione politica: i discorsi totalizzanti sono da resistere, perché il nazismo ha mostrato come possono essere abusati.[21]

Le caratteristiche del suo stile, quindi brevità, schiettezza e precisione, sono maggiormente valorizzate nei dialoghi, al cui genere la Aichinger ha dato uno speciale contributo nella letteratura tedesca di metà ‘900.

Riconoscimenti modifica

  • 1952: Premio letterario del gruppo 47; onorificenza in ambito del premio René-Schickele (insieme con Franziska Becker, Heinrich Böll, Siegfried Lenz, Luise Rinser e Heinz Risse; vincitore principale: Hans Werner Richter)
  • 1953: Premio promotore del circolo della cultura dell'economia tedesca nel BDI [22] (insieme con Heinrich Böll)
  • 1955: Premio Immermann; Premio letterario della città di Brema (per Der Gefesselte. Erzählungen; (insieme con Herbert Meier)
  • 1961: Premio letterario dell'Accademia delle Belle Arti di Monaco(insieme con Joachim Maass)
  • 1968: Premio Anton-Wildgans
  • 1971: Premio Nelly-Sachs. Laudatio: Karl Krolow
  • 1974: Premio letterario della città di Vienna (insieme a Manès Sperber)
  • 1974: Premio di riconoscimento austriaco per la letteratura
  • 1975: Premio Roswitha
  • 1979: Premio Georg-Trakl per la Lirica
  • 1979: Premio Franz-Nabl
  • 1982: Premio Petrarca. Laudatio: Michael Krüger
  • 1983: Premio Franz-Kafka. Laudatio: Wendelin Schmidt-Dengler
  • 1984: Premio Marie-Luise-Kaschnitz
  • 1984: Premio Günter-Eich (Lirica)
  • 1987: Premio Europalia-Literatur della Comunità Europea
  • 1988: Premio letterario Weilheim
  • 1991: Grande premio della letteratura dell'Accademia delle Belle Arti della Baviera. Laudatio: Peter Horst Neumann
  • 1991: Premio Peter-Rosegger; Premio Manès-Sperber (insieme con Albert Drach)
  • 1995: Grande onorificenza austriaca per la letteratura; onorificenza austriaca per la letteratura europea.
  • 1997: Premio Erich-Fried
  • 2000: Premio Joseph-Breitbach (zusammen mit W. G. Sebald und Markus Werner)
  • 2002: Premio d'onore della biblioteca austriaca per la tolleranza nel pensiero e nell'azione. Laudatio: Günter Traxler
  • 2015: Grande premio artistico di Salisburgo [23]

Opere modifica

Prosa modifica

  • Die größere Hoffnung. Roman. Bermann-Fischer, Amsterdam 1948.
  • Spiegelgeschichte. Kurzgeschichte. Wiener Tageszeitung, Wien 1949.
  • Rede unter dem Galgen. Erzählungen. Jungbrunnenverlag, Wien 1952.
  • Der Gefesselte. Erzählungen. S. Fischer, Frankfurt am Main 1953 (darin: Das Fenster-Theater)
  • Eliza Eliza. Erzählungen. S. Fischer, Frankfurt am Main 1965.
  • Nachricht vom Tag. Erzählungen. S. Fischer, Frankfurt am Main 1970.
  • Meine Sprache und ich. Erzählungen. S. Fischer, Frankfurt am Main 1978.
  • Kleist, Moos, Fasane. S. Fischer, Frankfurt am Main 1987.
  • Eiskristalle. Humphrey Bogart und die Titanic. S. Fischer, Frankfurt am Main 1997.
  • Film und Verhängnis. Blitzlichter auf ein Leben. S. Fischer, Frankfurt am Main 2001.
  • Der Wolf und die sieben jungen Geißlein. (Nach Jacob Grimm), Edition Korrespondenzen, Wien 2004, ISBN 978-3-902113-30-6.
  • Unglaubwürdige Reisen. S. Fischer, Frankfurt am Main 2005, ISBN 978-3-596-17076-0.
  • Subtexte. Edition Korrespondenzen, Wien 2006, ISBN 978-3-902113-46-7.

Lirica modifica

  • Verschenkter Rat. S. Fischer, Frankfurt am Main 1978.
  • Kurzschlüsse. Edition Korrespondenzen, Wien 2001.

Drammi radiofonici modifica

  • Knöpfe. 1953.
    • 1953: Produktion SDR/NWDR. Mit Liselotte Köster (Ann), Karin Schlemmer (Rosy), Ingeborg Engelmann (Jean), Heinz Reincke (John), Erwin Linder (Bill) u.a. Komposition: Rolf Unkel, Regie: Otto Kurth.
    • 1962: Produktion Norddeutscher Rundfunk. Mit Gustl Halenke (Ann), Wolfgang Wahl (John), Karin Bohrmann (Rosie), Julia Costa (Jean), Hanns Lothar (Bill) u.a. Komposition: Johannes Aschenbrenner, Regie: Fritz Schröder-Jahn.
    • 1974: Produktion DRS. Mit Herlinde Latzko (Ann), Verena Buss (Jean), Krista Stadler (Rosie), Ulrich Kuhlmann (John), Hans Gerd Kübel (Bill), Volker Spahr (Jack). Regie: Joseph Scheidegger.
    • 1989: Produktion Radio DDR. Mit Suheer Saleh (Ann), Arianne Borbach (Jean), Franziska Troegner (Rosie), Gunnar Helm (John), Uwe Müller (Bill). Regie: Peter Groeger.
  • Zu keiner Stunde. S. Fischer, Frankfurt am Main 1957.
  • Französische Botschaft. Mit Rudolf Rhomberg (Der Polizist), Renate Grosser (Das Mädchen), Michael Paryla (Sprecher), Christoph Wille (Der Kleine im Park). Regie: Hans Dieter Schwarze. Produktion: Bayerischer Rundfunk 1959. Erstsendung: 20. Mai 1960.
  • Weiße Chrysanthemen. Mit Hans Zesch-Balloth (General), Anne Kersten (Generalin), Edith Schultze-Westrum (Blumenfrau). Regie: Hans Dieter Schwarze. Produktion: Bayerischer Rundfunk 1959. Erstsendung: 20. Mai 1960.
  • Besuch im Pfarrhaus. Ein Hörspiel. Drei Dialoge. S. Fischer, Frankfurt am Main 1961.
  • Nachmittag in Ostende. 1968.
  • Die Schwestern Jouet. Mit Elisabeth Flickenschildt (Josepha), Blandine Ebinger (Anna), Grete Mosheim (Rosalie). Regie: Ludwig Cremer. Produktion: Bayerischer Rundfunk, Süddeutscher Rundfunk, Westdeutscher Rundfunk, ORF 1969.
  • Auckland. Vier Hörspiele. S. Fischer, Frankfurt am Main 1969.
  • Gare Maritime. 1976.
  • Zu keiner Stunde. Szenen und Dialoge. S. Fischer, Frankfurt am Main 1980.

Raccolte modifica

  • Wo ich wohne. Erzählungen, Gedichte, Dialoge. Fischer, Frankfurt am Main 1963.
  • Heinz F. Schafroth (Hrsg.): Dialoge, Erzählungen, Gedichte. Reclam, Stuttgart 1971.
  • Schlechte Wörter. S. Fischer, Frankfurt am Main 1976.
  • Gedichte und Prosa. Gymnasium Weilheim, Weilheim i. OB. 1980.
  • Werke in acht Bänden. S. Fischer, Frankfurt am Main 1991.
  • Es muss gar nichts bleiben. Interviews 1952–2005. Edition Korrespondenzen, Wien 2011.

Elaborazioni di radiodrammi modifica

  • Blitzlichter. Radiodramma in cinque parti con Martina Gedeck e Ilse Aichinger. Elaborazione e regia: Ulrich Lampen. BR Hörspiel und Medienkunst 2002.

Audio-libri modifica

Filmografia modifica

  • 2001: Die Kinogängerin, Fernsehdokumentation, R: Nobert Beilharz, 60 min[24]
  • 2014: Wo ich wohne. Ein Film für Ilse Aichinger, Dokumentation, R: Christine Nagel, 81 min[25]

Traduzioni in italiano modifica

  • 1948 La speranza più grande, traduz. di E. Pocar, Milano, Garzanti, 1963 (Tit. orig.: Die größere Hoffnung)
  • 1978 La mia lingua ed io, traduz. di P. Foglia, Salerno, Ripostes, 1990 (Tit. orig.: Meine Sprache und ich)
  • 1987 Kleist, il muschio, i fagiani, traduz. di A. Valtolina, Milano, La tartaruga, 1996 (Tit. orig.: Kleist, moos, fasane)

Note modifica

  1. ^ Ilse Aichinger, su Encyclopædia Britannica. URL consultato il 7 Dicembre 2016.
  2. ^ (DE) Irene Fussi, OÖ Literaturgeschichte. Ilse Aichinger, su im StifterHaus, 14 novembre 2016. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  3. ^ (DE) Diskriminierung und Verfolgung von Minderheiten - Mischling, su GRA Stiftung gegen Rassismus und Antisemitismus. URL consultato il 22 Dicembre 2016.
  4. ^ (DE) Ilse Aichinger geb. 1921, su teachsam.de. URL consultato il 7 Dicembre 2016.
  5. ^ (DE) Postwar narrator of Nazi persecution, Ilse Aichinger, dies aged 95, in Deutsche Welle, 11 novembre 2016.
  6. ^ (DE) Eva Demmelhuber, Zum Tod von Ilse Aichinger, su BR Bayern 2 Kultur, 12 novembre 2016.
  7. ^ eroina della Resistenza
  8. ^ AICHINGER, Ilse, su "Enciclopedia Italiana" - Treccani. URL consultato il 22 Dicembre 2016.
  9. ^ genere divenuto popolare dopo la guerra
  10. ^ (DE) Peter Mohr, Alles Komische hilft mir Zum 85. Geburtstag der Schriftstellerin Ilse Aichinger, su literaturkritik.de. URL consultato l'8 Dicembre 2016.
  11. ^ (DE) Schriftstellerin Ilse Aichinger ist tot, su sueddeutsche.de, 11 Novembre 2016. URL consultato l'8 Dicembre 2016.
  12. ^ il primo testo sui campi di concentramento nella letteratura austriaca
  13. ^ letteratura tedesca dell’ora zero, i cui sostenitori dopo la fine della seconda guerra mondiale propagarono un radicale nuovo inizio attraverso una discutibile restaurazione che allontanava alcune questioni del passato da una reale e profonda analisi.
  14. ^ (DE) Ilse Aichinger geb. 1921, su hdg.de. URL consultato l'8 Dicembre 2016.
  15. ^ (DE) Dieter Wunderlich, Ilse Aichinger: Die größere Hoffnung, su dieterwunderlich.de, 11 Novembre 2016. URL consultato l'8 Dicembre 2016.
  16. ^ Cercignani Fausto e Agazzi Elena pp. 1-154., Studia austriaca-Ilse Aichinger, Cercignani, Fausto, 1996, pp. 24-25.
  17. ^ (DE) Aichinger, Ilse, su buecher-wiki.de. URL consultato il 26 Dicembre 2016.
  18. ^ (DE) Aichinger, Ilse, su buecher-wiki.de, 11 Novembre 2016. URL consultato l'8 Dicembre 2016.
  19. ^ (DE) Iris Radisch, Ilse Aichinger wird 75: Ein ZEIT-Gespräch mit der österreichischen Schriftstellerin (XML), su ZeitOnline. URL consultato il 7 Dicembre 2016.
  20. ^ (DE) Ilse Aichinger ist tot, su ZeitOnline, 11 Novembre 2016. URL consultato il 27 Dicembre 2016.
  21. ^ Rütschi Herrmann Elizabeth e Spitz Edna Huttenmaier, German Women Writers of the Twentieth Century, London, Elsevier, 2014, pp. 160
  22. ^ (DE) 1953-1989 Förderpreise, Ehrengabe (PDF), su Kulturkreis der deutschen Wirtschaft im BDI e.V., 11 Novembre 2016. URL consultato l'8 Dicembre 2016.
  23. ^ Ilse Aichinger erhält Großen Kunstpreis des Landes Salzburg. APA-Artikel auf derStandard.at, 1. November 2015, abgerufen am 11. November 2016.
  24. ^ (EN) Die Kinogängerin (2001), su Internet Movie Database, 10 Novembre 2015. URL consultato l'8 Dicembre 2016.
  25. ^ Wo ich wohne. Filmfonds Wien, abgerufen am 11. November 2016.

Bibliografia modifica

  • (DE) Berbig Roland e Markus Hannah, Ilse Aichinger, Berlino, Verlag fuer Berlin-Brandenburg, 2010, pp. 196, ISBN 9783942476720.
  • (DE) Beatrice Eichmann-Leutenegger, ‚Diese Sucht, einfach wegzubleiben‘. Zum 90. Geburtstag von Ilse Aichinger, in Stimmen der Zeit, Heft 11, Freibug im Breisgau, HerbBder, Novembre 2011, pp. 767–775.
  • (DE) Barbara Thums, „Den Ankünften nicht glauben wahr sind die Abschiede“: Mythos, Gedächtnis und Mystik in der Prosa Ilse Aichingers (= Rombach-Wissenschaften, Reihe Cultura, Band 14), Rombach Freiburg im Breisgau, 2000, pp. 443, ISBN 978-3-7930-9251-3.
  • (DE) Britta Herrmann, Barbara Thums (Hrsg.), „Was wir einsetzen können, ist Nüchternheit“. Zum Werk Ilse Aichingers., Würzburg, Königshausen & Neumann, 2001, ISBN 3-8260-2091-X.
  • Cercignani Fausto e Agazzi Elena, Studia austriaca-Ilse Aichinger, Cercignani, Fausto, 1996, pp. 1-154.
  • Gail Wiltshire, A Spatial Reading of Ilse Aichinger's Novel „Die größere Hoffnung“, Würzburg, Königshausen & Neumann, 2015, ISBN 978-3-8260-5707-6.
  • (DE) Gisela Lindemann, Ilse Aichinger, München, Beck, 1988, ISBN 3-406-32276-X.
  • (DE) Hannah Markus, Ilse Aichingers Lyrik. Das gedruckte Werk und die Handschriften, Berlin, de Gruyter, 2015, ISBN 978-3-11-043172-8.
  • Kurt Bartsch, Gerhard Melzer (Hrsg.), Ilse Aichinger, Graz / Wien, Droschl, 1993, ISBN 3-85420-350-0.
  • (DE) Iris Radisch, Ilse Aichinger wird 75: Ein ZEIT-Gespräch mit der österreichischen Schriftstellerin (XML), su Die Zeit, vol. 45, 1º Novembre 1996.
  • (EN) John Sandfor, Encyclopedia of Contemporary German Culture, London, Routledge, 2013, p. 9, ISBN 1136816038.
  • (EN) Rütschi Herrmann Elizabeth e Spitz Edna Huttenmaier, German Women Writers of the Twentieth Century, London, Elsevier, 2014, pp. 160, ISBN 148327957X.
  • (DE) Rabenstein-Michel Ingeborg, Rétif Françoise e Tunner Erika, Ilse Aichinger: Misstrauen als Engagement?, Würzburg, Königshausen & Neumann, 2009, pp. 201, ISBN 3826037375.
  • (DE) Roland Berbig, Ilse Aichinger. In: Text + Kritik 175. edition text + kritik, München, 2007, ISBN 978-3-88377-902-7.
  • (DE) Samuel Moser (Hrsg.), Ilse Aichinger. Leben und Werk., Frankfurt am Main, Fischer Taschenbuchverlag, 1995, ISBN 3-596-12782-3.
  • (DE) Simone Fässler, Von Wien her, auf Wien hin. Ilse Aichingers „Geographie der eigenen Existenz“, Wien / Köln / Weimar, Böhlau, 2011, ISBN 978-3-205-78594-1.
  • (DE) Antje Dertinger, Im Finstern schauen lernen. Die Dichterin Ilse Aichinger in der Gruppe 47, in Antje Dertinger: Frauen der Ersten Stunde. Aus den Gründerjahren der Bundesrepublik, Bonn, Latke, 1989, pp. 11-24, ISBN 3-925068-11-2.
  • (DE) Verena Auffermann, Ilse Aichinger – Geboren, um zu verschwinden. In: Verena Auffermann, Gunhild Kübler, Ursula März, Elke Schmitter (Hrsg.): Leidenschaften. 99 Autorinnen der Weltliteratur., München, C. Bertelsmann, 2009, pp. 17-20, ISBN 978-3-570-01048-8.