La dizione atleta di stato ha definito per lungo tempo, genericamente, la situazione di fatto di quegli atleti, principalmente dell'Europa comunista, che erano inquadrati e stipendiati all'interno di amministrazioni statali al solo scopo di fare sport e vincere per il Paese di appartenenza. Per alcuni studiosi italiani di storia dello sport (Angela Teja) tale dizione sarebbe la parafrasi di altra, cioè sembrerebbe trarre origine dagli studi e dagli scritti di Pierre Arnaud, che definiva “athlètes de la République” gli atleti coltivati in apposite accademie per vincere, dare lustro al paese e alimentare il sentimento nazionalista nei paesi europei occidentali e orientali.[1]

Anche Gianni Brera ha usato tale dizione, con riferimento alla prima partecipazione dell'Unione Sovietica ai Giochi Olimpici di Helsinki 1952: "Ai giochi Olimpici di Helsinki (1952) appare ufficialmente l'U.R.S.S. e domina il campo …Si accusano apertamente i governi totalitari di coltivare la mala pianta dell'atleta di Stato".[2] Una dizione quindi spesso usata in modo spregiativo o comunque non elogiativo.

Una recente pubblicazione di Stefano Frapiccini ha titolo anch'essa “Atleti di Stato”.[3] Nel saggio viene riassunta la storia dello sport militare in Italia, viene descritto il succedersi delle norme pubbliche sullo sport dei militari e dei poliziotti, vengono analizzate l'organizzazione, la struttura e la composizione dei gruppi sportivi delle Forze armate (Esercito italiano, Marina militare, Aeronautica militare e Arma dei Carabinieri), dei Corpi di Polizia (Fiamme Gialle della Guardia di finanza, Fiamme Oro della Polizia di Stato, Associazione Sportiva Dilettantistica Astrea e G.S. Fiamme Azzurre della Polizia penitenziaria, Corpo Forestale dello Stato) e dei Vigili del fuoco. Tutte queste amministrazioni pubbliche sono beneficiarie delle norme della Legge 31 marzo 2000 n. 78[4] con la quale sono state autorizzate all'assunzione diretta di atleti di interesse nazionale previa emanazione di apposito regolamento.

Attualmente la Repubblica italiana stipendia nelle sue forze armate e nei suoi corpi di polizia sopra elencati circa 2500 tra atleti, tecnici e dirigenti sportivi ed è il primo paese occidentale in quanto ad "atleti di stato", in termini di successi sportivi, secondo solo a paesi ex-comunisti (Russia, Cina, Germania); ciò è dimostrato anche dal medagliere delle varie edizioni dei Giochi Mondiali Militari. Il saggio, nel quale si abbozza un tentativo di misurazione dei costi di questo piccolo esercito di atleti, è corredato da un'appendice contenente i successi olimpici degli atleti italiani appartenenti ai gruppi sportivi militari e di polizia.

  1. ^ P. Arnaud, Les Athlètes de la République. Gymnastique, sport et idéologie républicaine, 1870/1914, L'Harmattan, Paris, 1988
  2. ^ G. Brera, Introduzione, in Sport enciclopedia, enciclopedia degli sport e degli atleti, Luciano Landi Editore, San Giovanni Valdarno, 1964, vol. I, pp. 15-71
  3. ^ S. Frapiccini, Atleti di Stato, Edizioni Progetto Cultura, Roma, 2008
  4. ^ Delega al Governo in materia di riordino dell'Arma dei carabinieri, del Corpo forestale dello Stato, del Corpo della Guardia di finanza e della Polizia di Stato. Norme in materia di coordinamento delle forze di polizia, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 4 aprile 2000, n. 79

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